Stefano Fiorentino: differenze tra le versioni

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[[Immagine:009 le vite, stefano fiorentino.jpg|thumb|300px|right|<center>'''Stefano Fiorentino'''<br> da [[Le Vite]] di [[Giorgio Vasari]]</center>]]
[[Immagine:Delle vite de' più eccellenti pittori, scultori, et architetti (1648) (14592989417).jpg|thumb|Incisione dalle [[Le Vite|Vite]] di [[Giorgio Vasari]]]]
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==Vita e opere==
È citato da numerose fonti letterarie, ma di lui non ci è nota nessuna opera certa, per cui la sua attività resta un mistero.
È citato in un documento di [[Pistoia]] risalente al [[1347]], dove viene indicato come autore della scomparsa pala dell'altare maggiore per la [[chiesa di San Giovanni Fuorcivitas]] di [[Pistoia]].


Viene nominato in una novella di [[Franco Sacchetti]], scritta tra il [[1388]] e il [[1395]]. [[Filippo Villani]], nel suo ''Liber de origine Florentinae et eiusdem famosis civibus'' ([[1375]]–[[1404]]), dà del pittore un giudizio piuttosto scettico, etichettandolo come una "scimmia" ossessionata dalla mimesi della natura sin nel più piccolo dettaglio.
È nominato per la prima volta in un documento di [[Pistoia]] risalente al [[1347]], dove viene indicato come autore della scomparsa pala dell'altare maggiore per la [[chiesa di San Giovanni Fuorcivitas]] di [[Pistoia]].


Il [[Ghiberti]] nei ''[[Commentari (Ghiberti)|Commentarii]]'' lo ricorda come primo allievo di Giotto, lo definisce "egregiissimo dottore" e gli attribuisce alcuni affreschi in [[Firenze]] (tre ''Storie'' nel chiostro della [[basilica di Santo Spirito]], un ritratto di [[san Tommaso d'Aquino]] e altre pitture in [[Santa Maria Novella]]) e ad [[Assisi]] (una "Gloria" incompiuta).
L'autore è inoltre nominato in una novella di [[Franco Sacchetti]], scritta tra il [[1388]] e il [[1395]] e viene citato da [[Giorgio Vasari]], che gli dedicò un capitolo delle ''Vite'' definendolo pittore di ''"una maniera tanto dolcissima e tanto unita, che pare quasi impossibile che in que' tempi fosse fatta"''.


[[Giorgio Vasari]] gli dedicò un capitolo delle ''Vite'' nel quale lo considera il migliore allievo di Giotto, colui che superò il maestro nel disegno e nel colore: ''"oltre all'essere stato più vario nell'invenzioni, fu ancora più unito nei colori e più sfumato che tutti gl'altri, e sopra tutto non ebbe paragone in essere diligente"''; per l'aretino, Stefano dipingeva di ''"una maniera tanto dolcissima e tanto unita, che pare quasi impossibile che in que' tempi fosse fatta"''.
Nel suo ''Liber de origine Florentinae et eiusdem famosis civibus'' ([[1375]]–[[1404]]), [[Filippo Villani]] dà del pittore un giudizio piuttosto scettico, etichettandolo come una "scimmia" ossessionata dalla mimesi della natura sin nel più piccolo dettaglio. Il [[Ghiberti]] gli attribuisce alcuni affreschi in [[Assisi]] e [[Firenze]] (''cfr.'' i suoi ''Commentarii''): uno di questi potrebbe essere l'incompiuto ''Gloria celeste'' (distrutto nel [[1622]]) nominato anche dal [[Vasari]] e da lui collocato nella Cappella Maggiore della [[Basilica inferiore di Assisi]]. Ad Assisi resta un gruppo di affreschi con ''Allegorie francescane'' che mostra una notevolissima padronanza del colore, della narrazione e dell'espressività delle figure che viene genericamente attribuita a un "[[parente di Giotto]]", da alcuni indicato come forse Stefano stesso.
Le opere che il Vasari gli attribuisce, con grandi elogi sulla sua "modernità", sono:
* una ''Madonna'' in affresco nel [[Camposanto di Pisa]] (''"che è alquanto meglio di disegno e di colorito che l'opera di Giotto"''<ref>Distrutta nel 1944, è tuttavia nota attraverso fotografie che sono quindi determinanti per avere un'idea dell'arte di Stefano [http://fe.fondazionezeri.unibo.it/catalogo/scheda.jsp?decorator=layout&apply=true&tipo_scheda=OA&id=9334&titolo=Maestro+di+Chiaravalle+%2c+Assunzione+della+Madonna]</ref>;
* tre Storie di Cristo nella [[basilica di Santo Spirito]], in tre archetti, forse tre lunette<ref>La basilica fu interamente ricostruita nel Quattrocento</ref>:
** ''Trasfigurazione di Cristo'' (''"il che, come ho detto, non era stato considerato né anche da Giotto stesso"'');
** ''Cristo libera l'indemoniata'' (''"che pare che cominciasse a vedere un certo lume della buona e perfetta maniera de' moderni"'');
** ''La Navicella'' (''"essendo appresso i moderni lodatissima, dovette certo ne' tempi di chi la fece parere un miracolo in tutta Toscana"'');
* un ''San Tommaso d'Aquino'', un ''Crocifisso'' nei chiostri di [[Santa Maria Novella]]<ref>Il ritratto di san Tommaso d'Aquino, sulla porta del cimitero nel passaggio verso il [[Chiostro dei Morti]], benché malamente restaurato in epoche successive, potrebbe rivelare ancora un disegno di Stefano Fiorentino; il dipinto con gli ''Angeli ribelli'' in [[Santa Maria Novella]] venne distrutto nel [[1574]].</ref>;
* alcuni lavori per [[Matteo Visconti]] a [[Milano]] (forse nella [[Cappella dei Visconti]] nella [[chiesa di Sant'Eustorgio]] oppure nell'[[Abbazia di Chiaravalle]]);
* ''Storie del martirio di san Marco'' nella cappella degli Asini in [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]] a Firenze;
* alcune ''Storie di Cristo'' nell'abside dell'[[antica basilica di San Pietro]] a Roma;
* un ''San Ludovico da Tolosa'' nella [[chiesa di Santa Maria in Araceli]] a Roma;
* una ''Gloria celeste'' nella Cappella Maggiore della [[basilica inferiore di Assisi]]<ref>distrutta nel [[1622]]. Ad Assisi resta un gruppo di affreschi con ''Allegorie francescane'' che mostra una notevolissima padronanza del colore, della narrazione e dell'espressività delle figure che viene genericamente attribuita a un "[[parente di Giotto]]", da alcuni indicato come forse Stefano stesso.</ref>;
* una ''Madonna dell'Umiltà'' nel tabernacolo dei [[Gianfigliazzi]], presso il [[ponte alla Carraia]]<ref>Del tabernacolo, che doveva trovarsi sul [[lungarno Corsini]], non resta traccia</ref>;
* gli affreschi della volta e delle pareti nella cappella di San Jacopo a [[Pistoia]];
* gli affreschi della cappella di Santa Caterina nella [[chiesa di San Domenico (Perugia)|chiesa di San Domenico]] a [[Perugia]].


Neppure una delle opere citate dal [[Vasari]] è sopravvissuta e pertanto non è stato possibile operare alcun tentativo di ricostruzione critica dell'attività artistica di Stefano.
Gli è inoltre attribuito in ritratto di [[San Tommaso d'Aquino]], che il [[Ghiberti]] indica sulla porta del cimitero in [[Santa Maria Novella]] a [[Firenze]]: il passaggio verso il Chiostro dei Morti, benché malamente restaurato in epoche successive, potrebbe rivelare ancora un disegno di Stefano Fiorentino. Anche un altro dipinto, ''Gli angeli ribelli'' in [[Santa Maria Novella]], è segnalato dal [[Ghiberti]] ma venne distrutto nel [[1574]].


Nonostante ciò, la notizia vasariana dell'attività milanese di Stefano ha consentito di attribuirgli con buona probabilità gli affreschi con ''Storie della Vergine'' nel tiburio dell'abbazia milanese di Chiaravalle<ref>[http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/AreeTematiche/Restauro/RestauriInEvidenza/visualizza_asset.html_1316053001.html Restauro del ciclo di affreschi giotteschi nel tiburio dell'Abbazia di Chiaravalle]</ref>.
Fu il padre, secondo [[Giorgio Vasari]] ed altri, dell'altrettanto enigmatico [[Giottino]].

Fu padre, secondo [[Vasari]] ed altri, dell'altrettanto enigmatico [[Giottino]].

==Note==
<references/>


==Bibliografia==
==Bibliografia==
*Jane Turner (a cura di), ''The Dictionary of Art''. 29, pp. 598-599. New York, Grove, 1996. ISBN 1884446000
*Jane Turner (a cura di), ''The Dictionary of Art''. 29, pp.&nbsp;598–599. New York, Grove, 1996. ISBN 1884446000


==Voci correlate==
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Versione delle 13:12, 16 nov 2023

Incisione dalle Vite di Giorgio Vasari

«...avanzò di tanto il suo maestro stesso (Giotto) che fu, e meritamente, tenuto il miglior di quanti pittori erano stati infino a quel tempo, come chiaramente dimostrano l’opere sue.»

La perduta Assunzione del Camposanto di Pisa
Affresco attribuito a Stefano nell'abbazia di Chiaravalle
Crocifissione nel Chiostro Verde

Stefano Fiorentino (Firenze, 1301Firenze, 1350) è stato un pittore italiano, allievo di Giotto, ricordato in numerose fonti letterarie, ma del quale non ci è nota nessuna opera certa[1].

Vita e opere

È citato in un documento di Pistoia risalente al 1347, dove viene indicato come autore della scomparsa pala dell'altare maggiore per la chiesa di San Giovanni Fuorcivitas di Pistoia.

Viene nominato in una novella di Franco Sacchetti, scritta tra il 1388 e il 1395. Filippo Villani, nel suo Liber de origine Florentinae et eiusdem famosis civibus (13751404), dà del pittore un giudizio piuttosto scettico, etichettandolo come una "scimmia" ossessionata dalla mimesi della natura sin nel più piccolo dettaglio.

Il Ghiberti nei Commentarii lo ricorda come primo allievo di Giotto, lo definisce "egregiissimo dottore" e gli attribuisce alcuni affreschi in Firenze (tre Storie nel chiostro della basilica di Santo Spirito, un ritratto di san Tommaso d'Aquino e altre pitture in Santa Maria Novella) e ad Assisi (una "Gloria" incompiuta).

Giorgio Vasari gli dedicò un capitolo delle Vite nel quale lo considera il migliore allievo di Giotto, colui che superò il maestro nel disegno e nel colore: "oltre all'essere stato più vario nell'invenzioni, fu ancora più unito nei colori e più sfumato che tutti gl'altri, e sopra tutto non ebbe paragone in essere diligente"; per l'aretino, Stefano dipingeva di "una maniera tanto dolcissima e tanto unita, che pare quasi impossibile che in que' tempi fosse fatta". Le opere che il Vasari gli attribuisce, con grandi elogi sulla sua "modernità", sono:

Neppure una delle opere citate dal Vasari è sopravvissuta e pertanto non è stato possibile operare alcun tentativo di ricostruzione critica dell'attività artistica di Stefano.

Nonostante ciò, la notizia vasariana dell'attività milanese di Stefano ha consentito di attribuirgli con buona probabilità gli affreschi con Storie della Vergine nel tiburio dell'abbazia milanese di Chiaravalle[7].

Fu padre, secondo Vasari ed altri, dell'altrettanto enigmatico Giottino.

Note

  1. ^ Federico Zeri non gli attribuisce neppure un'opera nota
  2. ^ Distrutta nel 1944, è tuttavia nota attraverso fotografie che sono quindi determinanti per avere un'idea dell'arte di Stefano [1]
  3. ^ La basilica fu interamente ricostruita nel Quattrocento
  4. ^ Il ritratto di san Tommaso d'Aquino, sulla porta del cimitero nel passaggio verso il Chiostro dei Morti, benché malamente restaurato in epoche successive, potrebbe rivelare ancora un disegno di Stefano Fiorentino; il dipinto con gli Angeli ribelli in Santa Maria Novella venne distrutto nel 1574.
  5. ^ distrutta nel 1622. Ad Assisi resta un gruppo di affreschi con Allegorie francescane che mostra una notevolissima padronanza del colore, della narrazione e dell'espressività delle figure che viene genericamente attribuita a un "parente di Giotto", da alcuni indicato come forse Stefano stesso.
  6. ^ Del tabernacolo, che doveva trovarsi sul lungarno Corsini, non resta traccia
  7. ^ Restauro del ciclo di affreschi giotteschi nel tiburio dell'Abbazia di Chiaravalle

Bibliografia

  • Jane Turner (a cura di), The Dictionary of Art. 29, pp. 598–599. New York, Grove, 1996. ISBN 1884446000

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