Fahd dell'Arabia Saudita
Fahd bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd, (in arabo فهد بن عبد العزيز آل سعود?), meglio conosciuto come Re Fahd (Riad, 16 marzo 1921[1] – Riad, 1º agosto 2005), è stato il quinto re dell'Arabia Saudita dal 1982 al 2005.
Fahd bin ʿAbd al-ʿAziz Al Saʿūd | |
---|---|
Ritratto ufficiale del 1982 | |
Re dell'Arabia Saudita | |
In carica | 13 giugno 1982 – 1º agosto 2005 |
Investitura | 13 giugno 1982 |
Predecessore | Khalid |
Successore | Abd Allah |
Nome completo | Fahd bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd |
Altri titoli | Custode delle due Sacre Moschee |
Nascita | Riad, 16 marzo 1921 |
Morte | Ospedale Specialistico Re Faysal, Riad, 1º agosto 2005 (84 anni) |
Sepoltura | Cimitero al-'Ud di Riyād, 2 agosto 2005 |
Dinastia | Dinastia saudita |
Padre | Abd al-Aziz dell'Arabia Saudita |
Madre | Hassa bint Ahmad al-Sudayri |
Religione | Islam sunnita |
Fahd bin ʿAbd al-ʿAziz Al Saʿūd | |
---|---|
Presidente del Consiglio di Casa Sa'ud | |
Durata mandato | 1993 – 2004 |
Predecessore | Sa'd bin Abd al-Aziz Al Sa'ud |
Successore | Salman bin 'Abd al-'Aziz Al Sa'ud |
Vice Primo ministro dell'Arabia Saudita | |
Durata mandato | 1975 – 13 giugno 1982 |
Monarca | Re Khalid |
Predecessore | Khalid bin Abd al-Aziz Al Sa'ud |
Successore | Abd Allah bin Abd al-Aziz Al Sa'ud |
Secondo Vice Primo ministro dell'Arabia Saudita | |
Durata mandato | 1967 – 1975 |
Monarca | Re Faysal |
Predecessore | - |
Successore | Abd Allah bin Abd al-Aziz Al Sa'ud |
Ministro dell'Interno | |
Durata mandato | 1962 – 1975 |
Monarca | Re Sa'ud Re Faysal Re Khalid |
Predecessore | Faysal bin Turki I Al Sa'ud |
Successore | Nāyef bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd |
Ministro dell'Educazione | |
Durata mandato | 24 dicembre 1953 – 1962 |
Monarca | Re Sa'ud |
Predecessore | - |
Successore | 'Abd al-'Aziz ibn 'Abd Allah Al al-Shaykh |
Dati generali | |
Prefisso onorifico | custode delle due Sacre Moschee |
Nel 1992 promulgò la legge fondamentale del Paese.
Origini e formazione
modificaFahd nacque a Riad il 16 marzo 1921 anche se alcune fonti affermano che tale data possa non essere quella corretta per via della confusione sui dati anagrafici tra lui e i suoi numerosi fratelli. In ogni caso la nascita avvenne tra il 1920[2] e il[3]1923[4], primogenito di otto figli dell'ottava moglie del re Abd al-Aziz[5], in quanto l'ultima figlia della precedente consorte era nata nel 1916 e il successivo del matrimonio seguente nel 1924. Sua madre era la principessa Hassa bint Ahmad al-Sudayri[6][7].
L'educazione di Fahd cominciò presso la Scuola dei Principi di Riyad, istituto fondato appositamente dal padre per l'educazione dei membri della Casa di Sa'ud.[8] Ricevette l'istruzione per quattro anni a seguito delle sollecitazione di sua madre.[9] Studiò con dei tutori, tra cui lo sceicco Abdul-Ghani Khayat.[10] Continuò poi a ricevere l'istruzione religiosa a La Mecca.[8][11]
Prime posizioni politiche
modificaIl principe Fahd fu nominato membro del consiglio consultivo reale su suggerimento della madre.[12] Nel 1945, fece la sua prima visita di Stato a San Francisco per firmare lo Statuto delle Nazioni Unite.[13] In questo viaggio servì sotto suo fratello, il principe Faysal, che al tempo era ministro degli affari esteri.[11] Nel 1953, rappresentò il suo paese all'incoronazione della regina Elisabetta II.[10][14][15] Il 24 dicembre 1953, fu nominato ministro dell'educazione.[16][17]
Nel 1959, guidò la delegazione saudita alla Lega araba, a significare l'importanza nella famiglia reale e l'aumento del prestigio del giovane principe. Nel 1962, fu nominato ministro dell'interno.[9] Come tale diresse la delegazione saudita in una riunione dei capi di Stato arabi in Egitto nel 1965.[11] Nel 1967, fu nominato secondo vice primo ministro.[11][18]
Principe ereditario
modificaDopo la morte di re Faysal nel 1975, Fahd fu nominato primo vice primo ministro e contemporaneamente principe ereditario.[19][20] Anche se il principe Fahd aveva due fratelli maggiori, Nasser e Sa'd, che avevano diritti di prelazione al trono, entrambi furono considerati candidati non idonei.[19] Al contrario, il principe Fahd aveva alle spalle una lunga carriera nell'esecutivo.[19]
La nomina del principe Fahd lo rese figura molto più potente, in contrasto con il ruolo modesto che Khalid aveva durante il regno del predecessore.[21]
Nel 1976 dispose il ritiro del piccolo contingente saudita dalle alture del Golan dove era stato inviato in occasione della guerra del 1973. Nel 1979 ruppe le relazioni diplomatiche con l'Egitto, dopo la firma da parte di Anwar al-Sādāt del trattato di pace israelo-egiziano.
Il 13 agosto 1980, dopo la proclamazione di Gerusalemme a "capitale d'Israele", Fahd chiamò i sudditi alla guerra santa contro Israele. Nel settembre successivo, all'inizio del conflitto Iran-Iraq, decise di assicurare il suo appoggio politico ed economico al regime bathista allora al potere a Baghdad.
Regno
modificaAlla morte di re Khalid, il 13 giugno 1982, Fahd salì al trono come quinto re dell'Arabia Saudita.[22] Tuttavia, il periodo più attivo della sua vita non è stato il suo regno ma il periodo da principe ereditario.[23]
Nel 1986 adottò il titolo di "Custode delle due Sacre Moschee", sostituendo l'appellativo di "Sua Maestà", unendo così il potere religioso a quello secolare.[11] Nel 1993 emanò la legge che ancora oggi disciplina la forma e le funzioni del Consiglio dei ministri.
Politica estera
modificaTemendo che la rivoluzione iraniana del 1979 potesse portare simili sconvolgimenti nell'Arabia Saudita, Fahd spese somme considerevoli anche dopo la sua ascesa al trono per sostenere lo sforzo bellico di Saddam Hussein nella sua guerra con l'Iran.[24]
Nel 1987 a La Mecca, negli scontri fra pellegrini iraniani che avevano inscenato una manifestazione (rigorosamente vietata nel corso del pellegrinaggio annuale) e la polizia, morirono centinaia di persone. Dall'appoggio dato a Baghdad e da questo incidente derivò un progressivo ed irreversibile peggioramento dei rapporti con l'Iran, col quale nel 1988 fu interrotta ogni relazione diplomatica.
Fahd era un sostenitore delle Nazioni Unite. Ha sostenuto gli aiuti esteri e ha dato il 5,5% del reddito nazionale dell'Arabia Saudita a vari fondi, in particolare il Fondo saudita per lo sviluppo e il Fondo OPEC per lo sviluppo internazionale. Ha dato aiuto anche a gruppi stranieri, come i musulmani bosniaci nelle guerre jugoslave e i nicaraguensi Contras, fornendo "un milione di dollari al mese da maggio a dicembre 1984".[25] Fahd fu anche un forte sostenitore della causa palestinese e un avversario dello Stato di Israele.[26] Nonostante ciò era un fedele alleato degli Stati Uniti, secondo la CIA ha affermato: "Dopo Dio, possiamo contare sugli Stati Uniti".[27] Egli ha però a volte preso distanza da questo paese, ad esempio ha limitato l'uso delle basi aeree saudite per proteggere i convogli navali dopo l'attacco alla USS Stark, in cui un missile iracheno ha severamente danneggiato una fregata statunitense. Nel 1988 accettò di acquistare tra i cinquanta e i sessanta missili balistici a testata nucleare.[28]
Re Fahd sviluppò un piano di pace, al fine di risolvere le divergenze arabe in particolare tra l'Algeria e il Marocco.[29][30] Contribuì attivamente al raggiungimento dell'accordo di Ta'if del 1989 che ha portato alla conclusione del conflitto in Libano.[17][29] Inoltre, guidò il mondo arabo contro l'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq.[29] Durante il suo regno sviluppò un legame speciale con il presidente siriano Hafiz al-Asad e con quello egiziano Hosni Mubarak.[31]
Attività islamica
modificaPrese provvedimenti per sostenere l'istituzione religiosa saudita conservatrice garantendo milioni di dollari di sovvenzioni, rafforzando la separazione dei sessi e la potenza della polizia religiosa. Approvò pubblicamente la raccomandazione dello sceicco 'Abd al-Aziz ibn 'Abd Allah ibn Baz di evitare la via del male viaggiando in Europa e negli Stati Uniti.[32]
Guerra del Golfo del 1991
modificaNel 1990, le forze irachene di Saddam Hussein invasero il Kuwait, ponendo l'esercito iracheno sul confine saudita. Re Fahd accettò di ospitare le truppe della coalizione guidata dagli americani nel suo regno, permettendo alle truppe americane di posizionarsi lì.[33] Questa decisione portò notevoli critiche e l'opposizione di molti cittadini sauditi, che erano contrari alla presenza di truppe straniere sul suolo saudita.[34] Questa fu anche la principale critica che Osama bin Laden e Al Qaida rivolsero alla famiglia reale. La sua decisione fu inoltre contestata dai suoi fratelli Sudairi.[33]
Riforme e industrializzazione
modificaPer quanto riguarda le riforme, il sovrano mostrò poca tolleranza per gli innovatori. Nel 1992, un gruppo di riformisti e intellettuali sauditi di spicco rivolsero una petizione al monarca chiedendo riforme di ampio respiro, tra cui l'ampliamento della rappresentanza politica e la limitazione delle spese inutili della famiglia reale. Re Fahd ignorò le richieste e, dinanzi alle loro insistenze, reagì perseguitando i proponenti, imprigionandoli o facendoli licenziare dal lavoro.
Durante il governo di re Fahd, le già sontuose spese della famiglia reale raggiunsero il loro picco. Inoltre, firmò con il Regno Unito un contratto militare[35] costato al tesoro saudita più di 90 miliardi di dollari. Questi fondi erano originariamente assegnati alla costruzione di ospedali, scuole, università e strade. Di conseguenza, il paese subì una stasi nello sviluppo delle infrastrutture dal 1986 fino al 1999, quando Abd Allah, subentrato come reggente, prese le redini del regno.
Come tutti i paesi che si affacciano sul Golfo Persico, l'Arabia Saudita sotto re Fahd ha focalizzato il suo sviluppo industriale sull'estrazione di idrocarburi: il paese è rimasto però dipendente dalle importazioni per quasi tutte le altre voci della bilancia commerciale.
Nel 1994, re Fahd istituì il Consiglio Supremo degli Affari Islamici composto da membri della famiglia reale e da tecnocrati di alto livello. Il consiglio fu progettato per funzionare come mediatore delle attività islamiche riguardanti questioni politiche, educative, economiche e estere. Uno degli scopi segreti dell'ente fu quello di ridurre il potere del Consiglio degli Ulema.[36]
Meccanismo di successione
modificaNel tentativo di istituzionalizzare la successione, re Fahd emise un decreto il 1º marzo 1992.[37] Questo ampliò i criteri per la successione, che prima erano solo l'anzianità e il consenso della famiglia.[37] Il cambiamento più significativo era che il sovrano poteva assegnare e revocare il titolo di erede apparente sulla base dell'idoneità piuttosto che sull'anzianità e che i nipoti del primo re diventavano candidati ammissibili per il trono.[37]
Regno dopo l'ictus del 1995
modificaRe Fahd era un pesante fumatore, in sovrappeso per gran parte della sua vita adulta e da sessantenne cominciò a soffrire di artrite reumatoide e diabete mellito di tipo 2.[7] Subì un ictus debilitante il 29 novembre 1995[17]. Il 2 gennaio 1996, il monarca quindi decise di delegare la gestione del regno al principe ereditario Abd Allah, che assunse il titolo di reggente.[34][37][38] Il 21 febbraio, il re Fahd riprese alcuni doveri d'ufficio.[39]
Dopo l'ictus il monarca divenne infermo e dovette usare un bastone e poi una sedia a rotelle,[40] anche se ancora frequentava alcune riunioni dell'esecutivo e riceveva visitatori selezionati. Nel novembre del 2003, secondo i media di governo, re Fahd affermò che era necessario "colpire con un pugno di ferro" i terroristi dopo gli attentati mortali in Arabia Saudita, anche se riusciva a malapena a pronunciare poche parole a causa del deterioramento della propria salute. Il principe ereditario Abd Allah partecipò alle visite ufficiali quando re Fahd era all'estero per cure e periodi di riposo. Quando il suo figlio maggiore Faysal, membro del Comitato Olimpico Internazionale, morì nel 1999, il re era in Spagna e non fece ritorno in patria per il funerale.[41]
In un discorso a una conferenza islamica, il 30 agosto 2003 il sovrano condannò il terrorismo ed esortò i religiosi musulmani a predicare pace, sicurezza, cooperazione, giustizia e tolleranza nei loro sermoni.[42]
Morte e funerale
modificaRe Fahd fu ricoverato all'Ospedale Specialistico re Faysal di Riyad il 27 maggio 2005 per test medici non specificati.[43] Un funzionario riferì all'agenzia di stampa Associated Press ufficiosamente che il re era morto alle 15:30 locali del 1º agosto 2005 a 84 anni.[44] L'annuncio ufficiale fu dato dalla televisione di Stato alle ore 22 dall'allora ministro dell'informazione Iyad Madani.[44]
Re Fahd fu sepolto con l'ultima thawb (vestito tradizionale arabo) che indossava. Il 2 agosto, la salma fu portata alla moschea Imam Turki bin Abd Allah di Riyad dove alle 15:30 si tennero le preghiere funebri,[44] guidate dal Gran Mufti del regno, lo sceicco Abd al-Aziz bin Abd Allah Al ash-Sheikh.
La cerimonia è stata replicata in altre moschee in tutto il regno, dove si sono svolte le "preghiere per l'assente".
Il corpo fu poi portato dal figlio Abd al-Aziz nel cimitero al-'Ud, a circa due chilometri di distanza, dove sono sepolti i suoi quattro predecessori e altri membri della famiglia regnante.[45][46]
I dignitari arabi e musulmani che parteciparono al funerale non erano presenti alla sepoltura. Vi assistettero solo i familiari e i cittadini sauditi.
In conformità con i regolamenti e le tradizioni sociali, l'Arabia Saudita dichiarò un periodo di lutto nazionale di tre giorni durante i quali tutti gli uffici sono stati chiusi. Gli uffici governativi sono rimasti chiusi per il resto della settimana.[44] La bandiera nazionale non fu abbassata dal momento che tenendo fede alla shahada, la dichiarazione di fede islamica, il protocollo richiede che non debba mai sventolare a mezz'asta.
Dopo la sua morte, molti paesi arabi dichiararono un periodo di lutto.[8] Algeria, Egitto, Iraq, Kuwait, Libano, Marocco, Oman, Qatar, Siria, Yemen, Lega araba a Il Cairo e Autorità Nazionale Palestinese dichiararono tre giorni di lutto.[8] Pakistan ed Emirati Arabi Uniti dichiararono un periodo di lutto di sette giorni con bandiere a mezz'asta.[47] In Giordania, oltre al periodo di lutto nazionale di tre giorni fu dichiarato un periodo di lutto di 40 giorni nella Corte Reale.
Molti dignitari stranieri parteciparono al funerale, come il vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney, il presidente francese Jacques Chirac, re Juan Carlos I di Spagna, il principe Carlo del Regno Unito, il presidente del Pakistan Pervez Musharraf, il re Abd Allah II di Giordania, il presidente palestinese Mahmūd Abbās, il ministro anziano di Singapore Goh Chok Tong e il presidente della Mauritania Maaouya Ould Sid'Ahmed Taya.
Ricchezza
modificaNel 2002 Forbes ha stimato la ricchezza di re Fahd a 25 miliardi di dollari.[48] Nel 1988 la rivista Fortune riportava che il suo patrimonio era pari a 18 miliardi di dollari, facendo di lui la seconda persona più ricca al mondo a quel tempo.[49] Oltre alle residenze in Arabia Saudita, possedeva una dimora in Spagna, nella Costa del Sol; ciò ha contribuito a rendere nota la località di Marbella.[50]
Attività ricreative
modificaSe in patria re Fahd attuava una politica islamica rigorosa, era noto per la vita lussuosa che faceva all'estero, anche con modalità che non sarebbero state consentite nel suo regno. Ha visitato i porti della Costa Azzurra, con il suo yacht di 147 metri e 100 milioni di dollari "Principe Abd al-Aziz". La nave aveva due piscine, una sala da ballo, una palestra, un teatro, un giardino pensile, un ospedale con un reparto di terapia intensiva e due sale operatorie e quattro missili americani Stinger.[51] Il re possedeva anche un Boeing 747 da 150 milioni di dollari dotato di fontana. È stato riferito che nelle sue visite a Londra ha perso milioni di dollari nei casinò, arrivando ad aggirare il coprifuoco imposto dalle leggi locali sul gioco pagando i croupier per continuare a giocare tutta la notte nella sua suite d'albergo.[52]
Nel 1992 si disputò la prima edizione della Coppa re Fahd, torneo calcistico internazionale a lui dedicato, che poi, insieme alla successiva edizione verrà retroattivamente riconosciuta dalla FIFA nell'ambito della Confederations Cup[53].
Famiglia
modificaRe Fahd ebbe le seguenti mogli:
- Principessa Al Anood bint Abd al-Aziz bin Mousad Al Sa'ud (deceduta), madre dei suoi quattro figli più anziani, Faysal, Sa'ud, Sultan e Khalid;[54][55]
- Principessa Al Jawhara bint Ibrahim Al Ibrahim, madre del principe Abd al-Aziz;
- Principessa Jawza bint Abd Allah bin Abdul Rahman Al Sa'ud (divorziata), madre del principe Mohammad;[56]
- Principessa Al Jowhara bint Abd Allah Al Sudairi (deceduta);
- Principessa Modhi bint Turki bin Abdullah Al Sa'ud (divorziata);
- Principessa Joza'a bint Sultan Al Adgham Al Subaie (divorziata);
- Principessa Turfa bint Abd al-Aziz bin Mo'amar (divorziata);
- Principessa Watfa bint Obaid bin Ali Al Jabr Al Rasheed (divorziata);
- Principessa Lolwa al Abdulrahman Al Muhana Aba al Khail (divorziata);
- Principessa Shaikha bint Turki bin Mariq Al Thit (divorziata);
- Principessa Seeta bint Ghunaim bin Sunaitan Abu Thnain (divorziata);
- Janan Harb.[57]
Re Fahd ebbe sei figli e quattro figlie.[9] I maschi sono:
- Faysal (1945 - 1999), direttore generale del servizio di assistenza ai minori dal 1971 al 1999, direttore generale presso il ministero della pianificazione e ministro di Stato dal 1977 al 1999 anno in cui è morto per un attacco di cuore;
- Muhammad (nato nel gennaio 1950), ex governatore della Provincia Orientale;
- Sa'ud (nato l'8 ottobre 1950), ex vice presidente dell'Intelligence;[58]
- Sultan (nato nel 1951), ufficiale dell'esercito, elevato a rango ministeriale nel novembre del 1997 ed ex capo del servizio di assistenza ai minori;
- Khalid (nato nel febbraio 1958);[58]
- Abd al-Aziz, (nato nel 1973), figlio ultimogenito e preferito avuto con la sua consorte favorita, la principessa Al Jawhara bint Ibrahim Al Ibrahim, ministro di Stato senza portafoglio.[59]
Albero genealogico
modificaGenitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Fayṣal bin Turkī b. ʿAbd Allāh | Turkī bin ʿAbd Allāh Āl Saʿūd | ||||||||||||
Hia bint Ḥamad Tamīmī | |||||||||||||
ʿAbd al-Raḥmān Āl Saʿūd | |||||||||||||
Sāra bint Misharī Āl Saʿūd | Misharī b. ʿAbd al-Raḥmān b. Saʿūd | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Abd al-Aziz dell'Arabia Saudita | |||||||||||||
Aḥmad al-Kabīr al-Sudayrī | Muḥammad b. Turkī al-Sudayrī | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Sāra bint Aḥmad al-Sudayrī | |||||||||||||
… | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Fahd dell'Arabia Saudita | |||||||||||||
Muḥammad al-Kabīr al-Sudayrī | Aḥmad al-Kabīr al-Sudayrī * | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Aḥmad al-Sudayrī | |||||||||||||
… | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Ḥaṣṣa bt. Aḥmad al-Sudayrī | |||||||||||||
ʿAlī b. Muḥammad al-Suwaydī | Muḥammad al-Suwaydī | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Sharīfa al-Suwaydī | |||||||||||||
… | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Onorificenze
modificaOnorificenze saudite
modificaOnorificenze straniere
modificaNote
modifica- ^ La data di nascita è dibattuta poiché esiste confusione tra i suoi dati anagrafici e quelli dei quarantacinque fratelli in tutto, nati dalle varie relazioni del padre con svariate mogli e concubine.
- ^ Fahd ibn Abdal-Aziz, King of Saudi Arabia, 1920-2005, National Library of New Zealand.
- ^ Bernard Reich, Political leaders of the contemporary Middle East and North Africa: a biographical dictionary, Greenwood Publishing Group, 1990, p. 528, ISBN 978-0-313-26213-5. URL consultato il 14 aprile 2013.
- ^ Riyadh. The capital of monotheism (PDF), in Business and Finance Group. URL consultato il 22 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2009).
- ^ Nabil Mouline, Power and generational transition in Saudi Arabia (PDF), in Critique Internationale, vol. 46, April–June 2012, pp. 1–22. URL consultato il 24 aprile 2012.
- ^ Winberg Chai, Saudi Arabia: A Modern Reader, University Press, 22 settembre 2005, p. 193, ISBN 978-0-88093-859-4. URL consultato il 26 febbraio 2013.
- ^ a b King Fahd, in The Telegraph, 2 agosto 2005. URL consultato il 2 febbraio 2013.
- ^ a b c d King Fahd Brought Vision of Progress, su Aramco ExPats, Riyadh, 5 agosto 2005 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2013).
- ^ a b c Robin Allen, Obituary: King Fahd - A forceful but flawed ruler, in Financial Times, 1º agosto 2005. URL consultato il 2 febbraio 2013.
- ^ a b Biography of King Fahd bin Abdulaziz Al Saud, in Babnet, 1º agosto 2005. URL consultato il 27 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).
- ^ a b c d e Fahad played pivotal role in development, in Daily Gulf News, 2 agosto 2005. URL consultato il 2 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2013).
- ^ The Political Leadership - King Fahd, in APS Review Gas Market Trends, 29 novembre 1999. URL consultato il 16 marzo 2013.
- ^ Saudi Foreign Policy, su Saudi Embassy Magazine, Fall 2001. URL consultato il 18 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2013).
- ^ King Fahd - his first 20 years, in Royal Embassy of Saudi Arabiaation=Washington DC, US, vol. 18, n. 4, Winter 2002. URL consultato il 29 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2012).
- ^ King Fahd 1923-2005:, su Royal Embassy of Saudi Arabia, Washington DC, US, 1º agosto 2005. URL consultato il 29 giugno 2012.
- ^ Educational system in Saudi Arabia (PDF), su sacm.org, Ministry of Higher Education, 2006. URL consultato il 21 luglio 2013.
- ^ a b c Harvey Sicherman, King Fahd's Saudi Arabia, su American Diplomacy, agosto 2005. URL consultato l'8 agosto 2013.
- ^ Nadav Safran, Saudi Arabia: The Ceaseless Quest for Security, Cornell University Press, 1985, p. 17, ISBN 978-0-8014-9484-0. URL consultato il 4 aprile 2013.
- ^ a b c Simon Henderson, After King Fahd (PDF), su Washington Institute, 1994. URL consultato il 2 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2013).
- ^ Anthony H. Cordesman, Saudi Arabia Enters the 21st Century, Greenwood Publishing Group, 2003, p. 46, ISBN 978-0-275-97997-3. URL consultato il 10 febbraio 2013.
- ^ New Saudi king shuffles cabinet, in The Calgary Herald, Riyadh, AP, 29 marzo 1975. URL consultato il 2 febbraio 2013.
- ^ Arnaud De Borchgrave, Analysis: Arabian Medicis, in UPI, Washington DC, 27 dicembre 2006. URL consultato l'11 febbraio 2013.
- ^ King Fahd, in The Economist, 4 agosto 2013. URL consultato l'8 agosto 2013.
- ^ Obituary: King Fahd, BBC News, 1 August 2005. Retrieved 10 June 2008.
- ^ Robert Busby: The Scandal that Almost Destroyed Ronald Reagan, su History News Network. URL consultato il 3 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2017).
- ^ Palestine-Israel Issue – King Fahd Bin Abdulaziz, su kingfahdbinabdulaziz.com. URL consultato il 1º gennaio 2009 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2008).
- ^ Welcome to the CIA Web Site, su CIA, 19 ottobre 2012. URL consultato il 3 ottobre 2012.
- ^ Geoffrey Kemp. The East Moves West: India, China, and Asia's Growing Presence in the Middle East. Washington DC: Brookings Institution Press, 2010. Print.
- ^ a b c Legacy of a King, in Asharq Alawsat, 2 agosto 2005. URL consultato il 5 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2013).
- ^ John Duke Anthony, The role of the GCC in defense and geopolitical afairs (PDF), in The Wall Street Journal, luglio 1989. URL consultato l'11 aprile 2013.
- ^ No news -- good news?, in Al Ahram Weekly, n. 745, 2–8 June 2005. URL consultato il 26 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2013).
- ^ Vassiliev, Alexei, The%20History%20of%20Saudi%20Arabia&f=false The History of Saudi Arabia, Saqi. p. 465.
- ^ a b Mordechai Abir, The Succession of Saudi King Abdallah, the Oil Market, and Regional Politics, in Jerusalem Center for Public Affairs, vol. 5, n. 2, 3 agosto 2005. URL consultato il 1º febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2012).
- ^ a b King Fahd of Saudi Arabia dies, in BBC, 1º agosto 2005. URL consultato il 2 febbraio 2013.
- ^ Michael J.H. Taylor, Flight International World Aircraft and Systems Directory, 3rd, United Kingdom, Reed Business Information, 2001, pp. 189–190, ISBN 0-617-01289-X. URL consultato il 16 agosto 2007.
- ^ Youssef M. Ibrahim, Saudi King Trying to Dilute Islamic Radicalism, in The New York Times, 6 ottobre 1994. URL consultato il 4 giugno 2012.
- ^ a b c d Paul Michael Wihbey, Succession in Saudi Arabia: The not so Silent Struggle, in IASPS Research Papers in Strategy, n. 4, luglio 1997. URL consultato il 1º settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2012).
- ^ Youssef M. Ibrahim, Saudi Crown Prince to Take over while King Rests, in The New York Times, 2 gennaio 1996. URL consultato il 26 agosto 2013.
- ^ Simon Henderson, The Saudi Royal Family: What Is Going On? (PDF), in Hudson. URL consultato il 3 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2013).
- ^ Douglas Martin, King Fahd; Saudi Arabian ruler's reign was turbulent, in UT San Diego, 7 agosto 2005. URL consultato l'8 agosto 2013.
- ^ Saudi Arabia's King Fahd Dies; Abdullah Named New Leader, New York Times, 1 August 2005. Retrieved 11 June 2008.
- ^ Alfred B. Prados, Saudi Arabia: Current Issues and (PDF), su CRS Issue Brief for Congress, 2003. URL consultato il 22 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2013).
- ^ Hasan M. Fattah, Saudi King Hospitalized; Condition Is Called Serious, in The New York Times, Beirut, 28 maggio 2005. URL consultato il 2 febbraio 2013.
- ^ a b c d Rasheed Aboul Samh, Smooth succession, in Al Ahram Weekly, vol. 754, 4–10 August 2005. URL consultato il 4 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2013).
- ^ Abdul Nabi Shaheen, Sultan will have simple burial at Al Oud cemetery, in Gulf News, 23 ottobre 2011. URL consultato il 29 luglio 2012.
- ^ James Sturcke, Saudi king dies, in The Guardian, 1º agosto 2005. URL consultato l'8 agosto 2013.
- ^ G. Parthasarathy, Global terrorism The Pakistan-Saudi Arabia nexus, in The Hindu, 10 agosto 2005. URL consultato il 12 aprile 2013.
- ^ Royal Flush, Forbes, 4 marzo 2002. URL consultato il 18 novembre 2010 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2012).
- ^ Princes are glue of nation [collegamento interrotto], in The News and Courier, AP, 22 aprile 1990. URL consultato il 7 agosto 2012.
- ^ Justin Coe, To Saudis, King Fahd falls short of ideal, in The Christian Science Monitor, Riyadh, 13 febbraio 1985. URL consultato l'8 agosto 2013.
- ^ Simons, Geoff, Saudi Arabia, St. Martins, (1998), p.28
- ^ Marie Colvin, `The Squandering Sheikhs, Sunday Times, 29 August 1993
- ^ (EN) Saudi Arabia 1995: Denmark come in from the cold, in Fédération Internationale de Football Association. URL consultato il 5 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2012).
- ^ Al Anoud bint Abdulaziz; King Fahd's Wife, in Los Angeles Times, 16 marzo 1999. URL consultato il 9 febbraio 2013.
- ^ First wife of King Fahd dies, in Associated Press, 9 maggio 1999. URL consultato il 9 febbraio 2013.
- ^ Family Tree of Muhammad bin Fahd bin Abdulaziz Al Saud, su Datarabia. URL consultato il 7 agosto 2013.
- ^ The King and I, in The Times, 8 agosto 2007. URL consultato il 25 maggio 2012.
- ^ a b Sabri Sharif, The House of Saud in Commerce: A Study of Royal Entrepreneurship in Saudi Arabia, New Delhi, I. S. Publication, 2001, ISBN 81-901254-0-0.
- ^ The Fall of the House of Saud, su The Atlantic, 12 settembre 2001. URL consultato il 18 novembre 2010.
- ^ Notice, su e-qanun.az, E-qanun. URL consultato il 20 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2012).
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ Elenco degli insigniti dell'anno 1982. (PDF), su istiadat.gov.my. URL consultato il 19 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2020).
- ^ a b HL Deb, British honours and orders of Chivalry held by overseas heads of state, in Hansard, vol. 505, 14 marzo 1999. URL consultato il 18 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2021).
- ^ Owain Raw-Rees, Honours and awards (PDF), in RGBB News, Spring 2003. URL consultato il 18 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2013).
- ^ Bollettino Ufficiale di Stato
- ^ Bollettino Ufficiale di Stato
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fahd dell'Arabia Saudita
- Wikinotizie contiene l'articolo Morte Fahd Al Saud, 1º agosto 2005
Collegamenti esterni
modifica- Ibn Sa'ud, Fahd ibn 'Abd al-'Aziz, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Fahd of Saudi Arabia, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Fahd dell'Arabia Saudita, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Fahd dell'Arabia Saudita, su IMDb, IMDb.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 100383888 · ISNI (EN) 0000 0001 1453 4132 · LCCN (EN) n82241791 · GND (DE) 118954725 · BNF (FR) cb120064182 (data) · J9U (EN, HE) 987007300305105171 |
---|