Asilo Rossi

edificio storico di Schio (Vicenza)

L'asilo Rossi (anche ex asilo Rossi dato che da anni non svolge più funzioni scolastiche) è un edificio storico ubicato in Via Pasubio a Schio, costruito per ospitare l'asilo d'infanzia a servizio delle maestranze del lanificio Rossi. Attualmente è inutilizzato e in fase di restauro.

Asilo Rossi
Veduta del corpo centrale
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneVeneto
LocalitàSchio
IndirizzoVia Pasubio
Coordinate45°42′53.97″N 11°21′17.19″E
Informazioni generali
Condizioniinutilizzato
Costruzione1872, ampliamento 1881
Stileeclettico
Realizzazione
ArchitettoAntonio Caregaro Negrin
ProprietarioComune di Schio
CommittenteLanerossi

Storia

Alessandro Rossi, dato il progressivo aumento della manodopera femminile impiegata nel lanificio, già nel 1867 organizzò un asilo d'infanzia utilizzando dei locali limitrofi alla sua azienda; tale struttura era in grado di ospitare fino a 150 bimbi. Tuttavia si dimostrò essere insufficiente già nel 1871, così Rossi acquistò un'area nelle immediate vicinanze e fece erigere ex novo un asilo d'infanzia in grado di ospitare 250 bambini dai tre ai sette anni d'età. L'asilo Rossi realizzato nel 1872 su progetto di Antonio Caregaro Negrin, è il primo tra gli edifici scolastici fatti costruire da Alessandro Rossi[1]. Questa opera fu costruita contestualmente al Nuovo quartiere operaio e, pur non essendo collocato entro i naturali confini di tale quartiere, tradizionalmente viene considerata come parte integrante dello stesso.

Il Negrin progettò un edificio in stile eclettico, dall'impostazione neoclassica: il corpo centrale porticato ad un piano, rialzato e collegato attraverso una sinuosa scalinata al sottostante spiazzo libero; ai lati due corpi simmetrici aggettanti di due piani. La struttura prevedeva varie aule, il refettorio, i servizi igienici e gli alloggi per il personale docente e direttivo[2].

 
Particolare dell'attico con il motto di Cicerone

Anche questo grande complesso si rivelò presto insufficiente e nel 1881 Alessandro Rossi commissionò ad Antonio Caregaro Negrin un ampliamento dell'edificio, così da renderlo in grado di ospitare fino a 500 bambini, suddivisi in quattro classi maschili e quattro femminili.

Caregaro Negrin progettò quindi l'elevazione di due piani del corpo centrale dell'edificio, ricavando tra l'altro un'aula magna lignea utilizzabile per l'educazione fisica e musicale dei bimbi, per gli incontri con i genitori e per iniziative culturali, favorite anche dall'ottima acustica del salone. L'ampliamento dell'asilo, realizzato in armonia e coerenza rispetto alle parti esistenti, ha determinato l'inversione dei rapporti dimensionali tra corpo centrale e ali laterali, ma l'equilibrio d'insieme rimane preservato[3]. Venne riutilizzato l'attico originale con il motto di Cicerone In puero spes raccordato alla nuova copertura mediante decorazioni a vasi in pietra tenera, ora rimossi per questioni di sicurezza in seguito all'incendio del fabbricato.

Acquistato dal Comune di Schio, fino agli anni novanta l'edificio ha assolto funzioni scolastiche ed è stato sede di varie associazioni, occasionalmente è stato utilizzato a fini espositivi. Risale agli anni duemila il progetto di ristrutturazione completa dell'edificio per destinarlo alle attività musicali; tuttavia nel febbraio 2009 un rovinoso incendio ha quasi distrutto l'intera struttura[4][5]; una volta messo in sicurezza, è stata realizzata la nuova copertura dell'edificio, ma i lavori di ristrutturazione hanno da allora subìto un grave rallentamento e sono attualmente in fase di stallo.

Descrizione

Come visto l'asilo Rossi è costruito in stile eclettico, prendendo come spunto generale l'architettura neoclassica. Il corpo centrale dell'edificio, arretrato rispetto ai corpi laterali, presenta un porticato chiuso al pianterreno e una ordinata serie di finestre a tutto sesto al piano superiore, quadrangolari al secondo; conclude la facciata un piccolo timpano. I corpi laterali, perfettamente simmetrici, e più bassi di un piano, sono scanditi da finestre come il corpo principale, che al primo piano sono però ad arco ribassato. La vista del fabbricato è parzialmente schermata dalla presenza di alberi ad alto fusto nell'antistante giardino di pertinenza.

L'aula magna è arricchita da due grandi dipinti entrambe rappresentanti lo stesso soggetto: Gesù tra i fanciulli: una tela di Giovanni Busato e un dipinto parietale di pochi anni posteriore opera di Tommaso Pasquotti. Il vano porticato al pianterreno conservava invece i busti di vari personaggi illustri del Risorgimento e del clero[5]. Queste opere in seguito al devastante incendio sono state collocate presso il museo civico, insieme ai vasi acroteriali che abbellivano il timpano; il dipinto parietale del Pasquotti, si trova ancora nella sua sede originale, in attesa del restauro dell'asilo Rossi[6][7].

Note

  1. ^ Luca Sassi, Bernardetta Ricatti, Dino Sassi, Schio. Archeologia Industriale, pag 153,160, Sassi Edizioni Schio, 2013
  2. ^ Luca Sassi, Bernardetta Ricatti, Dino Sassi, Schio. Archeologia Industriale, pag 160, Sassi Edizioni Schio, 2013
  3. ^ Luca Sassi, Bernardetta Ricatti, Dino Sassi, Schio. Archeologia Industriale, pag 160-161, Sassi Edizioni Schio, 2013
  4. ^ Vicenza. Incendio nella notte a Schio, distrutto il futuro Palazzo della Musica, su ilgazzettino.it. URL consultato il 26 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2014).
  5. ^ a b Cartoguida sull'archeologia industriale scledense
  6. ^ Luca Sassi, Bernardetta Ricatti, Dino Sassi "Schio. Archeologia Industriale", pag 161, Sassi Edizioni Schio, 2013
  7. ^ Il Giornale di Vicenza - Territori - Schio, su ilgiornaledivicenza.it. URL consultato il 7 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2014).

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