Uri (Italia)

comune italiano in Sardegna

Uri (Uri in sardo) è un comune italiano di 2 832 abitanti[1] della provincia di Sassari in Sardegna.

Uri
comune
(ITSC) Uri
Uri – Stemma
Uri – Bandiera
Uri – Veduta
Uri – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Sardegna
Provincia Sassari
Amministrazione
SindacoMatteo Emanuele Dettori (lista civica) dall'11-10-2021
Territorio
Coordinate40°38′20″N 8°29′17″E
Altitudine150 m s.l.m.
Superficie56,81 km²
Abitanti2 832[1] (29-2-2024)
Densità49,85 ab./km²
Comuni confinantiAlghero, Ittiri, Olmedo, Putifigari, Sassari, Usini
Altre informazioni
Cod. postale07040
Prefisso079
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT090076
Cod. catastaleL503
TargaSS
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Nome abitanti(IT) uresi
(SC) uresos
PatronoNostra Signora della Pazienza
Giorno festivo13 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Uri
Uri
Uri – Mappa
Uri – Mappa
Posizione del comune di Uri
nella provincia di Sassari
Sito istituzionale

Geografia fisica

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Territorio

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È situato nella parte nord occidentale della Sardegna, a 150 metri sul livello del mare. Dista circa 13 km da Sassari e 18 da Alghero.

Origini del nome

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La teoria sposata da vari linguisti (tra cui Max Leopold Wagner, Johannes Hubschmid, Giovanni Alessio e Massimo Pittau[3]) è quella che ricollegherebbe l'origine del toponimo al basco ur, indicante l'acqua[3]. Il Pittau associa tale termine anche a radici etrusche e comuni ad altri toponimi della Svizzera (con l'omonimo cantone) e della penisola iberica[3].

Le prime tracce della presenza umana nel territorio risalgono verosimilmente all'età nuragica (dal 1700 a.C. al II secolo d.C.) come testimoniato dalla presenza, nel centro del paese, del complesso nuragico di Santa Caterina.

 
Sa Pedra Longa

Il centro continuò ad essere abitato anche durante il periodo romano. Con il declino dell'impero, la Sardegna si organizzò in un sistema di quattro regni indipendenti. La prima fonte documentale che testimonia l'esistenza del villaggio di Uri o Urin risale a questo periodo ed è contenuta all'interno del Condaghe di San Pietro di Silki[4].

Verso la fine del XIII secolo il giudicato di Torres, cui il villaggio apparteneva, risultava diviso tra il giudicato di Arborea e le famiglie genovesi dei Doria e Malaspina, dopo diversi decenni di guerre con i catalano-aragonesi i Malaspina persero di controllo di questi territori lasciando i villaggi del logudoro completamente devastati dalle continue guerre e saccheggi. Nel 1366 il territorio di Coros di cui Uri (con Ittiri, Usini, Tissi e Ossi) faceva parte venne occupato dalle armate giudicali di Mariano IV giudice di Arborea e liberato dall'occupazione catalano-aragonese; nel 1376 un'epidemia di peste devastò il territorio già debilitato dalla continue guerre (la peste uccise anche Mariano IV). In seguito i catalano-aragonesi ripresero in mano il territorio e lo mantennero fino al 1479 anno che sancisce l'unione tra i due regni sotto la corona di Spagna. Nel 1541 formò una baronia insieme al paese di Ittiri, concessa al Bernardo Simon. Nel 1770, in epoca sabauda, la baronia fu, sempre insieme ad Uri, trasformata in contea e data in feudo ai Ledà, ai quali fu riscattata nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.

Simboli

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Lo stemma e il gonfalone del comune di Uri sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'8 gennaio 1997.[5]

«Stemma di azzurro, alla croce gigliata di rosso, accompagnata in punta dal giglio d'oro. Ornamenti esteriori da Comune.»

Lo stemma si ispira a quello dell'antica abbazia di Nostra Signora di Paulis, fondata dai monaci cistercensi nel 1205 tra Ittiri (cui appartiene) e Uri, scomparsa già nel XV secolo durante la conquista aragonese.[6]

Il gonfalone è un drappo partito di giallo e di rosso.

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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La chiesa di Nostra Signora della Pazienza

Architetture civili

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  • Funtana Manna, XVIII secolo (che ha subito diversi interventi di restauro ma ricostruita secondo la foggia originale alla fine degli anni novanta)
  • Antico lavatoio "Su trogliu", 1910
  • Scuole pubbliche "Iscola Etza", 1913
  • Diga del Cuga. Prende il suo nome dall'omonimo villaggio scomparso. Lago artificiale, realizzato per scopi irrigui sul fiume Cuga, poco a valle della confluenza col suo affluente rio Barca. La diga, fu edificata tra il 1956 e il 1974 Sul fondale sono presenti alcuni resti archeologici, visibili quando il lago è in secca tra Giugno e Settembre. Dal 2012, nel mese di agosto, si svolge il Kuga Festival, manifestazione che ha l'intento di promuovere e valorizzare il lago attraverso l'organizzazione di manifestazioni culturali e sportive. Nel lago è praticata l'attività di pesca sportiva. L'impianto è di proprietà della Regione Sardegna e fa parte del sistema idrico regionale; è gestito dall'Ente acque della Sardegna.

Siti archeologici

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Nel territorio del Comune si contano almeno 48 nuraghi tra i quali:

 
Nuraghe Chessedu, normalmente sommerso dal lago Cuga, emerge solo quando il livello del lago si abbassa notevolmente a seguito di perdurante siccità.


- il nuraghe Sa Iddazza, pure lui raggiunto dalle acque del lago Cuga
- il nuraghe Peppe Gallu;
- il nuraghe Attentu;
- il nuraghe Su Cuttu;
- il nuraghe Sa Curdiola;
- il nuraghe Alzola sa Cudina;
- il nuraghe Bilianu Pinna;
- il nuraghe Pigalvedda;
- il nuraghe Chessedu
- Nuraghe a corridoio Su Punzu Rudu

Società

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Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[7]

Etnie e minoranze straniere

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Al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera è di 30 persone, pari allo 0,63% della popolazione.[8]

Lingue e dialetti

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La variante del sardo parlata ad Uri è quella logudorese settentrionale.

Tradizioni e folclore

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Costume tradizionale di Uri

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Esistono diverse fonti iconografiche che rappresentano uomini e donne che indossano il costume urese. L'abito tradizionale femminile è caratterizzato da una gonna nera (sa munnedda) con una balza in terziopelo, un grembiule in murè e da un copricapo (su mancaloru), di tulle o in seta, mantenuto da una cuffia in raso bianco o in broccato.

Altre parti del vestiario sono: sa pettiera (in seta), su corittu, di terziopelo fiorato ed ornato con varie applicazioni (le roselline), su pittigliu (rosa per le classi meno abbienti, ricamato a mano per le classi agiate), su bustu, ricamato su raso bianco con fili di seta e di oro o in broccato. Da ricordare per la preziosità è il pittiglio (l'unico in tutta la Sardegna ad essere ricamato) e il fiocco viola.

L'abito è anche molto ricco di gioielli: i bottoni che chiudono la camicia (sos buttones de pettorra), i bottoni in filigrana che chiudono su corittu, quattro in un braccio e quattro nell'altro, il medaglione d'oro, una collana di corallo e le orecchine (sas Pendinas) anch'esse in corallo.

L'abito tradizionale maschile è costituito da copricapo, camicia, gilet nero (Su Cossu), Sas Ragas (o in alternativa dei pantaloni in orbace), calzoni e ghette. Il copricapo, la berrita, è un cappello a berretto con forma di sacco, confezionato in panno nero o ancora in orbace.

Le tradizioni vengono mandate avanti dal Gruppo folk Santa Rughe, dal Gruppo folk Uri, che hanno cercato di scoprire i balli tipici del paese, tra cui sa moresa (ballo tipico e solo di Uri) e soprattutto di valorizzare il vero costume di Uri, e dall'Associazione Culturale Folkloristica Coro di Uri.

Cultura

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Biblioteche

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  • Biblioteca comunale "Giovanni Maria Cherchi";
  • Biblioteca dell'Associazione Culturale Paulis "Giovanni Salaris".
  • Centro culturale "Su Igante".

Economia

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Campagne alla periferia dell'abitato

L'economia del paese si basa sull'agricoltura, sull'allevamento ovino sull'artigianato. Uri è un centro agricolo noto per la carcioficoltura, la viticoltura e l'olivicoltura. La cittadina fa parte delle "Città dell'olio".[9]. Il paese è inoltre conosciuto per i suoi vini.

Amministrazione

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Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
6 giugno 1993 27 aprile 1997 Antonio Risso Lista Civica "Tott'umpare" Sindaco [10]
27 aprile 1997 13 maggio 2001 Antonio Risso Lista Civica "Tott'umpare" Sindaco [11]
13 maggio 2001 28 maggio 2006 Francesco Sechi lista civica"Pro Uri cun impignu" Sindaco [12]
28 maggio 2006 15 maggio 2011 Giovanni Antonio Biddau lista civica "Insieme per Uri" Sindaco [13]
15 maggio 2011 5 giugno 2016 Gennaro Galzerano lista civica "Cherimus" Sindaco [14]
6 giugno 2016 10 ottobre 2021 Lucia Cirroni lista civica "Uri prima di tutto" Sindaco [15]
11 ottobre 2021 - Matteo Emanuele Dettori lista civica "Uri prima di tutto" Sindaco [15]

La principale squadra di calcio del paese è l'Atletico Uri, che nella stagione 2023-24 milita nel campionato di Serie D.

Attiva per quanto riguarda il karate la società Sport Più Uri, i cui atleti hanno preso parte anche a diversi campionati europei e nazionali.

  1. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 29 febbraio 2024.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ a b c Massimo Pittau, Etruschi Urina, uri, vri, su pittau.it. URL consultato il 30 luglio 2023.
  4. ^ Giuseppe Sechi, Uri: un paese la sua storia, 2010.
  5. ^ Uri, decreto 1997-01-08 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 28 giugno 2024.
  6. ^ Uri, su araldicacivica.it. URL consultato il 23 luglio 2022.
  7. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  8. ^ demo.istat.it, https://demo.istat.it/app/?i=P03&l=it.
  9. ^ Città dell'Olio
  10. ^ Comunali 06/06/1993, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  11. ^ Comunali 27/04/1997, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  12. ^ Comunali 13/05/2001, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  13. ^ Comunali 28/05/2006, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  14. ^ Comunali 15/05/2011, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  15. ^ a b Comunali 05/06/2016, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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