Leoluca Bagarella: differenze tra le versioni

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|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , legato a [[Cosa Nostra]], affiliato al [[Clan dei Corleonesi]]
|Immagine = Leoluca Bagarella 2002.jpg
}}
 
[[Assassino]] spietato, ''Don Luchino'' è stato autore di centinaia di omicidi dagli [[anni '70]] ai [[anni '90|'90]], oltre che diretto responsabile di alcuni tra i più gravi fatti di sangue di Cosa Nostra, tra cui la [[Strage di Capaci]] e il sequestro del piccolo [[Omicidio di Giuseppe Di Matteo|Giuseppe Di Matteo]].<ref name=autogenerato3>{{cita testo|url=http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=24114|titolo=Mafia. Omicidio Di Matteo, confermato ergastolo a Bagarella e pene ai boss - Rainews 24|accesso=12 febbraio 2010|dataarchivio=9 giugno 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110609193938/http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=24114|urlmorto=sì}}</ref>. Ha avuto condanne per [[Omicidio|omicidio multiplo]], [[traffico di droga]], [[ricettazione]], [[strage]] ed è stato condannato all'[[ergastolo]] in regime carcerario di [[41 bis]]. È attualmente rinchiuso nel carcere di [[Bancali]] a [[Sassari]],<ref>{{Cita web|url=https://www.palermotoday.it/cronaca/mafia/41-bis-boss-palermitani-dove-si-trovano-mappa.html|titolo=Messina Denaro con Graviano, ecco chi sono gli 83 boss palermitani al 41 bis e dove sono reclusi|data=16 febbraio 2023}}</ref>, dove sta scontando 13 ergastoli.<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/03/25/news/calcolate_le_pene_complessive_di_provenzano_e_bagarella_insieme_hanno_collezionano_33_ergastoli-81854325/|titolo=Calcolate le pene di Provenzano e Bagarella: insieme hanno collezionano 33 ergastoli|sito=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=25 marzo 2014|accesso=7 settembre 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20240523224320/https://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/03/25/news/calcolate_le_pene_complessive_di_provenzano_e_bagarella_insieme_hanno_collezionano_33_ergastoli-81854325/|dataarchivio=23 maggio 2024|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www-ansa-it.cdn.ampproject.org/v/s/www.ansa.it/amp/sicilia/notizie/2014/03/25/mafia-20-ergastoli-per-provenzano_1969cf24-0740-4948-8cb8-d1e66583f9e4.html?amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D#amp_ct=1716505031200&amp_tf=Da%20%251%24s&aoh=17165049812154&referrer=https%3A%2F%2Fbackend.710302.xyz%3A443%2Fhttps%2Fwww.google.com|titolo=Mafia: 20 ergastoli per Provenzano|sito=[[ANSA]].it|data=25 marzo 2014|accesso=7 settembre 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20240523231142/https://www-ansa-it.cdn.ampproject.org/v/s/www.ansa.it/amp/sicilia/notizie/2014/03/25/mafia-20-ergastoli-per-provenzano_1969cf24-0740-4948-8cb8-d1e66583f9e4.html?amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D|dataarchivio=23 maggio 2024|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://amp-palermotoday-it.cdn.ampproject.org/v/s/amp.palermotoday.it/cronaca/mafia/condanne-ergastoli-provenzano-bagarella.html?amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D#amp_ct=1716505173643&amp_tf=Da%20%251%24s&aoh=17165049812154&referrer=https%3A%2F%2Fbackend.710302.xyz%3A443%2Fhttps%2Fwww.google.com&ampshare=https%3A%2F%2Fbackend.710302.xyz%3A443%2Fhttps%2Fwww.palermotoday.it%2Fcronaca%2Fmafia%2Fcondanne-ergastoli-provenzano-bagarella.html|titolo=Lo Stato presenta il conto alla mafia: inflitti 20 ergastoli a Provenzano|sito=PalermoToday|data=26 marzo 2014|accesso=7 settembre 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20240523231727/https://amp-palermotoday-it.cdn.ampproject.org/v/s/amp.palermotoday.it/cronaca/mafia/condanne-ergastoli-provenzano-bagarella.html?amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D#amp_ct=1716505173643&amp_tf=Da%20%251%24s&aoh=17165049812154&referrer=https%3A%2F%2Fbackend.710302.xyz%3A443%2Fhttps%2Fwww.google.com&ampshare=https%3A%2F%2Fbackend.710302.xyz%3A443%2Fhttps%2Fwww.palermotoday.it%2Fcronaca%2Fmafia%2Fcondanne-ergastoli-provenzano-bagarella.html|dataarchivio=23 maggio 2024|urlmorto=no}}</ref>.
 
== Biografia ==
=== Gli inizi dell'attività mafiosa ===
Quarto figlio del [[Cosa Nostra|mafioso]] [[Salvatore Bagarella]], fratello di [[Antonietta Bagarella]], entrò a far parte della ''[[cosca]]'' di [[Corleone]] dopo che suo fratello maggiore [[Calogero Bagarella|Calogero]] era diventato uno dei fedelissimi del boss [[Luciano Liggio]] e dei suoi luogotenenti [[Salvatore Riina|Totò Riina]] e [[Bernardo Provenzano]]. Il fratello [[Calogero Bagarella|Calogero]] venne ucciso dal boss [[Michele Cavataio]] nella [[strage di viale Lazio]] nel [[1969]] e Leoluca si diede alla latitanza. Nel [[1972]] anche l'altro fratello Giuseppe viene ucciso in carcere; nel [[1974]] sua sorella sposò in segreto [[Salvatore Riina|Totò Riina]],<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/luglio/05/Sugnu_Luchinu_cosi_Riina_accoglie_co_0_9507052263.shtml|titolo="Sugnu ' ca, Luchinu" , così Riina accoglie il cognato Leoluca Bagarella - Corriere della Sera 5 luglio 1995}}</ref>, seguendolo nella [[latitanza]].
 
Il 20 agosto [[1977]] commette il suo primo omicidio "eccellente", uccidendo il colonnello dei [[carabinieri]] [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]] con la complicità di [[Giovanni Brusca]]; nel [[1978]] partecipa all'omicidio del boss di [[Caltanissetta]] [[Giuseppe Di Cristina]], che prima di morire riesce a ferirlo. Nel gennaio [[1979]] uccide, in Viale Campania, con 6 pallottole il giornalista [[Mario Francese]], che investigava sugli affari dei [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]], e in particolare, sulla costruzione della diga di Garcia.
 
Il 21 luglio [[1979]] Bagarella uccise all’interno del Bar Lux di via Francesco Paolo Di Blasi a [[Palermo]] il vice questore [[Boris Giuliano]], capo della [[Squadra mobile]],<ref>{{cita testo|url=http://www.ansa.it/legalita/static/bio/giuliano.shtml|titolo=Boris Giuliano - Ansa.it}}</ref>, che stava indagando su di lui dopo essere riuscito a scoprire il suo nascondiglio, un appartamento in via Pecori Giraldi, da dove però Bagarella era riuscito a fuggire in tempo: all'interno dell'appartamento gli uomini del vice questore Giuliano scoprirono armi, quattro chili di [[eroina]] e documenti falsi con fotografie che ritraevano Bagarella e i suoi amici [[Cosa Nostra|mafiosi]].<ref>{{citaCita testoweb|url=http://www.antimafiaduemila.com/200805216822/Articoli-Arretrati/quella-p38-dietro-lomicidio-giuliano.html|titolo=Quella P38 dietro l'omicidio Giuliano|Articoliautore=Giuseppe Arretrati<!--Francese|sito=[[Antimafia Titolo2000]]|accesso=7 generatosettembre automaticamente -->2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140802203843/http://www.antimafiaduemila.com/200805216822/Articoli-Arretrati/quella-p38-dietro-lomicidio-giuliano.html|dataarchivio=2 agosto 2014|urlmorto=no}}</ref><ref name=":5">{{cita|Grasso|pp. 157-159}}.</ref>. Il 10 settembre [[1979]], due mesi dopo l'omicidio del commissario Giuliano, Bagarella venne arrestato a [[Palermo]] ad un [[posto di blocco]] dei [[Carabinieri]], a cui aveva esibito documenti falsi.<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/giugno/25/Cosi_era_diventato_numero_uno_co_8_950625422.shtml|titolo=Così era diventato il "numero uno" ma per molti "non aveva la testa"<!-- Titolo generato automaticamente -->}}</ref>
 
=== Il ruolo nella guerra allo Stato ===
{{Vedi anche|Bombe del 1992-1993}}
Dopo un fallito tentativo di fuga dal [[carcere dell'Ucciardone]] nel [[1980]], fu raggiunto nel [[1984]] da un mandato di cattura del giudice [[Giovanni Falcone]] a seguito delle accuse di [[Tommaso Buscetta]] e [[Salvatore Contorno|Totuccio Contorno]], venendo condannato a sei anni di carcere per [[associazione mafiosa]] al [[Maxiprocesso di Palermo]], pena ridotta a quattro in appello.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/04/25/palermo-nozze-da-boss-per-bagarella-in.html|titolo=PALERMO, NOZZE DA BOSS PER BAGARELLA IN LIBERTA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=25 aprile 1991|lingua=it|accesso=22 dicembre 2022}}</ref>. Dopo essere stato scarcerato nel [[1990]], l'anno successivo fece notizia il suo faraonico matrimonio con Vincenzina Marchese (sorella del killer [[Giuseppe Marchese (criminale)|Giuseppe]], futuro [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratore di giustizia]]) festeggiato a [[Villa Igiea]], sontuoso albergo in [[Stile liberty|stile Liberty]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/25/quelle-nozze-da-re-nei-saloni-dei.html|titolo=QUELLE NOZZE DA RE NEI SALONI DEI FLORIO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=25 giugno 1995|lingua=it|accesso=22 dicembre 2022}}</ref>.
 
Dal [[1992]] si rese di nuovo latitante e ricominciò a compiere delitti nel contesto della guerra scatenata da Riina contro lo [[Italia|Stato italiano]]: fu uno degli esecutori materiali dell'omicidio dell'esattore [[Ignazio e Antonino Salvo|Ignazio Salvo]], nonché di quelli del boss di [[Alcamo]] [[Vincenzo Milazzo]] e della sua compagna Antonella Bonomo (strangolata mentre era incinta di tre mesi). Il 14 settembre dello stesso anno insieme a [[Matteo Messina Denaro]] e [[Giuseppe Graviano]] tentò di assassinare il commissario di polizia [[Rino Germanà]] ma il suo [[AK-47|kalashnikov]] si inceppa e l'attentato fallisce,<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/09/16/quel-commissario-cercava-prove-contro-politici.html|titolo=QUEL COMMISSARIO CERCAVA PROVE CONTRO I POLITICI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=16 settembre 1992|lingua=it|accesso=}}</ref><ref name="ricerca.repubblica.it2">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/30/bagarella-sbaglio-mira-il-commissario-si.html|titolo='BAGARELLA SBAGLIO' MIRA IL COMMISSARIO SI SALVO'' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 dicembre 1993|lingua=it|accesso=}}</ref>, anche grazie alla prontezza di riflessi del commissario che riesce a sfuggire ai killer.<ref name="ricerca.repubblica.it2"/>. Insieme a [[Giovanni Brusca]], [[Domenico Ganci]], [[Salvatore Cancemi]], [[Calogero Ganci]], [[Gioacchino La Barbera]] e [[Antonino Gioè]], fu tra i partecipanti all'esecuzione della [[strage di Capaci]] (23 maggio [[1992]]), in cui persero la vita il giudice [[Giovanni Falcone]], la moglie [[Francesca Morvillo]] e gli agenti di scorta [[Antonio Montinaro]], [[Vito Schifani]] e [[Rocco Dicillo]].<ref>{{cita testo|url=http://www.corriere.it/speciali/stragecapaci/|titolo=Dieci anni fa moriva Falcone, giudice scomodo - Corriere della Sera.it}}</ref>.
 
Dopo l'arresto del cognato Riina il 15 gennaio [[1993]], prese il comando della "[[Bombe del 1992-1993|fazione stragista]]" di Cosa Nostra,<ref>{{cita testo|url=https://m.youtube.com/watch?v=T7oOEKd_X2s|titolo=L'arresto di Riina (Brusca racconta cosa successe dopo)}}</ref>, composta da [[Giovanni Brusca]], [[Matteo Messina Denaro]] e dai fratelli [[Filippo Graviano|Filippo]] e [[Giuseppe Graviano]], che era favorevole alla continuazione della lotta contro lo Stato iniziata da Riina. A questo gruppo si frapponevano elementi più moderati quali [[Nino Giuffrè]], [[Pietro Aglieri]], [[Benedetto Spera]], [[Raffaele Ganci]], [[Salvatore Cancemi]] e [[Michelangelo La Barbera]], tutti guidati da [[Bernardo Provenzano]] e contrari alla strategia degli attentati dinamitardi.<ref>{{cita testo|url=http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html|titolo=I pentiti del terzo millennio|Articoli Arretrati<!-- Titolo generato automaticamente -->|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131019072600/http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html}}</ref>. Alla fine prevalse la linea di Bagarella, che mise in minoranza Provenzano, con l'accordo che gli attentati avvenissero esclusivamente fuori dalla [[Sicilia]]. Da questa intesa scaturirono gli [[Bombe del 1992-1993|attentati di Milano, Roma e Firenze]], che provocarono una decina di morti e un centinaio di feriti, nonché ingenti danni al patrimonio artistico italiano.<ref>{{Cita web|url=https://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/Reso.steno.26.3.2012Int..pdf|titolo=SENATO DELLA REPUBBLICA - CAMERA DEI DEPUTATI
XVI LEGISLATURA - RESOCONTO STENOGRAFICO - 102a seduta: Lunedì 26 marzo 2012}}</ref>
 
Nel novembre [[1993]], insieme a [[Giovanni Brusca]], [[Giuseppe Graviano]] e [[Matteo Messina Denaro]], ordinò il rapimento del piccolo [[Giuseppe Di Matteo]], tenuto prigioniero per 779 giorni, poi strangolato e sciolto nell'acido, per costringere il padre [[Santino Di Matteo|Santino]] a ritrattare le sue confessioni.<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2023/01/16/news/giuseppe_di_matteo_messina_denaro_bambino_sciolto_acido-12548565/|titolo=Matteo Messina Denaro e l’ordine di sciogliere nell’acido il 12enne Giuseppe Di Matteo. Il fratello: “Gli auguro la stessa sofferenza”|sito=La Stampa|data=16 gennaio 2023|lingua=it|accesso=22 febbraio 2023}}</ref>. Nel [[1995]], fu il mandante di altri omicidi, come quello di Domenico Buscetta (ucciso solo perché nipote del collaboratore di giustizia [[Tommaso Buscetta]]), quelli di Giuseppe Giammona, della sorella Giovanna e del marito Francesco Saporito (uccisi a [[Corleone]] perché sospettati di essere affiliati ad una cosca rivale) e del dottor [[Antonio Di Caro]], capo-mandamento di [[Canicattì]] ([[Provincia di Agrigento|AG]]) strangolato e sciolto nell'acido da [[Vincenzo Chiodo]] e [[Giovanni Riina]] (figlio di [[Salvatore Riina|Totò]] e nipote di Bagarella) perché sospettato di avere fatto una soffiata alla polizia.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/06/13/una-firma-lo-accusa-si-comportava-gia.html|titolo=UNA FIRMA LO ACCUSA SI COMPORTAVA GIA' COME UN VERO BOSS - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=13 giugno 1996|lingua=it|accesso=23 febbraio 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/05/10/due-omicidi-per-iniziazione-ergastolo-al-figlio.html|titolo=Due omicidi per l'iniziazione Ergastolo al figlio di Riina - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=10 maggio 2001|lingua=it|accesso=23 febbraio 2023}}</ref>.
 
Sempre nel [[1995]] intervenne personalmente nella faida di [[Villabate]] in appoggio alla famiglia [[Salvatore Montalto|Montalto]], che si contrapponeva ai Di Peri, appoggiati invece da Provenzano ed Aglieri. Si servì perciò del "gruppo di fuoco" di [[Brancaccio-Ciaculli|Brancaccio]] guidato da Antonino Mangano e [[Gaspare Spatuzza]] come braccio armato per altri spietati omicidi, che avvenivano solitamente con il rapimento della vittima, la quale veniva torturata per farla parlare e poi strangolata e sciolta nell'acido o fatta ritrovare incaprettata,<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/02/01/quei-bravi-ragazzi-di-mafia.html|titolo=QUEI 'BRAVI RAGAZZI' DI MAFIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1º febbraio 1997|lingua=it|accesso=22 febbraio 2023}}</ref>, come avvenne nel caso del fioraio [[Gaetano Buscemi]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/04/30/seviziato-incaprettato-guerra-tra-clan-in-sicilia.html|titolo=SEVIZIATO E INCAPRETTATO GUERRA TRA CLAN IN SICILIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 aprile 1995|lingua=it|accesso=23 febbraio 2023}}</ref>, del giovane Marcello Grado (figlio del boss [[Gaetano Grado|Gaetano]], rivale storico dei Corleonesi) e dei suoi amici Luigi Vullo e Giammatteo Sole.<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/03/22/foto/palermo_ricordato_giammatteo_sole-161163576/1/|titolo=Palermo, ricordato Giammatteo Sole|sito=la Repubblica|data=22 marzo 2017|lingua=it|accesso=22 febbraio 2023}}</ref>.
 
=== Il suicidio della moglie Vincenzina ===
La moglie di Bagarella, Vincenzina Marchese, che condivideva la latitanza con il marito, entrò in [[Depressione esistenziale|depressione]] dopo aver subito due [[Aborto|aborti spontanei]] e per la vergogna di essere sorella di [[Giuseppe Marchese (criminale)|Pino Marchese]], “il"il primo ‘corleonese’ pentito, il collaboratore di giustizia più odiato dalla famiglia Riina”Riina".<ref name=":0">Sabella, Cacciatore, op. cit., p. 64.</ref>. In particolare, la donna rimase “profondamente turbata, come gran parte del popolo di [[Cosa nostra]], dalla storia del piccolo [[Giuseppe Di Matteo]]” (rapito e poi strangolato e sciolto nell'acido),<ref name=":0" />, al punto da convincersi “che non avere figli [fosse] una sorta di castigo di Dio, una punizione per il rapimento di quel ragazzino innocente eseguito dagli uomini di suo marito.<ref name=":0" />. Stando alla testimonianza di Alfonso Sabella, prima di suicidarsi, Vincenzina avrebbe interrogato suo marito riguardo alle sorti del bambino, il quale a quel tempo era ancora vivo; tuttavia, nonostante il boss le avesse detto la verità, la donna si diede la morte per disperazione, impiccandosi con una corda nella cucina del loro appartamento di Palermo. Secondo Tony Calvaruso, ex autista di Bagarella diventato in carcere [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratore di giustizia]],<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/15/cosa-nostra-ora-si-pente-il-braccio.html?ref=search|titolo=Cosa nostra ora si pente il braccio destro di Bagarella|autore=Francesco Viviano|sito=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=15 gennaio 1996|accesso=7 settembre 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230418215338/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/15/cosa-nostra-ora-si-pente-il-braccio.html?ref=search|dataarchivio=18 aprile 2023|urlmorto=no}}</ref>, dopo la morte fu seppellita in gran segreto dal marito su una collina di [[Altarello (Palermo)|Altarello]], vicino a [[Palermo]]. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/17/la-moglie-di-bagarella-si-impiccata.html|titolo=LA MOGLIE DI BAGARELLA SI È IMPICCATA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 gennaio 1996|lingua=it|accesso=22 dicembre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/09/10/trovata-la-tomba-della-bagarella-ma.html|titolo='TROVATA LA TOMBA DELLA BAGARELLA' MA NON ERA VERO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=10 settembre 1996|lingua=it|accesso=22 dicembre 2022}}</ref>.
 
=== Arresto e carcere ===
Fu arrestato dalla [[Direzione Investigativa Antimafia|DIA]] il 24 giugno [[1995]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/25/in-trappola-il-vicere-di-cosa-nostra.html|titolo=In trappola il vicerè di Cosa nostra|autore=[[Attilio Bolzoni]]|sito=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=25 giugno 1995|accesso=7 settembre 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20160304134952/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/25/in-trappola-il-vicere-di-cosa-nostra.html|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/giugno/25/Arrestato_Bagarella_erede_Riina_co_0_95062512150.shtml|titolo=Arrestato Bagarella, l'erede di Riina|sito=Corriere.it|data=25 giugno 1995|lingua=it|accesso=}}</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.interno.it/dip_ps/dia/pagine/1995_operazioni_rilievo.htm|titolo=Dal sito del Ministero dell'interno, sezione DIA}}</ref> in [[Corso Tukory]], affollata via di [[Palermo]] che collega la [[Stazione di Palermo Centrale|Stazione Centrale]] al campus universitario. Gli inquirenti lo individuarono grazie ad un suggerimento del collaboratore di giustizia [[Tullio Cannella]], il quale gli consigliò di seguire un suo "autista", Antonio Calvaruso (detto ''Tony''), titolare di un negozio di [[abbigliamento]], che verrà pure lui arrestato e diverrà [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratore di giustizia]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/15/cosa-nostra-ora-si-pente-il-braccio.html|titolo=COSA NOSTRA ORA SI PENTE IL BRACCIO DESTRO DI BAGARELLA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=15 gennaio 1996|lingua=it|accesso=23 febbraio 2022}}</ref>. Da allora è sottoposto al regime del [[Articolo 41-bis|41bis]].
 
Nel [[2002]], durante un'udienza del processo "''Arca''" a [[Trapani]] alla quale Bagarella partecipò tramite [[videoconferenza]], lesse un comunicato di protesta verso il sistema del [[Articolo 41-bis|carcere duro]], indirizzato al mondo politico, che suscitò scalpore perché ritenuto da molti un messaggio intimidatorio per le promesse non mantenute.<ref>{{cita testo|url=http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=24003|titolo=Mafia. Bagarella ai politici: "le promesse non sono state mantenute" - Rainews 24}}</ref>.
 
Nel [[2008]], gettò [[olio]] bollente e minacciò di morte un boss detenuto della [['Ndrangheta]].<ref name="autogenerato22">{{cita testo|url=http://www.corriere.it/cronache/08_luglio_13/bagarella_olio_bollente_9d2964f0-50cd-11dd-b816-00144f02aabc.shtml|titolo=Bagarella, olio bollente su un detenuto - Corriera della Sera 13/7/2008}}</ref>. A seguito degli episodi di violenza, viene trasferito nel carcere di [[Parma]].<ref name="autogenerato22"/><ref>{{cita testo|url=http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2007/08/29/CQ4PO_CQ406.html|titolo=Il boss Bagarella trasferito al carcere di Parma}}</ref>.
 
Nel [[2021]] fece notizia l'aggressione di Bagarella ad un [[Corpo di polizia penitenziaria|agente penitenziario]] che lo stava scortando nel corridoio del carcere di [[Sassari]].<ref>{{Cita web|url=https://gds.it/articoli/cronaca/2021/07/20/mafia-leoluca-bagarella-aggredisce-un-agente-in-carcere-a-sassari-08d1f513-365e-4697-b352-4544d830fb66/|titolo=Mafia: Leoluca Bagarella aggredisce un agente in carcere a Sassari|sito=Giornale di Sicilia|data=20 luglio 2021|lingua=it|accesso=29 aprile 2023}}</ref>.
 
=== Condanne ===
* Nel [[1995]], nel processo per l'omicidio del tenente colonnello [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]], Bagarella venne condannato all’ergastolo in [[contumacia]] insieme con [[Salvatore Riina]], [[Michele Greco]] e [[Bernardo Provenzano]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/10/30/omicidio-russo-assolto-il-papa.html|titolo=OMICIDIO RUSSO ASSOLTO IL 'PAPA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 ottobre 1997|lingua=it|accesso=27 maggio 2021}}</ref>.
* Nello stesso [[1995]], Bagarella è nuovamente ergastolano in [[contumacia]] nel processo per l'omicidio del capo della mobile [[Boris Giuliano]] insieme ai boss [[Salvatore Riina]], [[Bernardo Provenzano]], [[Giuseppe Calò]], [[Bernardo Brusca]], [[Francesco Madonia]], [[Nenè Geraci]] e Francesco Spadaro e nel [[1997]] la [[Corte di cassazione]] confermò la condanna mentre Bagarella era già detenuto.<ref>{{Cita web|url=http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/cronologiamafieantimafia/schedabase.asp|titolo=Sportello Scuola e Università della Commissione Parlamentare Antimafia|lingua=it|accesso=21 aprile 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071214175116/http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/cronologiamafieantimafia/schedabase.asp|urlmorto=sì}}</ref>
* Nel [[1996]], Bagarella viene condannato all'ergastolo per l'uccisione dell'esattore [[Ignazio Salvo]] insieme ai boss [[Giovanni Brusca]] e Giovanni Scaduto.<ref>{{Cita web|url=https://sites.google.com/site/sentileranechecantano/cronologia/1996-1-gennaio--30-giugno|titolo=Cronologia 1996|sito=Senti le rane che cantano...|accesso=7 settembre 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20150101101235/https://sites.google.com/site/sentileranechecantano/cronologia/1996-1-gennaio--30-giugno|dataarchivio=1º gennaio 2015|urlmorto=sì}}</ref>.
* Nel [[2000]], conferma anche a Bagarella e l'intera cupola di Cosa Nostra l'ergastolo per la [[Strage di Capaci]].<ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/legalita/static/bio/falcone.shtml|titolo=Giovanni Falcone|autore=Author: ANSA|accesso=21 aprile 2018}}</ref>.
* Nello stesso [[2000]] subì altro ergastolo insieme con [[Giuseppe Graviano]], [[Bernardo Provenzano]] e [[Salvatore Riina]] per gli [[Stragi del '92 e '93|attentati dinamitardi del 1993]] a [[Firenze]], [[Milano]] e [[Roma]].<ref>{{Cita web|autore=Gianluca Monastra|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/22/ergastolo-toto-riina-per-la-strage.html|titolo=Ergastolo a Totò Riina per la strage - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=22 gennaio 2000|lingua=it|accesso=8 ottobre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140408222433/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/22/ergastolo-toto-riina-per-la-strage.html|urlmorto=no}}</ref>.
* Sempre nel [[2000]], la Corte d'Assise di [[Reggio Calabria]] condannò Bagarella all'altro ergastolo insieme ai boss [[Giuseppe Farinella]] e [[Giuseppe Madonia]] per il duplice omicidio del giudice [[Cesare Terranova]] e il scorta [[Lenin Mancuso]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/16/condannati-mandanti.html|titolo=condannati i mandanti - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=16 gennaio 2000|lingua=it|accesso=4 aprile 2022}}</ref>.
* Nel [[2001]], è condannato a 30 anni con [[Salvatore Riina|Totò Riina]], [[Bernardo Provenzano]], [[Michele Greco]] e [[Francesco Madonia]], per l'omicidio del giornalista [[Mario Francese]], di cui fu l'esecutore materiale<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/04/12/sette-condanne-per-francese.html?ref=search|titolo=Sette condanne per Francese - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=12 aprile 2001|lingua=it|accesso=}}</ref>. Ma poi ricevette l'[[ergastolo]] nel [[2002]] insieme al boss [[Francesco Madonia]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/05/23/francese-ergastolo-anche-provenzano.html|titolo=Francese, ergastolo anche a Provenzano - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=23 maggio 2002|lingua=it|accesso=8 aprile 2023}}</ref>.
* Nello stesso [[2001]], Bagarella fu condannato all'[[ergastolo]] per l'omicidio del vicebrigadiere [[Antonino Burrafato]].<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/10/16/morto-per-aver-negato-privilegi-leoluca-bagarella.html|titolo=Morto per aver negato privilegi a Leoluca Bagarella. In quattro a giudizio per il delitto del vicebrigadiere Burrafato - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=16 ottobre 2001|lingua=it|accesso=}}</ref>.
* Sempre nel [[2001]] Bagarella viene condannato all'ergastolo insieme al nipote [[Giovanni Riina]] e i fratelli Michele e [[Vito Vitale]] per gli omicidi dei fratelli Giuseppe Giammona, Giovanna Giammona, suo marito Francesco Saporito e il boss agrigentino Antonio Di Caro, commessi tra gennaio e giugno [[1995]].
* Nel [[2002]] viene condannato all'ergastolo per l'[[omicidio di Giuseppe Di Matteo]], figlio del pentito [[Santino Di Matteo]], che venne strangolato e sciolto nell'[[acido]].<ref name="autogenerato3" />.
* Nel [[2003]], al termine del processo denominato "''Arca''" che trattava oltre cento omicidi avvenuti nell'ambito della faida mafiosa di [[Alcamo]], Bagarella venne condannato all'ergastolo insieme ad [[Andrea Mangiaracina]], [[Salvatore Riina|Totò Riina]] e [[Salvatore Madonia]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/03/16/dieci-ergastoli-boss-killer-per-la-guerra.html|titolo=Dieci ergastoli a boss e killer per la guerra di mafia a Trapani - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=16 marzo 2003|lingua=it|accesso=11 aprile 2023}}</ref>.
* Nel [[2008]], Bagarella è condannato all'ergastolo per l'omicidio di Salvatore Caravà.<ref>https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2008/07/12/Cronaca/MAFIA-NUOVO-ERGASTOLO-PER-BOSS-CORLEONESE-LEOLUCA-BAGARELLA_082309.php</ref><ref name="autogenerato1">{{cita testo|url=http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=34667|titolo=Condannati Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca}}</ref>.
* Nel [[2009]], una sentenza della prima sezione della [[Corte d'Assise d'Appello]] di [[Palermo]] ha condannato all'ergastolo per l'assassinio di Ignazio Di Giovanni (ucciso per rifiutarsi di cedere alcuni sub-appalti) i capimafia Leoluca Bagarella e Giuseppe Agrigento (boss del paese in cui l'omicidio fu fatto), grazie alle dichiarazioni di [[Giovanni Brusca]].<ref name="autogenerato1" />.
* Nello stesso [[2009]] subisce l'ergastolo, questa volta per il duplice omicidio avvenuto nel [[1977]] di Simone Lo Manto e Raimondo Mulè, uccisi per futili motivi.<ref>{{Cita web|url=http://www.livesicilia.it/2009/07/01/brusca-svela-un-duplice-omicidio-del-77nuovo-ergastolo-per-leoluca-bagarella|titolo=Uno sgarbo, poi il duplice omicidio: nuovo ergastolo per Leoluca Bagarella « Quotidiano Sicilia {{!}} Cronaca Sicilia {{!}} Notizie, attualità e politica siciliana – Live Sicilia|sito=livesicilia.it|data=1º luglio 2009|lingua=it|accesso=12 febbraio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110101210845/http://www.livesicilia.it/2009/07/01/brusca-svela-un-duplice-omicidio-del-77nuovo-ergastolo-per-leoluca-bagarella/|urlmorto=sì}}</ref>.
 
==== Processo per la "Trattativa Stato-mafia" (prescritto) ====
{{vedi anche|Processo sulla trattativa Stato-mafia}}
Il 24 luglio [[2012]] la Procura di [[Palermo]], sotto [[Antonio Ingroia]] e in riferimento all'indagine sulla [[trattativa Stato-mafia]], ha chiesto il rinvio a giudizio di Bagarella e altri 11 indagati accusati di ''"concorso esterno in associazione mafiosa"'' e ''"violenza o minaccia a corpo politico dello Stato"''. Gli altri imputati sono i politici [[Calogero Mannino]], [[Marcello Dell'Utri]], gli ufficiali [[Antonio Subranni]], [[Mario Mori]] e [[Giuseppe De Donno (carabiniere)|Giuseppe De Donno]], i boss [[Giovanni Brusca]], [[Totò Riina]], [[Antonino Cinà]] e [[Bernardo Provenzano]], il collaboratore di giustizia [[Massimo Ciancimino]] (anche ''"calunnia"'') e l'ex ministro [[Nicola Mancino]] (''"falsa testimonianza"'').<ref>{{cita testo|url=http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/07/24/news/trattati_la_procura_chiede_il_rinvio_a_giudizio-39613634/?ref=HRER2-1|titolo=''Trattativa, la Procura chiede il rinvio a giudizio: processo per Riina, Provenzano e Mancino''}}. Repubblica. Cronaca. 24 luglio 2012.</ref>. Il 20 aprile [[2018]], dopo 5 anni di processo, viene condannato a 28 anni di carcere.<ref>{{Cita news|url=http://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/04/20/news/trattativa_la_sentenza-194385337/?ref=RHPPLF-BL-I0-C8-P1-S1.8-T1|titolo=Trattativa Stato-mafia, condannati Mori, De Donno, Dell'Utri e Bagarella. Assolto Mancino|pubblicazione=Repubblica.it|data=20 aprile 2018|lingua=it|accesso=20 aprile 2018}}</ref>. Il 23 settembre [[2021]] la [[Corte d'assise d'appello]] di [[Palermo]], riqualificando il reato in tentata minaccia a Corpo politico dello Stato, dichiara le accuse parzialmente prescritte riducendogli la pena a 27 anni.<ref>{{cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/09/23/trattativa-stato-mafia-assolti-carabinieri-e-dellutri-_8bdcf107-b4e0-468b-b365-d260041d912c.html|titolo=Trattativa Stato-mafia: assolti carabinieri e Dell'Utri|sito=ansa.it|data=24 settembre 2021|lingua=it|accesso=}}</ref>. Nel [[2023]] il reato per Bagarella è dichiarato prescritto dalla [[Corte suprema di cassazione|Cassazione]].<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/27/trattativa-stato-mafia-la-cassazione-assolve-i-carabinieri-per-non-aver-commesso-il-fatto-prescritti-i-boss-definitiva-lassoluzione-di-dellutri/7143395/|titolo=Trattativa Stato-mafia: la Cassazione assolve i carabinieri per non aver commesso il fatto, prescritti i boss. Definitiva l'assoluzione di Dell'Utri|sito=Il Fatto Quotidiano|data=27 aprile 2023|lingua=it|accesso=27 aprile 2023}}</ref>.
 
== Nella cultura di massa ==