Giuseppe Cornero: differenze tra le versioni
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|nome = Giuseppe Cornero
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|mandatoinizio = 24 aprile 1869
|mandatofine = 15 dicembre 1895
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|legislatura = {{NumLegRegno|S|X|6 dicembre 1868}} alla {{NumLegRegno|A|XIX}}
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|carica2 = [[Deputato del Regno di Sardegna]]
|mandatoinizio2 = 8 maggio 1848
|titolo di studio = ▼
|mandatofine2 = 20 novembre 1849
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|collegio2 = Alessandria II
|mandatoinizio3 = 15 gennaio 1853<ref>Elezione in corso di legislatura.</ref>
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▲|titolo di studio = Laurea in giurisprudenza
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Giuseppe Maria Cornero nacque ad Alessandria il 9 aprile 1812, in piena era napoleonica, figlio unico di [[Giovanni Battista Cornero]] e di Francesca Caselli.
Il padre era uno dei più distinti avvocati della Curia torinese e
La madre Francesca Caselli, nata ad Alessandria, morirà sedici anni dopo il marito Giovanni, il 27 aprile 1868 e verrà sepolta a Rocca.
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=== La I Guerra d'Indipendenza ===
Scoppiata la [[Prima Guerra d'Indipendenza]] nel marzo 1848, Cornero partì volontario con Lanza e combatté gli austriaci. Giunse dapprima a Novara, punto di raduno dei volontari, poi attraversato il Ticino con altri cinquecento ardimentosi raggiunse Milano, qualche ora dopo la partenza di Radetzky. Poi andò a [[Treviglio]], [[Cremona]], [[Brescia]], [[Desenzano]] arrivando sino a [[Peschiera del Garda]], dove si concluse la sua campagna bellica in compagnia dell'amico Lanza. Alle prime elezioni del Parlamento subalpino del 27 marzo 1848, fu eletto Deputato nel 2° collegio di Alessandria, dove gli aventi
All'archivio dell'Istituto per la Storia del Risorgimento, c'è un manifesto, pubblicato nell'agosto 1848, a firma Cornero, nella sua qualità di Commissario Straordinario del Governo per l'organizzazione della Guardia Nazionale della Divisione Amministrativa di Alessandria. La costituzione di una milizia rispondeva alla necessità di creare una sorta di esercito del popolo che desse man forte, in caso di bisogno, al nucleo originario dell'esercito regolare: siamo, infatti, nei giorni successivi alla sconfitta di Custoza. Ecco il testo del manifesto.<blockquote>Concittadini!</blockquote><blockquote>''I popoli non si fanno liberi e indipendenti se non con lunghe prove e grandi sacrificii. Iddio non concede la libertà e l'indipendenza se non a quei popoli che mostrano valore, forza e costanza da saperla poi conservare. Vedete i Greci: vedete gli Spagnuoli: vedete i Francesi: ei non raggiunsero quei due beni supremi se non dopo eroici sforzi. Noi non vi giungeremo altrimenti, o Concittadini! ma vi giungeremo certamente a quel modo.Ci scoraggieremo Noi al primo disastro ? ad un disastro dovuto non già a mancanza di valore e di coraggio, ma a soverchianza di truppe nemiche, ad inquietudine d'alcuni nostri Capi, che or saranno rimossi, al tradimento forse''</blockquote><blockquote>''No, per Dio! non mai! Il Re, il popolo, e l'esercito vivono e trionferanno. Il Re, il popolo, e l'esercito vogliono la libertà e l'
L'esperienza di Cornero in qualità di Commissario ebbe termine il 15 ottobre 1848 e ne troviamo traccia in una lettera indirizzatagli dal Ministro dell'Interno [[Pier Dionigi Pinelli]] (1804-1852), conservata nell'archivio dell'Istituto per la Storia del Risorgimento. "Le relazioni che mi pervengono dalli Signori Intendenti Generali e Commissari Straordinari del Governo dimostrano che l'attuazione della Milizia nazionale e l'ordinamento dei corpi staccati procedono, tranne pochissime eccezioni, in modo assai soddisfacente, quindi io non potrei più a lungo far uso della facoltà anzidetta; d'altronde la maggior parte dei Signori Commissari essendo membri della Camera Elettiva è d'uopo rimuovere ogni qualsiasi ostacolo all'adempimento del mandato ad essi attribuito per Elezione. Per il che mi occorre partecipare alla S.V. Illustrissima che di lei incombenze come commissario straordinario del Governo dovranno aver termine con tutto il giorno decimo quinto del corrente ottobre, e che lo stesso debbesi dire riguardo a quelle persone che fossero state da lei delegate".
Ritornando al manifesto, la frase "Ci scoraggieremo Noi al primo disastro?" si riferisce alla citata sconfitta di Custoza, nella Prima Guerra d'Indipendenza, occorsa a fine luglio del 1848. Quando poi il Cornero parla di "inettitudine dei Capi", si riferisce alla controversa condotta di guerra dei Generali [[Eusebio Bava]] (1790 -1854) e [[Ettore Sonnaz]] (1787-1867) che contribuì alla sconfitta. Successivamente il Cornero fu confermato Deputato di Alessandria, nelle elezioni del gennaio e del luglio 1849. Nel maggio di quell'anno fece parte della ristretta delegazione che recò a Carlo Alberto (1798-1849), in esilio
Cornero fu poi Deputato di [[Mombercelli]], subentrando al padre Giovan Battista, sino alla VII Legislatura. A partire dal 1852 e sino al 1856, fu anche Consigliere del Comune di Torino.
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Giuseppe Cornero si spegnerà a ottantatré anni, il 15 dicembre 1895, ed è sepolto a Rocca accanto alla moglie Enrichetta. Il giorno dopo la morte venne commemorato in Senato con un discorso del Vicepresidente [[Marco Tabarrini]] (1818-1898). "Signori Senatori, adempio al penoso dovere di annunziare al Senato la morte del senatore Giuseppe Cornero avvenuta a Rocca d'Arazzo, in provincia d'Alessandria, il 15 di questo mese. La famiglia nel dare alla Presidenza del Senato la triste notizia, ha soggiunto che era volontà del senatore Cornero che al Senato si desse l'annunzio della sua morte, senza altre parole di commemorazione. Conformandomi alla volontà del compianto collega e seguendo le consuetudini della Presidenza in questi casi, aggiungerò soltanto che il senatore Cornero era nato in Alessandria il 24 aprile 1812; che fu deputato nelle prime sette legislature; che ebbe un seggio in Senato il 6 di dicembre 1868; che la sua lunga vita fu quella di sincero patriota, di cittadino operoso, di funzionario intelligente ed integro".
(Nel discorso viene citata come data di nascita il 24 aprile. Nel libro è riportato il 9 aprile: data che si trova sia sulla tomba, sia nell'archivio storico della Camera dei Deputati). Nella seduta del Senato del 17 dicembre 1895 il
"Dolente di non aver udito ieri la notizia della morte del senatore Cornero, non credo di mancare all'ultima volontà del defunto di non voler commemorazioni, ricordando che il Cornero era uno dei quattro superstiti della prima legislatura del Parlamento subalpino e che ebbe sempre vivo l'amore di patria".
<poem style="text-align:center;font-family:monotype">VALGA IL NOME DEL
SENATORE GIUSEPPE CORNERO
SCRITTO PER DECRETO DEL COMUNE
SU QUESTA SUA CASA
OVE MORI' IL 15 DICEMBRE 1895
A TENER VIVO NEI SUOI CONCITTADINI
L'AMORE DELLA PATRIA
PER LA REDENZIONE E GRANDEZZA DELLA QUALE
FIN DAI PRIMI E AUDACI MOVIMENTI
VERSO L'UNITA' NAZIONALE
EGLI SOFFRI' ED OPERO' SEMPRE
VIRTUOSAMENTE E FORTEMENTE
20 SETTEMBRE 1896</poem>
La lapide inaugurata il 20 settembre 1896, a meno di un anno dalla morte, riporta impresse le parole dedicategli da [[Isidoro Del Lungo]] (1841-1927) scrittore, poeta, critico letterario, membro dell'Accademia della Crusca e Senatore dal 1906. Nell'occasione, lo storico Segretario comunale Carlo Artuffo, in carica dal 1867 al 1904, pronunciò il discorso di commemorazione a nome del Municipio di [[Rocca d'Arazzo]].
Dallo stesso discorso, riprendiamo la descrizione di alcuni tratti comportamentali del Senatore Cornero.
Anche lo scrittore, giornalista e politico [[Vittorio Bersezio]] (1828-1900) nei suoi volumi dedicati al Regno di Vittorio Emanuele II, mette in risalto le qualità diplomatiche e relazionali del Cornero.
Il conte Giovanni Riccardi, ne tratteggia un profilo nel suo libro sulla storia di Rocca, pubblicato nel 1925.<blockquote>"Nell'ansiosa vigilia del nostro Risorgimento il rocchese avvocato Giuseppe Cornero, infiammato, come la miglior gioventù d'allora, dal programma unitario, diede la sua fervida attività a scuotere gli animi e preparare gli eventi nelle campagne dell'Astigiano allacciando fin d'allora amicizie coi migliori uomini e cogli esuli delle altre parti d'Italia e partecipando con altre individualità di questi luoghi a quel moto, una delle cui manifestazioni più importanti fu il famoso congresso agrario tenutosi in Casale l'anno 1847".</blockquote><blockquote>"Sindaco, Deputato, Prefetto, Senatore… tutta la sua carriera può essere sintetizzata nelle parole che Isidoro del Lungo dettò per la lapide posta a cura del Comune sulla sua casa".</blockquote>▼
Il conte Giovanni Riccardi, ne tratteggia un profilo nel suo libro sulla storia di Rocca, pubblicato nel 1925.
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Sindaco, Deputato, Prefetto, Senatore… tutta la sua carriera può essere sintetizzata nelle parole che Isidoro del Lungo dettò per la lapide posta a cura del Comune sulla sua casa.}}
=== La famiglia ===
La moglie Enrichetta (Torino, 19 gennaio 1820 - Rocca, 25 maggio 1894) si era spenta l'anno prima. In una lettera del 16 luglio 1894 indirizzata all'amico [[Domenico Farini]] (1834-1900), all'epoca Presidente del Senato, il Cornero, facendo riferimento alle condoglianze che il Farini stesso gli aveva inviato, parla del fatto che alla sventura grande della perdita della moglie si aggiunge la solitudine che si può interrompere, se non a sbalzi, perché le due figliuole (Francesca e Sofia) sono vincolate da doveri famigliari, per cui nessuna delle due può stabilirsi con lui. E, da parte sua, il Cornero non se la sente di lasciare il suo ritiro a causa dei suoi acciacchi e della sua "grandissima vecchiaia".
Su Enrichetta Caldani ci sono notizie nel romanzo storico, pubblicato nel 1967, ''Noi credevamo'' di [[Anna Banti]] (1895-1985) (pseudonimo di Lucia Lopresti). Il libro racconta le memorie e le disillusioni di don Domenico Lopresti, patriota e gentiluomo calabrese, ricalcato sulla figura del nonno paterno della Banti che partecipò al Risorgimento. I fatti sono riferiti all'epoca in cui il Cornero era stato nominato Prefetto a Reggio Calabria e la moglie lo aveva seguito in questo incarico. "In pochi mesi il Prefetto aveva saputo guadagnarsi, fra i popolani reggini, simpatia e ossequio. Un vero galantuomo, dicevano, ma anche consigliato bene dalla moglie che, sebbene straniera, conosceva e amava molto il nostro paese. Signora che non godeva di buona salute e usciva raramente di casa".
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"Il Cornero parlava bene di lei con profondo rispetto: una donna di intelligenza e di cultura eccezionali che prima di sposarsi aveva vissuto lungamente in Calabria e ammirava il carattere dei calabresi". Lo stesso Cornero, nel libro, dice "È per lei che sono venuto quaggiù, il clima del Piemonte non le si confaceva. Qui è rifiorita e sebbene io patisca la nostalgia delle mie Alpi, sono ormai troppo innamorato di quest'aria per desiderare di distaccarmene".
Prendendo spunto dal romanzo ''[[Noi credevamo]]'', è stata tratta la sceneggiatura dell'omonimo film, uscito nel novembre 2010, diretto da [[Mario Martone]], restituendo notorietà all'opera e alla Banti. Tra gli interpreti troviamo [[Toni Servillo]], [[Luca Barbareschi]], [[Luigi Lo Cascio]] e [[Luca Zingaretti]]. Il film però ricava dal libro solo due episodi: la prigionia a Montefusco e l'Aspromonte.
{{Onorificenze
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▲=== Onorificenze ===
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== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore = Carlo Colombo|titolo = Il sogno spezzato|anno = 2015|editore = Team Service Editore|città = Asti|p = |pp = |ISBN = 978-88-908131-5-3}}
==Altri progetti==
{{interprogetto}}
==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Portale|biografie}}
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[[Categoria:Grandi ufficiali dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]
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