Darwinismo sociale

teoria sociale

In sociologia il darwinismo sociale è una corrente di pensiero i cui sostenitori applicano allo studio delle società umane i principi darwiniani della «lotta per la sopravvivenza» (struggle for life and death) e della selezione naturale del più adatto, sostenendo che questi debbano essere la regola delle comunità umane[1]. Si tratta di una corrente delle filosofie della vita sviluppata a partire dalla seconda metà del XIX secolo a opera di alcuni pensatori della corrente filosofica del positivismo, in particolare Herbert Spencer (1820-1903), e per tal motivo chiamata anche spencerismo sociale[2]. La locuzione è rimasta nell'uso corrente soprattutto con significato polemico per indicare teorie razziste usate per esempio anche nel periodo del colonialismo.

Charles Darwin

Storia del termine

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Herbert Spencer

La locuzione «darwinismo sociale» fu coniata nel 1879, con intento peggiorativo, dal giornalista anarchico francese Émile Gautier in riferimento al 50º congresso dei naturalisti tedeschi in cui Haeckel, Nägeli e Virchow si misurarono sul senso «politico» del darwinismo (giustificazione delle ineguaglianze sociali o alimento del socialismo).

Alcuni eminenti biologi ed epistemologi quali Gould[3], Molina[4], Tort[5] e altri, hanno difeso Darwin dall'attribuzione di paternità del darwinismo sociale.

Nel terzo capitolo del suo libro Darwin scrive che «Questo principio, per il quale ogni lieve variazione, se utile, si mantiene, è stato da me denominato “selezione naturale”…. Ma l'espressione “sopravvivenza del più adatto”, spesso usata da Herbert Spencer, è più idonea, e talvolta ugualmente conveniente»[6].

Nella quinta edizione dell'Origine (1869) Darwin cambia il titolo del quarto capitolo da Selezione naturale a Selezione naturale o sopravvivenza del più adatto; il riferimento è ai Principi di Biologia in cui Spencer (1864) introduce per la prima volta l'espressione survival of the fittest, che il mito storiografico vuole come una degenerazione spenceriana del principio di selezione naturale.

Origine e sviluppo

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Cornelius Jansen (Giansenio).

Le origini del socialdarwinismo o spencerismo sociale sono antiche. Da sempre i ceti dominanti hanno cercato di fare apparire le differenze di ceto come differenze antropologiche. Questa pretesa trovò sostegno in teologie come il Giansenismo o il Calvinismo che giustificavano ricchezza e povertà come prove della predestinazione decretata dalla volontà divina. La Chiesa Cattolica condannò energicamente queste teorie[senza fonte], giudicate anticristiane in quanto esse annullavano l'uguaglianza degli uomini dinanzi a Dio e rendevano inutile il riscatto degli uomini operato dal sacrificio di Gesù Cristo. Allo stesso modo la Chiesa si oppose al socialdarwinismo, non soltanto per la polemica contro il darwinismo vero e proprio, ma perché considerato una teorizzazione delle ingiustizie e delle empietà.

Claude Lévi-Strauss fa risalire l'origine del razzismo, del darwinismo sociale e di altre teorie consimili alla contrapposizione dell'umanità all'animalità[7].

Per Linneo[8] non era tanto importante chiedersi in cosa l'uomo è diverso (superiore) rispetto agli animali (così che possiamo ucciderli, mangiarli, vestircene, sfruttarli...), quanto in cosa l'uomo bianco è diverso (superiore) rispetto al nero, al giallo, al rosso (così che possiamo... dominarli). In Linneo, estraneo a ogni idea di evoluzione, non c'è una scala filogenetica che conduca all'uomo bianco. C'è invece nella scala delle razze di Nott e Gliddon, che vuol mostrare - anche attraverso evidenti deformazioni - un progresso estetico.

 
Condorcet

L'idea di progresso è invece programmaticamente fondante nell'antropologia culturale la cui nascita è ascrivibile al postumo Quadro storico dei progressi dello spirito umano (1795)[9] di Condorcet e comunque con la nuova concezione della storia come sviluppo nel tempo propria dell'Illuminismo.

Già prima ancora di Spencer, Thomas Hobbes[10] aveva descritto la società umana come bellum omnium contra omnes e, con un verso di Plauto, homo homini lupus.

In Social Statics (1851) Herbert Spencer, considerato da Darwin il maggior filosofo del suo tempo, partendo dalle tesi di Thomas Malthus connota la natura mediante metafore sociali per poi scoprire la natura nella società, un circolo vizioso che sta alla base di tutte le sociobiologie.

Darwin ricavò la sua teoria dalle sue vastissime ed accurate osservazioni della natura. Utilizzò il lavoro di Malthus[11] per spiegare la lotta per la sopravvivenza. Malthus, però, non aveva trattato né piante, né animali, la sua teoria si poneva al di fuori delle dinamiche della natura; si occupò solo delle popolazioni umane, basando il suo lavoro sulla teoria della rendita differenziale di Adam Anderson[12] e fondandola sulla forbice che si stabiliva tra l'accrescimento dei mezzi di sussistenza (in progressione aritmetica) e quello della popolazione (in progressione geometrica) e che, secondo lui, costituiva un limite insuperabile a trovare mezzi di sussistenza. Darwin affrontò la questione ne “L'origine dell'uomo”, dove dedica un (sotto)capitolo a “La selezione naturale che ha effetto sulle nazioni civilizzate”.[13] Egli mostra di comprendere questo genere di inquietudini, e tuttavia non intende aderire alle conseguenze moralmente inique che ne deriverebbero: "D'altra parte, noi uomini civili cerchiamo con ogni mezzo di ostacolare il processo di eliminazione; costruiamo ricoveri per gli incapaci, per gli storpi e per i malati; facciamo leggi per i poveri e i nostri medici usano la loro massima abilità per salvare la vita di chiunque fino all'ultimo momento [...]. Il sentimento che ci spinge a prestare aiuto a coloro che ne hanno bisogno è soprattutto un effetto accidentale dell'istinto di simpatia, che fu in origine acquisito come parte degli istinti sociali, ma che in seguito divenne, nel mondo precedentemente indicato, più intenso e maggiormente diffuso. [...]. Dobbiamo perciò supportare gli effetti indubbiamente deleteri della sopravvivenza dei deboli e della propagazione della loro stirpe; [...]".[14]

Il darwinismo sociale si propose subito come una filosofia di legittimazione del potere, sia esso coloniale, razziale o di classe. Durante il secolo XX i teorici del nazismo (Hitler, Rosenberg),[15] senza mai nominare Darwin, lo utilizzarono largamente sia in senso eugenetico, sia per eliminare, milioni di ebrei, zingari, testimoni di Geova, oppositori politici, prigionieri di guerra nei campi di concentramento.

Nel 1907 Lester F.Ward dichiarava che non aveva "mai visto un principio chiaramente darwiniano invocato nella discussione del socialdarwinismo".[16] Darwin sottolineò che la differenza umana risiede nella proiezione di valori costruiti e non dati, all'opposto di ciò che sostenevano i socialdarwinisti.[17]

La posizione di Herbert Spencer

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Il dibattito sull'influsso dello Spencer riguardo a questa particolare dottrina è stato centrale per molti anni: criticato superficialmente difatti per certe sue affermazioni poco democratiche, secondo altre opinioni Spencer nei suoi saggi, soprattutto i primi, voleva invece sottolineare la contrarietà alla sussistenza statale (così come qualsiasi forma di statalizzazione, tra cui educazione e religione), perché vedeva come più alta forma evolutiva sociale la cooperazione e la mutua assistenza. Argomento particolarmente complesso, si rimanda alla lettura diretta delle sue opere, di cui ad esempio un estratto dal capitolo XXV, paragrafo 6:[18]

(EN)

«Now it is only against this injudicious charity that the foregoing argument tells. To that charity which may be described as helping men to help themselves, it makes no objection—countenances it rather. And in helping men to help themselves, there remains abundant scope for the exercise of a people's sympathies.»

(IT)

«Ora è solo contro questa carità senza giudizio ciò che si dice nella discussione in atto. Per la carità che possa essere descritta come l'aiutare di uomini ad aiutare sé stessi, non c'è contro obiezione alcuna. E nell'aiutare uomini ad aiutare sé stessi, lì risiede l'abbondante possibilità dell'esercizio delle simpatie di una persona.»

Capitolo XX, paragrafo 3:

(EN)

«Just this: that the few must continue to trespass against the many, lest the many should trespass against the few. The well fed, the luxuriously housed and clothed, the placemen and pensioners, may perhaps think it better that the masses should suffer for their benefit (as they do) than that they should suffer for the benefit of the masses (as they might). But would a just arbitrator say this? Would he not say, on the contrary, that even if their respective members were blessed with equal advantages, the minority ought to be sacrificed rather than the majority; but that as the most numerous are at the same time the least favoured, their claim becomes still more imperative. Surely, if one of the two parties must submit to injustice, it ought to be the rich hundreds, and not the poor thousands.»

(IT)

«Proprio questo: che i pochi devono continuare ad abusare dei molti, piuttosto che i molti debbano abusare dei pochi. Che i pasciuti, che chi si veste ed abita nel lusso, che i politicanti e chi vive di rendita, possano forse pensare che sia meglio che le masse debbano soffrire per il loro beneficio (come fanno) piuttosto che loro stessi debbano soffrire per il beneficio delle masse (come potrebbero). Ma un arbitro onesto direbbe ciò? Non direbbe, al contrario, che anche se i loro rispettivi membri fossero benedetti da uguali vantaggi, la minorità dovrebbe essere sacrificata piuttosto che la maggioranza; ma siccome i più numerosi sono allo stesso tempo i meno favoriti, le loro richieste divengono più imperative. Certamente, se una delle due fazioni deve subir ingiustizia, è necessario che siano le ricche centinaia, e non le povere migliaia.»

Estrapolazioni senza corretta denotazione del pensiero di Spencer (pacifista, anti-schiavista, anti-colonialista, anti-militarista e a favore della parità dei sessi, ancorché fortemente individualista e considerato perfino filo-anarchico, come si può leggere nei suoi The Right to Ignore the State (1851) e The Man versus the State (1884)) ebbero l'effetto di dare un sostegno ideologico nell'occultare responsabilità sociali e politiche dichiarando ineliminabili, in nome di una naturalità presunta, piaghe sociali sedimentate. Probabilmente la maggior parte della colpa dell'interpretazione popolare di Spencer come darwinista sociale si potrebbe ricondurre a Richard Hofstadter, il cui influente saggio Social Darwinism in American Thought (1955) dedicava un capitolo intero al lavoro di Spencer, e che trasformò radicalmente il modo in cui il pensiero di Spencer era percepito nella cultura Britannica ed Americana.[19][20]

Genetica e darwinismo sociale

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Il "darwinismo sociale" sembra trovare oggi nuovi argomenti nella genetica. A rigore, una teoria biologica non contiene un'opzione sociologica obbligata, come pensava anche Darwin, ma la pretesa dei genetisti di spiegare ogni aspetto dei comportamenti umani su basi genetiche, con un contenuto nuovamente predestinatorio, ripropone la discussione sul "darwinismo sociale" su basi nuovamente lamarckiane, in quanto si afferma, come pensava Lamarck, che le cause di tutti i fenomeni vitali vanno cercate nella composizione chimica della materia vivente. È chiaro che nel loro ragionamento si tende a obliterare il fenotipo nel genotipo, cioè a ridurre l'essere e l'agire dell'uomo alla sua sola base genetica, ma questa posizione viene respinta da tutte le altre scienze biologiche. A queste pretese ha risposto, tra gli altri, Alain Prochiantz, considerato uno dei massimi ricercatori di neuroscienze:

un'antropologia alternativa al determinismo genetico: l'individuazione umana prosegue dopo la nascita; questa specificità dell'uomo si fonda in ultima analisi sulle caratteristiche - geneticamente determinate - del suo sviluppo; ma questa determinazione da parte dei geni ha il risultato di liberare l'uomo dallo stretto determinismo. L'uomo costruisce nella storia molte delle proprie determinazioni biologiche e la totalità delle proprie determinazioni culturali. L'individuazione umana è più che biologica: è bio-culturale, dove la cultura è una determinazione aperta dalla specificità dell'individuazione biologica dell'organismo umano.[21]

Darwin e il razzismo

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L'unica disputa che Darwin ebbe nei confronti del capitano del Beagle, Fitzroy, riguardò l'abolizione della tratta degli schiavi decisa dall'Inghilterra nel 1848. Nel suo Viaggio...., lasciando il Brasile, Darwin scrive: Ringrazio Dio di non dovere più visitare un paese schiavista, e descrive i maltrattamenti e le torture inflitte agli schiavi neri. Nella sua Autobiographie[22] sottolinea la sua amicizia a Edimburgo con un impagliatore nero di uccelli. Durante la guerra di secessione statunitense, Darwin prende le parti del Nord contro alcuni dei suoi sostenitori statunitensi. In Argentina ed in Australia Darwin vede le pratiche di annientamento degli indigeni da parte dei coloni e descrive con orrore la “guerra di sterminio” condotta contro gli indios delle Pampas e contro gli aborigeni dell'Australia. «Chi crederebbe» — scrive nel suo Viaggio — «che nella nostra epoca si commettano simili atrocità in un paese cristiano e civilizzato?». Più avanti scrive: «Dovunque l'europeo porta i suoi passi, la morte sembra inseguire gli indigeni… le varietà umane sembrano reagire le une sulle altre allo stesso modo delle diverse specie animali, il più forte distrugge sempre il più debole»[23].

Nell'“Origine dell'uomo”[24] Darwin fa di queste guerre di sterminio delle popolazioni autoctone delle colonie (vedi anche la rivolta in Giamaica del 1865 duramente repressa dal governo inglese) un esempio per spiegare la sparizione delle forme intermedie tra il primate ancestrale e l'uomo attuale.[25] L'incontro con gli abitanti della Terra del Fuoco è centrale per comprendere come Darwin si convince dell'esistenza di una serie di gradi di forme appartenenti alla specie umana e per conservare la sua convinzione della perfettibiltà e del miglioramento sociale. Darwin è convinto che le condizioni di esistenza giocano un ruolo importante nell'aspetto e nei costumi di un gruppo umano. In Cile incontra indios slanciati, belli, eccellenti cavalieri e si rende conto che si tratta della stessa popolazione dei fueghini che "il freddo, la mancanza di alimentazione e l'assenza di qualsiasi forma di civilizzazione hanno reso ripugnante".[23] "In Darwin -osserva Gérard Molina- non si trova quella ossessione per i tratti ereditari, fisici o mentali, che gli antropologi vedevano come radice di differenze insormontabili tra i gruppi umani"[4]

Darwinismi sociali anti-spenceriani

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Thomas Henry Huxley

Tra Spencer e Thomas Henry Huxley nacque una polemica circa la possibilità di un'etica evoluzionista: l'idea centrale era che la moralità umana (senso morale e codici morali) poteva essere spiegata in funzione dell'adattamento biologico. Per Huxley non si tratta più di dominare e possedere la natura, come affermava Cartesio, né di sottomettersi ad essa restaurando le sue leggi nella civilizzazione (Spencer), ma di contrastarla: Huxley nega che la dottrina dell'evoluzione possa fornire un fondamento alla morale perché il preteso "più adatto" alla sopravvivenza può essere il peggio sul piano etico.[26]

  1. ^ James Poskett, La lotta per l'esistenza, in Orizzonti, Una storia globale della scienza, traduzione di Alessandro Manna, Torino, Einaudi, 2022, ISBN 9788806251482.
  2. ^ Visone, «Può sembrare inclemente che un lavoratore reso inabile dalla malattia alla competizione con i suoi simili, debba sopportare il peso delle privazioni. Può sembrare inclemente che una vedova o un orfano debbano essere lasciati alla lotta per la sopravvivenza. Ciò nonostante, quando siano viste non separatamente, ma in connessione con gli interessi dell'umanità universale, queste fatalità sono piene della più alta beneficenza – la stessa beneficenza che porta precocemente alla tomba i bambini di genitori malati, che sceglie i poveri di spirito, gli intemperanti e i debilitati come vittime di un'epidemia».
  3. ^ Gould.
  4. ^ a b Molina.
  5. ^ Tort.
  6. ^ Origine delle specie.
  7. ^ Lévi-Strauss, «Mai meglio che al termine degli ultimi quattro secoli della propria storia l'uomo occidentale ha potuto comprendere che, arrogandosi il diritto di separare radicalmente l'umanità dall'animalità, accordando all'una ciò che toglieva all'altra, innescava un circolo maledetto, e che la medesima frontiera sarebbe servita costantemente a porre distanze fra gli stessi uomini e a rivendicare, a favore di minoranze sempre più ristrette, il privilegio di umanità, nozione ormai corrotta perché improntata all'amor proprio».
  8. ^ LinneoPolitia naturae.
  9. ^ Condorcet.
  10. ^ Chiodi G.M. & Gatti R., La filosofia politica di Thomas Hobbes, Franco Angeli, Milano, 2009.
  11. ^ *Malthus T.R., Saggio sul principio di popolazione, Einaudi, Torino, 1977.
  12. ^ Adam Anderson, fittavolo ed economista inglese, autore di scritti in cui, a partire dal 1777, espose la sua teoria della rendita fondiaria. In Vidoni F. Sulla base naturalistica del materialismo storico - Quaderni materialisti n.6, ED.Ghibli, MIlano, 2007.
  13. ^ Darwin C., "The descent of man and selection in relation to sex", 1871. Il testo è liberamente accessibile in rete, ad es. https://www.gutenberg.org/ebooks/2300. La citazione è tratta dal capitolo V.
  14. ^ Charles Darwin, L'origine dell'uomo, a cura di Franco Paparo, Editori Riuniti, 1991, pp. 175, 176, ISBN 88-7692-279-2.
  15. ^ Cassata F., Da Darwin a Hitler?, in MicroMega, Roma, 2009.
  16. ^ Bellomy D.C., Social darwinism revisited in Perspectives in American History, 1984.
  17. ^ Greene J.C., Darwin as social evolutionist, Journal of the History of Biology 10, 1977 (trad.propria).
  18. ^ Spencer, Herbert - Social Statics: or, The Conditions essential to Happiness specified, and the First of them Developed, (London: John Chapman, 1851) [1] Archiviato il 5 luglio 2008 in Internet Archive..
  19. ^ Thomas C. Leonard, Origins of the myth of social Darwinism: The ambiguous legacy of Richard Hofstadter's Social Darwinism in American Thought (2009) https://www.princeton.edu/~tleonard/papers/myth.pdf.
  20. ^ Voce "Herbert Spencer" presso la Stanford Encyclopedia of Philosophy http://plato.stanford.edu/entries/spencer/.
  21. ^ *Prochiantz A., A cosa pensano i calamari? Anatomie del pensiero, Einaudi, Torino 1999.
  22. ^ Darwin C., Autobiografia (1809-1882), Einaudi, Torino, 1962.
  23. ^ a b Darwin C., Viaggio di un naturalista intorno al mondo - Lettere (1831-1836), Feltrinelli, Milano, 1982 - a cura di Pietro Omodeo.
  24. ^ Darwin C.,L'origine dell'uomo, Roma, Newton Compton, 1974.
  25. ^ Anche il co-scopritore della selezione naturale Alfred Russel Wallace (1823-1913), aveva osservato l'estinzione di tutte le razze inferiori e poco sviluppate dal punto di vista intellettuale " (A.R.Wallace, la sélection naturelle, C.Reinwald, Paris, 1870); Wallace in seguito cambierà completamente punto di vista e prenderà le difese dei colonizzati a partire dal 1880, tornando al socialismo di tipo oweniano della sua giovinezza (Camerini J.R., The Alfred Russel Wallace Reader, Johns Hopkins University Press, Baltimore and London 2002).
  26. ^ Huxley T.H., Evolution and ethics, London and New York, Macmillan and co., 1894 https://www.gutenberg.org/ebooks/2940.

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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