Giuseppe Cornero: differenze tra le versioni

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|nome = Giuseppe Cornero
|immagine = Giuseppe Cornero.jpg
|didascalia =
 
|carica = [[Senato del Regno d'Italia|Senatore del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio = 24 aprile 1869
|mandatofine = 15 dicembre 1895
|legislatura = {{NumLegRegno|S|X}}
|legislatura = {{NumLegRegno|S|X|6 dicembre 1868}} alla {{NumLegRegno|A|XIX}}
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|tipo nomina = {{Categoria Senatori|3}}
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|tipo nomina =
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|sito = {{Senatori Regno}}
 
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|carica2 = [[Deputato del Regno di Sardegna]]
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|mandatoinizio2 = 8 maggio 1848
|titolo di studio =
|mandatofine2 = 20 novembre 1849
|gruppo parlamentare2 = Destra
|collegio2 = Alessandria II
|legislaturalegislatura2 = {{NumLegRegno|SD|XI|II|III}}
 
|mandatoinizio3 = 15 gennaio 1853<ref>Elezione in corso di legislatura.</ref>
|mandatofine3 = 17 dicembre 1860
|collegio3 = Mombercelli
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|legislatura3 = {{NumLegRegno|D|IV|V|VI|VII}}
|sito3 = {{Deputati Regno}}
 
|titolo di studio = Laurea in giurisprudenza
|alma mater =
|professione = Avvocato, Prefetto
|firma =
}}
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Giuseppe Maria Cornero nacque ad Alessandria il 9 aprile 1812, in piena era napoleonica, figlio unico di [[Giovanni Battista Cornero]] e di Francesca Caselli.
 
Il padre era uno dei più distinti avvocati della Curia torinese e Deputatodeputato del Regno di Sardegna. Era stato eletto nel [[Collegio elettorale di Mombercelli|collegio di Mombercelli]] già a partire dalla I legislatura iniziata l'8 maggio 1848, per arrivare alla IV legislatura. Rimase in carica sino alla data del decesso, avvenuto il 15 dicembre 1852.
 
La madre Francesca Caselli, nata ad Alessandria, morirà sedici anni dopo il marito Giovanni, il 27 aprile 1868 e verrà sepolta a Rocca.
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=== La I Guerra d'Indipendenza ===
Scoppiata la [[Prima Guerra d'Indipendenza]] nel marzo 1848, Cornero partì volontario con Lanza e combatté gli austriaci. Giunse dapprima a Novara, punto di raduno dei volontari, poi attraversato il Ticino con altri cinquecento ardimentosi raggiunse Milano, qualche ora dopo la partenza di Radetzky. Poi andò a [[Treviglio]], [[Cremona]], [[Brescia]], [[Desenzano]] arrivando sino a [[Peschiera del Garda]], dove si concluse la sua campagna bellica in compagnia dell'amico Lanza. Alle prime elezioni del Parlamento subalpino del 27 marzo 1848, fu eletto Deputato nel 2° collegio di Alessandria, dove gli aventi dirittidiritto al voto erano 268. Nel primo collegio fu eletto Urbano Rattazzi.
 
All'archivio dell'Istituto per la Storia del Risorgimento, c'è un manifesto, pubblicato nell'agosto 1848, a firma Cornero, nella sua qualità di Commissario Straordinario del Governo per l'organizzazione della Guardia Nazionale della Divisione Amministrativa di Alessandria. La costituzione di una milizia rispondeva alla necessità di creare una sorta di esercito del popolo che desse man forte, in caso di bisogno, al nucleo originario dell'esercito regolare: siamo, infatti, nei giorni successivi alla sconfitta di Custoza. Ecco il testo del manifesto.<blockquote>Concittadini!</blockquote><blockquote>''I popoli non si fanno liberi e indipendenti se non con lunghe prove e grandi sacrificii. Iddio non concede la libertà e l'indipendenza se non a quei popoli che mostrano valore, forza e costanza da saperla poi conservare. Vedete i Greci: vedete gli Spagnuoli: vedete i Francesi: ei non raggiunsero quei due beni supremi se non dopo eroici sforzi. Noi non vi giungeremo altrimenti, o Concittadini! ma vi giungeremo certamente a quel modo.Ci scoraggieremo Noi al primo disastro ? ad un disastro dovuto non già a mancanza di valore e di coraggio, ma a soverchianza di truppe nemiche, ad inquietudine d'alcuni nostri Capi, che or saranno rimossi, al tradimento forse''</blockquote><blockquote>''No, per Dio! non mai! Il Re, il popolo, e l'esercito vivono e trionferanno. Il Re, il popolo, e l'esercito vogliono la libertà e l'indipendezaindipendenza italiana e l'avranno. Ma a ciò son necessari coraggio, unione e sacrificio. È necessario che ogni Cittadino atto alle armi e non impedito da insormontabili ostacoli, venga, senza aspettare la chiamata a scriversi volontario fra i Militi che stanno per essere mobilizzati. Giungerà quanto prima gran quantità d'ami da fornire ogni uomo atto a portarle: essa giungerà certamente prima che l'ordinamento e la mobilizzazione della guardia sian compiuti. L'arrivo di numerosi rinforzi, e di un buon Generale da una vicina guerriera nazione è pure, secondo ogni probabilità, imminente''</blockquote><blockquote>''Coraggio adunque, o Concittadini! adoperiamoci: prepariamo valido sforzo, che dia tempo agli ajuti di arrivare, e ci mostri non inerti imploratori di soccorsi, ma bisognosi soltanto di cooperatori; degni delle recenti nostre Glorie, e del fraterno ajuto d'una nazione libera e gloriosa: che dimostri infine, che non è colpa del Piemonte se l'Italia non ha fatto da sé.''</blockquote><blockquote>''A maggiormente sollecitare l'ordinamento e la mobilizzazione della Milizia, a provvedere ad un tempo alla polizia interna , e a tutte le altre urgenze , si sta per cura del Sig. Intendente Generale, del Vice-Sindaco di questa Città e del sottoscritto, istituendo un Comitato di Difesa, dei cui membri sarà quanto prima pubblicato l'elenco.''</blockquote><blockquote>''Coraggio adunque, o Concittadini: attività e fiducia! Badate che chi semina il terrore fra voi o è un vile, o è un traditore''</blockquote><blockquote>''Alessandria 4 agosto 1848''</blockquote><blockquote>GIUSEPPE CORNERO</blockquote><blockquote>Commissario Straordinario del Governo per la Divisione di Alessandria.</blockquote>
 
L'esperienza di Cornero in qualità di Commissario ebbe termine il 15 ottobre 1848 e ne troviamo traccia in una lettera indirizzatagli dal Ministro dell'Interno [[Pier Dionigi Pinelli]] (1804-1852), conservata nell'archivio dell'Istituto per la Storia del Risorgimento. "Le relazioni che mi pervengono dalli Signori Intendenti Generali e Commissari Straordinari del Governo dimostrano che l'attuazione della Milizia nazionale e l'ordinamento dei corpi staccati procedono, tranne pochissime eccezioni, in modo assai soddisfacente, quindi io non potrei più a lungo far uso della facoltà anzidetta; d'altronde la maggior parte dei Signori Commissari essendo membri della Camera Elettiva è d'uopo rimuovere ogni qualsiasi ostacolo all'adempimento del mandato ad essi attribuito per Elezione. Per il che mi occorre partecipare alla S.V. Illustrissima che di lei incombenze come commissario straordinario del Governo dovranno aver termine con tutto il giorno decimo quinto del corrente ottobre, e che lo stesso debbesi dire riguardo a quelle persone che fossero state da lei delegate".
 
Ritornando al manifesto, la frase "Ci scoraggieremo Noi al primo disastro?" si riferisce alla citata sconfitta di Custoza, nella Prima Guerra d'Indipendenza, occorsa a fine luglio del 1848. Quando poi il Cornero parla di "inettitudine dei Capi", si riferisce alla controversa condotta di guerra dei Generali [[Eusebio Bava]] (1790 -1854) e [[Ettore Sonnaz]] (1787-1867) che contribuì alla sconfitta. Successivamente il Cornero fu confermato Deputato di Alessandria, nelle elezioni del gennaio e del luglio 1849. Nel maggio di quell'anno fece parte della ristretta delegazione che recò a Carlo Alberto (1798-1849), in esilio ada [[OportoPorto (Portogallo)|Porto]], l'indirizzo del Parlamento che esaltava il contributo del sovrano alla causa dell'indipendenza italiana.
 
Cornero fu poi Deputato di [[Mombercelli]], subentrando al padre Giovan Battista, sino alla VII Legislatura. A partire dal 1852 e sino al 1856, fu anche Consigliere del Comune di Torino.
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Giuseppe Cornero si spegnerà a ottantatré anni, il 15 dicembre 1895, ed è sepolto a Rocca accanto alla moglie Enrichetta. Il giorno dopo la morte venne commemorato in Senato con un discorso del Vicepresidente [[Marco Tabarrini]] (1818-1898). "Signori Senatori, adempio al penoso dovere di annunziare al Senato la morte del senatore Giuseppe Cornero avvenuta a Rocca d'Arazzo, in provincia d'Alessandria, il 15 di questo mese. La famiglia nel dare alla Presidenza del Senato la triste notizia, ha soggiunto che era volontà del senatore Cornero che al Senato si desse l'annunzio della sua morte, senza altre parole di commemorazione. Conformandomi alla volontà del compianto collega e seguendo le consuetudini della Presidenza in questi casi, aggiungerò soltanto che il senatore Cornero era nato in Alessandria il 24 aprile 1812; che fu deputato nelle prime sette legislature; che ebbe un seggio in Senato il 6 di dicembre 1868; che la sua lunga vita fu quella di sincero patriota, di cittadino operoso, di funzionario intelligente ed integro".
 
(Nel discorso viene citata come data di nascita il 24 aprile. Nel libro è riportato il 9 aprile: data che si trova sia sulla tomba, sia nell'archivio storico della Camera dei Deputati). Nella seduta del Senato del 17 dicembre 1895 il Senatoresenatore [[Maggiorino Ferraris]] (1856-1929), nativo di [[Acqui Terme]], prese la parola in ricordo di Cornero.
 
"Dolente di non aver udito ieri la notizia della morte del senatore Cornero, non credo di mancare all'ultima volontà del defunto di non voler commemorazioni, ricordando che il Cornero era uno dei quattro superstiti della prima legislatura del Parlamento subalpino e che ebbe sempre vivo l'amore di patria".
 
<poem style="text-align:center;font-family:monotype">VALGA IL NOME DEL
SENATORE GIUSEPPE CORNERO
SCRITTO PER DECRETO DEL COMUNE
SU QUESTA SUA CASA
OVE MORI' IL 15 DICEMBRE 1895
A TENER VIVO NEI SUOI CONCITTADINI
L'AMORE DELLA PATRIA
PER LA REDENZIONE E GRANDEZZA DELLA QUALE
FIN DAI PRIMI E AUDACI MOVIMENTI
VERSO L'UNITA' NAZIONALE
EGLI SOFFRI' ED OPERO' SEMPRE
VIRTUOSAMENTE E FORTEMENTE
20 SETTEMBRE 1896</poem>
 
"Dolente di non aver udito ieri la notizia della morte del senatore Cornero, non credo di mancare all'ultima volontà del defunto di non voler commemorazioni, ricordando che il Cornero era uno dei quattro superstiti della prima legislatura del Parlamento subalpino e che ebbe sempre vivo l'amore di patria".<blockquote>"VALGA IL NOME DEL</blockquote><blockquote>SENATORE GIUSEPPE CORNERO</blockquote><blockquote>SCRITTO PER DECRETO DEL COMUNE</blockquote><blockquote>SU QUESTA SUA CASA</blockquote><blockquote>OVE MORI' IL 15 DICEMBRE 1895</blockquote><blockquote>A TENER VIVO NEI SUOI CONCITTADINI</blockquote><blockquote>L'AMORE DELLA PATRIA</blockquote><blockquote>PER LA REDENZIONE E GRANDEZZA DELLA QUALE</blockquote><blockquote>FIN DAI PRIMI E AUDACI MOVIMENTI</blockquote><blockquote>VERSO L'UNITA' NAZIONALE</blockquote><blockquote>EGLI SOFFRI' ED OPERO' SEMPRE</blockquote><blockquote>VIRTUOSAMENTE E FORTEMENTE</blockquote><blockquote>20 SETTEMBRE 1896</blockquote>
La lapide inaugurata il 20 settembre 1896, a meno di un anno dalla morte, riporta impresse le parole dedicategli da [[Isidoro Del Lungo]] (1841-1927) scrittore, poeta, critico letterario, membro dell'Accademia della Crusca e Senatore dal 1906. Nell'occasione, lo storico Segretario comunale Carlo Artuffo, in carica dal 1867 al 1904, pronunciò il discorso di commemorazione a nome del Municipio di [[Rocca d'Arazzo]].
<blockquote>"{{citazione|Signori, la storia del risorgimento italiano inscriverà a caratteri d'oro fra i principali propugnatori e instauratori della libertà e indipendenza della patria il nome onorando del Senatore Giuseppe CORNERO. In questi disgraziati tempi di rovesci militari ed economici, di palleggiamenti politici e di Stato, quanto solleva l'animo rivolgere col pensiero uno sguardo a quelle titaniche lotte, segrete cospirazioni e agitazioni, eroici movimenti, sublimi entusiasmi e sagrifizi che preludiarono e promossero la concessione delle patrie costituzioni!"</blockquote>}}
 
Dallo stesso discorso, riprendiamo la descrizione di alcuni tratti comportamentali del Senatore Cornero.
<blockquote>"{{citazione|Ricco di pregi personali e intellettuali, di vasta coltura, simpatico e affascinante di modi, era ricercato e ben voluto dalle più distinte e colte società. La nobiltà e delicatezza del porgere, la genialità del portamento, la spigliatezza e compitezza del conversare e discutere, la versatilità facile e spontanea in tutte le materie filosofiche letterarie e ricreative gli aveano aperte le porte di tutti i migliori ritrovi, ove si era cattivato la benevolenza e simpatia generale, e di cotali vantaggi naturali Egli anche si valeva mirabilmente per comunicare le sue idee, insinuarle nello spirito pubblico, e convergere le più ingenue discussioni all'obiettivo cui mirava". </blockquote>}}
 
Anche lo scrittore, giornalista e politico [[Vittorio Bersezio]] (1828-1900) nei suoi volumi dedicati al Regno di Vittorio Emanuele II, mette in risalto le qualità diplomatiche e relazionali del Cornero.
<blockquote>"{{citazione|Giovane di bella presenza e di gentili maniere, d'ingegno vivace, allegro, simpatico, ardimentoso, risoluto, franco e leale, può dirsi che tutti quelli che potevano essere utili per alcun verso alla causa, di cui per qualche ragione gli importava ottenere la fiducia, tutti Egli seppe farsili amici; e ciò talmente che non credo che il Cornero abbia mai avuto un vero nemico, di molti, anzi di tutti quasi fra quelli con cui nella sua vita Egli ebbe ad accostarsi, l'amicizia, a dispetto degli eventi, a dispetto delle cambiate opinioni, non gli venne meno mai".</blockquote>}}
 
Il conte Giovanni Riccardi, ne tratteggia un profilo nel suo libro sulla storia di Rocca, pubblicato nel 1925.<blockquote>"Nell'ansiosa vigilia del nostro Risorgimento il rocchese avvocato Giuseppe Cornero, infiammato, come la miglior gioventù d'allora, dal programma unitario, diede la sua fervida attività a scuotere gli animi e preparare gli eventi nelle campagne dell'Astigiano allacciando fin d'allora amicizie coi migliori uomini e cogli esuli delle altre parti d'Italia e partecipando con altre individualità di questi luoghi a quel moto, una delle cui manifestazioni più importanti fu il famoso congresso agrario tenutosi in Casale l'anno 1847".</blockquote><blockquote>"Sindaco, Deputato, Prefetto, Senatore… tutta la sua carriera può essere sintetizzata nelle parole che Isidoro del Lungo dettò per la lapide posta a cura del Comune sulla sua casa".</blockquote>
Il conte Giovanni Riccardi, ne tratteggia un profilo nel suo libro sulla storia di Rocca, pubblicato nel 1925.
Il conte Giovanni Riccardi, ne tratteggia un profilo nel suo libro sulla storia di Rocca, pubblicato nel 1925.<blockquote>"{{citazione|Nell'ansiosa vigilia del nostro Risorgimento il rocchese avvocato Giuseppe Cornero, infiammato, come la miglior gioventù d'allora, dal programma unitario, diede la sua fervida attività a scuotere gli animi e preparare gli eventi nelle campagne dell'Astigiano allacciando fin d'allora amicizie coi migliori uomini e cogli esuli delle altre parti d'Italia e partecipando con altre individualità di questi luoghi a quel moto, una delle cui manifestazioni più importanti fu il famoso congresso agrario tenutosi in Casale l'anno 1847".</blockquote><blockquote>"Sindaco, Deputato, Prefetto, Senatore… tutta la sua carriera può essere sintetizzata nelle parole che Isidoro del Lungo dettò per la lapide posta a cura del Comune sulla sua casa".</blockquote>
 
Sindaco, Deputato, Prefetto, Senatore… tutta la sua carriera può essere sintetizzata nelle parole che Isidoro del Lungo dettò per la lapide posta a cura del Comune sulla sua casa.}}
 
=== La famiglia ===
La moglie Enrichetta (Torino, 19 gennaio 1820 - Rocca, 25 maggio 1894) si era spenta l'anno prima. In una lettera del 16 luglio 1894 indirizzata all'amico [[Domenico Farini]] (1834-1900), all'epoca Presidente del Senato, il Cornero, facendo riferimento alle condoglianze che il Farini stesso gli aveva inviato, parla del fatto che alla sventura grande della perdita della moglie si aggiunge la solitudine che si può interrompere, se non a sbalzi, perché le due figliuole (Francesca e Sofia) sono vincolate da doveri famigliari, per cui nessuna delle due può stabilirsi con lui. E, da parte sua, il Cornero non se la sente di lasciare il suo ritiro a causa dei suoi acciacchi e della sua "grandissima vecchiaia".
 
Su Enrichetta Caldani ci sono notizie nel romanzo storico, pubblicato nel 1967, ''Noi credevamo'' di [[Anna Banti]] (1895-1985) (pseudonimo di Lucia Lopresti). Il libro racconta le memorie e le disillusioni di don Domenico Lopresti, patriota e gentiluomo calabrese, ricalcato sulla figura del nonno paterno della Banti che partecipò al Risorgimento. I fatti sono riferiti all'epoca in cui il Cornero era stato nominato Prefetto a Reggio Calabria e la moglie lo aveva seguito in questo incarico. "In pochi mesi il Prefetto aveva saputo guadagnarsi, fra i popolani reggini, simpatia e ossequio. Un vero galantuomo, dicevano, ma anche consigliato bene dalla moglie che, sebbene straniera, conosceva e amava molto il nostro paese. Signora che non godeva di buona salute e usciva raramente di casa".
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"Il Cornero parlava bene di lei con profondo rispetto: una donna di intelligenza e di cultura eccezionali che prima di sposarsi aveva vissuto lungamente in Calabria e ammirava il carattere dei calabresi". Lo stesso Cornero, nel libro, dice "È per lei che sono venuto quaggiù, il clima del Piemonte non le si confaceva. Qui è rifiorita e sebbene io patisca la nostalgia delle mie Alpi, sono ormai troppo innamorato di quest'aria per desiderare di distaccarmene".
 
Prendendo spunto dal romanzo ''[[Noi credevamo]]'', è stata tratta la sceneggiatura dell'omonimo film, uscito nel novembre 2010, diretto da [[Mario Martone]], restituendo notorietà all'opera e alla Banti. Tra gli interpreti troviamo [[Toni Servillo]], [[Luca Barbareschi]], [[Luigi Lo Cascio]] e [[Luca Zingaretti]]. Il film però ricava dal libro solo due episodi: la prigionia a Montefusco e l'Aspromonte.
 
=== Onorificenze ===
Di Enrichetta Caldani ne tratteggia un quadro elegante e gentile, lo scrittore, giornalista e politico [[Vittorio Bersezio]] (1828 -1900), nei già citati volumi de ''Il Regno di Vittorio Emanuele II''.<blockquote>"Tra il 1849 e l'Unità vi fu, a Torino, anche un'esplosione di salotti borghesi, i quali furono spesso un altro dei luoghi dell'amalgama tra piemontesi e immigrati politici: quello di Olimpia Rossi sposata all'avvocato Savio, poi nobilitato col titolo di barone di Bernstiel, quello di Enrichetta Cornero Caldani, quello di Giulia Molino Colombini, quello di Laura Mancini Oliva".</blockquote><blockquote>"Enrichetta Cornero-Caldani, lieta a quel tempo d'una fiorente giovinezza, avrebbe potuto, per ingegno e per dottrina, essere una delle più eleganti scrittrici. Aveva letto e leggeva molto; e di tutto sapeva fare come l'ape del fiore, coglierne cioè quello che alla sua indole, alla sua intelligenza, alla sua sorte di gentildonna meglio si convenisse, e trarne suo pro. La sua conversazione riusciva quindi amena, vaga, varia, piacevole, perché rallegrata dagli scatti e dagli sprizzi d' un brio naturale e d'uno spirito arguto. La signora Cornero aveva un meraviglioso tatto e soprattutto una gran cura a non cascar nel convenzionale e nel pedantesco, a tenersi lontana da quel fastidioso tipo di donna saccente che gli inglesi e i francesi chiamano dalle calze azzurre. Il timore di apparir tale era in lei cotanto, che la impedì sempre di scrivere pel pubblico; si contentava di versare il suo amabile e fresco ingegno in lettere private che avevano dell'incanto e della grazia di quelle famose della Sévigné".</blockquote>
{{Onorificenze
La descrizione di Enrichetta fatta dal Bersezio non deve però trarre in inganno. Sappiamo, infatti, che era una donna pronta a correre dei rischi. Durante il viaggio di nozze nascose tra i merletti lettere segrete di [[Massimo d'Azeglio]] per Giusti, Capponi e altri capi del movimento patriottico in Toscana e nelle Romagne.
|immagine=Commendatore SSML Regno BAR.svg
 
|nome_onorificenza=Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Le parole scolpite sulla lapide a lei dedicata nel cimitero di Rocca d'Arazzo.<blockquote>''Iddio le aveva dato''</blockquote><blockquote>''avvenenza di sembianze altezza d'intelletto''</blockquote><blockquote>''gentilezza d'animo nobiltà di sentimenti.''</blockquote><blockquote>''Essa i doni di Dio''</blockquote><blockquote>''accrebbe''</blockquote><blockquote>''colla modestia coll'amore collo studio''</blockquote><blockquote>''del bene.''</blockquote><blockquote>''Intelligenza aperta a tutti gli splendori'' </blockquote><blockquote>''della scienza e dell'arte.''</blockquote><blockquote>''Dotta pia caritatevole''</blockquote><blockquote>''obliosa per altrui di se stessa''</blockquote><blockquote>''ammirabil consorte insuperabil madre'' </blockquote><blockquote>''esempio a tutti''</blockquote><blockquote>''di bontà di operosità di tolleranza di amore patrio''</blockquote><blockquote>''di fede.''</blockquote>
|collegamento_onorificenza=Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
 
|motivazione=
=== Onorificenze ===
|data = 25 maggio 1865
}}
{{Onorificenze
|immagine = Grande ufficiale SSML Regno BAR.svg
Line 118 ⟶ 151:
|collegamento_onorificenza = Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|motivazione =
|data = 13 settembre 1881
}}
{{Onorificenze
Line 125 ⟶ 159:
|motivazione=
}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore = Carlo Colombo|titolo = Il sogno spezzato|anno = 2015|editore = Team Service Editore|città = Asti|p = |pp = |ISBN = 978-88-908131-5-3}}
 
==Altri progetti==
{{interprogetto}}
 
 
==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Portale|biografie}}
[[Categoria:Grandi ufficiali dell'Ordine della Corona d'Italia]]
[[Categoria:Commendatori dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]
[[Categoria:Grandi ufficiali dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]
 
[[Categoria:DecoratiSenatori condella l'OrdineX deilegislatura Santidel MaurizioRegno e Lazzarod'Italia]]
[[Categoria:Senatori dell'XI legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XIII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XIV legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XV legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XVI legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XVII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XVIII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XIX legislatura del Regno d'Italia]]