Pietro Cocco
Pietro Cocco (Venezia, seconda metà del Trecento – Venezia, 1406) è stato un patriarca cattolico italiano.
Pietro Cocco patriarca della Chiesa cattolica | |
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Incarichi ricoperti | Patriarca di Grado (1400 - 1406) |
Nato | seconda metà del Trecento a Venezia |
Deceduto | 1406 a Venezia |
Biografia
modificaNacque da Giovannino e da una Orsa di cui non si conosce il cognome. I Cocco (apparteneva al ramo "di San Basilio") erano una famiglia del patriziato veneziano che si distingueva per ricchezze e prestigio politico: il padre era stato elettore del doge Giovanni Dolfin mentre il fratello Marino fu bailo a Cipro.
Difficile ricostruire le tappe della sua carriera: dopo aver preso gli ordini minori, divenne chierico della diocesi di Castello e magister in artibus, cioè laureato in filosofia con facoltà di insegnamento. Si ignorano gli incarichi da lui ricoperti prima di essere creato patriarca di Grado da papa Bonifacio IX il 25 settembre 1400.
Dalla lettera pontificia di notifica dell'elezione, datata al 10 ottobre successivo, è noto però che la sede era divenuta vacante dopo che il patriarca Pierre Amely era stato trasferito alla cattedra di Alessandria e che era stato di conseguenza eletto Giovanni Benedetti il quale, tuttavia, rifiutò la carica. Questi avvenimenti sono in coerenza con il clima di opposizione tra il governo della Serenissima e la Chiesa: dopo la guerra di Chioggia la Repubblica tendeva a una statalizzazione del clero interferendo sempre più pesantemente nella scelta dei prelati.
Particolarmente osteggiata da una parte del clero era la cerimonia con cui il doge investiva i vescovi veneziani dei loro poteri temporali. Proprio in quegli anni era stato rimosso dalla diocesi di Castello il vescovo Leonardo Dolfin che si era rifiutato di prendere parte a quello che era, in sostanza, un atto di sottomissione al governo. Il Cocco, invece, fu investito il 17 luglio 1401 (esempio seguito poi dal nuovo vescovo castellano, Francesco Bembo) e si dimostrò sempre un fedelissimo suddito di San Marco.
Per quanto riguarda la gestione della sua circoscrizione, il patriarca si ritrovò per le mani una diocesi fatiscente: la sede di Grado, un tempo potente e ricchissima, era sostenuta da un reddito scarsissimo costituito da alcune proprietà terriere (soprattutto valli e barene) e dalle decime di sole otto chiese. Per la povertà e la scarsità di fedeli, il patriarca di Grado era soprannominato "vescovo dei morti".
Le difficoltà si acuirono proprio in quegli anni, quando il parroco della redditizia pieve di San Bartolomeo, già passata da Castello a Grado nel 1342, riuscì ad ottenere dal papa l'indipendenza dal patriarcato. Restava da stabilire a chi sarebbero andate le decime: così sia il Cocco, sia il vescovo di Castello cominciarono a cercare l'appoggio del governo e del pontefice per portare la situazione a proprio favore.
La questione si evolse a favore di Grado grazie all'intervento di Bonifacio IX, il quale, il 9 settembre 1402, annullava le precedenti disposizioni e riportava San Bartolomeo sotto la giurisdizione di Grado. Il caparbio pievano si recò personalmente a Roma per ridiscutere la decisione, ma il 28 novembre 1406 fu data nuovamente ragione al Cocco, che pure si trovava nell'Urbe per questioni relative all'Ordine domenicano.
Non si conoscono altri fatti salienti sul suo episcopato. Morì in data imprecisata, certamente all'inizio del 1406 visto che il 6 marzo veniva nominato il suo successore.
Bibliografia
modifica- Giuseppe Gullino, Pietro Cocco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 26, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1982. URL consultato il 26 giugno 2013.