Papa Leone VII
Leone VII (Roma, ... – Roma, 13 luglio 939) è stato il 126º papa della Chiesa cattolica dal 3 gennaio 936 alla sua morte. Fu il primo dei papi "cortigiani" di Alberico II.
Papa Leone VII | |
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126º papa della Chiesa cattolica | |
Elezione | dicembre 935 |
Insediamento | 3 gennaio 936 |
Fine pontificato | 13 luglio 939 |
Cardinali creati | vedi categoria |
Predecessore | papa Giovanni XI |
Successore | papa Stefano VIII |
Nascita | Roma, ? |
Morte | Roma, 13 luglio 939 |
Sepoltura | Antica basilica di San Pietro in Vaticano |
Biografia
modificaOrigini ed elezione
modificaRomano, Leone era probabilmente un monaco benedettino[1]. Cardinale presbitero di San Sisto[2], è possibile che avesse accettato controvoglia l'elezione a sommo pontefice[2]. Costretto però dall'onnipotente Alberico II, dittatore di Roma[3], ad accettare la nomina, Leone fu eletto nel dicembre 935 o, se si posticipa la morte di Giovanni XI al gennaio del 936[4], fu eletto e consacrato il 3 gennaio[1][2].
Il pontificato
modificaIl patrocinio dell'Abbazia di Cluny
modificaLa sua presenza, come sovrano de jure del Patrimonio di San Pietro, fu offuscata da quella di Alberico, che patrocinò la diffusione del monachesimo cluniacense già avviata dal fratellastro Giovanni XI: promosse con l'aiuto di Oddone, il grande abate di Cluny, una riforma della decadente disciplina monastica benedettina[5], alla quale accompagnò un'opera di ricostruzione che coinvolse l'abbazia di San Paolo[6] e diversi conventi del Lazio, tra cui quello di Subiaco[1]. In realtà il fine di Alberico era soprattutto politico, perché la sistemazione di comunità monastiche nei dintorni di Roma tendeva ad allontanare dai possedimenti conventuali della Campagna romana, in cui avevano spesso preso dimora, tutti quei baroni e loro vassalli che potevano costituire una minaccia per il suo potere[5]. Papa Leone, dal canto suo, perseguendo finalità molto più religiose, favorì quest'opera di riforma, mantenendo con il princeps, da lui definito "dilectus spiritualis filius Albericus, gloriosus princeps et senator"[2], rapporti di cordiale sudditanza.
Altre testimonianze
modificaLeone esercitò la sua potestà spirituale anche in altre questioni: minacciò Ugo il Grande di non far entrare donne nel monastero di San Martino di Tours, di cui Ugo era l'abate; inviò il pallio a Gerardo, arcivescovo di Lorch in Germania; inviò delle lettere ai vescovi di Francia e Germania riguardo al trattamento penitenziale verso gli indovini e i cartomanti, oltre a condannare il matrimonio dei preti[6].
Incontro con Flodoardo
modificaFlodoardo (894-966), canonico di Reims e storico della Chiesa di quel secolo, si recò a Roma sotto il pontificato di Leone VII il quale, in segno di benevolenza, lo invitò a pranzo nel Palazzo del Laterano. Il prelato francese lasciò del pontefice un ritratto ammirevole:
«Septimus exsurgit Leo, nec tamen ista volutans / Nec curans, apicis mundi, nec celsa requirens: / Sola Dei quae sunt alacri sub pectore volvens, / Culminaque evitans, oblata subire renutans. / Raptus at erigitur, dignusque nitore probatur. / Regminis eximii, Petrique in sede locatur / Sed minime assetam linquit decoramine curam. / Deditus assiduis precibus, speculamine celsus. / Affatu laetus, sapiens, atque ore serenus. / Qui me visentem aetherei pia limina Petri / Jocunde excipiens, animo quaesita benigno / Admisit, favitque pie, studuitque modeste: / Famina grata serens, epulis recreavit utrisque, / Corporis atque animae; benedixit, et oscula libans / Ac geminans dono cumulatum muneris almi, / Pergere laetantem amplexu dimisit honore.»
«Leone VII si levò, non rivolgendo la mente a queste cose, né curandosi delle glorie del mondo, né ricercando gli alti onori: volgendo lo sguardo alle sole cose che riguardano Dio, schivando le cime ed evitando di ascendere alle alte cariche. Rapito ma innalzato, fu considerato uomo dall'animo candido. Fu posto sul soglio di Pietro, ma per niente trascurò la consueta cura con decoro. Era dedito a continue preghiere, era dignitoso a vedersi; brillante nella conversazione, sapiente, e placido nel linguaggio. Questi, accogliendomi gioiosamente io che mi ero recato al sacro sacello del Beato Pietro, ascoltò le (mie) domande con animo paterno, tacque in modo pio, e modestamente rifletté: dopo avermi fatto un discorso, mi ristorò con entrambe le cibarie, quelle del corpo e dell'anima; mi benedisse e, dandomi baci e rinnovando in dono il regalo che dà la vita, mi congedò con onore abbracciandomi felice.»
Morte e sepoltura
modificaLeone VII morì il 13 luglio 939[2][5], dopo tre anni e mezzo di pontificato. È sepolto in San Pietro[5][2].
Note
modificaBibliografia
modifica- Girolamo Arnaldi, ALBERICO di Roma, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 1, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960.
- (LA) Flodoardo di Reims, De Christi triumphis apud Italiam (PDF), in Migne (a cura di), Patrologia Latina.
- Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, vol. 38, Venezia, Tipografia Emiliana, 1846, SBN IT\ICCU\RMR\0002439. URL consultato il 5 novembre 2015.
- Ambrogio M. Piazzoni, Leone VII, in Enciclopedia dei Papi, vol. 2, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000, SBN IT\ICCU\USS\0002453. URL consultato il 7 novembre 2015.
- Claudio Rendina, I Papi - storia e segreti, Roma, Newton&Compton editori, 2005, SBN IT\ICCU\PAL\0279694.
Altri progetti
modifica- Wikisource contiene una pagina dedicata a papa Leone VII
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su papa Leone VII
Collegamenti esterni
modifica- Leóne VII, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Leo VII, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Papa Leone VII, in Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, Harper.
- (EN) Papa Leone VII, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- (EN) David M. Cheney, Papa Leone VII, in Catholic Hierarchy.
- Leone VII, su w2.vatican.va, vatican.va. URL consultato l'8 novembre 2015.
- (LA) Leo VII, su documentacatholicaomnia.eu. URL consultato l'8 novembre 2015., Opera Omnia dal Migne patrologia Latina con indici analitici
Controllo di autorità | VIAF (EN) 61533603 · ISNI (EN) 0000 0001 2121 8867 · BAV 495/289193 · CERL cnp00166443 · LCCN (EN) nb2007019947 · GND (DE) 100951902 · BNE (ES) XX998140 (data) · BNF (FR) cb10191548t (data) · J9U (EN, HE) 987007373390405171 |
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