Giacomo Carboni: differenze tra le versioni

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{{Infobox militare
|Nome = Giacomo Carboni
|Immagine = Giacomo Carboni.gifpng
|Didascalia = Il generale Giacomo Carboni in abiti civili
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 29 aprile 1889
|Nato_a = [[Reggio Emilia]]
|Data_di_morte = 2 dicembre 1973 (84 anni)
|Morto_a = [[Roma]]
|Cause_della_morte =
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|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|Nazione_servita = {{bandiera|ITA 1861-1946|dim=21}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br />{{bandiera|ITA|dim=21}} [[Italia]]
|Forza_armata = {{simbolo|Flag of Italy (1860).svg|25}} [[Regio Esercito]]<br />{{simbolo|Coat of arms of the Esercito Italiano.svg|25}} [[Esercito Italiano]]
|Arma =
|Corpo =
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|Comandanti =
|Guerre = [[Guerra italo-turca]]<br />[[Prima guerra mondiale]]<br />[[Guerra d'Etiopia]]<br />[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte italiano (1915-1918)|Fronte italiano]]<BR>[[Occupazione italiana della Corsica]]<br>[[Campagna d'Italia (1943-1945)|Campagna d'Italia]]
|Campagne =
|Battaglie = [[Battaglie dell'Isonzo]]<br>[[Battaglia di Vittorio Veneto]]<br>[[Mancata difesa di Roma|Difesa di Roma (1943)]]
|Comandante_di = [[22ª Divisione fanteria "Cacciatori delle Alpi"]]<br />[[20ª Divisione fanteria "Friuli"]]<br />[[Corpo d'Armata Motocorazzato]]<br />[[Servizio Informazioni Militare|SIM]]
|Decorazioni = [[Croce al merito di guerra]]
|Studi_militari = [[Accademia militare di Modena]]
|Pubblicazioni = [[Giacomo Carboni#Opere principali|vedi opere]]
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
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|immagine =
|didascalia =
|partito =
|coalizione =
|mandatomandatoinizio = 30 novembre [[1942]]
|mandatofine -= febbraio [[1943]]
|titolo di studio =Accademia militare
|professione = Militare di carriera
|vice =
|alma mater=[[Accademia militare di Modena]]
|predecessore = ''carica istituita''
|successore = [[Giovanni Magli]]
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|Cognome = Carboni
|Sesso = M
|LuogoNascita = Reggio nell'Emilia
|GiornoMeseNascita = 29 aprile
|AnnoNascita = 1889
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|Epoca = 1900
|Attività = generale
|Attività2 = agente segreto
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , direttore del [[Servizio informazioni militare]] (SIM) dal novembre del 1939 al settembre del 1940
 
}}
 
==Biografia==
===Carriera militare===
Nato inda unaGiovanni, famigliamazziniano di d'origine sarda, volontario delle [[guerre d'indipendenza italiane]] e, in seguito, ufficiale del [[Regio Esercito]], e da Clorinda English, nata in [[Alabama|Alabama (USA)]]<ref>Il figlio la descrisse come ''di tradizionisangue risorgimentaliamericano'' - Giacomo Carboni, ''Più che il dovere - Storia di una battaglia italiana (1937-1951)'', Stabilimenti tipografici Danesi, Roma, 1952 - p. 420.</ref>, Giacomo Carboni si iscrisse primadapprima alla facoltà di Medicina e, poi a quella di [[Giurisprudenza]], dove poi si laureò. Iscrittosi all'[[Accademia militare di Modena]], dove nel [[1912]] venne nominato [[sottotenente]], partecipò alla [[guerra italo-turca]], come volontario, ottenendo la promozione a [[tenente]] per meriti di guerra nel [[1913]].
 
Divenuto capitano degli [[alpini]], nel corso della [[prima guerra mondiale]] fu destinato al fronte dolomitico come addetto al comando nella 2ª divisione di fanteria, e venne decorato al valor militare. Dopo il conflitto, comandò l'[[81º Reggimento fanteria "Torino"]] a Roma nel 1936-37 e svolse una serie di operazioni speciali in [[Guerra d'Etiopia|Etiopia]] che lo avvicinarono al SIM ([[Servizio informazioni militare]]).
 
Il 1º luglio 1937 fu promosso [[generale di brigata]] e nominato vicecomandante a Spoleto della [[22ª Divisione fanteria "Cacciatori delle Alpi"]]. con sede a Spoleto.
 
Dal 3 novembre 1939 al 20 settembre 1940 fu a capo del [[Servizio informazioni militare]] (SIM), di cui fu anche Commissario straordinario dall'agosto al settembre 1943 con pessimi risultati <ref>Giuseppe De Lutiis, ''I servizi segreti in Italia: dal fascismo alla seconda Repubblica'', Editori Riuniti, 1998 - p. 394.</ref>. Il 1º gennaio 1940 fu promosso generale di divisione.
 
===Seconda guerra mondiale===
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Su posizioni antitedesche<ref>Ruggero Zangrandi, ''Il lungo viaggio attraverso il fascismo'', Feltrinelli, Milano, 1963, p. 426. Già nel febbraio 1940 [[Benito Mussolini]], letto un rapporto del Carboni del 6 febbraio 1940 sulla situazione in Germania, lo convocò assieme al sottosegretario alla Guerra [[Ubaldo Soddu]] e lo investì con queste parole: ''"Ho letto il vostro rapporto. È il rapporto di un uomo che detesta i tedeschi e non li conosce. Non concordo con nessuna delle vostre conclusioni."''</ref> durante i mesi precedenti la dichiarazione di guerra mantenne, per conto di [[Galeazzo Ciano]] e [[Pietro Badoglio]] relazioni con gli addetti militari di [[Francia]], [[Gran Bretagna]] e [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e redasse rapporti pessimistici sulle capacità militari italiana e germanica<ref>Galeazzo Ciano, ''Diario 1937-1943'', Nota del 2 maggio 1939: ''"Carboni, che ha fama di studioso profondo di cose militari, conferma stamane che la situazione dei nostri armamenti è disastrosa"''. Al tempo, Carboni era addetto militare a Parigi.</ref><ref>Galeazzo Ciano, ''cit.'', Nota del 5 settembre 1939: ''"Il Generale Carboni fa un quadro molto nero della nostra preparazione militare: scarsi mezzi, disordine nei comandi, demoralizzazione nella massa. Forse esagera, ma c'è del vero"''.</ref><ref>Galeazzo Ciano, ''cit.'', Nota del 6 febbraio 1940: ''"Colloquio col Generale Carboni, di ritorno dalla Germania. Fa una coraggiosa relazione pessimistica sullo stato del Paese. Scarsità di viveri, scarsità, soprattutto, di entusiasmo"''.</ref><ref>Il 6 febbraio 1940 il Generale Carboni presentò ai suoi superiori un rapporto dettagliato e dai toni gravi sulla situazione in Germania, il cui testo integrale fu poi pubblicato dallo stesso Carboni nel suo libro ''Memorie segrete 1935-1948'', apparso nel 1955. Nel rapporto si diceva, tra l'altro: ''"La Germania appare come un Paese piegato violentemente sotto un vento di follia, che lo trascina in corsa disperata verso l'autodistruzione"''.</ref>.
 
Nel periodo 1940-1941 fu comandante dell'[[Accademia militare di Modena]]. Successivamente comandante della [[20ª Divisione fanteria "Friuli"]] (dicembre 1941 - novembre 1942), destinata all'[[Operazione C3|attacco contro Malta]]<ref>Galeazzo Ciano, ''Diario 1937-1943, Nota del 20 giugno 1942'': ''"Il Generale Carboni è venuto a Roma per la preparazione dell'impresa di Malta che dovrebbe realizzarsi col prossimo novilunio. È convinto, tecnicamente convinto, che andiamo incontro ad un disastro senza nome. La preparazione è fatta con idee infantili e i mezzi sono scarsi e inadatti. Le truppe da sbarco non arriveranno mai a sbarcare oppure se sbarcheranno sono votate ad una totale distruzione. Tutti i comandanti sono di ciò convinti ma nessuno osa parlare per paura delle rappresaglie di [[Ugo Cavallero|Cavallero]]. Ma io sono sempre d'avviso che l'impresa non si farà"''.</ref>.
 
Promosso generale di corpo d'armata (1º gennaio 1943) comandò dal 30 novembre 1942 il [[VII Corpo d'Armata]] in [[Corsica]] ([[occupazione italiana della Corsica|occupata dalle truppe italiane dal novembre 1942 al settembre 1943]]).
 
===La caduta del fascismo===
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Il 18 agosto [[1943]] Carboni fu nominato da Badoglio direttore del [[Servizio informazioni militare|SIM]], carica che mantenne sino alla [[Mancata difesa di Roma|capitolazione delle forze armate italiane]] l'8 settembre 1943. In tale veste entrò a far parte del Consiglio della Corona, presieduto dal sovrano, cui erano deputate le decisioni politiche più importanti; di tale organismo facevano parte anche il Maresciallo Badoglio, il Capo di Stato Maggiore generale Ambrosio e il [[Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano|Capo di Stato Maggiore dell'Esercito]] [[Mario Roatta]], in ruoli paritari e subordinati al re. Al contempo, Carboni fu posto da Ambrosio al comando del [[Corpo d'Armata Motocorazzato]] a difesa di [[Roma]].
 
Il 1º settembre 1943, in una riunione "allargata" del Consiglio della Corona, cui parteciparono anche il Ministro degli Esteri [[Raffaele Guariglia]] e il Ministro della Real Casa [[Pietro d'Acquarone]], in rappresentanza del re che, inspiegabilmente, era assente, fu ascoltato il generale Castellano, di ritorno dalla [[Sicilia]] dove aveva contattato i plenipotenziari degli [[Stati Uniti]] per trattare la resa dell'[[Italia]]. Nonostante le obiezioni del generale Carboni, [[Armistizio di Cassibile|l'armistizio “corto”]] fu accettato e, il giorno 3 settembre successivo, a [[Cassibile]], [[Giuseppe Castellano]] poté sottoscrivere la conclusione della guerra tra l'Italia e le potenze alleate.
 
===L'8 settembre===
{{Doppia immagine verticale|right|Maxwell-d-taylor.58-520.jpg|Pietro Badoglio 3.jpg|130|Il generale Maxwell Taylor|Pietro Badoglio}}
Quattro giorni dopo (7 settembre 1943), in assenza del Capo di Stato Maggiore Generale, Vittorio Ambrosio, a [[Torino]] per motivi familiari<ref>Questo è quanto ha sempre sostenuto il generale Ambrosio, anche di fronte alla commissione d'inchiesta sulla mancata difesa di Roma dell'8-10 settembre 1943. Ruggero Zangrandi, peraltro, rileva che il Capo di Stato Maggiore generale tornò a Roma con lo stesso treno del Maresciallo [[Enrico Caviglia]] e sottolinea che quest'ultimo chiese immediatamente un'udienza a Vittorio Emanuele III e il giorno successivo (9 settembre) assunse autonomamente il compito di trattare la resa di Roma con il Comando militare tedesco. Cfr. Ruggero Zangrandi,''1943:25 luglio-8 settembre'', Feltrinelli, Milano, 1964, pagp. 654.</ref> ( come egli sostenne), Carboni ricevette i due ufficiali americani, il generale [[Maxwell Taylor]] e il colonnello [[William Gardiner]], i quali comunicarono ufficialmente che, l'indomani, alle 18.30, doveva essere resa nota l'avvenuta sottoscrizione dell'armistizio e nel frattempo si dovevano concordare i particolari dell'[[Operazione Giant 2]] per la difesa di Roma. Carboni fu preso dal panico e, contrariamente a quanto assicurato ad Ambrosio il giorno prima, sostenne con forza che lo schieramento italiano non avrebbe potuto resistere più di sei ore alle truppe tedesche. Il colloquio si trasferì allora nella residenza di Badoglio che, data l'ora tarda, fu appositamente svegliato e dove il comandante dei servizi segreti riuscì a convincere il Capo del governo del suo punto di vista. Badoglio richiese per radiogramma l'annullamento dell'Operazione Giant 2 e il rinvio della proclamazione dell'armistizio al generale [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]], che però, dalle onde di Radio Algeri, rese nota la stipula dell'armistizio tra l'Italia e le forze alleate all'ora prevista.
 
Alle 18.45 dell'8 settembre 1943, rientrato Ambrosio nella mattinata, si tenne un'ulteriore concitata riunione del "cosiddetto" Consiglio della Corona, ove, nonostante i dubbi di alcuni (Sorice, Sandalli, Guariglia) e la contrarietà del generale Carboni, i presenti deciseroil re infine decise di accettare lo stato di fatto e il Capo del governo fu incaricato di comunicare alla nazione la conclusione della resa. L'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|annuncio del Maresciallo Badoglio]] avvenne un'ora dopo, dai microfoni dell'[[Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche|EIAR]].
 
La sera stessa, Carboni consegnò ai leader dell'opposizione [[Luigi Longo]], [[Roberto Forti]] e [[Antonello Trombadori]] due autocarri carichi di fucili, pistole e munizioni<ref>[http://www.storiaxxisecolo.it/biografieroma/biografiermf.htm Biografie Roma: lettera f<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, permettendo ad un certo numero di civili di unirsi ai militari durante la difesa di [[Mancata difesa di Roma#La partecipazione dei civili alla difesa di Roma|Porta San Paolo]].
 
Alle ore 5.15 del 9 settembre, secondo Zangrandi, a battaglia in corso e all'insaputa del suo superiore [[Vittorio Ambrosio]], il generale [[Mario Roatta]] impartì al generale Carboni l'ordine di spostare su [[Tivoli]] parte del Corpo d'Armata Motocorazzato posto aalla difesa mobile di Roma ([[135ª Divisione corazzata "Ariete II"]] e [[10ª Divisione fanteria "Piave"]]) e di disporvi una linea di fronte escludente la difesa della Capitale. Roatta informò inoltre Carboni che a Tivoli avrebbe ricevuto ulteriori ordini dallo Stato Maggiore che si sarebbe provvisoriamente insediato a [[Carsoli]]. Più tardi pervenne a Carboni il formale ordine scritto con il quale lo si nominava anche comandante di tutte le truppe dislocate in Roma<ref>Ruggero Zangrandi, ''1943: 25 luglio-8 settembre'', cit., paggpp. 488 e succ.ve.</ref>. Nel frattempo (dalle ore 5.30 ein successivepoi), [[Vittorio Emanuele III]] e la sua famiglia, il Primo Ministro, Maresciallo Badoglio, i capi di Stato maggiore Ambrosio e Roatta (in abiti civili) , e i ministri militari (tranne il generale [[Antonio Sorice|Sorice]]) [[Fuga di Vittorio Emanuele III|si erano giàmessi]] in fuga]],viaggio sulla Tiburtina alla volta di [[Brindisi|Pescara.]].
 
Poco dopo le ore 7.30, indossati abiti civili (!!!) e presa con sé la cassa del servizio informazioni (!), Carboni si recò con auto diplomatica (!) a Tivoli (asseritamente)-come egli sostenne in maniera poco credibile- per organizzare il nuovo schieramento di truppe e ricevere gli ulteriori ordini. Secondo la sua difesa, non riuscendo a rintracciare Roatta, invece di raggiungere il suo Comando rimasto a Roma, proseguì sino ad [[Arsoli]] dove apprese che la colonna dei sovrani e del Maresciallo Badoglio era ormai lontana. Rimase alcune ore ospite del produttore [[Carlo Ponti]], presso il castello del (!!)conte Massimo, sino a quando il suo aiutante di campo non gli comunicò che l'ordine di Roatta delle ore 5.15 era stato confermato e, pertanto, provvide a riportarsi a Tivoli, la sera del 9 settembre, dove si era insediato il comando del Corpo d'Armata. Nel frattempo, a Roma, in virtù del grado gerarchicamente più elevato e della mancanza sul campo del comandante delle truppe incaricate della difesa della Capitale e dello Stato Maggiore, il Maresciallo d'Italia [[Enrico Caviglia]], di sua iniziativa aveva assunto autonomamente il ruolo di comandante in capo e di fatto anche quello di capo del governo, d'intesa con il Ministro della Guerra Antonio Sorice e stava procedendo a contattare i tedeschi per la cessazione del fuoco.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-316-1151-10, Albert Kesselring.jpg|thumb|upright=0.65|Il generale Albert Kesselring]]
Alle ore 14.00, a Tivoli, Carboni incontrò il colonnello [[Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo|Giuseppe di Montezemolo]], inviato da Caviglia, mentre l{{'}}''Ariete'' e la ''Piave'' stavano iniziando il ripiegamento previsto. NonSecondo la difesa di Carboni, senza possibilità di contraddittorio, poiché il colonnello Montezemolo fu trucidato alle Fosse Ardeatine, non sembra che Montezemolo sia stato particolarmente esplicito nel comunicare a Carboni le intenzioni di Caviglia di trattare con i tedeschi. Nel primo pomeriggio del 9 settembre, secondo le affermazioni di Carboni che secondo altre fonti non dette segnali di vita per tre giorni, dette ordine alla [[Brigata meccanizzata "Granatieri di Sardegna"|Divisione Granatieri di Sardegna]], che stava combattendo la [[2. Fallschirmjäger-Division|2ª Divisione Paracadutisti]] tedesca al [[Ponte della Magliana]] ed a Porta San Paolo, di resistere ad oltranza e alle divisioni ''Ariete'' e ''Piave'' di predisporsi, a sud, per prendere alle spalle la "paracadutisti" e a nord, per tagliare la strada alla [[3. Panzergrenadier-Division|3ª Divisione Panzergrenadier]] che stava sopraggiungendo dalla [[Via Cassia]]<ref>Ruggero Zangrandi, ''1943: 25 luglio-8 settembre'', cit., pagp. 676.</ref>.
 
Mentre ciò avveniva, Montezemolo e il generale [[Giorgio Carlo Calvi di Bergolo]], a [[Frascati]], incontravano il comandante tedesco [[Albert Kesselring|, il feldmaresciallo Albert Kesselring]] che chiese, quali condizioni per il prosieguo delle trattative, la resa dell'intero Corpo d'Armata Motocorazzato italiano<ref>Ruggero Zangrandi, ''1943: 25 luglio-8 settembre'', cit., pagp. 677.</ref>. In seguito ai contatti presi fra gli alti comandi italiano e tedesco, tra le 16.00 e le 17.00 del 9 settembre, da Roma, fu verbalmente ordinato alla ''Granatieri di Sardegna'' di lasciare il conteso ponte della Magliana per un concordato transito delle truppe germaniche verso il nord. In serata, le nuove posizioni su cui si erano attestati i granatieri furono nuovamente investite dalla divisione tedesca che continuò a procedere verso il centro di Roma.
 
La mattina del 10, Carboni rientrò nella Capitale ormai assediata, installando il suo personale Comando in un appartamento di Piazzale delle Muse (senza uno stato maggiore e trovòreparti addetti alle comunicazioni) affermando di aver trovato le strade tappezzate di manifesti, fatti stampare da Caviglia, che avvertivano la popolazione che le trattative con i tedeschi erano a buon punto. L'accordo di resa fu firmato al Ministero della Guerra alle ore 16.00 del 10 settembre, tra il tenente colonnello Leandro Giaccone, per conto del generale Calvi di Bergolo e il feldmaresciallogenerale Kesselring.Siegfried Dopo la resaWestphal, Carboniper fece distruggere buona parte degli archivi del SIM, custoditi nelle due sediconto di Forte Braschi e Palazzo Pulcinelli, occultandone una parte superstite nelle [[catacombe di San Callisto]]Kesselring.
 
Dopo la resa, Carboni fece distruggere buona parte degli archivi del SIM, custoditi nelle due sedi di Forte Braschi e Palazzo Pulcinelli, occultandone una parte superstite nelle [[catacombe di San Callisto]] <ref>Marco Patricelli, ''Tagliare la corda. 9 settembre 1943. Storia di una fuga'', Solferino, Milano, 2023, p. 112: "Il generale Carboni, comandante della piazza di Roma, in quel fatidico 9 settembre aveva dunque fatto perdere le sue tracce per buona parte della giornata. Non era al comando e non comandava nonostante fosse suo preciso dovere.(...) La cosa che più preme a Carboni è quella di bruciare i documenti del Sim negli archivi di Forte Braschi e Palazzo Pulcinelli, e di occultare quelli che ritiene importanti nelle catacombe di San Callisto.".</ref>
 
====Le accuse====
Nonostante la resa, lo storico [[Ruggero Zangrandi]] ritiene (inspiegabilmente) il generale Giacomo Carboni il vero vincitore della "battaglia di Roma" del 1943, per aver impedito alle efficienti 2ª Divisione Paracadutisti e 3ª Divisione Panzergrenadier, tenendole completamente impegnate, di ricongiungersi al resto dell'armata germanica nei pressi di [[Salerno]], permettendo così agli anglo-americani di effettuare lo [[Operazionesbarco Avalanchea Salerno|sbarco sulla Piana del Sele]] del 9 settembre 1943, già di per sé difficoltoso e ampiamente contrastato. In realtà i reparti tedeschi furono costretti ad attaccare le truppe italiane, che si batterono prive di ordini per la fuga dei Vertici e la "sparizione" di Carboni, per non correre il rischio di essere presi alle spalle mentre erano impegnati ad affrontrare gli Alleati <ref>Ruggero Zangrandi, ''1943: 25 luglio-8 settembre'', cit., pagp. 703.</ref>. Tuttavia la maggior parte degli autori, storici e memorialisti (Monelli, Caviglia, Castellano, Musco, Marchesi, Trionfera, Montanelli, Bartoli, AfeltraSusanna Agnelli, S.Bertoldi, AgnelliPetacco, Aga BertoldiRossi) ritengono del tuttogiustamente riprovevole l'operato di Carboni, specialmente nei giorni 7, 8, 9 e 10 settembre.
 
Nel giugno 1944 venne spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura per la [[mancata difesa di Roma]], ma eluse il provvedimento e si rese latitante grazie, si ipotizza senza prove, alle protezioni dei servizi di ''Intelligence'' degli Alleati anglosassoni, in particolare l'[[Office of Strategic Services|OSS]] americano che invece avrebbe dovuto perseguirlo per aver fatto abortire l'operazione Giant 2 che avrebbe abbreviato di mesi la guerra sul fronte italiano.
La Commissione d'inchiesta chiese il suo deferimento e fu posto in congedo assoluto con decreto luogotenenziale 1º marzo 1945).
 
===Nel dopoguerra===
Finita la guerra venne processato in contumacia e, il 19 febbraio [[1949]], venne assolto dal tribunale militare da ogni accusa, per aver adottato ''"determinazioni indirizzate all'intendimento di arrestare fuori dalle porte della Capitale l'invasione ad opera delle forze germaniche"''<ref>Ruggero Zangrandi, ''1943: 25 luglio-8 settembre'', cit., pagg. 646-647</ref>. Nel [[1951]], il precedente ordine di congedo assoluto emesso nei suoi confronti venne annullato e fu deciso il suo trasferimento nella riserva.
 
Nel secondo dopoguerra, Carboni si avvicinò ai partiti della sinistra - aderì infatti al [[Partito Comunista Italiano|PCI]]<ref name="cecini">[[Giovanni Cecini]], ''I generali di Mussolini'', Newton Compton, Roma, 2016, p. 544.</ref> - e fornì loro numerosi faziosi elementi di lettura sulla ''Intelligence'' italiana, dal SIM al [[SIFAR]] nel quale non aveva mai militato. Si schierò su posizioni [[antiamericanismo|antiamericane]] e bocciò sia la [[NATO]] che la [[Comunità europea di difesa|CED]], considerando quest'ultima una «frode» bella e buona per mortificare ancora una volta la dignità nazionale dell’Italia sotto l’egida di un riarmo tedesco<ref name=cecini/>.
 
Giacomo Carboni fece parte della [[Massoneria in Italia|Massoneria]]<ref>F. Zanello, ''Italia. La Massoneria al potere'',Castelvecchi, Roma, 2011, p. 26.</ref>.
Nell’aprile 1962 venne collocato in congedo assoluto per limiti d’età, stavolta definitivamente.
 
== Opere principali ==
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==Note==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Marco Patricelli, ''Tagliare la corda. 9 settembre 1943. Storia di una fuga'', Solferino, Milano, 2023 ISBN 978-88-282-1262-1
 
==Altri progetti==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{DBI|volume = 34 |anno = 1988|autore = Giuseppe Sircana}}
 
{{Box successione
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|successivo=[[Giovanni Magli]]
}}
 
{{Colonialismo italiano}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Fronte militare clandestino|Carboni, Giacomo]]
[[Categoria:Cavalieri di Vittorio Veneto]]
[[Categoria:Massoni]]