Marie-Luise Damien, detta Damia (Parigi, 5 dicembre 1889La Celle-Saint-Cloud, 30 gennaio 1978), è stata una cantante e attrice francese.

Marie-Louise Damien detta Damia
NazionalitàFrancia (bandiera) Francia
Periodo di attività musicale1908 – 1955

Apprezzata per le sue interpretazioni di canzoni, in particolare Les Goélands, Mon matelot, La Mauvaise prière, e per i suoi ruoli tragici, fu molto celebre negli anni trenta.

Biografia

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I genitori erano originari dei Vosgi: il padre, Nicolas Damien, era nato a Nonville e la madre, Maria Giuseppina luisa Claudia era di Darney. Maria Luisa andava sovente in vacanza a Darney, presso i nonni materni, che possedevano una fattoria, prima che i genitori si trasferissero a Parigi ove il padre era divenuto poliziotto.

All'età di quindici anni Damia lasciò la casa paterna e trovò un ruolo di comparsa al théâtre du Châtelet. Fu notata da Roberty, marito della nota cantante Fréhel, che le impartì lezioni di canto e con il quale avrà, molto dopo, una relazione amorosa. Dal 1908 si esibì sulle scene di caffè concerto quali la Pépinière-Opéra, il Petit Casino e l'Alhambra.

Divenne la vedette d'uno spettacolo del caf' conc' di Félix Mayol. Sacha Guitry sosteneva che fu lui a consigliarle di vestirsi in nero, disegnò la sua silhouette, imponendo così uno stile alle cantanti realiste che le successero, quali Édith Piaf e Juliette Gréco. Ma in un'intervista alla radio ella affermò che l'idea dell'abito nero venne a Max Dearly. Ella impose una rottura scenica abbandonando la scenografia a vantaggio del solo sipario nero. Cantava senza microfono, vestita di nero, con sipario nero, fu la prima "cantante in nero".[1] La sua estetica scenica s'iscrive nell'espressionismo e il rinnovo drammatico di Jacques Copeau[2].

Ella frequentò molto presto il circolo letterario femminile e lesbico attorno alla poetessa Natalie Clifford Barney. Ella vi frequentò Romaine Brooks, Gabrielle Bloch, conosciuta come Gab Sorère, Loïe Fuller e in questo contesto, incontrò l'architetto, arredatrice e designer Eileen Gray, con la quale ebbe una relazione amorosa. Gray creò per la cantante la sua prima poltrona detta «a sirena»[3]. Parallelamente, ella ebbe alcuni ruoli notevoli nel cinema.

Damia registrò il 28 febbraio 1936 la canzone suicidogena Sombre Dimanche (Triste domenica) di Laszlo Javor e Rezső Seress, la cui interpretazione fu vietata al pubblico dalla sua creazione.[4].

Adulata dal pubblico nel periodo fra le due guerre mondiali, la sua immagine venne occultata nel dopoguerra da idoli più giovani, in particolare da Édith Piaf[5]. Tuttavia trionfò in un recital presso la Salle Pleyel nel 1949 e compì una tournée in Giappone nel 1953. Ritornò sulle scene a Parigi nel 1954, all'Olympia, con in primo piano Jacques Brel, allora esordiente, e poi nel 1955. In seguito si ritirò a vita privata.

Nel 1963, l'Accademia Charles-Cros[6] le assegnò il Gran Premio per il suo disco Les Belles Années du Music Hall[7], una compilazione. Questa consacrazione tardiva suonò un po' come un risarcimento per l'oblio da parte dell'accademia, ma anche come un'occasione unica di renderle il più bello degli omaggi, visto che la consegna del premio si fece sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica francese, allora che erano trascorsi otto anni da quando Damia si era ritirata dal music-hall.

Battezzata "la trageda della canzone", ella fu anche ammirata da scrittori di tutto rispetto, da Jean Cocteau a Robert Desnos. Più avanti, cineasti come Jean Eustache, Aki Kaurismäki o Claude Chabrol rifecero sentire le sue canzoni.

Damia morì brutalmente il 30 gennaio 1978 a La Celle-Saint-Cloud a causa di una caduta accidentale su un trasporto pubblico. Anche se all'epoca fu avanzata la tesi del suicidio, si noterà un decesso quasi conforme a un repertorio di opere musicali consacrati prevalentemente ai mutilati, ai feriti in incidenti e a vittime della malasorte.

La sua salma è stata inumata nel cimitero parigino di Pantin.

Memoria

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Cartello del giardino Damia nell'XI arrondissement di Parigi. Il nome Louise-Marie riprende l'ordine ritrovato nell'atto di nascita di Damia. La data di nascita sul cartello è errata: Damia nacque nel 1889.
  • Negli anni 1930, Damia era nota per il suo abbigliamento nero e il rifiuto di avere dietro di lei uno scenario dipinto, cosa nuova per quei tempi[8].
  • Paul Colin aveva dipinto, in un cartellone, il ritratto di Damia.
  • La sua modernità ha influenzato numerosi artisti della seconda metà del XX secolo, quali Édith Piaf[8], che riprese alcuni titoli e gesti di Damia, Barbara[2], Jacques Brel, vedi Serge Gainsbourg[9].
  • Nel 1997 è stato creato nell'XI arrondissement di Parigi un giardino intitolato «Espace vert écologique», denominato Jardin Damia in omaggio alla cantante[10].
  • Un museo dedicato a Damia è stato inaugurato il 22 settembre 2018 nel castello di Darney su iniziativa dell'associazione degli Amici del patrimonio di Darney e di collezionisti parigini.

Canzoni (selezione)

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  • Hantise
  • La Chaîne
  • Dis-moi
  • Ploum ploum ploum
  • J'ai l'cafard
  • C'est mon gigolo
  • Le Grand Frisé
  • Depuis que les bals sont fermés
  • Tu ne sais pas aimer (Canzone del film Sola)
  • Les Nocturnes
  • Je voudrais que la nuit
  • Complainte de Mackie (tratta dalla versione francese de L'opera da tre soldi di Kurt Weill e Bertolt Brecht)
  • Pour un seul amour
  • Ce n'est pas toujours drôle (Canzone tratta dal film Di notte a Parigi (Un soir de rafle)
  • La Plus Belle Chanson
  • Amours de minuit
  • On ne lutte pas contre l'amour (versione francese della canzone tedesca Leben ohne liebe kanst du nicht interpretata da Marlene Dietrich)
  • Il ne reste rien
  • La Chanson du passé
  • Mon matelot
  • Les Inquiets
  • De profundis
  • Berceuse tendre (Il fait si bon près de toi) (Léo Daniderff - Daniderff, Ronn)
  • Beau petit marin de passage
  • La Veuve
  • Pour en arriver là
  • Complainte (canzone tratta dal film Il delitto della villa (La Tête d'un homme)
  • J'ai bu
  • La Garde de nuit à l'Yser
  • La Suppliante
  • Chansons gitanes - Chanson de route
  • Chansons gitanes - Chanson à boire
  • La Chanson des flots
  • Roule ta bosse
  • Chantez pour moi, violons (version francese di Play Fiddle, Play)
  • Pluie
  • Tout le jour, toute la nuit (versione francese di Night and Day di Cole Porter)
  • La Guinguette a fermé ses volets
  • En maison
  • Toboggan
  • Moi... j'm'ennuie (musica di Wal-Berg)
  • La Mauvaise prière
  • Mon phono chante
  • J'ai perdu ma jeunesse
  • Johnny Palmer (parole di Christian Vebel)
  • Personne (parole e musica di Michel Emer)
  • C'est dans un caboulot
  • La Malédiction
  • Café chantant
  • Tourbillons d'automne
  • Dans ma solitude
  • Ma rue
  • On danse à La Villette
  • Bonjour mon chien
  • La Femme à la rose
  • Deux femmes

Filmografia

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  1. ^ (FR) Delfeil de Ton, La dame en noir, le Nouvel Observateur du 9 décembre 2010
  2. ^ a b (FR) Damia, première des dames en noir, "Le Monde", 21 gennaio 2017
  3. ^ (FR) https://artwithoutskin.com/2010/12/15/fauteuil-%E2%80%9Ca-la-sirene%E2%80%9D-deileen-gray-invendu-a-new-york/
  4. ^ (FR) Gilles Verlant, Jean-Eric Perrin, L'intégrale Gainsbourg, Fetjaine
  5. ^ (FR) La dame en noir, in Bibliobs, 23 dicembre 2010. URL consultato il 22 gennaio 2017.
  6. ^ (FR) Remise du grand Prix du Disque 1963 : Damia. consultato il 6 Novembre 2018.
  7. ^ (FR) Album de Damia : Les goélands. consultato il 6 Novembre 2018.
  8. ^ a b (FR) Damia, la chanteuse était en noir, su arte.tv. URL consultato il 22 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2017)..
  9. ^ L'intégrale et caetera, 2005
  10. ^ (FR) Jardin Damia, su equipement.paris.fr. URL consultato il 22 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017)..
  11. ^ (FR) Courrier des théâtres, in Le Figaro, 3 giugno 1930, 6. URL consultato il 26 settembre 2018..

Bibliografia

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  • (FR) Francesco Rapazzini, Damia, une diva française, Parigi, éditions Perrin, 2010, ISBN 978-2-262-03403-0.
  • Gianni Lucini, Luci, lucciole e canzoni sotto il cielo di Parigi - Storie di chanteuses nella Francia del primo Novecento, Novara, Segni e Parole, 2014, 160 p. ISBN 978-88-908494-4-2

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN42024913 · ISNI (EN0000 0003 6862 8147 · Europeana agent/base/147171 · LCCN (ENno97018317 · GND (DE1012626040 · BNE (ESXX4612169 (data) · BNF (FRcb13892941c (data)