Carboneria: differenze tra le versioni

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=== I moti del 1820-1821 ===
{{Vedi anche|Moti del 1820-1821}}
La Carboneria passò per la prima volta dalle parole ai fatti nel [[1820]] a Napoli organizzando delle rivolte di carattere anti-assolutistico e liberal-costituzionale che prendevano spunto da quella effettuata a [[Cadice]] il 1º gennaio dello stesso anno: i due ufficiali [[Michele Morelli]] e [[Giuseppe Silvati]] (che avevano avuto l'adesione di generali ex [[murattiani]], come [[Guglielmo Pepe]]) il 1º luglio marciarono da [[Nola]] e dalle cittadine vesuviane, seguiti da molti cittadini, verso la capitale alla testa dei loro reggimenti della [[cavalleria]].
La Carboneria è il carbone in eccesso che gli abitanti del 1820 avevano utilizzato per cuocere il cibo e per coprire le mura della restaurazione.
 
A causa della forte protesta, il re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando I]] accettò per primo nella [[Penisola]] di concedere una nuova carta costituzionale e l'adozione di un [[parlamento]]. La vittoria, seppur parziale, illusoria ed apparente, causò molte speranze nel resto d'Italia e a [[Torino]] i carbonari locali, guidati da [[Santorre di Santa Rosa]], marciarono anch'essi verso la capitale del [[Regno di Sardegna]] ed il 12 marzo [[1821]] ottennero la costituzione democratica da un impaurito sovrano.
 
Tuttavia la [[Santa Alleanza]] non tollerò tali comportamenti e a partire dal febbraio del 1821 spedirono un esercito nel [[sud]] che sconfisse gli insorti, numericamente inferiori e male equipaggiati. Anche in [[Piemonte]] il re [[Vittorio Emanuele I]], indeciso sul da farsi, abdicò a favore del fratello [[Carlo Felice di Savoia|Carlo Felice di Sardegna]], che chiese all'Austria di intervenire militarmente: l'8 aprile l'esercito asburgico sconfisse i rivoltosi ed i [[moti del 1820-1821]], scatenati quasi totalmente dalla Carboneria, potevano dirsi chiusi in maniera fallimentare.