Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie
I chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie (in latino Ordo Clericorum Regularium Pauperum Matris Dei Scholarum Piarum) sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i membri di questo ordine, detti comunemente scolopi o piaristi, pospongono al loro nome le sigle S.P. o Sch. P.[1]
Le origini dell'ordine risalgono alle scuole popolari gratuite (scuole pie) fondate da san Giuseppe Calasanzio a Roma nel 1597. Il 25 marzo 1617 Calasanzio e i suoi compagni diedero inizio a una congregazione di religiosi per l'insegnamento: papa Gregorio XV elevò la compagnia a ordine regolare con breve del 18 novembre 1621.[2]
Gli scolopi si dedicano principalmente all'istruzione e all'educazione cristiana di giovani e fanciulli.[2]
Storia
modificaOrigini dell'ordine
modificaGiuseppe Calasanzio (1557-1648) nacque a Peralta, paese tra l'Aragona e la Catalogna: compì i suoi studi a Lérida, Valencia e Alcalá de Henares e nel 1583 venne ordinato sacerdote.[3] Dopo una crisi interiore, nel 1592 decise di recarsi in pellegrinaggio a Roma e vi si stabilì.[4]
Si dedicò a varie opere di carità fino a quando, colpito dalla miseria morale e materiale della popolazione infantile, decise di dedicarsi completamente all'educazione della gioventù povera. Nel 1597, presso la chiesa di Santa Dorotea in Trastevere aprì la prima scuola popolare gratuita d'Europa.[4] Per l'insegnamento, con l'approvazione orale di papa Clemente VIII, nel 1602 istituì una congregazione di preti secolari senza voti.[5]
L'avvio dell'opera non fu facile: tra il 1604 e il 1612 (anno in cui la scuola venne trasferita presso la chiesa di San Pantaleo)[6] si avvicendarono all'insegnamento nella scuola oltre ottanta maestri, ma di questi solo quattro o cinque rimasero a lungo legati a Calasanzio.[7] Per assicurare un futuro alla sua scuola, il fondatore pensò di legare la sua congregazione all'ordine dei chierici regolari della Madre di Dio di Giovanni Leonardi e papa Paolo V sancì l'unione delle due famiglie religiose il 13 giugno 1614; ma l'insegnamento non era tra le finalità principali dei leonardini e l'unione non si rivelò proficua né per loro né per le scuole, così nel 1616 Calasanzio fondò una nuova scuola a Frascati e chiese al pontefice di sciogliere l'unione (cosa che avvenne il 6 marzo 1617).[5]
Nascita dell'ordine
modificaLa società di Calasanzio prese il nome di Congregazione paolina dei chierici poveri della Madre di Dio delle scuole pie e Calasanzio, assieme ai suoi primi quattordici compagni, vestì l'abito religioso nella cappella di Palazzo Giustiniani il giorno della festa dell'Annunciazione (25 marzo) del 1617:[8] il 18 novembre 1621 (breve Sacri apostolatus) papa Gregorio XV elevò la congregazione a ordine regolare e il 31 gennaio 1622 (breve Ad uberes fructus) ne approvò le costituzioni.[5]
La congregazione ebbe una rapidissima diffusione: dopo Roma e Frascati, vennero aperte scuole popolari a Mentana, Moricone, Magliano, Narni, Norcia, Fanano, Carcare, Genova e Savona, quindi a Napoli (1626) e a Firenze (1630); nel 1631 venne aperta la prima scuola all'estero (a Mikulov, in Moravia) e nel 1642 vennero stabilite altre due comunità in Polonia: a Varsavia e a Podolínec.[9][10]
Mentre l'ordine cresceva di prestigio, l'ormai anziano fondatore, già tenuto in sospetto per la sua vicinanza al domenicano Tommaso Campanella e Galileo Galilei, venne accusato, dai religiosi Mario Sozzi e Stefano Cherubini, di ribellione ai legittimi poteri e convocato davanti al Santo Uffizio:[11] Calasanzio venne sospeso dalla carica di preposito generale del suo ordine e sostituito dal gesuita Silvestro Pietrasanta, visitatore apostolico, assistito da padre Cherubini;[7] il 16 marzo 1646, con il breve Ea quae, papa Innocenzo X ridusse gli scolopi da ordine esente a congregazione di preti secolari soggetti alla giurisdizione dei vescovi locali (come la congregazione dell'Oratorio).[5]
Apogeo dell'ordine
modificaPapa Alessandro VII ricostituì la congregazione delle scuole pie con voti semplici con il breve Dudum del 24 gennaio 1656 e papa Clemente IX con il breve Iniuncti nobis del 23 ottobre 1669 ripristinò integralmente l'ordine.[5]
I primi decenni del XVIII secolo rappresentarono il periodo di massimo splendore dell'ordine (grazie anche alle bolle Nobis quibus pastoralis officii del 1731 e del 1733 di papa Clemente XII, con le quali agli scolopi venne concessa la facoltà di insegnare ovunque anche le scienze maggiori).[12] Nel 1708 venne aperta una scuola a Capodistria, nel 1715 a Rastatt, nel 1717 a Budapest, nel 1720 a Vilnius, nel 1728 a Madrid, a Saragozza e a Valenza, nel 1752 a Praga e nel 1759 a Milano.[13]
Decadenza e rinascita
modificaVerso la fine del secolo l'ordine degli scolopi attraversò una fase critica, iniziata nel 1783, quando l'imperatore Giuseppe II separò le tre province scolopiche nei suoi domini dall'ordine; la stessa sorte toccò alle province di Napoli e Puglia nel 1788 e a quelle spagnole nel 1804 (Carlo IV ottenne da papa Pio VII la bolla Inter graviores, che stabilì che le province spagnole di tutti gli ordini venissero governate da vicari generali). I rivolgimenti politici e i conflitti bellici di quegli anni causarono la chiusura di altre scuole e la dispersione di altre comunità.[14]
La ripresa iniziò sotto il pontificato di papa Pio IX, che era stato allievo degli scolopi a Volterra. I maggiori artefici della rinascita dell'ordine furono i prepositi generali Mauro Ricci e Alfonso Maria Mistrangelo, che promossero la riunificazione di tutte le province separate.[15]
Attorno alla metà del XX secolo l'ordine poté tornare ad espandersi anche nei paesi extraeuropei: nel 1949 negli Stati Uniti d'America, in Colombia e in Nicaragua; nel 1950 in Brasile; nel 1951 in Repubblica Dominicana; nel 1952 in Giappone e in Venezuela; nel 1957 in Francia, nel 1960 in Porto Rico e nel 1961 in Costa Rica.[16]
Attività
modificaIl fine dell'ordine è l'istruzione e l'educazione umana della gioventù, sia mediante la scuola che attraverso altre attività finalizzate alla formazione integrale della persona;[1] oltre alle tradizionali scuole, gli scolopi gestiscono anche istituti per ciechi e sordomuti. In alcuni casi gli scolopi assumono anche il ministero parrocchiale, specialmente nelle zone povere di clero, e si dedicano alle missioni.[17]
Il governo dell'ordine è affidato a un preposito generale (la carica in origine era vitalizia, ma fu portata a un sessennio per volere di Alessandro VII) coadiuvato da quattro assistenti: preposito e assistenti sono eletti dal capitolo generale che si riunisce ogni sei anni.[17] La sede generalizia è presso la chiesa di San Pantaleo, a Roma, in piazza de' Massimi.[1]
Spiritualità
modificaIl carisma specifico del fondatore consiste nel formare e istruire i fanciulli e i giovani, specialmente quelli poveri e abbandonati, fin dai primi elementi della cultura e, in primo luogo, insegnare loro la pietà e la dottrina cristiana (Pietas et Litterae).[18]
Il fondatore, beatificato da papa Benedetto XIV nel 1748 e proclamato santo da papa Clemente XIII nel 1767, è stato dichiarato nel 1948 da papa Pio XII patrono delle scuole popolari cristiane di tutto il mondo.[19] Tra gli altri scolopi innalzati all'onore degli altari, Pompilio Maria Pirrotti, canonizzato da papa Pio XI [20] e Faustino Míguez González.
Gli scolopi tendono alla "perfezione della carità" non solo mediante la consacrazione (i voti di povertà, obbedienza e castità), ma dedicandosi all'insegnamento (gli scolopi si impegnano mediante un quarto voto a dedicarsi all'educazione della gioventù).[17]
Sono particolarmente sentite la devozione eucaristica (sia i religiosi che gli studenti dedicano parte del loro tempo all'adorazione eucaristica) e quella a Maria, madre di Dio (le preghiere comuni vengono fatte terminare con l'invocazione Sub tuum praesidium).[7]
Abito
modificaL'abito originale dei religiosi dell'allora congregazione paolina, vestito il 25 marzo 1617 dal fondatore e dai suoi primi quattordici compagni, consisteva in una veste nera lunga fino ai piedi, aperta sul petto e chiusa mediante bottoni di legno, e da un mantello in panno ruvido nero lungo fino alle ginocchia; ai piedi gli scolopi indossavano scarpe chiuse senza calze e non portavano la camicia. Molto presto le scarpe vennero sostituite da sandali e venne consentito l'uso di una camicia di lana.[21]
Nelle costituzioni del 1622 venne ribadito l'uso della veste talare nera aperta sul petto e con bottoni di legno e si prescriveva l'uso del tricorno per i religiosi chierici e dello zucchetto per i fratelli laici. L'abito era stretto in vita da una cinghia di cuoio alla quale i religiosi portavano la corona del rosario. Nel 1690 papa Alessandro VIII ordinò agli scolopi di indossare anche le calze.[22]
Nel 1986 si è ribadito l'uso della tonaca con cintura, ma si è consentito alle comunità locali di adattarlo alle esigenze e alle consuetudini del luogo.[23]
Statistiche
modificaDopo l'anno, è indicato il numero delle province in cui era suddiviso l'ordine, il numero delle case e quello complessivo dei religiosi (esclusi i novizi).[24]
anno | province | case | membri |
---|---|---|---|
1637 | 6 | 27 | 326 |
1646 | 6 | 37 | 500 |
1706 | 8 | 94 | 950 |
1784 | 16 | 218 | 3.000 |
1870 | 14 | 156 | 2.160 |
1909 | 12 | 133 | 2.180 |
1931 | 14 | 140 | 2.196 |
1965 | 16 | 179 | 2.535 |
1973 | 16 | 186 | 1.917 |
Alla fine del 2011, l'ordine contava 213 case e 1.327 religiosi, dei quali 986 sacerdoti.[1]
Note
modifica- ^ a b c d Ann. Pont. 2013, p. 1427.
- ^ a b L. Picanyol, in M. Escobar (cur.), op. cit., vol. I (1951), pp. 855-870; G. Ausenda, DIP, vol. II (1975), coll. 927-945.
- ^ L. Picanyol, in M. Escobar (cur.), op. cit., vol. I (1951), p. 855.
- ^ a b L. Picanyol, in M. Escobar (cur.), op. cit., vol. I (1951), p. 856.
- ^ a b c d e G. Ausenda, DIP, vol. II (1975), col. 927.
- ^ L. Picanyol, in M. Escobar (cur.), op. cit., vol. I (1951), p. 858.
- ^ a b c G. Ausenda, DIP, vol. II (1975), col. 929.
- ^ Q. Santoloci, BSS, vol. VI (1965), col. 1326.
- ^ G. Ausenda, DIP, vol. II (1975), col. 930.
- ^ Podolínec è oggi in Slovacchia.
- ^ Q. Santoloci, BSS, vol. VI (1965), col. 1327.
- ^ L. Picanyol, in M. Escobar (cur.), op. cit., vol. I (1951), p. 862.
- ^ G. Ausenda, DIP, vol. II (1975), col. 933.
- ^ L. Picanyol, in M. Escobar (cur.), op. cit., vol. I (1951), p. 864.
- ^ L. Picanyol, in M. Escobar (cur.), op. cit., vol. I (1951), p. 865.
- ^ G. Ausenda, DIP, vol. II (1975), col. 943.
- ^ a b c G. Ausenda, DIP, vol. II (1975), col. 928.
- ^ Costituzioni (2004), artt. 5, 8, 17.
- ^ Q. Santoloci, BSS, vol. VI (1965), col. 1328.
- ^ E. Tedeschi, BSS, vol. X (1968), coll. 1007-1011.
- ^ C. Vilá Palá, in La sostanza dell'effimero... (op. cit.), p. 467.
- ^ C. Vilá Palá, in La sostanza dell'effimero... (op. cit.), p. 468.
- ^ C. Vilá Palá, in La sostanza dell'effimero... (op. cit.), p. 469.
- ^ Dati in DIP, vol. II (1975), coll. 930-944.
Bibliografia
modifica- Annuario pontificio per l'anno 2013, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2013. ISBN 978-88-209-9070-1.
- Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Roma, Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, 1961-1969.
- Mario Escobar (cur.), Ordini e congregazioni religiose (2 voll.), Torino, SEI, 1951-1953.
- Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli istituti di perfezione (DIP), 10 voll., Milano, Edizioni paoline, 1974-2003.
- Giancarlo Rocca (cur.), La sostanza dell'effimero. Gli abiti degli ordini religiosi in Occidente, Roma, Edizioni paoline, 2000.
Voci correlate
modifica- Personalità scolopie
- Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti
- Congregazione degli operai cristiani di San Giuseppe Calasanzio
- Congregazione delle scuole di carità
- Congregazione del Sacro Cuore di Gesù
- Figlie povere di San Giuseppe Calasanzio
- Pio istituto calasanziano
- Religiose delle scuole pie
Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- Il sito web ufficiale degli scolopi (curia generalizia), su scolopi.org.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 122537003 · ISNI (EN) 0000 0001 1483 4020 · BAV 494/5437 · ULAN (EN) 500231116 · LCCN (EN) n81085435 · GND (DE) 1020987-6 · BNE (ES) XX137633 (data) · BNF (FR) cb12546022w (data) · J9U (EN, HE) 987007317404005171 · NSK (HR) 000657116 |
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