Giuseppe Cornero: differenze tra le versioni

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Inizialmente '''Cornero''' collaborò al periodico diretto da '''Lorenzo Valerio''' (1810-1865) ''“Letture popolari''” che, la prima volta venne soppresso nel 1841, risorse poi col titolo “''Letture di famiglia''” e fu definitivamente chiuso nel 1847. Il Cornero così si esprimeva, ad esempio, sulla rigida divisione della società piemontese ''“Importa ripetere per la milionesima volta il lamento, che v’ha in Piemonte una dissociazione, una specie di differenza fra persone e persone e fra classi e classi, che ormai sono uniche in Europa, e funeste a tutti i progressi”.'' Lorenzo Valerio all’attività di politico esponente della sinistra piemontese, affiancò quella di fondatore e direttore di giornali che svolsero un’intensa attività di sensibilizzazione a favore degli '''asili e della''' '''scolarizzazione di massa''', quali pilastri necessari di una società industriale e progressista. Fu anche uno dei fondatori nel 1842 della citata Associazione Agraria e dell’asilo infantile di Agliè, nel canavese. A proposito dell’attività svolta a favore degli asili, '''Giuseppe Cornero e il padre Giovanni''' risultano nell’elenco degli azionisti della “Società per l’istituzione delle Scuole infantili e pel patrocinio degli alunni”. Fondata nel 1839, aprì '''il primo asilo a Torino il 18 dicembre''' dello stesso anno, in via della Rocca. Presidente della società era '''Carlo Boncompagni''' (1804-1880), futuro Ministro dell’Istruzione nel 1848 e 1852 e il tesoriere era '''Camillo Benso conte di Cavour''' (1810-1861). In Italia il primo asilo fu aperto dall’ '''Abate Ferrante Aporti''' (1791-1858) a Cremona nel 1828, in Piemonte il primo asilo fu quello di Rivarolo Canavese inaugurato nel 1837, voluto dal Sindaco e futuro Senatore '''Maurizio Farina''' (1804-1886) che aveva abbracciato la pedagogia dell’Aporti. Prima del 1837, negli '''Stati Sardi''' esistevano già asili per l'infanzia, come quello istituito a Torino nel 1836 da '''Giulia Colbert marchesa di Barolo''' (1785-1864), ma la loro funzione era esclusivamente quella di custodire i bambini. L'abate Ferrante Aporti teorizzava, invece, la nascita di istituti che avessero anche un fine educativo e istruttivo: iniziative di questo genere erano però mal viste dal Governo e considerate eccessivamente progressiste.
 
Il '''Cornero''' si interessò anche al '''settore vitivinicolo'''. Nel 1846 è, infatti, tra i membri della commissione che aveva il compito di proporre le basi per la costituzione di una ''“Società anonima per azioni per l’esportazione dei vini indigeni”.'' Venne poi nominato componente di una seconda commissione, che aveva il mandato di provvedere alla formale costituzione della società stessa. Tale iniziativa, promossa in seno all’Associazione Agraria e approvata dal '''re Carlo Alberto''', cadeva in un momento storico particolare che veniva così sottolineato dall’allora Ministro dell’Interno '''Francesco Luigi des Ambrois di''' '''Nevache''' (1807-1874) “''Ma sarebbe soverchio l’accrescere la somma del prodotto del vino se non si aprono nuovi scali per esitarlo. Forse ancora più che a produr molto debbe volgersi l’attenzione a produr bene, ed a rendere i nostri vini piacevoli, non solo pei nostri vicini delle altre provincie italiane, ma anche pei popoli più lontani, cui può convenire il compensare largamente le spese e le fatiche della coltura e quelle dei lunghi trasporti.'' E ancora ''“Pare che si avvicini anche pel nostro paese il tempo in cui l’industria vinifica possa alzarsi al grado d’una categoria speciale di manifattura e di commercio”.'' A ciò si aggiungeva la contingenza legata al fatto che il Governo austriaco aveva raddoppiato ''“i rigori doganali che già da prima incagliavano i nostri vini all’uscire dal lato di Lombardia”. (E’È passato più di un secolo e mezzo e alcune problematiche rimangono ancora di attualità).''
 
Il 26 gennaio 1848 a Torino, il '''Cornero''' con '''Camillo Benso conte di Cavour''' ed insieme ad un gruppo di moderati di sinistra, tra cui '''Giacomo Durando, Massimo Cordero di Montezemolo, Urbano Rattazzi e Giovanni Lanza''', fondò il giornale “'''''L’Opinione”.''''' Filomonarchico e moderatamente liberale, ''L’Opinione'' fu fedele interprete del pensiero di Cavour, che è riassunto nella testata del giornale stesso con i termini di nazionalità, progresso, monarcato, legalità.
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Scoppiata la '''Prima Guerra d’Indipendenza''' nel marzo 1848, '''Cornero''' partì volontario con '''Lanza''' e combatté gli austriaci. Giunse dapprima a Novara, punto di raduno dei volontari, poi attraversato il Ticino con altri cinquecento ardimentosi raggiunse '''Milano''', qualche ora dopo la partenza di '''Radetzky.''' Poi andò a Treviglio, Cremona, Brescia, Desenzano arrivando sino a Peschiera del Garda, dove si concluse la sua campagna bellica in compagnia dell’amico Lanza. Alle prime elezioni del Parlamento subalpino del 27 marzo 1848, fu eletto Deputato nel 2° collegio di Alessandria, dove gli aventi diritti al voto erano 268. Nel primo collegio fu eletto Urbano Rattazzi.
 
Grazie all’archivio dell'''’Istituto per la Storia del Risorgimento''', sono venuto in possesso di un manifesto, pubblicato nell’ agosto 1848, a firma del Cornero nella sua qualità di '''Commissario Straordinario del Governo''' per l’organizzazione della Guardia Nazionale della Divisione Amministrativa di Alessandria. La costituzione di una milizia rispondeva alla necessità di creare una sorta di esercito del popolo che desse man forte, in caso di bisogno, al nucleo originario dell’esercito regolare: siamo, infatti, nei giorni successivi alla sconfitta di Custoza. Ecco il testo del manifesto.<blockquote>'''''Concittadini !'''''</blockquote><blockquote>''I popoli non si fanno liberi ed indipendenti se non con lunghe prove e grandi sacrificii. Iddio non concede la libertà e l’indipendenza se non a quei popoli che mostrano valore, forza e costanza da saperla poi conservare. Vedete i Greci : vedete gli Spagnuoli : vedete i Francesi : ei non raggiunsero quei due beni supremi se non dopo eroici sforzi. Noi non vi giungeremo altrimenti, o Concittadini ! ma vi giungeremo certamente a quel modo.Ci scoraggieremo Noi al primo disastro ? ad un disastro dovuto non già a mancanza di valore e di coraggio, ma a soverchianza di truppe nemiche, ad inquietudine d’alcuni nostri Capi, che or saranno rimossi, al tradimento forse ? …..''</blockquote><blockquote>''No, per Dio ! non mai ! Il Re , il popolo, e l’esercito vivono e trionferanno. Il Re, il popolo, e l’esercito vogliono la libertà e l’indipendeza italiana e l’avranno. Ma a ciò son necessari coraggio, unione e sacrificio. E’È necessario che ogni Cittadino atto alle armi e non impedito da insormontabili ostacoli, venga, senza aspettare la chiamata a scriversi volontario fra i Militi che stanno per essere mobilizzati. Giungerà quanto prima gran quantità d’ami da fornire ogni uomo atto a portarle: essa giungerà certamente prima che l’ordinamento e la mobilizzazione della guardia sian compiuti. L’arrivo di numerosi rinforzi, e di un buon Generale da una vicina guerriera nazione è pure, secondo ogni probabilità, imminente.''</blockquote><blockquote>''Coraggio adunque, o Concittadini ! adoperiamoci: prepariamo valido sforzo, che dia tempo agli ajuti di arrivare, e ci mostri non inerti imploratori di soccorsi, ma bisognosi soltanto di cooperatori; degni delle recenti nostre Glorie, e del fraterno ajuto d’una nazione libera e gloriosa: che dimostri infine, che non è colpa del Piemonte se l’Italia non ha fatto da sé.''</blockquote><blockquote>''A maggiormente sollecitare l’ordinamento e la mobilizzazione della Milizia, a provvedere ad un tempo alla polizia interna , e a tutte le altre urgenze , si sta per cura del Sig. Intendente Generale, del Vice-Sindaco di questa Città e del sottoscritto, istituendo un Comitato di Difesa, dei cui membri sarà quanto prima pubblicato l’elenco.''</blockquote><blockquote>''Coraggio adunque, o Concittadini: attività e fiducia ! Badate che chi semina il terrore fra voi o è un vile, o è un traditore !''</blockquote><blockquote>''Alessandria 4 agosto 1848.''</blockquote><blockquote>'''''GIUSEPPE CORNERO'''''</blockquote><blockquote>''Commissario Straordinario del Governo'' ''per la Divisione di Alessandria.''</blockquote>
 
L’esperienza del Cornero in qualità di Commissario ebbe termine il 15 ottobre 1848 e ne troviamo traccia in una lettera indirizzatagli dall’allora Ministro dell’Interno '''Pier Dionigi Pinelli''' (1804-1852), anch’essa conservata nell’archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento. ''“Le relazioni che mi pervengono dalli Signori Intendenti Generali e Commissari Straordinari del Governo dimostrano che l’attuazione della Milizia nazionale e l’ordinamento dei corpi staccati procedono, tranne pochissime eccezioni, in modo assai soddisfacente, quindi io non potrei più a lungo far uso della facoltà anzidetta; d’altronde la maggior parte dei Signori Commissari essendo membri della Camera Elettiva è d’uopo rimuovere ogni qualsiasi ostacolo all’adempimento del mandato ad essi attribuito per Elezione.Per il che mi occorre partecipare alla S.V. Illustrissima che di lei incombenze come commissario straordinario del Governo dovranno aver termine con tutto il giorno decimo quinto del corrente ottobre, e che lo stesso debbesi dire riguardo a quelle persone che fossero state da lei delegate”.''La lettera si conclude con i ringraziamenti al Cornero per l’opera prestata con sollecitudine.
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Su '''Enrichetta Caldani''' ho trovato notizie nel romanzo storico, pubblicato nel 1967, ''“Noi credevamo”'' di Anna Banti (1895-1985) ''(pseudonimo di'' ''Lucia Lopresti).'' Il libro racconta le memorie e le disillusioni di don Domenico Lopresti, patriota e gentiluomo calabrese, ricalcato sulla figura del nonno paterno della Banti che partecipò al Risorgimento. I fatti sono riferiti all’epoca in cui il '''Cornero''' era stato nominato '''Prefetto a Reggio Calabria''' e la moglie lo aveva seguito in questo incarico. ''“In pochi mesi il Prefetto aveva saputo guadagnarsi, fra i popolani reggini, simpatia e ossequio”.“Un vero galantuomo, dicevano, ma anche consigliato bene dalla moglie che, sebbene straniera, conosceva e amava molto il nostro paese. Signora che non godeva di buona salute e usciva raramente di casa”.''
 
“''Il Cornero parlava bene di lei con profondo rispetto: una donna di intelligenza e di cultura eccezionali che prima di sposarsi aveva vissuto lungamente in Calabria e ammirava il carattere dei calabresi”.'' Lo stesso Cornero, nel libro, dice ''“E’“È per lei che sono venuto quaggiù, il clima del Piemonte non le si confaceva. Qui è rifiorita e sebbene io patisca la nostalgia delle mie Alpi, sono ormai troppo innamorato di quest’aria per desiderare di distaccarmene”.''
 
''Prendendo spunto dal romanzo “Noi credevamo”, è stata tratta la sceneggiatura dell'omonimo '''film,''' uscito nel novembre 2010, diretto da '''Mario Martone''', restituendo notorietà, dopo decenni di oblio, all'opera e alla Banti. Tra gli interpreti troviamo Toni Servillo, Luca Barbareschi, Luigi Lo Cascio e Luca Zingaretti. Il film però ricava dal libro solo due episodi: la prigionia a Montefusco e l'Aspromonte.''