Diurnali

presunta cronaca medievale, opera di un falsario

Diurnali è il titolo una presunta cronaca napoletana medievale che sarebbe stata scritta nel XIII secolo da un tale Matteo Spinelli da Giovinazzo, vissuto nel XIII secolo. Quest'opera, la cui vera natura fu smascherata solo nel 1868, è oggi universalmente considerata come un falso storico.

Edizione

La pubblicazione dei Diurnali di Matteo da Giovinazzo avvenne a cura dall'erudito gesuita e bollandista Daniel van Papenbroeck, la cui edizione della cronaca fu inserita tra le opere dei Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori[1].

Contenuti

L'arco di tempo coperto dalla cronaca riguardava gli anni dal 1247 al 1268, un'epoca cruciale, che ne esaltava l'importanza come fonte primaria per la storia del Regno di Sicilia[2]: essa, infatti, coincideva con gli ultimi anni dell'età di Federico II di Svevia (morto nel 1250), e proseguiva con la parabola degli epigoni della dinastia Hohenstaufen: Corrado, Manfredi (morto a Benevento nel 1266), fino a Corradino (morto a Tagliacozzo nel 1268).

Un altro profilo di interesse dell'opera era sul versante della storia linguistica italiana: la sua datazione precoce ne faceva la prima opera in volgare nella storia della letteratura italiana, autorizzando per orgogliose rivendicazioni di un primato cronologico del volgare napoletano nella genesi della prosa italiana, rispetto alla cronachistica toscana[2].

Falsità dell'opera

Sull'autenticità dell'opera si addensarono tuttavia numerosi dubbi, originati in un primo momento sulle inesattezze e incongruenze cronologiche di cui l'opera è disseminata. Consapevole di questo, nel 1839 si registrò il tentativo di Honoré Théodoric d'Albert, duca di Luynes[3] di riconciliare le discrepanze riconducendole al diverso conteggio dell'anno civile vigente all'epoca in Puglia, dove l'inizio dell'anno era collocato a settembre.

Il tentativo del duca di Luynes non cancellò i sospetti: ne nacque col tempo una notevole diatriba che vide confrontarsi aspramente, su sponde opposte, vari studiosi[2]: Wilhelm Bernhardi (1834-1921) ne dimostrò la falsità nel 1868[4][1], appoggiato strenuamente da Bartolomeo Capasso nel 1871. Un tenace sostenitore della genuinità dell'opera fu invece un amico e collega del Capasso, lo storico Camillo Minieri Riccio, che si spese in favore dell'autenticità con una serie di memorie e contributi[5], arrivando perfino a individuare la data di nascita dell'autore nel 1231[2].

La diatriba è oggi considerata definitivamente risolta con l'accettazione universale della inautenticità della cronaca di Matteo Spinelli[1], ritenuto un falso assemblato con materiale di Matteo Biondo e Giovanni Villani, ad opera, forse, di Angelo di Costanzo, o di Bernardino Tafuri.

Note

  1. ^ a b c Spinèlli, Matteo, detto anche Matteo da Giovinazzo, Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  2. ^ a b c d Gabriella Palmisciano, «MINIERI RICCIO, Camillo», Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  3. ^ Honoré Théodoric d'Albert de Luynes, Commentaire historique et chronologique sur les éphémérides, intitulées Diurnali di messer Matteo di Giovenazzo, Parigi, Firmin Didot, 1839
  4. ^ Wilhelm Bernhardi, Matteo Di Giovenazzo: Eine Fälschung Des XVI. Jahrhunderts
  5. ^ Cronaca di Matteo Spinelli da Giovenazzo ridotta alla sua vera dizione ed alla primitiva cronologia con un commento in confutazione a quello del duca di Luynes sulla stessa Cronaca e stampato a Parigi nel 1839, 1865; I Notamenti di Matteo Spinelli da Giovenazzo difesi ed illustrati, 1870; I Notamenti di Matteo Spinelli novellamente difesi, 1874; Ultima confutazione agli oppositori di Matteo Spinelli, 1875

Bibliografia