Tiberio: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichetta: Annullato
Riga 157:
Per tutto il periodo della sua permanenza a Rodi (per quasi otto anni<ref name="Scarre29"/>), Tiberio mantenne un atteggiamento sobrio e defilato, evitando di porsi al centro dell'attenzione o di prender parte alle vicende politiche dell'isola: se non in un unico caso, infatti, non fece mai uso dei poteri di cui era stato investito.<ref name="Svetonio_11">{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 11}}.</ref><ref group=N>Sebbene Svetonio sostenga che Tiberio abbia usato la sua ''tribunicia potestas'' per gettare in prigione chi l'aveva ricoperto di insulti durante un dibattito di filosofia, questo è probabilmente un errore, poiché in questa occasione Tiberio sembra piuttosto esercitare i poteri che gli derivavano dall{{'}}''imperium'' ({{cita|Levick 1999|pp. 237-238, n.24}}; {{cita|Rowe 2002|p. 50, n. 25}})</ref> Quando, tuttavia, nell'[[1 a.C.]] smise di goderne, decise di chiedere il permesso di rivedere i suoi parenti: stimava infatti che, seppure partecipe delle vicende politiche, non avrebbe più potuto in alcun modo mettere a repentaglio il primato di Gaio e Lucio Cesare. Ricevette tuttavia un rifiuto.<ref name="Svetonio_11" /> Decise allora di fare appello alla madre, che tuttavia non poté ottenere altro che Tiberio venisse nominato legato di Augusto a Rodi, e che dunque la sua disgrazia fosse almeno in parte celata.<ref name="Svetonio_12">{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 12}}.</ref>
 
Si rassegnò così a continuare a vivere come un privato cittadino, timoroso e sospetto, evitando tutti coloro che venivano a fargli visita sull'isola, dove frequentò l'[[astrologia|astrologo]] [[Trasillo di Mende|Trasillo]], che gli predisse che sarebbe stato richiamato a Roma per essere nominato ufficialmente erede di Augusto. Nel [[2 a.C.]] la moglie Giulia fu condannata all'esilio sull'isola di [[Ventotene (isola)|Ventotene]] e il suo matrimonio con lei fu di conseguenza annullato da Augusto: Tiberio, per quanto contento della notizia, cercò di dimostrarsi magnanimo nei confronti di Giulia, nel tentativo di riconquistare la stima di Augusto,<ref name="Svetonio_11" /> o forse conscio che, con l'allontanamento di Giulia, la sua posizione a Roma sarebbe stata ancora più precaria.<ref>{{cita|Levick 1999|p. 44}}; {{cita|Seager 2005|p. 28}}.</ref> Nell'[[1 a.C.]] decise di far visita a Gaio Cesare che era appena giunto a [[Samo (isola)|Samo]], dopo che Augusto gli aveva conferito l{{'}}''imperium'' proconsolare e lo aveva incaricato di compiere una missione in Oriente dove, morto [[Tigrane III]], il problema armeno si era riaperto. Tiberio lo onorò mettendo da parte ogni rivalità e umiliandosi ma Gaio, spinto dall'amico [[Marco Lollio (console 21 a.C.)|Marco Lollio]], fermo oppositore di Tiberio, lo trattò con distacco.<ref>{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 12}}; {{cita|Cassio Dione|LV.10.19}}, che errando pone l'incontro a [[Chio (isola)|Chio]] e non a Samo, luogo in cui la presenza di Tiberio è confermata da un'iscrizione rinvenuta sull'isola (cf. {{cita|Swan 2004|p. 117}}).</ref><ref group=N>Velleio Patercolo, che era presente al seguito di Gaio Cesare, sostiene invece che fu quest'ultimo ad omaggiare Tiberio come un superiore, ma probabilmente si tratta di un'affermazione volta a sminuire l'umiliazione cui si era sottoposto Tiberio ({{cita|Velleio Patercolo|2.101.1}}; {{cita|Swan 2004|p. 117}}).</ref>
 
Soltanto nell'[[1|1 d.C.]], dopo sette anni dalla sua partenza, a Tiberio fu concesso di fare ritorno a Roma, grazie anche all'intercessione della madre Livia, ponendo fine a quello che aveva smesso di essere un esilio volontario. Gaio Cesare, che, infatti, si era allontanato da Lollio,<ref group=N>Forse [[Publio Sulpicio Quirinio]], che successe nell'ufficio di Lollio e che rimase vicino a Tiberio durante il suo esilio a Rodi, ebbe un ruolo rilevante nello scoprire i maneggi di Lollio e allontanarlo da Gaio ({{cita|Tacito|III.49}}; {{cita|Pettinger 2012|pp. 55-57}})</ref> decise di acconsentire al ritorno; Augusto, che aveva rimesso la questione nelle mani del nipote, lo richiamò così in patria, facendogli però giurare che non si sarebbe interessato in alcun modo al governo dello Stato.<ref name="Svetonio_13">{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 13}}.</ref>