Nicolae Ceaușescu: differenze tra le versioni
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*I comunisti romeni contribuiranno pienamente alla creazione delle condizioni atte a rendere possibile la soluzione della crisi cecoslovacca e rendere capace la Cecoslovacchia di decidere da sola del suo destino.
{{Int|Da ''[https://archivio.unita.news/assets/main/1969/07/27/page_005.pdf Intervista di Ceausescu all'Unità]''|Intervista di [[Giuseppe Boffa]], ''L'Unità'', 27 luglio 1969|h=4}}
*L'atto storico del 23 Agosto 1944 fu il risultato della attività del Partito comunista romeno per unire tutte le forze operaie, antifasciste, per collaborare con le forze patriottiche nazionali, coi rappresentanti dell'esercito e con la monarchia. Questa collaborazione si realizzò ai fini della lotta per fare uscire la Romania dalla guerra contro l'Unione Sovietica, nella quale essa era stata trascinata dalle classi reazionarie e dalla Germania nazista, per rovesciare la dittatura militare-fascista e per affiancare il nostro paese alla coalizione anti-fascista.
*Possiamo dire che la Romania è diventata uno Stato socialista dove i vantaggi del socialismo si vedono realmente in tutti i campi: nelle città e nella campagna, in migliaia di fabbriche costruite negli anni del socialismo, nei nuovi quartieri di alloggi e negli edifici sociali e culturali, nel modo di vivere del popolo.
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*Cari compagni e amici, cari compatrioti, vi rivolgo l'invito di rafforzare la collaborazione e l'unità, di fare tutto il possibile per la libertà, per l'edificazione del socialismo, per il benessere del popolo, per l'integrità e l'indipendenza della Romania!
{{Int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0954_01_1989_0298_0001_13105190/ Hai oppresso i romeni, discolpati]''|Testo del [[processo a
*Non riconosco nessun tribunale, riconosco soltanto la grande Assemblea Nazionale. Questo è un colpo di Stato.
*Non si è sparato sulla folla dal Palazzo, non è stato ucciso nessuno.
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*{{NDR|Sulla [[rivoluzione iraniana]]}} I problemi dell'Iran sono di ordine interno e devono essere risolti solo dal popolo iraniano senza ingerenza alcuna. È difficile naturalmente, fare una valutazione di questi avvenimenti, in quanto non disponiamo dei dati e delle informazioni necessarie. È però, evidente che il popolo iraniano è deciso ad assicurarsi uno sviluppo democratico indipendente, a essere padrone delle sue ricchezze e dei suoi destini. Noi desidereremmo che questo desiderio del popolo iraniano si realizzasse in modo che il suo sviluppo economico-sociale verso il benessere, il progresso, l'indipendenza e la pace potesse attuarsi nelle migliori condizioni. Uno sviluppo del genere è anche nell'interesse della pace e della collaborazione internazionali. (p. 184)
==Attribuite da [[Ion Mihai Pacepa]]==
*La nostra esperienza ci dimostra che l'Occidente ora è lodevolmente pronto a incoraggiare anche il minimo segno segno di indipendenza da Mosca. Noi dobbiamo approfittare di questa bramosia. (dichiarazione fatta il 22 febbraio 1972, in occasione dell'assunzione della direzione del DIE)<ref name=pacepa19>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 19, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*L'astuzia deve diventare la nostra caratteristica nazionale. Dobbiamo smetterla di fare la faccia feroce, di mostrare i pugni all'Occidente. Cominciamo, invece, a farci compatire, e allora vedrete come l'Occidente cambierà, come smetterà il suo duro boicottaggio, come diventerà generoso con noi. Facciamo in modo di presentare la Romania come un'isola latina persa in mezzo al mare slavo... Le nostre millenarie tradizioni di indipendenza ora giocano in nostro favore contro il centralismo di Mosca... Sono una pedina da giocare tra le due superpotenze. (dichiarazione fatta il 22 febbraio 1972, in occasione dell'assunzione della direzione del DIE)<ref name=pacepa19/>
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*Dobbiamo continuare a rubare al capitalismo i suoi prodotti migliori, per metterli al servizio del comunismo. Ma, compagni, non fraintendetemi: rubare al capitalismo non è la stessa cosa che derubarci tra di noi. Marx e Lenin ce l'hanno insegnato: qualsiasi atto è morale, quando è nell'interesse del proletariato e della rivoluzione mondiale.<ref name=pacepa55>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 55, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*Il petrolio, gli ebrei e i tedeschi sono i nostri migliori prodotti di esportazione.<ref name=pacepa78>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 78, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*D'ora in avanti [...] nessun romeno di origine ebrea o tedesca potrà ricevere il visto per emigrare, se non firmerà un accordo segreto con i servizi di sicurezza per impegnarsi ad essere un nostro agente di informazione all'estero.<ref name=pacepa81>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 81, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*{{NDR|A [[Muʿammar Gheddafi]]}} Ammiro molto coloro che credono. Lei crede nel Corano, io nel marxismo. Entrambi però crediamo nell'indipendenza dei nostri paesi. Lei ha buttato fuori gli americani, io i sovietici. Lei sta costruendo un paese islamico indipendente, io un paese marxista indipendente. Noi due dobbiamo aiutarci vicendevolmente.<ref name=pacepa105>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 105, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*Tenere in vita il comunismo oggi costa caro. Devo far fronte a un debito estero gigantesco, e non posso rimborsarlo esportando pomodori e carta igienica. Dobbiamo procurarci dollari in ogni modo possibile. E perciò dobbiamo assolutamente esportare armi, legalmente o illegalmente, non importa.<ref name=pacepa120>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 120, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*Tra non molto tempo, saremo l'unico paese del mondo dove si potrà sapere ciò che pensa ciascuno dei suoi cittadini. Ci mancanano solo cinque anni per un nuovo, più scientifico modo di governare.<ref name=pacepa138>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 138, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*Perché l'imperialismo americano è così impopolare? Perché i suoi dirigenti non sanno quello che pensa la gente, perché non è un sistema scientifico. [...] È un vero peccato non poter spiegare ai nostri lavoratori come il partito comunista veglia su di loro, compagni. Forse che i minatori non produrrebbero più carbone se fossero più sicuri che il partito sa in ogni istante ciò che fanno le loro mogli? Lo farebbero, compagni, ma purtroppo non possiamo rivelare loro il nostro sistema. La stampa occidentale ci accuserebbe di essere uno stato poliziesco. Tale è la perfidia della propaganda imperialista, compagni! Non siamo, e mai saremo, uno stato poliziesco. Siamo una dittatura del proletariato che difende la sua purezza ideologica.<ref name=pacepa138/>
*{{NDR|Su [[János Kádár]]}} Ne sento il fiato sul collo. Egli vuole che la Romania restituisca la Transilvania all'Ungheria, ma per ottenere questo dovrebbe farci la guerra. Durante la prima e la seconda guerra mondiale, abbiamo occupato Budapest; se necessario, siamo pronti a ricominciare.<ref name=pacepa146>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 146, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*{{NDR|Su [[Jimmy Carter]]}} Mi sembra che nonostante il suo sorriso ingenuo e la sua voce dolce, Carter non sia facilmente decifrabile. [...] Secondo me, i punti deboli di Carter sono altri. Uno di questi è il suo ridicolo senso religioso, che lo fa agire come se fosse un essere moralmente superiore, e che gli impedisce di farsi degli amici, in particolare nel Congresso. Non è forse significativo il fatto che [[Tip O'Neill|Tip O'Neil]], quella vecchia volpe del suo stesso partito, non gli nasconda la sua antipatia? Un altro punto debole sta nella sua intensa vita interiore, che lo priva del dinamismo necessario a un presidente. Quindi, manca di pragmatismo, il che gli rende difficile prendere le distanze dai grandi principi per potersi consacrare ai problemi quotidiani in modo costruttivo. Inoltre, la modestia e la mancanza di fiducia in se stesso, non lo aiutano; un presidente non deve mai essere modesto.<ref name=pacepa148>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 148, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*Il denaro ebreo sta prendendo il controllo dell'America. [...] Se non li fermiamo, i cospiratori sionisti ben presto avranno in mano tutto il mondo capitalista.<ref name=pacepa171>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 171, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*Ne ho fin sopra i capelli delle pressioni che mi fanno perché lasci gli ebrei liberi di andarsene dalla Romania. Essi-sono-nostri-cittadini; non-sono-degli-americani. [...] Questo è una cospirazione contro l'indipendenza della Romania, e contro il mio prestigio personale.<ref name=pacepa171/>
*Compagni, voi lo sapete bene, non sono una testa calda come [[Josip Broz Tito|Tito]], che ha lodato i principi fondamentali del comunismo. Tranne quello di Mosca, il nostro è il solo governo comunista che non solo proibisce ancora la proprietà privata, ma la considera una vergogna. [...] Non sono un idiota come [[Alexander Dubček|Dubcek]], che tollera l'anarchia e provoca la controrivoluzione. In nessun paese dell'est la popolazione è così ben controllata come in Romania. In quale paese del patto di Varsavia c'è un agente della Securitate ogni quindici persone? [...] Voi lo sapete, compagni, sono comunista dall'età di quindici anni. Per me il comunismo è tutto. Non ho mai fatto, e mai farò, compromessi ideologici. Quando si tratta di marxismo, per me non ci sono vie di mezzo.<ref name=pacepa205>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, pp. 205-206, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*{{NDR|Su [[Leonid Il'ič Brežnev]]}} Quel testone crede di essere il solo a odiare il capitalismo americano. Stavo per dirgli che odiavo il capitalismo dieci volte più di lui, che io ero stato sfruttato dal capitalismo, mentre egli era vissuto sempre nel comunismo, e non sapeva cosa volesse dire essere torturato in una prigione capitalistica.<ref name=pacepa215>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 215, ISBN 88-7165-065-4</ref>
*Negli Stati Uniti abbiamo più di trecentomila emigrati romeni della prima e della seconda generazione. Dobbiamo reclutarne più che possiamo, e dobbiamo aiutarli finanziariamente perché si facciano strada nella Casa Bianca, nel Congresso, nel Pentagono, nel Dipartimento di stato, ovunque. Il mio più grande sogno [...] è che un giorno il discendente di un emigrato romeno diventi presidente degli Stati Uniti, e che mi inviti a Washington per un'altra visita di stato.<ref name=pacepa216>Citato in [[Ion Mihai Pacepa]], ''Orizzonti rossi. {{small|Memorie di un capo delle spie comuniste. La vera storia della vita e dei crimini di Elena e Nicolae Ceausescu}}'', traduzione di Antonio Pitamitz, L'Editore, 1991, p. 216, ISBN 88-7165-065-4</ref>
==Citazioni su Nicolae Ceaușescu==
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*Quel gran giocatore di Ceausescu, con quella moglie invadente che gli imponeva anche i ministri, quel romeno chiedeva un po' di spazio per sé e per il suo paese, coltivava sogni nazionali faraonici, ma non metteva mai, una sola volta, in dubbio il cosiddetto socialismo scientifico. Ci credeva, pur nella sua mente contorta. ([[Todor Živkov]])
*Quello che soprattutto ammiro in mio marito è la sua determinazione, la sua volontà a portare avanti tutto quello che si è prefisso. ([[Elena Ceaușescu]])
*Se mio padre credeva veramente di cambiare la storia, e vista la maniera in cui agiva penso che lo credesse, si sbagliava... anche se penso che avrebbe comunque introdotto riforme. ([[Nicu Ceaușescu]])
*Se si calcola il numero di opere encomiastiche dedicate a Ceausescu che furono pubblicate durante gli anni Settanta ed Ottanta, l'Italia era al primo posto al mondo con 17 volumi, contro i sei della Gran Bretagna, i cinque della Francia e i tre della Repubblica Federale Tedesca. ([[Giulio Meotti]])
*Serbo un ricordo particolarmente gradevole dei miei incontri e colloqui con Ceausescu, che non mutò mai atteggiamento nei miei confronti, nemmeno quando dovetti lasciare l'Iran. Ceausescu è un uomo che credo
*Si cerca di demonizzare Ceausescu e la polizia segreta. Ma non possiamo dimenticare che tutto il popolo scese a compromessi col dittatore. ([[Norman Manea]])
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*Noi ci siamo abbandonati alla nostra opulenza, alle nostre piccole cose, mentre il tiranno di Bucarest faceva della Romania un enorme campo di prigionia.
*Un tribunale internazionale dovrebbe intervenire per cacciare il mostro di Bucarest che ancora resiste ai cambiamenti politici che hanno sconvolto l'Europa dell'Est in questi ultimi mesi e settimane. Il regno del re Ubu romeno era terribile prima, è ancor più tremendo ora e non capisco come il mondo intero possa tollerare che si schiacci la libertà coi carri armati e con le baionette.
===[[Ion Mihai Pacepa]]===
*Ceausescu considerava gli emigrati romeni sempre cittadini romeni che avrebbero dovuto obbedire agli ordini di Bucarest, indipendentemente dal fatto che avevano una nuova nazionalità. E allo stesso modo la pensavano i dirigenti degli altri paesi del blocco sovietico nei confronti dei loro emigrati nazionalizzatisi stranieri.
*Ceausescu fu sempre un nazionalista fanatico, e questo fatto risultava quanto mai evidente dalla sua politica dei quadri. Solo ai romeni di terza generazione che fossero nati in Romania era permesso di ricoprire incarichi nel partito e nel governo che fossero in relazione con la difesa nazionale. I romeni di altra origine etnica, anche se appartenevano a famiglie che vivevano in Romania da generazioni, erano rigorosamente esclusi da posti di responsabilità nelle sezioni per la difesa nazionale del comitato centrale del partito comunista, nel DIE<ref name=die>{{Cfr}} ''[[:w:ro:Direcția de Informații Externe|Direcția de Informații Externe]]''</ref>, nel quartier generale della Securitate o nel comando supremo delle forze armate, e anche i romeni coniugati con persona di altra etnia vennero discretamente allontanati dai posti di responsabilità quando egli arrivò al potere. Solo pochi ebrei ungheresi e tedeschi furono simbolicamente lasciati in posti di rilievo per ragioni propagandistiche, ma, nonostante i loro titoli altisonanti, non ebbero mai accesso ai segreti di Ceausescu. I suoi incessanti sforzi per avere un governo di puro sangue romeno, riportano sinistramente alla memoria i tentativi di Hitler di creare una pura razza ariana.
*Ceausescu in tutta la sua vita non ricevette mai un centesimo di salario. Prima della seconda guerra mondiale, era stato apprendista da un calzolaio che lo compensava con cibo e alloggio, e con sommarie lezioni di marxismo. Durante la guerra, era vissuto in prigione o in clandestinità, e al termine del conflitto era diventato funzionario del partito. Da quando era diventato il leader supremo della Romania, per lui era motivo di orgoglio ricordare con enfasi che mai era stato pagato per quello che aveva fatto: «Tutta la mia vita è stata consacrata solo alla vittoria mondiale del proletariato», era la definizione preferita che egli dava di se stesso.
*Ceausescu poteva diventare terribilmente violento quando nutriva rancore per qualcuno. Poco dopo essere arrivato al potere, aveva dovuto per la prima volta assaporare una critica pungente e pubblica, mossagli da un esponente dell'emigrazione romena, e la sua reazione immediata era stata: «Ammazzatelo!» L'uomo che lo aveva criticato, Gheorghe Zapartan, era un prete esule in Germania, che aveva denunciato il culto della personalità di Ceausescu in discorsi pubblici e dal pulpito. Poco dopo la morte di Zapartan in un "incidente" d'auto, il primo ministro del tempo, Ion Gheorghe Maurer, specialista di diritto internazionale, era andato da Ceausescu. «Nic, come Guida suprema della Romania», gli aveva detto, «lei può fare tutto ciò fare tutto ciò che vuole, nel bene e nel male. Ma una sola cosa non può fare: ordinare di uccidere. Questo è omicidio di primo grado, e non ha importanza che a ordinarlo sia un re o un mendicante». Ceausescu aveva recepito il messaggio, e da allora aveva preferito far bastonare i suoi nemici fino a ridurli a cadaveri ambulanti, anche se occasionalmente dimenticava il consiglio di Maurer e ordinava di uccidere.
*Ceausescu si era ampiamente impregnato dello stile oratorio hitleriano. Così come i discorsi di Hitler, anche i discorsi più recenti di Ceausescu erano zeppi di ''wir muessen'', di «dobbiamo fare», urlati agli ascoltatori ed enfatizzati con un'ampia e recisa gesticolazione e con pugni sul tavolo. Ma la similitudine più impressionante nello stile oratorio dei due uomini stava nel modo in cui anche Ceausescu mirava a far vibrare le corde nazionalistiche dei suoi ascoltatori. Così come Hitler batteva sempre sullo stesso tasto, continuamente ricordando ai tedeschi i loro antenati ariani e nibelunghi e proclamando un Reich millenario, anche Ceausescu in quasi tutti i suoi discorsi ricordava ai romeni i prodi guerrieri daci e romani loro antenati e la continuità storica bimillenaria della Romania. Le parole «sovranità», «indipendenza», «libertà» ricorrevano regolarmente nella propaganda del dittatore romeno, e richiamavano quello stesso senso di orgoglio nazionale ferito sentito dai tedeschi dopo la prima guerra mondiale, che aveva reso possibile a Hitler di arrivare al potere urlando la libertà della patria. Così come Hitler proclamava che ''Arbeit macht frei'', che «il lavoro rende liberi», e faceva cinicamente apporre quel motto all'ingresso dei campi di concentramento di Auschwitz e di Dachau, anche Ceausescu ripeteva continuamente ai romeni che solo lavorando sempre più duramente si sarebbe potuta realizzare la libertà della Romania.
*Ceausescu, nel 1975, aveva ordinato al DIE di fare un inventario computerizzato di tutti gli emigrati romeni di prima e di seconda generazione, ordinati per paese di residenza, professione e luogo di lavoro. Era un progetto ambizioso, da realizzare sulla base degli archivi consolari, dei dati forniti dalla censura postale e dalle altre fonti di informazione. Ceausescu considerava tale inventario come un passo fondamentale verso la creazione della sua "quinta colonna", e aveva ordinato che fosse completato non oltre il limite di un piano quinquennale.
*Dal 1965 Ceausescu era padrone assoluto della Romania. Il suo ritratto era esposto ovunque, molto di più di quanto non lo fossero mai stati quelli di [[Adolf Hitler|Hitler]] e di [[Iosif Stalin|Stalin]]. Le sue volontà diventavano legge con un semplice tratto di penna. Il suo esercito e le sue forze di sicurezza erano più repressive di quanto non lo fossero mai state quelle di [[Idi Amin Dada]]. Tutti i mezzi di informazione nazionali, dai giornalini per i ragazzi alla televisione, gli appartenevano più di quanto i giornali del gruppo Hearst non abbiano mai appartenuto allo stesso [[William Randolph Hearst]]. ''Scinteia'', il quotidiano del partito comunista, dedicava ogni giorno due colonne di spalla della prima pagina a riferire ciò che Ceausescu aveva fatto il giorno prima, chi aveva incontrato, che cosa aveva detto, e anche il resto del giornale si componeva principalmentedi articoli laudativi dei diversi aspetti della sua vita e del suo operato di dirigente. La radio e la televisione cominciavano e finivano le loro trasmissioni quotidiane glorificando «il figlio più amato e più stimato del popolo romeno».
*Dopo tredici anni di potere, egli considerava la Romania letteralmente come una proprietà privata sua e della sua famiglia. Il potere di sua moglie Elena era in continua ascesa, e nessuno in tutta la Romania poteva essere nominato a un posto di alto o di medio livello senza il suo consenso. I fratelli di Ceausescu, Ilie, Nicolae e Ion, controllavano le forze armate, il DIE, e l'agricoltura. Il fratello di Elena guidava l'Unione generale dei sindacati, che controllava tutta la popolazione attiva della Romania. Nicu, il figlio di Ceausescu e di Elena, era alla testa dell'Unione della gioventà comunista. E questo era solo l'inizio, perché non vi è sistema più suscettibile di nepotismo di quello comunista.
*Gli abiti di Ceausescu erano da anni materia di stato prioritaria in Romania. La storia datava dal 1972. Ero a Cuba con Ceausescu, quando Castro gli rivelò che aveva appena scoperto un complotto della Cia per imbrattargli le scarpe con un veleno che lo doveva rendere glabro, e un Castro senza la barba non sarebbe stato più Castro! Qualche giorno dopo, Ceausescu decideva che non avrebbe mai più portato un abito più di una volta. Quello stesso anno, nell'ambito del Dipartimento V, che era il servizio di protezione personale di Ceausescu, venne organizzata una sezione speciale incaricata di confezionargli gli abiti. Dato che Ceausescu non percepiva stipendio, tutte le sue spese erano pagate a mezzo di due conti segreti, uno del comitato centrale del partito comunista, e l'altro della Securitate. In linea di massima, il partito pagava le spese di abitazione, e la Securitate tutto ciò che atteneva alla sua sicurezza, cibo e abiti compresi.
*L'aria condizionata era uno dei miei più grandi incubi quando preparavo le visite di Ceausescu all'estero. Poco dopo essere asceso al potere, Ceausescu era ritornato da un viaggio a Mosca con una dolorosa laringite. Gheorghiu-Dej, il suo predecessore, era morto di un cancro alla gola che si era sviluppato rapidamente, e i cui primi sintomi si erano dolorosamente manifestati dopo che era ritornato da una vacanza in Unione Sovietica. Benché non lo abbia mai detto pubblicamente, tuttavia nella cerchia delle persone a lui più vicine, Ceausescu sostenne sempre di avere delle prove irrefutabili che il Cremlino aveva assassinato [[Gheorghe Gheorghiu-Dej|Gheorghiu-Dej]] a mezzo di radiazioni per punirlo della sua scarsa ortodossia verso Mosca. Perciò, ai primi mal di gola, Ceausescu era stato preso dal panico. Per diverse angoscianti settimane dottori di tutto il mondo erano stati portati a Bucarest. Infine, un'anziano dottore tedesco occidentale di vecchia scuola, gli aveva detto seccamente: «Signore, lei parla troppo, e troppo forte, e le sue corde vocaali sono terribilmente irritate». E gli aveva prescritto cose molto semplici: bere camomilla ed evitare le correnti d'aria, comprese quelle generate dai ventilatori e dai condizionatori. Dopo di che, tutti i ventilatori erano stati rimossi dalla sua residenza, e il sistema di aria condizionata dell'edificio del comitato centrale del partito era stato smantellato. Durante i suoi viaggi all'estero, specialmente in America del sud e del nord, incontravo difficoltà inenarrabili per far chiudere l'aria condizionata negli edifici che egli doveva visitare. Capitò spesso che il ministro degli esteri e gli altri dignitari che accompagnavano Ceausescu all'estero, dovessero passare la notte a tappare le bocche di aerazione o gli infissi delle finestre dopo che Ceausescu aveva sentito un'immaginaria corrente d'aria nella sua camera da letto.
*Nel 1965, quando Ceausescu divenne il leader supremo, il controllo della popolazione romena assunse dimensioni di massa senza precedenti. Centinaia di migliaia di nuovi microfoni furono collocati clandestinamente e fatti lavorare dai loro nascondigli negli uffici e nelle camere da letto, a cominciare da quelle dei membri del politburo. Come in Unione Sovietica e negli altri paesi comunisti, anche in Romania la corruzione e la prostituzione imperversavano ai massimi livelli, e tutto veniva registrato attraverso i microfoni. Come [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Kruscev]], anche Ceausescu si fece attrezzare vicino al suo ufficio una sala speciale per poter controllare personalmente le registrazioni. I microfoni erano la sua chiave del potere.
*Nonostante il suo gusto personale per i lunghi discorsi e la sua tendenza alla chiacchiera, Ceausescu non apprezzava la verbosità altrui.
*Nulla spaventava maggiormente Ceausescu delle diserzioni. La divulgazione di qualche informazione segreta lo preoccupava relativamente. Come tutti i dirigenti degli altri paesi del blocco comunista, temeva soprattutto che dei funzionari che avevano avuto la fiducia del governo passassero in Occidente, e dicessero ciò che il comunismo era in realtà.
*Per Ceausescu, le lodi erano altrettanto importanti dell'aria che respirava.
*Poco dopo essere arrivato al potere, Ceausescu decise che tutti i membri della vecchia guardia, sia quelli rimossi che quelli rimasti in carica, dovevano essere sottoposti a controllo elettronico fino alla fine dei loro giorni. Ordinò anche segretamente di sorvegliare a mezzo di microfoni piazzati nei loro uffici e nelle loro case i nuovi membri del politburo e i ministri, da quando entravano in carica fino a quando venivano rimossi, dopo di che dovevano essere trattati come i membri della vecchia guardia. «Finché non abbiamo controllato i loro pensieri, dobbiamo diffidare di tutti, anche dei membri della nostra famiglia», mi disse nel 1972, quando mi nominò sovrintendente dell'unità che sorvegliava i membri del politburo e quelli della vecchia guardia.
*Rispettare la verità storica non fu mai una preoccupazione di Ceausescu, ed egli manipolò sempre il passato perché si accordasse con la sua immagine presente.
===[[John Sweeney (giornalista)|John Sweeney]]===
*Ceaușescu sostituì l'azione costruttiva con la frenesia. Andava su e giù per il paese in un continuo vorticoso giro toccata e fuga. Una volta assorbito in questa girandola di visite, discorsi e congressi, non si fermava più. La girandola diventava sempre più veloce ed elaborata, con visite a paesi stranieri e un incessante rimescolamento di ministri e ministeri. Dà le vertigini a chiunque cerca di seguirla. Consumava sia il suo tempo che e quello degli altri; sprecò risorse e realizzò poco. Ma nella testa di Ceaușescu la frenesia equivaleva a progresso: era una confusione intellettuale a cui, col passare del tempo, il paese intero doveva soccombere.
*Che valore aveva per l'Occidente il dissenso di Ceaușescu dal diktat di Mosca? Era di valore inestimabile? O era, al contrario, una vittoria propagandistica marginale di poca vera sostanza? Ceaușescu era irritante per i russi, ma non si sono mai sentiti minacciati da lui. Misero in marcia le loro truppe su e giù presso la frontiera romena quando Ceaușescu visitò la Cina nel 1971; ma invasero la Cecoslovacchia quando la Primavera di Praga gli sfuggì di mano. La differenza è chiara. Dubček sfidò il sistema comunista. Ceaușescu non non lo fece mai. Non era, allora, un serio "nemico del mio nemico". L'Occidente aveva letto male le carte.
*Il culto di Ceaușescu fu incoraggiato da tanti occidentali entusiasti di fare affari con l'unico dirigente est-europeo che poteva, a quanto pareva, tener testa ai russi e sopravvivere. Prima ci fu un rivolo, poi un torrente di visitatori dell'Occidente che cantavano la melodia di Ceaușescu, nessuno di essi guardava troppo per il sottile sulla realtà dell'uomo che incontrarono – il mito era fin troppo di loro gusto.
*La sua lingua s'inceppava su frasi apparentemente semplici come ''tutulor'', una formula di cortesia che significa "a tutti quanti". Quando lo pronunciava Ceaușescu, suonava come "a tutti i guanti". È difficile spiegare a chi non ha sentito il romeno, una lingua scherzosamente descritta da John Simpson della Bbc come un "misto di latino maccheronico ed esperanto", quanto Ceaușescu suonava grezzo. Per le orecchie americane, bisogna immaginare una cadenza strascicata del New Jersey; per le orecchie britanniche, bisognerebbe pensare a una lagna di Wolverhampton: provinciale, ma non abbastanza da suscitare interesse.
*Nessun marxista poteva prendere Ceaușescu sul serio dopo che fu visto girare in occasioni ufficiali portando lo scettro nel 1974, quello che divertì così tanto Salvador Dalí. Lo scettro era l'incarnazione fisica dell'allontanamento di Ceaușescu dal fondamento anti-statista, anti-personalità del pensiero e della pratica marxista. Naturalmente, questi principi erano stati più spesso infranti che osservati dai vari stati comunisti dalla rivoluzione d'ottobre in poi, ma interpretare il re così sfacciatamente fu considerato alquanto indecente perfino tra gli spudorati despoti dell'impero sovietico. La "Borbonificazione" della dinastia Ceaușescu si può far risalire ai primi anni settanta, ma negli ultimi anni ottanta divenne sempre più volgare.
*Per capire lo straordinario fatto del potere monolitico di Ceaușescu, e l'altrimenti incomprensibile mancanza di resistenza contro di esso, bisogna cercare di provare il puro e semplice peso morto che i romeni sopportarono giorno dopo giorno. Durante i ventiquattro anni del suo regno, i loro pensieri vennero smussati e ristretti da ciò che George Orwell magari avrebbe chiamato "omaggiolingua".
*Per comune consenso, Ceaușescu impazzì durante la visita sua e di Elena nella Cina e nella Corea del Nord nel 1971. Partì paranoico instabile, ritornò folle. Le persone a lui vicine discutono su quale delle due ebbe l'influenza più nefasta, la Cina o la Corea del Nord. Per quanto fosse terribile la Cina di Mao mentre emergeva dagli spasimi della Rivoluzione culturale, la Corea del Nord era allora ed è tuttora una società più totalitaria, e vanta il primato di essere la società più piramidale del mondo.
*Per gran parte della sua storia, la Romania è stata divisa, infilzata e fatta allo spiedo da una successione di invasori e padroni stranieri, alcuni dei quali erano indicibilmente cattivi. Per crudele che fosse l'epoca di Ceaușescu, non era senza precedenti nella storia del paese.
*Qualsiasi sentimento liberale Ceaușescu esprimesse nei suoi discorsi, i poliziotti segreti erano sempre presenti, aspettando, ascoltando, facendo domande. A Ceaușescu non serviva schiacciare con mano pesante, minacciando le persone. Tutto era stato fatto con tanta efficacia una generazione prima e il popolo non aveva dimenticato. Il popolo abbaiava a comando perché sapeva cosa succedeva ai disubbidienti. Una volta che il cane è ammaestrato, c'è poco bisogno della frusta.
==Note==
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==Voci correlate==
*[[Elena Ceaușescu]]
*[[Nicu Ceaușescu]], figlio
*[[Processo a Nicolae ed Elena Ceaușescu]]
*[[Repubblica Socialista di Romania]]
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