Lingua ladina

lingua retoromanza parlata in Trentino-Alto Adige e Veneto
Disambiguazione – "Ladino" rimanda qui. Se stai cercando la lingua della diaspora degli ebrei sefarditi, vedi Lingua giudeo-spagnola.

La lingua ladina dolomitica (in ladino lingaz ladin dolomitan; [liŋ'gat͡s la'diŋ dolomi'taŋ]), nota semplicemente come lingua ladina[2] (lingaz ladin[3][4]), è una lingua retoromanza parlata in Ladinia.

Ladino
Ladin
Parlato inItalia (bandiera) Italia
RegioniVeneto (bandiera) Veneto
Trentino-Alto Adige (bandiera) Trentino-Alto Adige
Locutori
Totale41.165+ (diffusione)
Altre informazioni
ScritturaAlfabeto latino
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue italiche
  Lingue romanze
   Lingue italo-occidentali
    Lingue romanze occidentali
     Lingue gallo-iberiche
      Lingue galloromanze
       Lingue gallo-retiche
        Lingue retoromanze
Statuto ufficiale
Ufficiale inItalia (bandiera) Italia[1]
Trentino-Alto Adige (bandiera) Trentino-Alto Adige
Regolato daSPELL
Istituto ladino Majon di Fascegn
Istituto ladino Micurà de Rü
Istituto ladin de la Dolomites
Codici di classificazione
ISO 639-3lld (EN)
Glottologladi1250 (EN)
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
Duta la jent é nasciuda ledia y à la medema dignité y i medemi derc. Ei à na ment y na coscienza y dess conviver coche fredesc.
Distribuzione della lingua ladina
Bandiera non ufficiale della Ladinia

Origini

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L'origine del ladino, nella sua componente non latina, è tuttora incerta. Nella prima età del ferro la cultura di Luco-Meluno è predominante in gran parte dell'arco alpino centrale, ma nella seconda Età del Ferro viene sostituita man mano dalla cultura di Fritzens-Sanzeno. Se a essa sia associabile un popolo (come quello dei Reti) è tuttora da determinare. Un'ulteriore questione riguarda invece la composizione etnica dei Reti; se essi fossero un popolo ben definito o piuttosto un insieme eterogeneo di popoli. La scoperta nel Sebasteion di Afrodisia in Turchia di un’iscrizione che menziona chiaramente un ethnos dei Reti, assieme ad altri popoli alpini, suggerirebbe un loro riconoscimento come popolo.[5]

L’alfabeto retico, detto anche reto-etrusco, è distinto in quattro varianti: di Lugano, di Sondrio-Valcamonica, di Magré e di Bolzano. Se la scrittura presenta similitudini con l'etrusco, non-indoeuropee quindi, l’arte invece, come ad esempio le fibule e le armi, denunciano influenze transalpine, hallstattiane e della cultura di La Tène, culture che confluiscono poi direttamente nella più generica dicitura di Celti.[5]

Le evidenze archeologiche, comunque, smentiscono una diretta discendenza dei Reti dagli Etruschi [6].

La romanizzazione dell'arco alpino centrale fu nelle sue prime battute lenta e graduale. L’elevazione della città di Trento a municipium fra il 50 e il 40 a.C. conferma che già nel corso del I secolo a.C. l'avanzata romana si era insinuata ben oltre Verona, ma il controllo del valichi alpini richiese un'invasione militare. In seguito alla conquista romana il territorio di origine della lingua ladina si trovò diviso in tre parti: Regio X Venetia et Histria, il Norico e la Rezia. Nel territorio vennero tracciate importanti vie di comunicazione, ma oltre ad alcune aree delle vallate principali, la romanizzazione delle vallate secondarie fu limitata[7].

Questa situazione permise pertanto alla popolazione di lingua latina di assorbire nella propria parlata elementi celtici (cosa che colloca il ladino fra le lingue galloromanze), come pure elementi della lingua retica, facente parte del gruppo non-indoeuropeo delle lingue tirreniche, e non riconducibili pertanto né al ceppo celtico, né al latino; come ad esempio: barantl (pino mugo), roa (frana), crëp (montagna), dascia (frasca)[8].

Tali popoli, parlanti una forma ormai non più pura del latino, erano indicati dalle popolazioni di lingua tedesca, in seguito alla penetrazione di questi durante le invasioni barbariche, come Welsch (opponendoli a sé stessi e ai Windisch, gli Slavi)[9]; mentre essi stessi si definivano latini (da cui il termine dialettale ladin). Il termine si diffuse a partire dal XVIII secolo anche negli ambienti tedeschi (Ladinisch) per designare le popolazioni in via di germanizzazione soggette al Tirolo.

Alcune delle popolazioni soggette storicamente alla Repubblica di Venezia non compresero subito l'importanza di salvaguardare il proprio bagaglio storico-culturale per i significati sottesi di filo-asburgicismo, per cui negli ambienti italiani si era giunti al compromesso di Ladino-Dolomitici.[non chiaro] Ora però una nuova consapevolezza e sensibilità sta prendendo piede anche in tali popolazioni e una maggiore attenzione è rivolta alle proprie origini, al di là dei confini.

Il ladino ha tratti in comune con le lingue romanze occidentali, per esempio la lenizione - talvolta fino alla scomparsa - delle intervocaliche (latinu > ladin) e il plurale in -s anziché in -i, -e, ma a volte se ne discosta (la c dinanzi a e e i non passa a [ʦ] > [s] ma diventa [ʧ] come nel gruppo orientale - i casi di aspirazione di [k], come nella parola l sak, sembrano invece essere un caso di germanizzazione[10]).

 
La lingua ladina nei territori asburgici, 1851.

Varianti

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Molte sono state le classificazioni proposte negli anni. Quella di Graziadio Isaia Ascoli contemplava solo tre varianti (grigione, ladino, friulano), escludendo completamente i dialetti ladini della Provincia di Belluno[11]. Più complessa fu quella di Giovan Battista Pellegrini, che inizialmente considerava il ladino centrale diviso in due gruppi: "area ladina dolomitica del Sella" e "ladino cadorino", per ampliare la seconda area successivamente in "ladino bellunese-cadorino", facendo combaciare il limite fra le due aree agli attuali confini amministrativi fra le regioni Trentino-Alto Adige e Veneto.[12] Le posizioni di Pellegrini, notevole accademico, sono state tuttavia ampiamente criticate e riviste. In particolare, secondo il glottologo Dieter Kattenbusch, la posizione di Pellegrini è estremamente imprecisa e generica. Ciò si può notare nel suo accostamento forzato del dialetto di Fodom (Livinallongo del Col di Lana) ai dialetti della valle del Piave, piuttosto che al molto più vicino, sia geograficamente che linguisticamente, dialetto badioto. Inoltre il Pellegrini definisce “ladini” dialetti pesantemente venetizzati.[13] Una classificazione più articolata e comprensiva degli studi precedenti è proposta dal linguista brasiliano Mário Eduardo Viaro:[14]

Gruppo altoatesino del Sella

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Ladino gardenese (info file)
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Racconto di Adele Moroder-Lenert della vita dei suoi nonni.[15]
Ladino gardenese (info file)
start=
Racconto di Tresl Gruber della sua giovinezza.[15][16]

Varianti ladine parlate nella provincia autonoma di Bolzano:

I ladini atesini del Sella hanno conservato meglio degli altri i tratti originari del ladino.

Gruppo trentino del Sella

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Trattasi del fassano, parlato in Val di Fassa nella provincia autonoma di Trento nelle 3 varianti:

Nel censimento della popolazione del 2001 si contavano 7 553 abitanti di madrelingua ladina su complessivi 9 125 abitanti in Val di Fassa, pari all'82,8% della popolazione locale nella valle.[17]

Gruppo agordino

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Ne fanno parte i seguenti dialetti della provincia di Belluno:

Gruppo ampezzano

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Si tratta dell'ampezzano (anpezàn), parlato a Cortina d'Ampezzo (Anpézo), da circa 3 000 persone. Vi sono forti somiglianze con il dialetto cadorino, che a sua volta risente degli influssi della lingua veneta, ma da essa si distingue conservando più abbondantemente i caratteri più arcaici (quindi più ladini).[14]

Gruppo cadorino

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In provincia di Belluno la lingua ladina è parlata nel Cadore e nel Comelico in forma di ladino cadorino, normalmente ascritto alla lingua ladina e politicamente riconosciuto come tale,[21] quantunque per ragioni storiche e politiche questo territorio talvolta venga ignorato in riferimento all'adiacente territorio ladino ex-austroungarico, in cui la spinta al riconoscimento di minoranza etnico-linguistica è stato storicamente più forte. Si distinguono pertanto le seguenti varianti:

Gruppo solandro e nones

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In Trentino occidentale, in Val di Non, Val di Sole, Val di Peio, Val di Rabbi e piccola parte della Val Rendena separati dall'area dolomitica, sono diffusi dialetti di chiara origine ladina, attualmente non riconosciuti politicamente come tali, che presentano uno sviluppo proprio e qualche influsso del trentino e del lombardo. Per alcuni studiosi questi dialetti rappresentano una variante del romancio con influssi da parte del Ladino (per via dell'antica continuità fra le parlate ladino-friulane e quelle retoromanze grigionesi). Alcune comparazioni dimostrano inoltre una grande arcaicità nel lessico, dovuta al poco influsso di altre lingue (slavo, tedesco, francese ed italiano), almeno fino ad uno o due decenni fa, sulla parlata reto-romanza.[23] Tali dialetti vengono anche definiti ladino anaunico. Si distinguono in:

In occasione dei censimenti linguistici del 2001 e del 2011 circa 9000 trentini al di fuori dell'area ufficialmente ladina si dichiararono ladini, prevalentemente in Val di Non (circa il 25% della popolazione) e in misura minore in Val di Sole (meno del 5% della popolazione)[24].

Fonologia

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Consonanti

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Bilabiali Labio-dentali Dentali/

Alveolari

Post-alveolari Palatali Velari
Nasali m n ɲ ŋ
Occlusive p b t d (c[25]) k ɡ
Affricate t͡s t͡ʃ d͡ʒ
Fricative f v s z ʃ ʒ
Vibrante r
Laterali l
Approssimanti j w
Anteriore Centrale Posteriore
Alte i (y[25]) u
Medio-alte e (ø[25]) o
Medio-basse ɛ (ɜ[25]) ɔ
Basse a

Ortografia

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[IPA] Ortografia Esempio
/b/ b bel (bello)
/k/ + a \ o \ u \ y \ ø c cun (con)
  + i \ e \ ɜ \ ∅ ch chësc (questo)
/tʃ/ + a \ o \ u \ y \ ø ci ciüf (fiore)
  + i \ e \ ɜ \ ∅ c c (tutti)
/s/ (prima di una vocale) s so (sorella)
(davanti a consonante sorda) ester (essere)
(intervocalica) ss messëi (dovere)
(fine di parola) ess (avrei)
/z/ (prima di una vocale) ś śën (ora) [Gardena]
(intervocalica) s ciasa (casa)
(davanti a consonante sonora) sgaré (sgarrare)
/sk/ + a \ o \ u \ y \ ø sc scür (buio)
  + i \ e \ ɜ \ ∅ sch scheda (scheda)
/ʃ/ + a \ o \ u \ y \ ø sci maleisciun (maledizione)
  + i \ e \ ɜ \ ∅ sc osc (vostro)
/ʒ/ j jí (andare)
/ts/ z demez (via)
/ɡ/ + a \ o \ u \ y \ ø g magari (forse)
+ i \ e \ ɜ \ ∅ gh ghest (ospite)
/dʒ/ + a \ o \ u \ y \ ø gi lungia (lunga)
  + i \ e \ ɜ \ ∅ g mangé (mangiare)
/d/ d dilan (grazie)
/f/ f flama (fiamma)
/l/ l tlerëza (chiarezza)
/m/ m möta (bambina)
/n/ n nöt (notte)
(coda) nn monn (mondo)
/ŋ/ (coda) n en (in)
/ɲ/ gn gn (ora)
/p/ p püch (poco)
/r/ r aragn (ragno)
/t/ t tomé (cadere)
/v/ v asvelt (rapido)
/ˈa/ a pa [interrogativo]
/ˈɛ/ é porté (portare)
/ˈe/ e che (che)
/ˈi/ i cil (cielo)
/ˈɔ/ ó chiló (qui)
/ˈo/ o olá (dove)
/ˈu/ u uma (madre)
/ˈɜ/ ë ëra (lei)
(Val Badia) /ˈø/ ö tö (tu)
/ˈy/ ü plü (più)


Standardizzazione

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Nel 1988 le due maggiori istituzioni culturali ladine in Italia, l’Istitut Cultural Ladin "Majon di Fascegn" e l'Istituto Ladino "Micurà de Rü" diedero a Heinrich Schmid l'incarico di creare anche per loro una lingua scritta comune[26]. Egli accettò questa nuova sfida e scrisse l'opera dal titolo Begleitung für den Aufbau einer gemeinsamen Schriftsprache der Dolomitenladiner («Orientamenti per lo sviluppo di una lingua scritta comune per i dialetti ladini delle Dolomiti») [27] unificando le diverse parlate locali in un'unica variante intradialettale unitaria. Schmid non vide la pubblicazione in lingua italiana di questa opera fondamentale, perché morì nel febbraio 1999.

Recentemente (attorno all'anno 2000) è stato concluso il progetto SPELL che mira alla creazione di una lingua ladina standard. Dapprima si è realizzata una grande ricognizione sulla realtà linguistica delle valli ladine con l'informatizzazione del completo patrimonio lessicale, dopodiché si è passati alla redazione di un dizionario e di una grammatica di base curata dalla Union Generela di Ladins dla Dolomites però non ancora approvata ufficialmente dalle province autonome e dalle regioni interessate.[28]

Diffusione

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Comuni italiani di lingua ladina.
 

     Aree dove il ladino è parlato

     Aree dove il ladino coesiste con altre lingue (lombardo e bavarese)

     Aree d'influenza del ladino (dialetto ladino-veneto e dialetti ladino-friulani di Erto e Cimolais)

? Aree di diffusione incerta del ladino

La lingua ladina è riconosciuta come lingua minoritaria in 51 comuni del Trentino-Alto Adige e del Veneto.[29] L'area ufficialmente ladina conta circa 92 000 abitanti, ma non è possibile indicare con esattezza il numero dei parlanti la lingua ladina, dal momento che solo in Trentino-Alto Adige è prevista la dichiarazione di appartenenza linguistica in occasione del censimento decennale della popolazione. Solo in provincia di Bolzano il censimento rileva ai fini della proporzionale etnica.

In Val di Non in Trentino, al di fuori dell'area ufficialmente riconosciuta, al censimento 2011 il 23,19% si è dichiarato ladino, rispetto al 17,54 % nel 2001.

Provincia autonoma 2001 2011 2021
Bolzano 18 736[30] 20 548[31]
Trento 16 462[32] 18 550[24] 15 775

Provincia autonoma di Bolzano

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Al censimento del 2011, 20 548 altoatesini si sono dichiarati ladini, vale a dire il 4,53% della popolazione. In 8 dei 116 comuni altoatesini la lingua ladina è maggioritaria.

Nome italiano Nome ladino Abitanti Percentuale di ladini
Badia Badia 3366 94,07%
Corvara in Badia Corvara 1320 89,70%
La Valle La Val 1299 97,66%
Marebbe Mareo 2914 92,09%
Ortisei Urtijëi 4659 84,19%
San Martino in Badia San Martin de Tor 1733 96,71%
Santa Cristina Valgardena Santa Cristina Gherdëina 1873 91,40%
Selva di Val Gardena Sëlva 2664 89,74%
Provincia autonoma di Bolzano Provinzia de Bulsan 4,53%

Nel comune di Castelrotto risiede una consistente minoranza ladina, pari al 15,37% della popolazione totale. Si tratta dei residenti nelle frazioni Sureghes (Überwasser-Oltretorrente) e Runcadic (Runggaditsch-Roncadizza) che di fatto sono la zona abitata della località Ortisei (intesa non come comune amministrativo), situata oltre il torrente Rio Gardena.

Provincia autonoma di Trento

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Al censimento del 2011, 18 550 trentini si sono dichiarati ladini. I ladini sono concentrati in Val di Fassa, dove sono una minoranza riconosciuta, e nelle Valli del Noce, dove il ladino non è però riconosciuto, pur essendo i ladini nonesi e solandri più numerosi dei ladini fassani.[33]

Nome italiano Nome ladino Abitanti Numero di ladini Percentuale di ladini
Campitello di Fassa Ciampedèl 740 608 82,2%
Canazei Cianacèi 1911 1524 79,7%
Mazzin Mazìn 493 381 77,3%
Moena Moena 2698 2126 78,8%
Pozza di Fassa Poza 2138 1765 82,6%
Soraga di Fassa Soraga 736 629 85,5%
Vigo di Fassa Vich 1207 1059 87,7%
Area ladina 9923 8092 81,5%
Provincia autonoma di Trento Provinzia de Trent 526 510 18 550 3,5%

Nel censimento effettuato negli ultimi mesi del 2021, a fronte di un generale aumento della popolazione provinciale, il numero dei ladini è diminuito.[34]

Nome italiano Nome ladino Abitanti Numero di ladini Percentuale di ladini
Campitello di Fassa Ciampedèl 709 392 55,3%
Canazei Cianacèi 2015 1092 54,2%
Mazzin Mazìn 598 315 52,7%
Moena Moena 2682 1364 50,9%
San Giovanni di Fassa Sèn Jan 3698 2443 66,1%
Soraga di Fassa Soraga 691 460 66,6%
Area ladina 10 393 6066 58,4%
Provincia autonoma di Trento Provinzia de Trent 531 733 15 775 2,9%

Provincia di Belluno

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Appartengono all'area ladina storicamente tirolese i comuni di Cortina d'Ampezzo, Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana. In questi tre comuni si è svolta nel 2006 una inchiesta sociolinguistica mirata a determinare la composizione linguistica della regione; i risultati ottenuti sono riportati nella tabella seguente. Si è registrata una maggioranza assoluta di italiani a Cortina d'Ampezzo, dove formano l'82,1% della popolazione comunale, mentre nei comuni di Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana i ladini erano la maggioranza, con rispettivamente il 50,6% e il 54,3%.[35]

Nome italiano Nome ladino Abitanti Numero di ladini Percentuale di ladini
Cortina d'Ampezzo Anpezo 6630 1034 15,6%
Colle Santa Lucia Col 434 220 50,6%
Livinallongo del Col di Lana Fodóm 1431 777 54,3%
Totale area 8495 2031 23,9%

Rocca Pietore fu invece a capo di una Magnifica Comunità che per più di 500 anni godette di una propria autonomia, trovandosi tra la contea del Tirolo e la Repubblica di Venezia. La sua parlata mantiene ancora un tratto ladino che l'accomuna a Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana.

Possono essere definiti ladini in parte i comuni del Cadore e dell'alto Agordino. Le parlate del basso Cadore e del basso Agordino risentono invece dell'influenza del veneto bellunese, pertanto vengono preferibilmente classificate come dialetti ladino-veneti; in ogni caso, la legislazione riconosce come di minoranza linguistica ladina tutti i comuni agordini.[36]

Riconoscimento giuridico

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Insegna trilingue di una scuola ladina del comune di Santa Cristina Valgardena

Provincia autonoma di Bolzano

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In provincia di Bolzano (Balsan/Bulsan) il ladino è lingua ufficialmente riconosciuta e la minoranza ladina viene tutelata con diverse norme riguardanti tra l'altro l'insegnamento nelle scuole pubbliche e la facoltà di usare il ladino nei rapporti orali e scritti con gli uffici della pubblica amministrazione, con esclusione delle forze armate e le forze di polizia. Infatti nelle scuole delle località ladine dell'Alto Adige la lingua ladina è lingua d'insegnamento assieme al tedesco e italiano. In base alla delibera della Giunta Provinciale n. 210 del 27 gennaio 2003 (Utilizzo della lingua ladina da parte degli enti pubblici e negli atti normativi) "le varianti del ladino con riconoscimento ufficiale in provincia di Bolzano sono il ladino unificato della Val Badia e quello della Val Gardena". Per garantirne la rappresentanza politica, ai ladini è riservato un seggio in consiglio provinciale. La lingua e cultura ladina in ambito altoatesino vengono curate dall'istituto ladino Micurà de Rü con sede centrale a San Martino in Badia e distaccata a Selva di Val Gardena. Inoltre la facoltà di scienze della formazione della Libera università di Bolzano possiede anche una sezione di lingua ladina[37] con sede a Bressanone.

Provincia autonoma di Trento

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In base all'articolo 102 dello Statuto d'autonomia del Trentino-Alto Adige la lingua e la cultura ladina sono tutelate anche nella provincia di Trento (Trent). Per garantirne la rappresentanza politica, anche ai ladini trentini è riservato un seggio in consiglio provinciale. La lingua e cultura ladina in Trentino vengono curate dall'Istituto Culturale Ladino Majon di Fascegn a Vigo di Fassa.

Provincia di Belluno

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Recentemente anche in Provincia di Belluno (Belun), grazie alla normativa sulle minoranze linguistiche storiche (legge 482/1999), sono stati riconosciuti ladini i comuni del Cadore, del Comelico, dell'Agordino, della Valle del Biois, dell'alta val Cordevole e della Val di Zoldo.

È attivo l'Istituto Ladin de la Dolomites (Istituto Culturale delle Comunità dei Ladini Storici delle Dolomiti Bellunesi), con sede a Borca.[38] Attualmente tale istituto è chiuso e non più operativo.

Esiste pure l'Istitut Cultural Ladin Cesa de Jan a Colle S. Lucia che fa riferimento ai ladini storici presenti in Provincia di Belluno dei tre comuni di Livinallongo, Colle e Ampezzo, appartenuti alla provincia di Trento fino al 1926. Nell'associazione, è presente anche il comune di Rocca Pietore di cui con i primi due (Livinallongo e Colle) ne condivide il tratto Ladino Atesino.

Una efficace tutela delle minoranze linguistiche in provincia di Belluno da parte delle istituzioni è tuttavia ancora mancante. L'insegnamento nelle scuole ed un seggio di rappresentanza in consiglio regionale sarebbero possibili misure a tutela della lingua e cultura ladina.

La sede Rai di Bolzano produce, sotto il marchio Rai Ladinia, programmi radiotelevisivi in lingua ladina, dedicati a tutto il territorio culturale. La Union Generela di Ladins dla Dolomites pubblica inoltre settimanalmente La Usc di Ladins, che contiene articoli di attualità, sport ed eventi locali, in diversi dialetti ladini. I quotidiani Alto Adige e Trentino hanno una sezione dedicata alle valli ladine in lingua ladina.[39] Due emittenti radiofoniche, Radio Gherdëina Dolomites e Radio Studio Record di Canazei, trasmettono in lingua ladina.[40] Un discreto successo, soprattutto in Germania, è stato inoltre riscosso dal trio musicale pop Ganes, le cui canzoni sono cantate prevalentemente in ladino badioto.

Frasi comuni

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Italiano Noneso Solandro Gardenese Marô (Mareo) Badioto Fassano Fodom Anpezan Zoldan Alie Basso Agordino
Come ti chiami? Come te clames po?
(Che gias nom po?)
Come te ciames po?
(Che/Chje gh'às/jas nòm po?)
Co es'a inuem? Co astepa ennom? Co àst'pa inom? Co èste pa inom? Ci inom asto? Ce asto gnon? Come te ciameto? Ke inom asto? Come fàśtu de gnòm? (Come te ciàmetu?)
Quanti anni hai? Canti ani gias po? Quanti àni gh'às/jas po? Tan d'ani es'a? Tan de agn astepa? Tan de âgn àst'pa? Cotenc egn èste pa? Cotanc agn asto? Cuante ane asto? Quainc agn asto? Cotanc agn asto? Quanti àni àśtu?
Vado a casa. Von a ciasa. Von a chjasa / casa. Vedi a cësa. I va a ciasa I va a ciasa. Vae a cèsa. Vade a Cèsa Vado a ciasa. Vade a casa. Vade a ciesa. Vade / Vàe a casa.
Dove abiti? En do abites po? 'Ndo abites po? Ulà stessa? Ola virestepa? Aulà virest'pa? Olà stèste pa? Ulà stasto? Agnó stasto? An do stasto? Ulà stasto? Ónde śtàśtu?
Vivo a Trento. Vivi a Trent. (Ston a Trent) Vivi a Trent. (Ston a Trent) Stei a Trent. I viri a Tront I viri a Trënt. Stae a Trent. Stè a Trënt Stago a Trent. Staghe a Trent. Stae a Trient. Śtàe a Trent.

Una leggenda

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Un esempio di una leggenda in ladino dolomitico / ladin dolomitan standard:

Duc i Ladins sá che l lé (o lech) dl Ergabuan è l Lé de Careza. Chest è conesciú lonc y lerch per si biei colours che muda demeztroi dal vert-fresch al cuecen-scarlat, y dal blé dl ciel al ghel-aur; per chesta mudazion de colours él vegnú batié "Lé dl Ergabuan", dai colours dla irida/cogola dl uedl. An conta che chel lé fova n iade abité da na "gana" che ova l corp da pesc y l cef da persona, desche an se imaginova da zacan na ninfa. N salvan che abitova te cheles selves, che scluj ite chest pice lé desche na perla, se ova inamoré da perde l cef te chesta bela muta-ninfa; ma dut debant! Per la tré a sé, se ova l salvan pensé de fé n gran ergabuan con i colours plu biei che se destenova fora da la piza dl Latemar enfin ju tl lech; ma la ninfa ne se ova empone lascé pié. Dal gran senn, l Salvan, che ova fat con tant de fadia sie beliscim laour, ova n dí tout l ergabuan, l ova desfat en tant de fruzies y l ova spo sciulé tl lech. Da chel moment á l lé giaté duc chi biei colours che al à enfin aldidancuei.

Traduzione:

Tutti i ladini sanno che il luogo dell'arcobaleno è il lago di Carezza. Questo è conosciuto tra i laghi per i suoi bei colori che cambiano dal verde fresco allo scarlatto e dal blu cielo all'oro; per questo cambiamento dei colori viene chiamato "lago arcobaleno", dai colori...

Numeri in ladino

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Italiano Ladino
badiot gherdëina fascia fodom e rocchesàn anpezan zoldan agordin nones rabiés solander
uno un ün
due dui doi dói
tre trëi trei tre trei tréi
quattro cater cuatro quatre cater quater/quatro
cinque cinch cinc zinche zinc žinc cinćh cinc cinch
sei sis sies sie siec sié siei siëi siei séi
sette set sete set sèt set sèt
otto ot vot oto ot òt ot òt
nove nuef nef nuof noe nuof nof nueu nöf
dieci diesc dies diesc dies diés dies dés
undici ünesc undesc unesc undes undesc undes ündes
dodici dodesc doudesc dodes dodesc dodes dòdes
tredici trëdesc tredesc trëdesc tredesc tredes trédes
quattordici catordesc catordesc catòrdes quatòrdes
quindici chinesc chindesc chinesc chindesc chinesc chindes quindes
sedici sëdesc sëidesc seidesc sëdesc sedesc sédes
diciassette dejesset dijasete didiset disisèt dedeset desesèt
diciotto dejedot dejdot dijdoto disdòt desdot
diciannove dejenü dejenuef dejenef dejenuof dijnoe disnuof disnof disnueu desnöf
venti vint vinte vint vinti vinti/vénti

Statuti comunali

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Fiabe, romanzi, testi vari

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  1. ^ Riconosciuta dalla Repubblica italiana come lingua minoritaria dalla legge n. 482/1999.
  2. ^ Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
  3. ^ (LLD) Lingaz Ladin | Museumladin, su www.museumladin.it. URL consultato il 27 luglio 2018.
  4. ^ (LLD) Storia di ladins, su Uniun Ladins Val Badia. URL consultato il 27 luglio 2018.
  5. ^ a b Franco Marzatico, I Reti e i popoli delle Alpi orientali, in Preistoria Alpina, vol. 2019, 49bis.
  6. ^ Franco Marzatico, I Reti e i popoli delle Alpi orientali (PDF), in Michele Lanzinger (a cura di), Preistoria Alpina, 49bis, Trento, Museo delle Scienze, Trento, 2019, pp. 73-82, ISSN 2035-7699 (WC · ACNP) (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2020).
    «Se le evidenze archeologiche smentiscono decisamente tale rapporto di discendenza, in base agli studi più recenti la lingua retica mostra corrispondenze con quella etrusca e in questo senso si può ipotizzare che la percezione in antico di tale relazione abbia dato luogo alla ricostruzione erudita della discendenza dei Reti dagli Etruschi.»
  7. ^ Erika Kustatscher e Carlo Romeo, Paesaggi e prospettive, lineamenti di storia locale, vol. 1, 2010.
  8. ^ Origini del Ladino
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  19. ^ Il lessico è di tipo Ladino Atesino come originariamente tramandato dai colonizzatori. Nella zona di Calloneghe, invece, questa variante è meno conservativa confinando con Alleghe (Àlie), San Tomaso, Falcade, ecc. Ernesto Majoni e Luigi Guglielmi, Ladinia bellunese: storia, identità, lingua, cultura. Manuale informativo, Tipografia Ghedina, Cortina 2003, p. 15.
  20. ^ Presenta caratteristiche fonetiche e lessicali maggiormente conservative rispetto alle parlate agordine centromeridionali, pur presentando influssi veneti (più marcati nella parte alta della valle, esempio: verbo andare "dzì" a Forno di Zoldo, "andà" a Fusine). Le caratteristiche fonetiche tipicamente ladine sono presenti in parte (manca in particolare la caratteristica palatalizzazione di ca, ga). Luigi Guglielmi, I ladini e gli altri parlanti ladino. È possibile un percorso comune?, in Ladin!, vol. 2010, n. 5.
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Bibliografia

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  • Werner Pescosta, Storia dei ladini delle Dolomiti, San Martino in Badia, Istitut Ladin Micurà de Rü, 2010, ISBN 978-88-8171-090-4.
  • Werner Pescosta, La “questione ladina”. Strumento di espansione e di giustificazione delle ambizioni nazionalistiche italiane e tedesche, in Ulrike Kindl e Hannes Obermair (a cura di), Die Zeit dazwischen: Südtirol 1918–1922. Vom Ende des Ersten Weltkrieges bis zum faschistischen Regime / Il tempo sospeso: L’Alto Adige tra la fine della Grande Guerra e l’ascesa del fascismo (1918-1922), Merano, Edizioni alphabeta Verlag, 2020, pp. 157–218, ISBN 978-88-7223-365-8.
  • Paul Videsott e altri (a cura di), Manuale di linguistica ladina, Berlino, De Gruyter, 2020, ISBN 978-3110519624.
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  • Paul Videsott (a cura di), Zwei neue Hilfsmittel für die Erforschung des Dolomitenladinischen: Das Corpus dl ladin leterar und das Vocabolar dl ladin leterar, Zeitschrift für Romanische Philologie 133, 2017, pp. 212-244.
  • TALL Vocabolar dl ladin leterar

Voci correlate

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