Giacomo Carboni: differenze tra le versioni
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{{
|Nome = Giacomo Carboni
|Immagine = Giacomo Carboni.
|Didascalia =
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 29 aprile 1889
|Nato_a = [[Reggio Emilia]]
|Data_di_morte = 2 dicembre 1973
|Morto_a = [[Roma]]
|Cause_della_morte =
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|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|Nazione_servita = {{bandiera|ITA 1861-1946|dim=21}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br />{{bandiera|ITA|dim=21}} [[Italia]]
|Forza_armata = {{simbolo|Flag of Italy (1860).svg|25}} [[Regio Esercito]]<br />{{simbolo|Coat of arms of the Esercito Italiano.svg|25}} [[Esercito Italiano]]
|Arma =
|Corpo =
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|Comandanti =
|Guerre = [[Guerra italo-turca]]<br />[[Prima guerra mondiale]]<br />[[Guerra d'Etiopia]]<br />[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte italiano (1915-1918)|Fronte italiano]]<BR>[[Occupazione italiana della Corsica]]<br>[[Campagna d'Italia (1943-1945)|Campagna d'Italia]]
|Battaglie = [[Battaglie dell'Isonzo]]<br>[[Battaglia di Vittorio Veneto]]<br>[[Mancata difesa di Roma|Difesa di Roma (1943)]]
|Comandante_di = [[22ª Divisione fanteria "Cacciatori delle Alpi"]]<br />[[20ª Divisione fanteria "Friuli"]]<br />[[Corpo d'Armata Motocorazzato]]<br />[[Servizio Informazioni Militare|SIM]]
|Decorazioni = [[Croce al merito di guerra]]
|Studi_militari = [[Accademia militare di Modena]]
|Pubblicazioni = [[
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
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|immagine =
|didascalia =
|coalizione =
|
|mandatofine |titolo di studio =Accademia militare
|professione = Militare di carriera
|vice =
|alma mater=[[Accademia militare di Modena]]
|predecessore = ''carica istituita''
|successore = [[Giovanni Magli]]
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|Cognome = Carboni
|Sesso = M
|LuogoNascita = Reggio
|GiornoMeseNascita = 29 aprile
|AnnoNascita = 1889
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|Epoca = 1900
|Attività = generale
|Attività2 =
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , direttore del [[Servizio informazioni militare]] (SIM) dal novembre del 1939 al settembre del 1940
}}
==Biografia==
===Carriera militare===
Nato
Divenuto capitano degli [[alpini]], nel corso della [[prima guerra mondiale]] fu destinato al fronte dolomitico come addetto al comando nella 2ª divisione di fanteria, e venne decorato al valor militare. Dopo il conflitto, comandò l'[[81º Reggimento fanteria "Torino"]] a Roma nel 1936-37 e svolse una serie di operazioni speciali in [[Guerra d'Etiopia|Etiopia]] che lo avvicinarono al SIM ([[Servizio informazioni militare]]).
Il 1º luglio 1937 fu promosso [[generale di brigata]] e nominato vicecomandante
Dal 3 novembre 1939 al 20 settembre 1940 fu a capo del [[Servizio informazioni militare]] (SIM), di cui fu anche Commissario straordinario dall'agosto al settembre 1943 con pessimi risultati <ref>Giuseppe De Lutiis, ''I servizi segreti in Italia: dal fascismo alla seconda Repubblica'', Editori Riuniti, 1998 - p. 394.</ref>. Il 1º gennaio 1940 fu promosso generale di divisione.
===Seconda guerra mondiale===
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Su posizioni antitedesche<ref>Ruggero Zangrandi, ''Il lungo viaggio attraverso il fascismo'', Feltrinelli, Milano, 1963, p. 426. Già nel febbraio 1940 [[Benito Mussolini]], letto un rapporto del Carboni del 6 febbraio 1940 sulla situazione in Germania, lo convocò assieme al sottosegretario alla Guerra [[Ubaldo Soddu]] e lo investì con queste parole: ''"Ho letto il vostro rapporto. È il rapporto di un uomo che detesta i tedeschi e non li conosce. Non concordo con nessuna delle vostre conclusioni."''</ref> durante i mesi precedenti la dichiarazione di guerra mantenne, per conto di [[Galeazzo Ciano]] e [[Pietro Badoglio]] relazioni con gli addetti militari di [[Francia]], [[Gran Bretagna]] e [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e redasse rapporti pessimistici sulle capacità militari italiana e germanica<ref>Galeazzo Ciano, ''Diario 1937-1943'', Nota del 2 maggio 1939: ''"Carboni, che ha fama di studioso profondo di cose militari, conferma stamane che la situazione dei nostri armamenti è disastrosa"''. Al tempo, Carboni era addetto militare a Parigi.</ref><ref>Galeazzo Ciano, ''cit.'', Nota del 5 settembre 1939: ''"Il Generale Carboni fa un quadro molto nero della nostra preparazione militare: scarsi mezzi, disordine nei comandi, demoralizzazione nella massa. Forse esagera, ma c'è del vero"''.</ref><ref>Galeazzo Ciano, ''cit.'', Nota del 6 febbraio 1940: ''"Colloquio col Generale Carboni, di ritorno dalla Germania. Fa una coraggiosa relazione pessimistica sullo stato del Paese. Scarsità di viveri, scarsità, soprattutto, di entusiasmo"''.</ref><ref>Il 6 febbraio 1940 il Generale Carboni presentò ai suoi superiori un rapporto dettagliato e dai toni gravi sulla situazione in Germania, il cui testo integrale fu poi pubblicato dallo stesso Carboni nel suo libro ''Memorie segrete 1935-1948'', apparso nel 1955. Nel rapporto si diceva, tra l'altro: ''"La Germania appare come un Paese piegato violentemente sotto un vento di follia, che lo trascina in corsa disperata verso l'autodistruzione"''.</ref>.
Nel periodo 1940-1941 fu comandante dell'[[Accademia militare di Modena]]. Successivamente comandante della [[20ª Divisione fanteria "Friuli"]] (dicembre 1941 - novembre 1942), destinata all'[[Operazione C3|attacco contro Malta]]<ref>Galeazzo Ciano, ''Diario 1937-1943, Nota del 20 giugno 1942'': ''"Il Generale Carboni è venuto a Roma per la preparazione dell'impresa di Malta che dovrebbe realizzarsi col prossimo novilunio. È convinto, tecnicamente convinto, che andiamo incontro ad un disastro senza nome. La preparazione è fatta con idee infantili e i mezzi sono scarsi e inadatti. Le truppe da sbarco non arriveranno mai a sbarcare oppure se sbarcheranno sono votate ad una totale distruzione. Tutti i comandanti sono di ciò convinti ma nessuno osa parlare per paura delle rappresaglie di [[Ugo Cavallero|Cavallero]]. Ma io sono sempre d'avviso che l'impresa non si farà"''.</ref>.
Promosso generale di corpo d'armata (1º gennaio 1943) comandò dal 30 novembre 1942 il [[VII Corpo d'Armata]] in [[Corsica]] ([[occupazione italiana della Corsica|occupata dalle truppe italiane dal novembre 1942 al settembre 1943]]).
===La caduta del fascismo===
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Il 18 agosto [[1943]] Carboni fu nominato da Badoglio direttore del [[Servizio informazioni militare|SIM]], carica che mantenne sino alla [[Mancata difesa di Roma|capitolazione delle forze armate italiane]] l'8 settembre 1943. In tale veste entrò a far parte del Consiglio della Corona, presieduto dal sovrano, cui erano deputate le decisioni politiche più importanti; di tale organismo facevano parte anche il Maresciallo Badoglio, il Capo di Stato Maggiore generale Ambrosio e il [[Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano|Capo di Stato Maggiore dell'Esercito]] [[Mario Roatta]], in ruoli paritari e subordinati al re. Al contempo, Carboni fu posto da Ambrosio al comando del [[Corpo d'Armata Motocorazzato]] a difesa di [[Roma]].
Il 1º settembre 1943, in una riunione "allargata" del Consiglio della Corona, cui parteciparono anche il Ministro degli Esteri [[Raffaele Guariglia]] e il Ministro della Real Casa [[Pietro d'Acquarone]], in rappresentanza del re che, inspiegabilmente, era assente, fu ascoltato il generale Castellano, di ritorno dalla [[Sicilia]] dove aveva contattato i plenipotenziari degli [[Stati Uniti]] per trattare la resa dell'[[Italia]]. Nonostante le obiezioni del generale Carboni, [[Armistizio di Cassibile|l'armistizio
===L'8 settembre===
{{Doppia immagine verticale|right|Maxwell-d-taylor.58-520.jpg|Pietro Badoglio 3.jpg|130|Il generale Maxwell Taylor|Pietro Badoglio}}
Quattro giorni dopo (7 settembre 1943), in assenza del Capo di Stato Maggiore Generale, Vittorio Ambrosio, a [[Torino]] per motivi familiari<ref>Questo è quanto ha sempre sostenuto il generale Ambrosio, anche di fronte alla commissione d'inchiesta sulla mancata difesa di Roma dell'8-10 settembre 1943. Ruggero Zangrandi, peraltro, rileva che il Capo di Stato Maggiore generale tornò a Roma con lo stesso treno del Maresciallo [[Enrico Caviglia]] e sottolinea che quest'ultimo chiese immediatamente un'udienza a Vittorio Emanuele III e il giorno successivo (9 settembre) assunse autonomamente il compito di trattare la resa di Roma con il Comando militare tedesco. Cfr. Ruggero Zangrandi,''1943:25 luglio-8 settembre'', Feltrinelli, Milano, 1964,
Alle 18.45 dell'8 settembre 1943, rientrato Ambrosio nella mattinata, si tenne un'ulteriore concitata riunione del "cosiddetto" Consiglio della Corona, ove, nonostante i dubbi di alcuni (Sorice, Sandalli, Guariglia) e la contrarietà del generale Carboni,
La sera stessa, Carboni consegnò ai leader dell'opposizione [[Luigi Longo]], [[Roberto Forti]] e [[Antonello Trombadori]] due autocarri carichi di fucili, pistole e munizioni<ref>[http://www.storiaxxisecolo.it/biografieroma/biografiermf.htm Biografie Roma: lettera f<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, permettendo ad un certo numero di civili di unirsi ai militari durante la difesa di [[Mancata difesa di Roma#La partecipazione dei civili alla difesa di Roma|Porta San Paolo]].
Alle ore 5.15 del 9 settembre,
Poco dopo le ore 7.30, indossati abiti civili
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-316-1151-10, Albert Kesselring.jpg|thumb|upright=0.65|Il generale Albert Kesselring]]
Alle ore 14.00, a Tivoli, Carboni incontrò il colonnello [[Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo|Giuseppe di Montezemolo]], inviato da Caviglia, mentre l{{'}}''Ariete'' e la ''Piave'' stavano iniziando il ripiegamento previsto.
Mentre ciò avveniva, Montezemolo e il generale [[Giorgio Carlo Calvi di Bergolo]], a [[Frascati]], incontravano il comandante tedesco
La mattina del 10, Carboni rientrò nella Capitale ormai assediata, installando il suo personale Comando in un appartamento di Piazzale delle Muse (senza uno stato maggiore e
Dopo la resa, Carboni fece distruggere buona parte degli archivi del SIM, custoditi nelle due sedi di Forte Braschi e Palazzo Pulcinelli, occultandone una parte superstite nelle [[catacombe di San Callisto]] <ref>Marco Patricelli, ''Tagliare la corda. 9 settembre 1943. Storia di una fuga'', Solferino, Milano, 2023, p. 112: "Il generale Carboni, comandante della piazza di Roma, in quel fatidico 9 settembre aveva dunque fatto perdere le sue tracce per buona parte della giornata. Non era al comando e non comandava nonostante fosse suo preciso dovere.(...) La cosa che più preme a Carboni è quella di bruciare i documenti del Sim negli archivi di Forte Braschi e Palazzo Pulcinelli, e di occultare quelli che ritiene importanti nelle catacombe di San Callisto.".</ref>
====Le accuse====
Nonostante la resa, lo storico [[Ruggero Zangrandi]] ritiene (inspiegabilmente) il generale Giacomo Carboni il
Nel giugno 1944 venne spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura per la [[mancata difesa di Roma]], ma eluse il provvedimento e si rese latitante grazie, si ipotizza senza prove, alle protezioni dei servizi di ''Intelligence'' degli Alleati anglosassoni, in particolare l'[[Office of Strategic Services|OSS]] americano che invece avrebbe dovuto perseguirlo per aver fatto abortire l'operazione Giant 2 che avrebbe abbreviato di mesi la guerra sul fronte italiano.
La Commissione d'inchiesta chiese il suo deferimento e fu posto in congedo assoluto con decreto luogotenenziale 1º marzo 1945).
===Nel dopoguerra===
Finita la guerra venne processato in contumacia e, il 19 febbraio [[1949]], venne assolto dal tribunale militare da ogni accusa
Nel secondo dopoguerra, Carboni si avvicinò ai partiti della sinistra - aderì infatti al [[Partito Comunista Italiano|PCI]]<ref name="cecini">[[Giovanni Cecini]], ''I generali di Mussolini'', Newton Compton, Roma, 2016, p. 544.</ref> - e fornì loro numerosi faziosi elementi di lettura sulla ''Intelligence'' italiana, dal SIM al [[SIFAR]] nel quale non aveva mai militato. Si schierò su posizioni [[antiamericanismo|antiamericane]] e bocciò sia la [[NATO]] che la [[Comunità europea di difesa|CED]], considerando quest'ultima una «frode» bella e buona per mortificare ancora una volta la dignità nazionale dell’Italia sotto l’egida di un riarmo tedesco<ref name=cecini/>.
Giacomo Carboni fece parte della [[Massoneria in Italia|Massoneria]]<ref>F. Zanello, ''Italia. La Massoneria al potere'',Castelvecchi, Roma, 2011, p. 26.</ref>.
== Opere principali ==
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==Note==
<references/>
== Bibliografia ==
* Marco Patricelli, ''Tagliare la corda. 9 settembre 1943. Storia di una fuga'', Solferino, Milano, 2023 ISBN 978-88-282-1262-1
==Altri progetti==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Box successione
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|successivo=[[Giovanni Magli]]
}}
{{Colonialismo italiano}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Fronte militare clandestino|Carboni, Giacomo]]
[[Categoria:Cavalieri di Vittorio Veneto]]
[[Categoria:Massoni]]
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