Emanuele Severino: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Emanuele
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|GiornoMeseMorte = 17 gennaio
|AnnoMorte = 2020
|NoteMorte = <ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cultura/20_gennaio_21/morto-emanuele-severino-b34a3a26-3c60-11ea-a78f-84ea93852c9b.shtml|titolo=Morto il filosofo Emanuele Severino|autore=Mauro Bonazzi|sito=Corriere della Sera|data=21 gennaio 2020|accesso=16 febbraio 2020|urlarchivio=https://archive.
|Epoca = 1900
|Epoca2 = 2000
|Attività = filosofo
|Attività2 =
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Emanuele Severino.jpg
|Didascalia =
|Didascalia2 = {{Premio|Premio Internazionale Friedrich Nietzsche|[[1985]]}}<ref>{{cita libro|autore=E. Severino|titolo=Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia|editore=Rizzoli|anno=2012|annooriginale=2011|città=Milano|p=132|url=https://books.google.it/books?id=w3foRi7vaXkC&pg=PT101&dq=L%C3%A9vinas+Emanuele+Severino&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj4rIacqa_KAhUHWhQKHaOpDFYQ6AEIMzAE#v=onepage&q=L%C3%A9vinas%20Emanuele%20Severino&f=false|accesso=1º marzo 2016|isbn=978-88-17-05747-9|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160625143254/https://books.google.it/books?id=w3foRi7vaXkC&pg=PT101&dq=L%C3%A9vinas+Emanuele+Severino&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj4rIacqa_KAhUHWhQKHaOpDFYQ6AEIMzAE#v=onepage&q=L%C3%A9vinas%20Emanuele%20Severino&f=false|dataarchivio=25 giugno 2016|urlmorto=no}}</ref>
}}
== Biografia ==
Il padre era un militare di carriera [[sicilia]]no originario di [[Mineo (Italia)|Mineo]] ([[provincia di Catania|CT]]) trasferitosi a [[Brescia]], mentre la madre era una bresciana di [[Bovegno]] in alta [[Val Trompia]].<ref name=Bovegno>{{cita web|url=http://www.giornaledibrescia.it/valtrompia-e-lumezzane/bovegno-il-filosofo-severino-cittadino-onorario-1.3056869 |titolo=Bovegno, il filosofo Severino cittadino onorario |data=25 dicembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160303015349/http://www.giornaledibrescia.it/valtrompia-e-lumezzane/bovegno-il-filosofo-severino-cittadino-onorario-1.3056869|dataarchivio=3 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref> Il fratello maggiore, Giuseppe, di nove anni più anziano, era uno studente alla [[Scuola Normale Superiore|Normale]] di [[Università di Pisa|Pisa]] entrato in contatto con la filosofia di [[Giovanni Gentile]] nel corso della [[seconda guerra mondiale]].
Emanuele Severino si formò a Brescia, presso il collegio cittadino dei [[Gesuiti]] "Cesare Arici";<ref>{{Cita web|url=https://www.avvenire.it/agora/pagine/severino-il-nuovo-parmenide-che-scommetteva-sulleterno|titolo=Il ricordo del filosofo. Severino, il nuovo Parmenide che scommetteva sull'eterno|sito=www.avvenire.it|data=2020-01-22|lingua=it|accesso=2023-07-19}}</ref>
Nel 1950 si laureò all'[[Università di Pavia]] come alunno dell'[[Almo Collegio Borromeo]], discutendo una tesi su ''[[Heidegger]] e la [[metafisica]]'', sotto la supervisione di [[Gustavo Bontadini]]. L'anno successivo ottenne la [[libera docenza]] in [[filosofia teoretica]].
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Dal 1954 al 1969 insegnò [[filosofia teoretica]] all'[[Università Cattolica del Sacro Cuore]] di Milano. I libri pubblicati in quegli anni entrarono in forte conflitto con la [[Dottrina della Chiesa cattolica|dottrina ufficiale]] della [[Chiesa cattolica]], suscitando vivaci discussioni all'interno dell'Università Cattolica e nella [[Congregazione per la dottrina della fede]] (l'ex Sant'Uffizio). Dopo un lungo e accurato esame (condotto da [[Cornelio Fabro]]) la Chiesa proclamò ufficialmente nel 1969 l'insanabile opposizione tra il pensiero di Severino e il [[cristianesimo]]. Fabro ebbe a dichiarare:
{{quote|[Severino] critica alla radice la concezione della trascendenza di Dio e i capisaldi del cristianesimo come forse nessun ateismo ed eresia hanno mai fatto.|''Quando la chiesa condannò Severino più ateo degli eretici'', ''Il Giornale'', 21 gennaio 2020<ref>{{cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/cronache/quando-chiesa-condann-emanuele-severino-pi-ateo-degli-1814948.html|titolo=Quando la Chiesa condannò Severino più ateo degli eretici}}</ref>}}
Lasciata l'Università Cattolica, Severino venne chiamato all'[[Università Ca' Foscari Venezia]], dove fu tra i fondatori della [[Facoltà universitaria|facoltà]] di lettere e filosofia, nella quale hanno insegnato o insegnano alcuni dei suoi allievi ([[Umberto Galimberti]], [[Carmelo Vigna]], [[Luigi Ruggiu]], [[Salvatore Natoli]], [[Italo Valent]]). Dal 1970 fu professore ordinario di Filosofia teoretica, diresse l'Istituto di filosofia (diventato poi Dipartimento di Filosofia e Teoria delle scienze e, oggi, Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali) fino al [[1989]] e insegnò anche [[logica]], [[storia della filosofia]] moderna e contemporanea e [[sociologia]]. Tra il 1995 e il 1997 cominciò una serie di pubblici colloqui col teologo [[tomismo|tomista]] [[Giuseppe Barzaghi]] in cui pareva aprirsi lo spiraglio di una riconsiderazione della possibilità cristiana.<ref>«L'esperimento di Barzaghi è importante e va seguito con attenzione. [...] Immerso nell'alienazione, il cristianesimo è come una casa invisibile di cui qualcuno dice, indicando un banco di nebbia: "Là c'è una casa". Che cosa si riuscirebbe a vedere se la nebbia (l'alienazione) diradasse? Forse una casa. Ma forse nulla. Nel primo caso, [...] il cristianesimo avrebbe ancora qualcosa da dire, e di grande» (E. Severino, ''[https://books.google.it/books?redir_esc=y&hl=it&id=cCO6nCXqglAC&q=barzaghi#v=snippet&q=barzaghi&f=false Nascere. E altri problemi della coscienza religiosa]'').</ref>
Nel 2005 l'Università Ca' Foscari Venezia lo proclamò Professore emerito; insegnò [[Ontologia]] fondamentale presso la Facoltà di Filosofia dell'[[Università Vita-Salute San Raffaele]] di [[Milano]]; fu [[Accademia Nazionale dei Lincei|Accademico dei Lincei]] e [[Cavaliere di gran croce]]. Ha anche collaborato, {{sf|dal 1975, per alcuni decenni}}, con il ''[[Corriere della Sera]]'' e {{sf|dal 1974 per pochi anni}} con ''[[Bresciaoggi]]''.<ref>{{cita news|url=https://www.bresciaoggi.it/territori/citt%C3%A0/rigoroso-fino-alla-fine-solo-un-po-pi%C3%B9-triste-1.7899142|titolo=«Rigoroso fino alla fine. Solo un po' più triste»|pubblicazione=[[Bresciaoggi]]|data=22 gennaio 2020|accesso=14 luglio 2020|dataarchivio=14 luglio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200714170109/https://www.bresciaoggi.it/territori/citt%C3%A0/rigoroso-fino-alla-fine-solo-un-po-pi%C3%B9-triste-1.7899142|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.bresciaoggi.it/home/spettacoli/emanuele-severino-il-tributo-si-celebrer%C3%A0-a-palazzo-loggia-1.7935867|titolo=Emanuele Severino, il tributo si celebrerà a Palazzo Loggia|pubblicazione=[[Bresciaoggi]]|data=11 febbraio 2020|accesso=14 luglio 2020|dataarchivio=14 luglio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200714163456/https://www.bresciaoggi.it/home/spettacoli/emanuele-severino-il-tributo-si-celebrer%C3%A0-a-palazzo-loggia-1.7935867|urlmorto=sì}}</ref>
Il 23 dicembre 2015 il Consiglio comunale di [[Bovegno]] gli conferì la [[cittadinanza onoraria]] con la seguente motivazione: "Discendente per parte di madre da antica famiglia bovegnese, ha contribuito con la sua opera in maniera rilevante al pensiero filosofico occidentale contemporaneo, sulle orme degli antichi filosofi greci. Nella sua autobiografia ha espresso il suo legame con la terra avìta di Bòvegno che onorata, lo vuole annoverare tra i suoi concittadini più illustri".
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Severino ha spesso criticato sia il [[capitalismo]] sia il [[comunismo]], fonti dell'heideggeriana "vita inautentica" in quanto espressioni di "dominio della tecnica" (come d'altronde il [[fascismo]]), ma anche la sinistra in quanto "non è più [[socialdemocrazia]]", rilasciando anche dichiarazioni sul suo punto di vista sul passato e sull'avvenire dell'[[Italia]]: {{citazione|Le spiegazioni della crisi del nostro tempo rimangono molto in superficie anche quando vogliono andare in profondità. Il fenomeno di fondo, che non viene adeguatamente affrontato, è l'abbandono, nel mondo, dei valori della tradizione occidentale; e questo mentre le forme della modernità dell'Occidente si sono affermate dovunque. Un abbandono che si porta via ogni forma di assoluto – e innanzitutto Dio.(...) Muore, dicevo, ogni forma di assolutezza e di assolutismo, dunque anche quella forma di assoluto che è lo Stato moderno, che detiene – dice [[Max Weber|Weber]] – "il monopolio legittimo della violenza". Questo grande turbine che si porta via tutte le forme della tradizione è guidato dalla tecnica moderna – ed è irresistibile nella misura in cui ascolta la voce che proviene dal sottosuolo del pensiero filosofico del nostro tempo. Il turbine travolge anche le strutture statuali. Investe innanzitutto le forme più deboli di Stato. (...) La trasformazione epocale di cui parlo non è indolore: il vecchio ordine non intende morire, ma è sempre più incapace di funzionare, soprattutto in Paesi come l'Italia. E il nuovo ordine non ha ancora preso le redini. È la fase più pericolosa (non solo per l'Italia).<ref name=fatt>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/17/emanuele-severino-ecco-perche-la-giovane-italia-sta-andando-in-malora/816682/ |titolo=Emanuele Severino, l'intervista: "Ecco perché la giovane Italia va in malora"|autore=Silvia Truzzi|sito=il Fatto Quotidiano|data=17 dicembre 2013|accesso=16 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131221041445/http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/17/emanuele-severino-ecco-perche-la-giovane-italia-sta-andando-in-malora/816682/ |dataarchivio=21 dicembre 2013|urlmorto=no}}</ref>}}
e criticando "l'assolutismo [[cattolicesimo|cattolico]] e comunista", oltre che tacciando la magistratura di "ingenuità",<ref name=fatt/>
{{citazione|L'Italia è uno Stato acerbo. Ha 150 anni su per giù. Ma soprattutto ha alle proprie spalle una storia di frazionamento politico-economico-sociale, dove si sono imposte forze che hanno avuto nel mondo un peso ben maggiore di quello dell'Italia unita. (...) <small>[''Sull'[[evasione fiscale]]'']</small> Una tara storica, come prima le dicevo. L'evasione fiscale è un furto ai danni di tutti. Se c'è da costruire una strada io devo metterci anche la parte degli evasori. Certo, molti artigiani e piccoli imprenditori, se non evadessero, fallirebbero. Tutti sanno queste cose. Però conosco anche tanti cattolici ai quali molti uomini di Chiesa facevano capire che se non avessero ritenuto "giusto" pagare le tasse dello Stato, avrebbero fatto bene a non pagarle. [[papa Francesco|Questo Papa]], da buon pastore, sta cercando di cambiare le cose. Ma non vorrei che si perdesse di vista che la "corruzione" di fondo è l'"evasione" del mondo dal passato dell'Occidente.<ref name=fatt/>}}
===Critiche===
Cornelio Fabro collocò Severino agli antipodi di [[Hegel]], nell'ambito dell'[[idealismo]] di [[Giovanni Gentile]] che identificava pensiero ed essere. Lo accusò di essere un [[nichilismo|nichilista]], pur riconoscendogli una "coerenza ferrea" e aver definito ''Ritornare a Parmenide'' come uno degli articoli più stimolanti della filosofia contemporanea. Severino riconobbe Fabro come l'autore "della comprensione più penetrante e più concreta del suo lavoro".<ref>{{Cita web|url=https://lanuovabq.it/it/severino-il-nichilista-che-attaccava-il-nichilismo|titolo=Severino, il nichilista che attaccava il nichilismo|sito=lanuovabq.it|lingua=it|accesso=2024-08-29}}</ref>
Oltre alle citate critiche cattoliche, [[Martin Heidegger]] parlando con [[Cornelio Fabro]] a Roma ebbe a dire a proposito di "Ritornare a Parmenide" di Severino: [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/10/31/vi-racconto-il-mio-scontro-con-la.html "Severino ha immobilizzato il mio Dasein!"] Già da molto prima, alcuni appunti di lavoro heideggeriani testimoniano come [[Martin Heidegger]] seguisse il giovanissimo Severino ([https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/07/Francesco-Alfieri-Martin-Heidegger-interprete-di-Emanuele-Severino-ed182669-99eb-438a-b0b7-39e167ae0821.html da uno studio] di Francesco Alfieri e Friedrich von Herrmann). Severino è stato criticato dal [[matematico]] e [[logico]] [[Piergiorgio Odifreddi]], in risposta a un giudizio critico dello stesso Severino su un'opera di Odifreddi, ovvero l'introduzione scritta per l'edizione italiana di ''L'ABC della relatività'' di [[Bertrand Russell]], dove venivano citati alcuni filosofi (tra cui Severino stesso, [[Martin Heidegger|Heidegger]], [[Benedetto Croce|Croce]] e [[Gilles Deleuze|Deleuze]]), secondo Severino in maniera non congrua e "alla rinfusa"; il matematico ha accusato invece Severino di non considerare l'importanza della scienza (come già fecero i [[neoidealismo|neoidealisti]], come Croce e [[Giovanni Gentile|Gentile]]), a differenza di grandi filosofi del passato che avevano studiato a fondo alcune teorie (facendo l'esempio di [[Immanuel Kant|Kant]], [[Nietzsche]] e [[Cartesio]], matematico lui stesso).<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/04/23/la-scienza-sotto-tiro.html|titolo=LA SCIENZA SOTTO TIRO|autore=[[Piergiorgio Odifreddi]]|sito=la Repubblica.it|data=23 aprile 2005|accesso=16 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221183430/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/04/23/la-scienza-sotto-tiro.html|dataarchivio=21 febbraio 2014|urlmorto=no}}</ref> Resta il fatto che Odifreddi sembra però mancare, nella sua critica, dei necessari strumenti conoscitivi (greco antico, filologia classica, storia della filosofia antica, eccetera), con il risultato che la sua posizione resta in sé problematica. Nel dialogo tra Severino e Alessandro Di Chiara, ''Oltre l'uomo e oltre Dio'' (2002) la filosofia della necessità si contrappone alla filosofia della libertà. Aldo Stella, autore di numerose opere di filosofia teoretica, ha rivolto rilevanti critiche al suo pensiero, che trovano espressione, in particolare, in due volumi dedicati a "La struttura originaria". Fra i pensatori non accademici che hanno criticato Severino vi è Marco Pellegrino, il quale gli rimprovera lo scorretto uso del principio di non contraddizione.▼
▲Oltre alle citate critiche cattoliche, [[Martin Heidegger]] parlando con [[Cornelio Fabro]] a Roma ebbe a dire a proposito di "Ritornare a Parmenide" di Severino: [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/10/31/vi-racconto-il-mio-scontro-con-la.html "Severino ha immobilizzato il mio Dasein!"] Già da molto prima, alcuni appunti di lavoro heideggeriani testimoniano come [[Martin Heidegger]] seguisse il giovanissimo Severino ([https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/07/Francesco-Alfieri-Martin-Heidegger-interprete-di-Emanuele-Severino-ed182669-99eb-438a-b0b7-39e167ae0821.html da uno studio] di Francesco Alfieri e Friedrich von Herrmann). Severino è stato criticato dal [[matematico]] e [[logico]] [[Piergiorgio Odifreddi]], in risposta a un giudizio critico dello stesso Severino su un'opera di Odifreddi, ovvero l'introduzione scritta per l'edizione italiana di ''L'ABC della relatività'' di [[Bertrand Russell]], dove venivano citati alcuni filosofi (tra cui Severino stesso, [[Martin Heidegger|Heidegger]], [[Benedetto Croce|Croce]] e [[Gilles Deleuze|Deleuze]]), secondo Severino in maniera non congrua e "alla rinfusa"; il matematico ha accusato invece Severino di non considerare l'importanza della scienza (come già fecero i [[neoidealismo|neoidealisti]], come Croce e [[Giovanni Gentile|Gentile]]), a differenza di grandi filosofi del passato che avevano studiato a fondo alcune teorie (facendo l'esempio di [[Immanuel Kant|Kant]], [[Nietzsche]] e [[Cartesio]], matematico lui stesso).<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/04/23/la-scienza-sotto-tiro.html|titolo=LA SCIENZA SOTTO TIRO|autore=[[Piergiorgio Odifreddi]]|sito=la Repubblica.it|data=23 aprile 2005|accesso=16 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221183430/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/04/23/la-scienza-sotto-tiro.html|dataarchivio=21 febbraio 2014|urlmorto=no}}</ref>
Secondo padre [[Battista Mondin]], Severino identificò arbitrariamente l'[[essere]] con l'ente, attribuendo a quest'ultimo le proprietà esclusive del primo, tra cui l'[[eternità]] e l'[[immutabilità]]. L'esperienza quotidiana risulta in contraddizione con tale tesi.<ref>Padre Battista Mondin, ''Ontologia e metafisica '', ESD, 2022, p. 141</ref>
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== Pensiero ==
Nei suoi scritti fa spesso riferimento a pensatori come<ref name=fusaro>{{Cita web|url=http://www.filosofico.net/severino.htm|titolo=Emanuele Severino|autore=a cura di Diego Fusaro e Daniele Didero|sito=Filosofico.net|accesso=16 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070607173852/http://www.filosofico.net/severino.htm|dataarchivio=7 giugno 2007|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.filosofia.it/images/download/argomenti/SguardosuSeverino_Miligi_Torno_07.pdf |titolo=Gianluca Miligi et al., "Sguardo su Emanuele Severino" |accesso=7 settembre 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160916191823/http://www.filosofia.it/images/download/argomenti/SguardosuSeverino_Miligi_Torno_07.pdf |dataarchivio=16 settembre 2016 |urlmorto=sì }}</ref> [[Parmenide]], [[Eraclito]], [[Aristotele]], [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]], [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], [[Giacomo Leopardi|Leopardi]],<ref>il cui "[[Pensiero e poetica di Giacomo Leopardi|pensiero]] poetante", titolo di un saggio di Antonio Prete, che riprende la metafora di Heidegger su [[Friedrich Hölderlin]], è stato analizzato da Severino</ref>
===L'essere e la struttura originaria===
Buona parte del lavoro speculativo di Severino (specie quello della prima fase della produzione) è incentrato sull'[[essere]]. Due sono i testi fondamentali a riguardo: ''La struttura originaria'' (1958) ed ''Essenza del nichilismo'' (1972). Per Severino l'essere è l'<nowiki/>''immediato'' ovvero l{{'}}''
Ne La struttura originaria si legge:<ref>Cap. 2, par. 2, Nota sul significato del termine «essere».</ref>
È utile precisare che Severino denomina la struttura originaria (rif. introduzione all'opera, cap. 1) come "La struttura originaria della verità dell'essere" e che la definisce come "il luogo, già da sempre aperto, della Necessità e del senso originario della Necessità". In incipit all'opera vi si legge: "la struttura originaria è l'essenza del fondamento [omissis] e cioè lo ''strutturarsi'' della principialità, o dell'immediatezza". Sintetizzando: la struttura orginaria è la Necessità (che l'essere non sia non essere o, che per l'autore è la medesima cosa, che gli enti non siano). Sostanzialmente, la struttura originaria va intesa come l'apparire degli essenti nel loro esser sé e non altro da sé e, di conseguenza, nel non essere quell'assolutamente altro da sé che è il nulla.<ref>Giulio Goggi. Phi-Lab: La Gloria di Emanuele Severino, 2023, [[YouTube]].</ref> Nicoletta Cusano la descrive come "lo scheletro dell’essere, la sua grammatica di base, la sua ‘sintassi’ fondamentale".<ref>{{cita web|url=https://emanueleseverino.com/2011/01/03/capire-emanuele-severino-che-cose-la-struttura-originaria-di-nicoletta-cusano-capire-severino-mimesis-filosofie-milano-2011-pp-55-57-segnalata-da-vasco-ursini/|titolo=CAPIRE EMANUELE SEVERINO: Che cos’è la struttura originaria?, di Nicoletta Cusano, Capire Severino, Mimesis Filosofie, Milano 2011, pp. 55 – 57 (segnalata da Vasco Ursini)}}</ref> "Originaria" significa che la struttura non deriva da altro giacché è ''causa sui''. L'originario è il fondamento assoluto essendo autonomo e autosufficiente (che però, per Severino, non è dio, ritenuto dal filosofo un concetto assurdo e nichilista in quanto risultato dell'alienazione della metafisica ovvero del pensiero dell'Occidente, come la tecnica).
Nel par. 7 "Il Tutto e la contraddizione dell'originario" dell'introduzione, Severino denomina la Struttura originaria l'"originario" (o "giudizio originario") e dice che il Tutto (o infinito o totalità degli enti) è il significato concreto dell'originario; il Tutto si nasconde nell'originario. Nel par 10 "Che cosa significa pensare" egli spiega che "al di fuori del nichilismo dell'Occidente, il senso essenziale del pensiero è l'apparire del Tutto. E l'apparire è eterno, come ogni ente". In sintesi, l'identità tra essere e pensiero si manifesta ''presso'' la struttura orginaria.
Un altro testo in cui Severino tratta diffusamente questo complesso argomento è ''Heidegger e la metafisica'' (Adelphi, 1994), in particolare lo scritto a compendio dell'opera, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1950, ''La struttura dell’essere''.
Nella Stuttura Originaria si scorgono i germi di alcune delle posizioni che hanno reso celebre Severino (ad esempio l'eternità degli enti); d'altra parte taluni pensieri sono stati poi parzialmente rivisti (ad esempio, negli scritti successivi il determinismo è divenuto radicale e totale mentre la libertà è assunta a errore nichilista).
===L'eternità di tutti gli essenti===
{{quote|La legna spenta, la legna accesa, le braci, la cenere e il vento che la disperde si sono avvicendati nel cerchio luminoso dell'apparire. Al subentrare di ognuno di questi eventi, il precedente esce dall'apparire. Il cerchio dell’apparire non attesta che la legna si trasforma in cenere: appunto perché non attesta che la legna si annienta come legna. Per "trasformarsi", o "diventare" cenere è infatti necessario che la legna si annienti come legna. Ma se l’annientamento della legna non appare, non può apparire nemmeno il suo "diventare" cenere.
All'interno di quel cerchio, la cenere non è la sorte toccata alla legna; essa non grida, ma tace la sorte della legna. In quel cerchio, la legna non diventa cenere, così come gli uomini non diventano polvere: la cenere è il successore della legna; la polvere dell'uomo. Ma l'annientamento di ciò che muore non appare. |Emanuele Severino, ''La strada''}}
L'ente è, letteralmente, "ciò che è": per Severino (che lo denomina più frequentemente '''essente''') è "tutto ciò che non è nulla". Tutto non va inteso solo nel senso degli oggetti materiali del reale ma anche nel soggetto (l'individuo umano e la coscienza), negli elementi della natura nonché nelle determinazioni immateriali/ideali ovvero gli enti astratti (un evento, un concetto, un pensiero).<ref>Severino precisa nei suoi scritti, a proposito degli enti, "presenti, passati e futuri".</ref>
Severino affronta l'antico problema radicalizzato da [[Platone]] e [[Aristotele]] e ripreso poi in epoca moderna da [[Martin Heidegger|Heidegger]]: il problema dell'essere. Per Severino, tutte le filosofie costituitesi precedentemente sono caratterizzate da un errore di fondo: la fede nel senso greco del divenire. Sin dagli antichi greci, infatti, un ente (ovvero un qualcosa che è) viene considerato come proveniente dal nulla, dotato temporaneamente di esistenza e successivamente ritornante nel nulla.<ref>cf. ''La Guerra '', p.12, 38.</ref>
Rifacendosi al pensiero di [[Parmenide]], Severino è stato definito come fondatore di un neoparmenidismo, di cui sarebbe l'unico esponente<ref name="parm">« [...] occorre riconoscere che le sue posizioni, qualunque sia il giudizio che si pensa di dover dare su di esse, non sembrano aver avuto, perlomeno fino ad ora, un vero e proprio seguito tra coloro che si occupano professionalmente di filosofia.» (Cfr. Mauro Visentin, ''Il neoparmenidismo italiano. Le premesse storiche e filosofiche'', Napoli, Bibliopolis, 2005)</ref>, peraltro criticato in senso anti-metafisico da [[Gennaro Sasso]] e da [[Mauro Visentin]], i quali sostengono, rovesciando la sua tesi, come, contrariamente all'opinione diffusa, in Parmenide esista invece un deciso rifiuto della metafisica.<ref>{{Cita web |url=http://www.filosofia.it/essais/ |titolo=Neoparmenidismo |accesso=7 luglio 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140912031622/http://www.filosofia.it/essais/ |dataarchivio=12 settembre 2014 |urlmorto=sì }}</ref>
Severino, riflettendo sull'opposizione assoluta tra essere e non-essere, dato che tra i due termini non vi è nulla in comune, ritiene evidente che l'essere non può non rimanere costantemente uguale a sé stesso, evitando di rimanere alterato dall'altro da sé. Anzi, essendo l'essere la totalità di ciò che esiste, non può esserci altro al di fuori di esso dotato di esistenza (Severino rifiuta, quindi, il concetto di [[differenza ontologica]] così come è stato avanzato da Heidegger). Per Severino, quindi, tutta la storia della filosofia occidentale è basata sull'errata convinzione che l'essere possa diventare un nulla, sebbene alcuni filosofi, come [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]], abbiano tentato di negare tale assunto.<ref>«Se noi potessimo mai non essere, già adesso non saremmo. La prova più certa della nostra immortalità è il fatto che noi ora siamo. Perché ciò dimostra che su di noi il tempo non può nulla: in quanto è già trascorso un tempo infinito. È del tutto impensabile che qualcosa che è esistito una volta, per un momento, con tutta la forza della realtà, dopo un tempo infinito possa non esistere: la contraddizione è troppo grossa. Su questo si fondano la dottrina cristiana del ritorno di tutte le cose, quella induista della creazione del mondo che si ripete continuamente a opera di Brahma, e dogmi analoghi di Platone e altri filosofi.» (A. Schopenhauer)</ref>
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Ma, mentre Parmenide tentava di risolvere il conflitto tra il divenire e l'immutabilità dell'essere affermando l'illusorietà del divenire (negando l'esistenza delle cose del mondo e cadendo quindi in un'[[aporia]]), Severino sceglie una via differente, portando il suo pensiero a delle tesi estreme.<ref name=fusaro/>
Dato che l'essere è, e non può mai diventare un nulla, «ogni essente è eterno». Ogni cosa, ogni pensiero, ogni attimo sono eterni. Il divenire temporale non può, quindi, che rappresentare l'apparire successivo degli eterni stati dell'essere, così come i fotogrammi di una pellicola si susseguono sino a formare lo svolgimento completo di un film. Gli enti entrano ed escono da quello che Severino chiama "cerchio dell'apparire". Ciò significa che, quando un ente esce dal cerchio dell'apparire, non diviene un nulla, ma si sottrae semplicemente alla vista: dunque, le cose esistono anche quando scompaiono ovvero non si vedono ("vedere senza vedere", dice Donato Sperduto in una tragicommedia sul pensiero severiniano).<ref>D. Sperduto, ''Vedere senza vedere ovvero Il crepuscolo della morte'', Prefazione di E. Severino, Schena ed., Fasano di Brindisi 2007.</ref> Riprendendo la metafora di [[Plotino]], afferma che il divenire degli enti è come lo scorrere degli oggetti sulla superficie di uno specchio.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=Z1R1eMoNrQgC&printsec=frontcover&dq=la+filosofia+antica+severino&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&source=gb_mobile_search&ovdme=1&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=Specchio&f=false|capitolo=XIII-Il circolo nella filosofia di Plotino/9. La materia e il mondo|titolo=La filosofia dai greci al nostro tempo - La filosofia antica e medioevale|autore=Emanuele Severino|editore=Rizzoli Libri|ISBN=9788858602232}}</ref> Le cose, infatti, esistono prima di entrare nel campo visivo dello specchio e ovviamente continuano ad esistere anche dopo esserne uscite. Non solo Plotino, ma anche [[Agostino d'Ippona]], con un'immagine simile, definì il tempo come immagine mobile dell'Eterno. Nel pensiero di Severino, tuttavia, l'eternità non è limitata a un Dio che dà e toglie la vita agli Enti, facendoli entrare e uscire dallo specchio (senza che nulla esista prima e dopo), ma si estende anche a tutti gli enti che nel divenire si manifestano.<ref name=fusaro/>
===Dimostrazione dell'eternità di tutti gli essenti===
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Di qui si potrà proseguire su una via (quella indicata da Parmenide, il "sentiero del giorno") ben diversa da quella imboccata con Platone dal pensiero occidentale.<ref name=fusaro/>
Consideriamo la proposizione parmenidea: "...è infatti l'essere, il nulla non è":<ref>DK B 6, 1-2</ref>
Infatti il pensiero occidentale pensa sì, consapevolmente, l'ente come essere, ma insieme come diveniente (pensa cioè che esca dal nulla e ritorni nel nulla). Ad esso sfugge invece che ciò equivale a pensare l'ente come nulla; e questo è il nichilismo più proprio, la follia<ref>"... essenza del nichilismo" ... follia estrema ed estremamente nascosta: la persuasione che gli essenti, in quanto tali, escano dal loro non essere e vi ritornino: la persuasione che vi sia un tempo in cui l'essente (prima di essere e dopo il suo essere) sia nulla, che il non niente sia niente: la persuasione che è il culmine in cui si mantiene l'intera storia dell'Occidente." - ''La morte e la terra'', p. 21</ref> che si annida nell'inconscio della filosofia, della scienza e della tecnica.<ref name=fusaro/>
===La
Per Heidegger, l'essere non è un ente tra gli enti. Esso rappresenta piuttosto l'apparire [[differenza ontologica|ontologico]] degli enti, e per questo motivo viene definito un ''transcendens'' rispetto all'ente. Severino rigetta la concezione heideggeriana, affermando che la totalità dell'essere è costituita dalla totalità degli enti. La vera differenza ontologica è quindi per Severino quella che si costituisce tra l'essere (l'ente) diveniente e quello immutabile.<ref name=fusaro/>
L'essere che appare e scompare non è lo stesso essere immutabile, ma è anch'esso eterno. Entrambi esistono, ma in differenti dimensioni. L'essere come fondamento è una struttura eterna e non soggetta ad alcun mutamento.<ref name=fusaro/>
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===Tutto è avvolto (fino alla morte) dal nichilismo===
Un po' tutti i filosofi che l'hanno avuto sottomano hanno inteso il nichilismo come allontanamento dalla verità, e l'hanno dunque declinato a seconda dell'idea di verità a cui stavano pensando.<ref name=severino1>{{Cita web |url=https://books.google.it/books?id=ClnnaT-nRogC&pg=PT182&lpg=PT182&dq=tutto+%C3%A8+avvolto+dal+nichilismo+severino&source=bl&ots=iuDeUC0s77&sig=hsHoLZ5DN3gnID6hPWiFCo-qcj0&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiftd6pzP3OAhWDF8AKHRl3C8kQ6AEIQjAH#v=onepage&q=tutto%20%C3%A8%20avvolto%20dal%20nichilismo%20severino&f=false |titolo=E. Severino, ''Pensieri sul cristianesimo'' |accesso=7 settembre 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160917005433/https://books.google.it/books?id=ClnnaT-nRogC&pg=PT182&lpg=PT182&dq=tutto+%C3%A8+avvolto+dal+nichilismo+severino&source=bl&ots=iuDeUC0s77&sig=hsHoLZ5DN3gnID6hPWiFCo-qcj0&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiftd6pzP3OAhWDF8AKHRl3C8kQ6AEIQjAH#v=onepage&q=tutto%20%C3%A8%20avvolto%20dal%20nichilismo%20severino&f=false |dataarchivio=17 settembre 2016 |urlmorto=no }}</ref>
Nella prospettiva severiniana dell'eternità di tutte le cose, il nichilismo è dunque il credere che le cose siano mortali, ovvero che l'essere possa non essere, ed uscire e rientrare nel nulla, ovvero credere nel divenire delle cose. Credere infatti che le cose escano dal nulla e vi ritornino equivale ad identificare l'essere con il nulla: quindi si parla di pura "follia". Al di fuori della follia appare l'eternità di ogni cosa e di ogni evento. Al di fuori del nichilismo il sopraggiungere dell'ente è il comparire o lo sparire dell'eterno. Il divenire dell'essere è un'opinione senza verità.<ref>{{Cita libro|autore=E. Severino|titolo=Destino della necessità|annooriginale=1980|editore=Adelphi|città=Milano|p=93}}</ref>
===Nichilismo, morte e destino===
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Nel corso della storia della filosofia, e nel pensiero della [[Chiesa cattolica]] in particolare, l'affermazione dell'esistenza di qualcosa di immutabile (tra cui Dio in tutti i diversi modi nei quali filosofia e religione lo hanno concepito) è sempre stata fatta partendo dal presupposto che il divenire non significhi necessariamente la nascita dal nulla e il tornare nel nulla delle cose che in esso si presentano. Quest'affermazione è, inoltre, sempre avvenuta con l'intento di risolvere le varie contraddizioni che quel presupposto implica e di inventare un "rimedio" per l'"angoscia" che il pensiero dell'annientamento provoca. Questo genere di immutabilità è, quindi, di segno diverso da quella che compete agli enti sulla base dell'impossibilità assoluta che qualcosa si annulli. Per questo motivo è impossibile che esista un Dio come è stato pensato dalla religione e dalla filosofia. A maggior ragione è impossibile per Severino che esista il Dio del cristianesimo, che è tradizionalmente concepito come dotato della capacità di creare gli enti dal nulla e di mantenerli in esistenza grazie alla sua libera volontà (altrettanto libero potrebbe essere, per Dio, l'"annichilimento" - diverso dal concetto fisico di [[annichilazione]] -, e cioè la volontà di far cessare la durata della loro esistenza per farli ritornare nel nulla).<ref name=fusaro/>
Essendo ogni ente eterno, non può esserci né creazione né annientamento, e quindi neanche un Dio comunemente inteso. Alla luce del "Destino della verità", ogni ente, anche il più insignificante, acquista un significato inaudito. L'uomo si porta quindi radicalmente al di là del superuomo e della volontà di potenza: l'uomo è un "superdio", ben più grande del Dio della tradizione religiosa. L'inconciliabilità fra la dottrina dell'[[Essere]] di Severino e il [[Tomismo]] è stata sostenuta da [[Cornelio Fabro]].<ref>''L'alienazione dell'Occidente: osservazioni sul pensiero di Emanuele Severino'', ed. [[Quadrivium]], [[Genova]], [[1981]].</ref> {{senza fonti|Egli notò che la categoria metafisica di causa, secondo Severino, "è stata la rovina dell’Occidente perché, mentre pretendeva di dimostrare l’esistenza di Dio, ha portato alla volontà di potenza [omissis]".}}
Il teologo e frate domenicano [[tomismo|tomista]] [[Giuseppe Barzaghi]], con cui Severino ha più volte dialogato pubblicamente dal [[1995]], ha mostrato la possibilità di utilizzare le intuizioni severiniane sull'eternità dell'essente proprio per affermare l'esistenza di Dio e ricondurre il pensiero del filosofo all'alveo cristiano da cui si è staccato (entrambi sono stati alunni, all'Università Cattolica, del filosofo cattolico e apologeta [[Gustavo Bontadini]]). Severino, pur non rivedendo pubblicamente il suo punto di vista sull'esistenza di Dio, ha apprezzato ed elogiato la proposta di padre Barzaghi.
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Ma ogni essente che incomincia ad apparire (ogni oltrepassante) è destinato
ad essere oltrepassato: diventerebbe, altrimenti, condizione indispensabile
dell'apparire degli essenti e quindi originarietà che sarebbe dovuta apparire già da sempre. Un oltrepassante che sia non oltrepassabile è impossibile, perché altrimenti esso dovrebbe iniziare ad appartenere allo "Sfondo" (e Severino intende, con questo termine, quel complesso di significati, o "costanti persintattiche" – costanti sintattiche di ogni significato –, senza i quali non apparirebbe nulla, motivo per cui non possono non essere sempre presenti. Tra questi ad esempio vi sono i significati «essere» e «nulla».<ref>Cfr. Severino E., ''La struttura originaria'', Milano, Adelphi, 1981, pp. 444–449.</ref>
la serie progressiva degli essenti che via via appaiono è necessariamente
finita; infatti, se in direzione del passato fosse estensibile all'infinito, ci vorrebbe un percorso infinito, e quindi mai concluso, per giungere al momento attuale. C'è quindi un primo passo compiuto dalla terra.
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[[Categoria:Cavalieri di gran croce OMRI]]
[[Categoria:Filosofi atei]]
[[Categoria:Ontologisti]]
[[Categoria:Professori dell'Università Ca' Foscari]]
[[Categoria:Professori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore]]
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