Leoluca Bagarella: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
=== Gli inizi dell'attività mafiosa ===
Quarto figlio del [[Cosa Nostra|mafioso]] [[Salvatore Bagarella]], fratello di [[Antonietta Bagarella]], entrò a far parte della ''[[cosca]]'' di [[Corleone]] dopo che suo fratello maggiore [[Calogero Bagarella|Calogero]] era diventato uno dei fedelissimi del boss [[Luciano Liggio]] e dei suoi compagni [[Totò Riina]] e [[Bernardo Provenzano]]. Il fratello [[Calogero Bagarella|Calogero]] venne ucciso dal boss [[Michele Cavataio]] nella [[strage di viale Lazio]] nel [[1969]] e Leoluca si diede alla latitanza. Nel [[1972]] anche l'altro fratello Giuseppe viene ucciso in carcere; nel [[1974]] sua sorella sposò in segreto Totò Riina<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/luglio/05/Sugnu_Luchinu_cosi_Riina_accoglie_co_0_9507052263.shtml "Sugnu ' ca, Luchinu" , così Riina accoglie il cognato Leoluca Bagarella - Corriere della Sera 5 luglio 1995]</ref>, seguendolo nella [[latitanza]].
 
Il 20 agosto [[1977]] commette il suo primo omicidio "eccellente", uccidendo il colonnello dei [[carabinieri]] [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]] con la complicità di [[Giovanni Brusca]]; nel [[1978]] partecipa all'omicidio del boss di [[Caltanissetta]] [[Giuseppe Di Cristina]], che prima di morire riesce a ferirlo. Nel gennaio [[1979]] uccide, in Viale Campania, con 6 pallottole il giornalista [[Mario Francese]], che investigava sugli affari dei Corleonesi, e in particolare, sulla costruzione della diga di Garcia.
 
Il 21 luglio [[1979]] Bagarella uccise all’interno del Bar Lux di via Francesco Paolo Di Blasi a [[Palermo]] il vice questore [[Boris Giuliano]], capo della [[Squadra mobile]]<ref>[http://www.ansa.it/legalita/static/bio/giuliano.shtml Boris Giuliano - Ansa.it]</ref>, che stava indagando su di lui dopo essere riuscito a scoprire il suo nascondiglio, un appartamento in via Pecori Giraldi, da dove però Bagarella era riuscito a fuggire in tempo: all'interno dell'appartamento gli uomini del vice questore Giuliano scoprirono armi, quattro chili di [[eroina]] e documenti falsi con fotografie che ritraevano Bagarella e i suoi amici [[Cosa Nostra|mafiosi]].<ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805216822/Articoli-Arretrati/quella-p38-dietro-lomicidio-giuliano.html Quella P38 dietro l'omicidio Giuliano | Articoli Arretrati<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140802203843/http://www.antimafiaduemila.com/200805216822/Articoli-Arretrati/quella-p38-dietro-lomicidio-giuliano.html |data=2 agosto 2014 }}</ref><ref name=":5">{{cita|Grasso|pp. 157-159}}.</ref>. Il 10 settembre [[1979]], due mesi dopo l'omicidio del commissario Giuliano, Bagarella venne arrestato a [[Palermo]] ad un [[posto di blocco]] dei [[Carabinieri]], a cui aveva esibito documenti falsi.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/giugno/25/Cosi_era_diventato_numero_uno_co_8_950625422.shtml Così era diventato il "numero uno" ma per molti "non aveva la testa"<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
=== Il ruolo nella guerra allo Stato ===
{{Vedi anche|Bombe del 1992-1993}}
Dopo un fallito tentativo di fuga dal [[carcere dell'Ucciardone]] nel [[1980]], fu raggiunto nel [[1984]] da un mandato di cattura del giudice [[Giovanni Falcone]] a seguito delle accuse di [[Tommaso Buscetta]] e [[Totuccio Contorno]], venendo condannato a sei anni di carcere per [[associazione mafiosa]] al [[Maxiprocesso di Palermo]], pena ridotta a quattro in appello<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/04/25/palermo-nozze-da-boss-per-bagarella-in.html|titolo=PALERMO, NOZZE DA BOSS PER BAGARELLA IN LIBERTA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=25 aprile 1991|lingua=it|accesso=22 dicembre 2022}}</ref>. Dopo essere stato scarcerato nel [[1990]], l'anno successivo fece notizia il suo faraonico matrimonio con Vincenzina Marchese (sorella del killer [[Giuseppe Marchese (criminale)|Giuseppe]], futuro [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratore di giustizia]]) festeggiato a [[Villa Igiea]], sontuoso albergo in [[Stile liberty|stile Liberty]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/25/quelle-nozze-da-re-nei-saloni-dei.html|titolo=QUELLE NOZZE DA RE NEI SALONI DEI FLORIO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=25 giugno 1995|lingua=it|accesso=22 dicembre 2022}}</ref>.
 
Dal [[1992]] si rese di nuovo latitante e ricominciò a compiere delitti nel contesto della guerra scatenata da Riina contro lo [[Italia|Stato italiano]]: fu uno degli esecutori materiali dell'omicidio dell'esattore [[Ignazio e Antonino Salvo|Ignazio Salvo]]; uccise il boss di [[Alcamo]] [[Vincenzo Milazzo]] e la sua compagna Antonella Bonomo (strangolata mentre era incinta di tre mesi) e il 14 settembre dello stesso anno insieme a [[Matteo Messina Denaro]] e [[Giuseppe Graviano]] tentò di assassinare il commissario di polizia [[Rino Germanà]] ma il suo [[AK-47|kalashnikov]] si inceppa e l'attentato fallisce<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/09/16/quel-commissario-cercava-prove-contro-politici.html|titolo=QUEL COMMISSARIO CERCAVA PROVE CONTRO I POLITICI|data=16 settembre 1992}}</ref><ref name="ricerca.repubblica.it2">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/30/bagarella-sbaglio-mira-il-commissario-si.html|titolo=' BAGARELLA SBAGLIO' MIRA IL COMMISSARIO SI SALVO' '|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 dicembre 1993|accesso=}}</ref>, anche grazie alla prontezza di riflessi del commissario che riesce a sfuggire ai killer.<ref name="ricerca.repubblica.it2">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/30/bagarella-sbaglio-mira-il-commissario-si.html|titolo=' BAGARELLA SBAGLIO' MIRA IL COMMISSARIO SI SALVO' '|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 dicembre 1993|accesso=}}</ref> Insieme a [[Giovanni Brusca]], [[Domenico Ganci]], [[Salvatore Cancemi]], [[Calogero Ganci]], [[Gioacchino La Barbera]] e [[Antonino Gioè]], fu tra i partecipanti all'esecuzione della [[strage di Capaci]] (23 maggio 1992), in cui persero la vita il giudice [[Giovanni Falcone]], la moglie [[Francesca Morvillo]] e gli agenti di scorta [[Antonio Montinaro]], [[Vito Schifani]] e [[Rocco Dicillo|Rocco Di Cillo]]<ref>[http://www.corriere.it/speciali/stragecapaci/ Dieci anni fa moriva Falcone, giudice scomodo - Corriere della Sera.it ]</ref>.
 
Dopo l'arresto del cognato Riina il 15 gennaio 1993, prese il comando della "[[Bombe del 1992-1993|fazione stragista]]" di Cosa Nostra<ref>[https://m.youtube.com/watch?v=T7oOEKd_X2s L'arresto di Riina (Brusca racconta cosa successe dopo)]</ref>, composta da [[Giovanni Brusca]], [[Matteo Messina Denaro]] e dai fratelli Filippo e [[Giuseppe Graviano]], che era favorevole alla continuazione della lotta contro lo Stato iniziata da Riina. A questo gruppo si frapponevano elementi più moderati quali [[Nino Giuffrè]], [[Pietro Aglieri]], [[Benedetto Spera]], [[Raffaele Ganci]], [[Salvatore Cancemi]] e [[Michelangelo La Barbera]], tutti guidati da [[Bernardo Provenzano]] e contrari alla strategia degli attentati dinamitardi.<ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html I pentiti del terzo millennio | Articoli Arretrati<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131019072600/http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html |data=19 ottobre 2013 }}</ref>. Alla fine prevalse la linea di Bagarella, che mise in minoranza Provenzano, con l'accordo che gli attentati avvenissero esclusivamente fuori dalla Sicilia. Da questa intesa scaturirono gli [[Bombe del 1992-1993|attentati di Milano, Roma e Firenze]], che provocarono una decina di morti e un centinaio di feriti, nonché ingenti danni al patrimonio artistico italiano.<ref>{{Cita web|url=https://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/Reso.steno.26.3.2012Int..pdf|titolo=SENATO DELLA REPUBBLICA - CAMERA DEI DEPUTATI
XVI LEGISLATURA - RESOCONTO STENOGRAFICO - 102a seduta: Lunedì 26 marzo 2012}}</ref>
 
Nel novembre 1993, insieme a [[Giovanni Brusca]], [[Giuseppe Graviano]] e [[Matteo Messina Denaro]], ordinò il rapimento del piccolo [[Giuseppe Di Matteo]], tenuto prigioniero per 779 giorni e poi strangolato e sciolto nell'acido per costringere il padre [[Santino Di Matteo|Santino]] a ritrattare le sue confessioni<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2023/01/16/news/giuseppe_di_matteo_messina_denaro_bambino_sciolto_acido-12548565/|titolo=Matteo Messina Denaro e l’ordine di sciogliere nell’acido il 12enne Giuseppe Di Matteo. Il fratello: “Gli auguro la stessa sofferenza”|sito=La Stampa|data=2023-01-16 gennaio 2023|lingua=it|accesso=2023-02-22 febbraio 2023}}</ref>. Nel 1995, fu il mandante di altri omicidi, come quello di Domenico Buscetta (ucciso solo perché nipote del collaboratore di giustizia [[Tommaso Buscetta]]), quelli di Giuseppe Giammona, della sorella Giovanna e del marito Francesco Saporito (uccisi a [[Corleone]] perché sospettati di essere affiliati ad una cosca rivale) e del dottor [[Antonio Di Caro]], capo-mandamento di [[Canicattì]] (AG) strangolato e sciolto nell'acido da [[Vincenzo Chiodo]] e [[Giovanni Riina]] (figlio di [[Totò Riina|Totò]] e nipote di Bagarella) perché sospettato di avere fatto una soffiata alla polizia<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/06/13/una-firma-lo-accusa-si-comportava-gia.html|titolo=UNA FIRMA LO ACCUSA SI COMPORTAVA GIA' COME UN VERO BOSS - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=13 giugno 1996|lingua=it|accesso=2023-02-23 febbraio 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/05/10/due-omicidi-per-iniziazione-ergastolo-al-figlio.html|titolo=Due omicidi per l'iniziazione Ergastolo al figlio di Riina - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=10 maggio 2001|lingua=it|accesso=2023-02-23 febbraio 2023}}</ref>.
 
Sempre nel 1995 intervenne personalmente nella faida di [[Villabate]] in appoggio alla famiglia [[Salvatore Montalto|Montalto]], che si contrapponeva ai Di Peri, appoggiati invece da Provenzano ed Aglieri. Si servì perciò del "gruppo di fuoco" di [[Brancaccio-Ciaculli|Brancaccio]] guidato da Antonino Mangano e [[Gaspare Spatuzza]] come braccio armato per altri spietati omicidi, che avvenivano solitamente con il rapimento della vittima, la quale veniva torturata per farla parlare e poi strangolata e sciolta nell'acido o fatta ritrovare incaprettata<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/02/01/quei-bravi-ragazzi-di-mafia.html|titolo=QUEI 'BRAVI RAGAZZI' DI MAFIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-02-22}}</ref>, come avvenne nel caso del fioraio [[Gaetano Buscemi]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/04/30/seviziato-incaprettato-guerra-tra-clan-in-sicilia.html|titolo=SEVIZIATO E INCAPRETTATO GUERRA TRA CLAN IN SICILIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-02-23}}</ref>, del giovane Marcello Grado (figlio del boss [[Gaetano Grado|Gaetano]], rivale storico dei Corleonesi) e dei suoi amici Luigi Vullo e Giammatteo Sole<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/03/22/foto/palermo_ricordato_giammatteo_sole-161163576/1/|titolo=Palermo, ricordato Giammatteo Sole|sito=la Repubblica|data=2017-03-22|lingua=it|accesso=2023-02-22}}</ref>.
 
=== Il suicidio della moglie Vincenzina ===
Vincenzina Marchese, la moglie di Bagarella che condivideva con lui la latitanza, entrò in [[Depressione esistenziale|depressione]] per aver subito due [[Aborto|aborti spontanei]] e per la vergogna di essere sorella di [[Giuseppe Marchese (criminale)|Pino Marchese]], “il primo ‘corleonese’ pentito, il collaboratore di giustizia più odiato dalla famiglia Riina”<ref name=":0">Sabella, Cacciatore, op. cit., p. 64.</ref> e la donna rimane “profondamente turbata, come gran parte del popolo di [[Cosa nostra]], dalla storia del piccolo [[Giuseppe Di Matteo]]” (rapito e poi strangolato e sciolto nell'acido).<ref name=":0" /> Si convince così “che non avere figli sia una sorta di castigo di Dio, una punizione per il rapimento di quel ragazzino innocente eseguito dagli uomini di suo marito. Il [[Boss (mafia)|boss]] giura alla moglie che il bambino non è stato ucciso. E in effetti, in quella data, dice la verità. Ma lei non gli crede. E, tra mille tormenti, si toglie la vita”.<ref name=":0" />. Secondo Tony Calvaruso, ex autista di Bagarella diventato in carcere [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratore di giustizia]], dopo la morte fu seppellita in gran segreto dal marito su una collina di [[Altarello (Palermo)|Altarello]], vicino a Palermo. Il suo corpo non è mai stato ritrovato<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/17/la-moglie-di-bagarella-si-impiccata.html|titolo=LA MOGLIE DI BAGARELLA SI È IMPICCATA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 gennaio 1996|accesso=22 dicembre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/09/10/trovata-la-tomba-della-bagarella-ma.html|titolo=' TROVATA LA TOMBA DELLA BAGARELLA' MA NON ERA VERO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=10 settembre 1996|accesso=22 dicembre 2022}}</ref>.
 
=== Arresto ===
Fu arrestato dalla [[Direzione Investigativa Antimafia|DIA]] il 24 giugno 1995<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/giugno/25/Arrestato_Bagarella_erede_Riina_co_0_95062512150.shtml Arrestato Bagarella, l'erede di Riina<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.interno.it/dip_ps/dia/pagine/1995_operazioni_rilievo.htm Dal sito del Ministero dell'interno, sezione DIA]</ref> in [[Corso Tukory]], affollata via di Palermo che collega la [[Stazione di Palermo Centrale|Stazione Centrale]] al campus universitario. Gli inquirenti lo individuarono grazie ad un suggerimento del collaboratore di giustizia [[Tullio Cannella]], il quale gli consigliò di seguire un suo "autista", Antonio Calvaruso (detto ''Tony''), titolare di un negozio di [[abbigliamento]], che verrà pure lui arrestato e diverrà [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratore di giustizia]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/15/cosa-nostra-ora-si-pente-il-braccio.html|titolo=COSA NOSTRA ORA SI PENTE IL BRACCIO DESTRO DI BAGARELLA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=15 gennaio 1996|lingua=it|accesso=23 febbraio 2022}}</ref>. Da allora è sottoposto al regime didel [[41Articolo 41-bis|41bis]].
 
=== Condanne ===
* Nel 1995, nel processo per l'omicidio del tenente colonnello [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]], Bagarella venne condannato all’ergastolo in [[contumacia]] insieme con [[Salvatore Riina]], [[Michele Greco]] e [[Bernardo Provenzano]].
* Nello stesso [[1995]], Bagarella è nuovamente ergastolano in [[contumacia]] nel processo per l'omicidio del capo della mobile [[Boris Giuliano]] insieme ai boss [[Salvatore Riina]], [[Bernardo Provenzano]], [[Giuseppe Calò]], [[Bernardo Brusca]], [[Francesco Madonia]], [[Nenè Geraci]] e Francesco Spadaro e nel 1997 la [[Corte di cassazione]] confermò la condanna mentre Bagarella era già detenuto.<ref>{{Cita web|url=http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/cronologiamafieantimafia/schedabase.asp|titolo=Sportello Scuola e Università della Commissione Parlamentare Antimafia|lingua=en|accesso=2018-04-21|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071214175116/http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/cronologiamafieantimafia/schedabase.asp|dataarchivio=14 dicembre 2007|urlmorto=sì}}</ref>
* Nel [[1996]], Bagarella, all'ergastolo per l'uccisione dell'esattore [[Ignazio Salvo]] insieme ai boss [[Giovanni Brusca]] e Giovanni Scaduto<ref>{{Cita web|url=https://sites.google.com/site/sentileranechecantano/cronologia/1996-1-gennaio--30-giugno}}</ref>.
* Nel 2000, conferma anche a Bagarella e l'intera cupola di Cosa Nostra l'ergastolo per la [[Strage di Capaci]]<ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/legalita/static/bio/falcone.shtml|titolo=Giovanni Falcone|autore=Author: ANSA|accesso=2018-04-21}}</ref>.
* Nello stesso [[2000]] subì altro ergastolo insieme con [[Giuseppe Graviano]], [[Bernardo Provenzano]] e Salvatore Riina per gli [[Stragi del '92 e '93|attentati dinamitardi del 1993]] a [[Firenze]], [[Milano]] e [[Roma]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/22/ergastolo-toto-riina-per-la-strage.html|titolo=Ergastolo a Totò Riina per la strage|autore=Gianluca Monastra|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=22 gennaio 2000|accesso=8 ottobre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140408222433/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/22/ergastolo-toto-riina-per-la-strage.html|urlmorto=no}}</ref>.
* Sempre nel [[2000]], la Corte d'Assise di [[Reggio Calabria]] condannò Bagarella all'altro ergastolo insieme ai boss [[Giuseppe Farinella]] e [[Giuseppe Madonia]] per il duplice omicidio del giudice [[Cesare Terranova]] e il scorta [[Lenin Mancuso]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/16/condannati-mandanti.html|titolo=condannati i mandanti - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=16 gennaio 2000|lingua=it|accesso=4 aprile 2022}}</ref>.
* Nel 2001, è condannato a 30 anni con [[Totò Riina]], [[Bernardo Provenzano]], [[Michele Greco]] e [[Francesco Madonia]], per l'omicidio del giornalista [[Mario Francese]], di cui fu l'esecutore materiale.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/04/12/sette-condanne-per-francese.html?ref=search|titolo=Sette condanne per Francese|data=12 aprile 2001}}</ref>. maMa poi ricevette l'[[ergastolo]] nel 2002 insieme con i stessial boss salvo Madonia<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/05/23/francese-ergastolo-anche-provenzano.html|titolo=Francese, ergastolo anche a Provenzano|accesso=8 aprile 2023}}</ref>.
* Nello stesso 2001, Bagarella fu condannato all'[[ergastolo]] per l'omicidio del vicebrigadiere [[Antonino Burrafato]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/10/16/morto-per-aver-negato-privilegi-leoluca-bagarella.html Morto per aver negato privilegi a Leoluca Bagarella . In quattro a giudizio per il delitto del vicebrigadiere Burrafato]</ref>.
* Sempre nel [[2001]] Bagarella èviene statocondannato ergastolanoall'ergastolo insieme al nipote [[Giovanni Riina]] e i fratelli Michele e [[Vito Vitale]] per gli omicidi dei fratelli Giuseppe Giammona, Giovanna Giammona, suo marito Francesco Saporito e il boss agrigentino Antonio Di Caro, commessi tra gennaio e giugno [[1995]].
* Nello 2002 viene condannato all'ergastolo per l'[[omicidio di Giuseppe Di Matteo]], figlio del pentito [[Santino Di Matteo]], che venne strangolato e sciolto nell'[[acido]]<ref name="autogenerato3" />.
* Nel 2003, al termine del processo denominato "''Arca''" che trattava oltre cento omicidi avvenuti nell'ambito della faida mafiosa di [[Alcamo]], Bagarella venne condannato all'ergastolo insieme ad [[Andrea Mangiaracina]], [[Salvatore Riina|Totò Riina]] e [[Salvatore Madonia]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/03/16/dieci-ergastoli-boss-killer-per-la-guerra.html|titolo=Dieci ergastoli a boss e killer per la guerra di mafia a Trapani - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=16 marzo 2003|lingua=it|accesso=2023-04-11 aprile 2023}}</ref>. L'anno precedente, durante un'udienza di quel processo a [[Trapani]] alla quale Bagarella partecipò tramite [[videoconferenza]], lesse un comunicato di protesta verso il sistema del [[Articolo 41-bis|carcere duro]], indirizzato al mondo politico<ref>[http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=24003 Mafia. Bagarella ai politici: "le promesse non sono state mantenute" - Rainews 24]</ref>.
* Nel 2008, subì una condanna di un anno per aver gettato [[olio]] bollente e minacciato di morte un boss carcerato della [[Ndrangheta]]<ref name="autogenerato2">[http://www.corriere.it/cronache/08_luglio_13/bagarella_olio_bollente_9d2964f0-50cd-11dd-b816-00144f02aabc.shtml Bagarella, olio bollente su un detenuto - Corriera della Sera 13/7/2008]</ref>. A seguito degli episodi di violenza, viene trasferito nel carcere di [[Parma]]<ref name="autogenerato2" /><ref>[http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2007/08/29/CQ4PO_CQ406.html Il boss Bagarella trasferito al carcere di Parma]</ref>.
* Nel 2009, una sentenza della prima sezione della [[Corte d'Assise d'Appello]] di [[Palermo]] ha condannato all'ergastolo per l'assassinio di Ignazio Di Giovanni (ucciso per rifiutarsi di cedere alcuni sub-appalti) ai capi Leoluca Bagarella e Giuseppe Agrigento (boss del paese in cui l'omicidio fu fatto), grazie alle dichiarazioni di [[Giovanni Brusca]]<ref name="autogenerato1" />.
* Nello stesso 2009 subisce l'ergastolo, questa volta per il duplice omicidio avvenuto nel 1977 di Simone Lo Manto e Raimondo Mulè, uccisi per futili motivi<ref>{{Cita web |url=http://www.livesicilia.it/2009/07/01/brusca-svela-un-duplice-omicidio-del-77nuovo-ergastolo-per-leoluca-bagarella |titolo=Uno sgarbo, poi il duplice omicidio: nuovo ergastolo per Leoluca Bagarella « Quotidiano Sicilia {{!}} Cronaca Sicilia {{!}} Notizie, attualità e politica siciliana – Live Sicilia<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=12 febbraio 2010 |dataarchivio=1 gennaio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110101210845/http://www.livesicilia.it/2009/07/01/brusca-svela-un-duplice-omicidio-del-77nuovo-ergastolo-per-leoluca-bagarella/ |urlmorto=sì }}</ref>.
* Sempre nel 2009, Bagarella è condannato all'ergastolo per l'omicidio di Salvatore Caravà<ref name="autogenerato1">[http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=34667 Condannati Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca]</ref>.
 
=== Trattativa Stato-mafia ===