Coordinate: 43°05′29.4″N 13°32′19.97″E

Belmonte Piceno

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Belmonte Piceno
comune
Belmonte Piceno – Stemma
Belmonte Piceno – Bandiera
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Marche
Provincia Fermo
Amministrazione
SindacoIvano Bascioni (Libera Scelta - Belmonte Piceno) dal 25-05-2014
Territorio
Coordinate43°05′29.4″N 13°32′19.97″E
Altitudine312 m s.l.m.
Superficie10,53 km²
Abitanti628[1] (30-9-2018)
Densità59,64 ab./km²
FrazioniCastellarso Ete, Castellarso Tenna, Colle Ete, Colle Tenna
Comuni confinantiFalerone, Fermo, Grottazzolina, Monsampietro Morico, Montegiorgio, Monteleone di Fermo, Montottone, Servigliano
Altre informazioni
Cod. postale63838
Prefisso0734
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT109003
Cod. catastaleA760
TargaFM
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 2 091 GG[3]
Nome abitantibelmontesi
PatronoEsaltazione della Santa Croce
Giorno festivo3 maggio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Belmonte Piceno
Belmonte Piceno
Belmonte Piceno – Mappa
Belmonte Piceno – Mappa
Posizione del comune di Belmonte Piceno nella provincia di Fermo
Sito istituzionale

Belmonte Piceno è un comune italiano di 628 abitanti[1] della provincia di Fermo.

Storia


Argomento "2" non riconosciuto

La necropoli di Belmonte Piceno

Già nei primi del Novecento il professor Silvestro Baglioni raccolse reperti dalle tombe trovati dai contadini, ma solo con gli scavi governativi effettuati tra il 1909 e 1911 nella necropoli di Colle Ete, si portarono alla luce oltre 200 sepolture, databili dall'VIII al V secolo a.C. Alcune di queste con corredo tombale ricchissimo, appartenenti ai membri della fascia sociale più alta della comunità.

La più importante in assoluto è la "tomba del Duce", un principe seppellito intorno alla metà del VI secolo a.C., con sei carri a due ruote e un armamento quasi completo, composto da dischi-corazza in bronzo, schinieri figurati, lance, pugnali, spade, teste di mazza e quattro elmi in bronzo, due corinzi e due piceni. In questa sepoltura sono state trovate le due famose anse in bronzo che raffigurano un guerriero oplita con due cavalli affiancati, chiamato "il signore dei cavalli".

Furono scoperte anche due sepolture di donne, con carri a due ruote, che erano ricoperte da fibule in ambra decorata, di gusto greco e piceno, nonché da molte fibule e pendagli in bronzo. La particolarità fu il ritrovamento di lance e teste di mazza in ferro, che ha fatto da subito coniare la definizione di "tombe delle Amazzoni", donne di potere, madri, spose o figlie dei principi.

Almeno quindici sepolture contenevano un carro a due ruote, solitamente posto nella fossa tombale, ad un livello più alto rispetto al defunto. Notevole è il grande numero di tombe di guerrieri con elmi in bronzo, documentati con ben venticinque esemplari. Le sepolture erano ricche di oggetti d'ambra (orecchini, vaghi di collana, amuleti, bulle, pendagli, fibule) e di bronzo (pettorali, pendagli, torques, fibule, collane, armille, bottoni e anelli a nodi). Oggetti commissionati sono senza dubbio le fibule con nuclei di ambra raffiguranti leoni, realizzate o da un artigiano greco che lavorava per i signori piceni o da un artigiano locale che aveva acquisito le tecniche di lavorazione e lo stile da maestri greci. Famose sono due figurine femminili alate, in osso, di stile orientale, con le teste intagliate in ambra, che si reputano raffigurazioni della dea Cupra.

Etimologia del nome

Il toponimo Belmonte è attestato sin dalla fine del XIII secolo, e indica che il paese sorge in una posizione panoramica tra le valli dei fiumi Tenna ed Ete Vivo; l'aggettivo Piceno, aggiunto dal 21 febbraio 1863[4] in ricordo dei primi abitatori del territorio, per distinguerlo da vari altri "Belmonte", sparsi in giro per l'Italia.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[5]

Monumenti e luoghi di interesse

Architetture religiose

Chiesa di Santa Maria in Muris

Sorge su un'altura a 263 metri di altitudine a pochi metri dal borgo medievale di Belmonte Piceno, la vista che si ha del colle che ospita la chiesa è di 360°, tra la valle del fiume Tenna e la valle del fiume Ete.

La costruzione di origine romana si distingue per la sua originale costruzione con facciata a torre che denota la caratteristica di doppia funzione spirituale e difensiva.

Il nome S. Maria in Muris ne rende note la nascita della chiesa su vecchie mura risalente ad epoca romana.

L’edificio romano probabilmente era un'edicola del I sec. a.C., costruita da un probabile ex-soldato romano che dopo aver prestato servizio nelle legioni romani, gli fu donato un terreno nel territorio del Picenum dove costruire la propria dimora . Ogni villa romana veniva accompagnata dalla costruzione di un'edicola ove riporre le urne cinerarie dei famigliari defunti. Una lapide incastonata nella facciata della chiesa testimonia l’edicola esistita.

Dopo la caduta di Roma, giunsero nuovi dominatori nei nostri territori i Longobardi, l’attuale costruzione turrita e databile proprio al periodo longobardo, dal Registro di Farfa (prov. di Rieti) vengono appunto le più antiche notizie di questo edificio . Si attesta infatti la donazione di questa costruzione da parte di una nobildonna di origine longobarda Albagia ai monaci farfensi . L’utilizzo di materiale di recupero sulla facciata di altre epoche e anche testimonianza della ricostruzione della chiesa in questo periodo storico, perché era peculiarità dell’arte longobarda apporre su i propri edifici materiali di particolare pregio di epoche diverse, come a rimarcare il loro potere e importanza.

Chiesa del SS. Salvatore

Costruita tra il 1771 e il 1776, per decisione dell'arcivescovo fermano cardinale Urbano Paracciani su disegno architettonico di Domenico Fontana, con l'opera del maestro urbanista Piero Augustoni.

La facciata in laterizi e ornata da paraste laterali che corrono fino a metà edificio e lesene terminanti con capitelli dorici, sulla sommità padroneggia un frontone triangolare con al centro il simbolo cristiano della croce. All'interno della chiesa ad unica navata troviamo tre altari in stucco che incorniciano affreschi di diversi autori, fra i quali spiccano Filippo Ricci, Armando Moreschini e Giuseppe Toscani, quest'ultimo ha realizzato l'affresco nell'abside del Cristo Santissimo Salvatore e l'affresco dei Quattro Evangelisti presente nella volta a botte della navata. Di notevole pregio è il gruppo scultore della Pietà, opera lignea del XV secolo circa. Altro prestigioso manufatto e la Santa Croce in un prezioso reliquario d'argento che conserverebbe al suo interno una piccola parte della Santa Croce.

Museo archeologico comunale

Il Museo archeologico comunale fu inaugurato il 4 ottobre 2015 e vi trovano posto alcuni dei reperti rinvenuti nella necropoli di Colle Ete. Una raccolta di manufatti, armi e gioielli, in bronzo e ambra, che racconta il popolo piceno, stanziatosi nel territorio in epoca arcaica. Si possono osservare anse di vasi in stile ellenico, ceramiche dipinte, o in bucchero, commerciate con gli Etruschi, monili in bronzo rinvenuti nelle tombe delle amazzoni, ruote di carri da guerra e un elmo corinzio. Tutto questo nobilitato anche da sapienti intarsi di ambra baltica. Infine, sono esposti ricostruzioni e foto originali degli scavi, fatti dall'allora soprintendente Dall'Osso e dal professor Baglioni.

Patto d'amicizia tra musei archeologici

Il Patto d'amicizia tra musei archeologici è un'iniziativa che ha l'intento di promuovere gli scambi culturali e favorire la conoscenza e la condivisione delle realtà museali del territorio italiano. Il filo conduttore che accomuna gli artefici ed i protagonisti del Patto d'amicizia è l'ambra baltica, preziosa resina fossile, utilizzata da millenni per creare gioielli. Attualmente i comuni, con i loro rispettivi musei, partecipanti al Patto d'amicizia sono Belmonte Piceno (FM), Verucchio (RN), Castiglione della Pescaia (GR) e Concordia Sagittaria (VE).

Il "cofanetto" di Belmonte Piceno

Sono pochi in archeologia gli oggetti che oltre ad avere grande valore scientifico possono essere considerati anche opere d'arte.

È il caso del cofanetto in avorio con intarsi d'ambra ritrovato durante la prima campagna di scavo nel 2018 a Belmonte Piceno, sito conosciuto per la grande necropoli preromana scavata tra il 1909 e il 1911. Gli oggetti di questi corredi tombali hanno consentito agli studiosi di accertare la rilevanza storica del sito preromano dalla fine del VII e per tutto il VI secolo avanti Cristo, epoca in cui Belmonte Piceno faceva parte di una fitta rete di rapporti interculturali che vedeva partecipare l’Etruria, la Grecia, la Magna Grecia, il versante costiero della regione balcanica e l’area hallstattiana dell’Europa centrale, in parte legate al commercio e alla lavorazione dell'ambra baltica.

Durante questa campagna di scavo, in una sepoltura maschile, semidistrutta a causa dei lavori agricoli, sono stati rinvenuti il cofanetto e il suo coperchio. Sono stati recuperati in un unico blocco (pane di terra) per poter effettuare un microscavo nel laboratorio di restauro, all’interno di un ambiente controllato. Solo grazie al restauro si è potuto recuperare un oggetto enigmatico di grande importanza scientifica e di fattura estremamente raffinata.

Si tratta di un cofanetto con coperchio realizzato in un unico pezzo d'avorio (zanna di elefante). Il coperchio presenta quattro sfingi intagliate con i visi e le ali in ambra; i lati del cofanetto, invece, mostrano intarsi di 18 figure in ambra, che raccontano miti greci (Perseo e Medusa, Aiace che porta Achille), etruschi e locali. L'intero cofanetto, insieme al coperchio, misura in altezza 15,7 cm, mentre le figure d'ambra sono molto sottili e non superano l'altezza di 3,8 cm.

Il reperto rappresenta un unicum nell'arte arcaica del mondo mediterraneo, avvicinabile solo alla famosa arca di Cipselo.

Si tratta di uno stile eclettico, che racchiude elementi di arte etrusca arcaica influenzata fortemente dall'esperienza dell'arte greco-orientale, ossia ionica, operante in area etrusca sicuramente a partire della seconda metà del VI secolo avanti Cristo, tramite la quale potrebbero essere stati tramandati alcuni elementi stilistici più antichi dell’arte del Vicino Oriente. La scelta del materiale, ovvero l’ambra, per gli intarsi nell’avorio, ma soprattutto i precisi confronti con altri oggetti che presentano teste umane in ambra (per esempio i due famosi pendagli della cosiddetta dea Cupra sempre proveniente da Belmonte Piceno), avvalorano l'ipotesi che il cofanetto possa essere stato realizzato in una bottega del luogo nella quale dovevano operare con tutta probabilità artigiani di esperienze diverse, forse addirittura stranieri provenienti dall'Etruria e dalla Grecia, insieme ad artigiani locali.

Il nuovo ritrovamento pone tantissime domande, in particolare sull'iconografia delle scene figurate, che presentano novità anche per l'arte etrusca e greca, ma soprattutto aprono spiragli interpretativi sul significato di tale prezioso oggetto per il suo proprietario italico, seppellito a Belmonte Piceno.

Eventi

Una festività molto importante che si svolge a Belmonte Piceno il 3 maggio è Santa Croce.

Amministrazione

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
8 giugno 2009 25 maggio 2014 Danilo Pallotti Lista civica Sindaco
26 maggio 2014 in carica Ivano Bascioni Libera scelta Sindaco

Sport

Ciclismo

La Polisportiva Belmontese è l'associazione ciclistica di Belmonte Piceno, organizza e partecipa ad eventi sportivi di rilevanza regionale.

Calcio a 11

La squadra locale, l'A.S.D. Belmonte Piceno milita nel campionato UISP.

Note

  1. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 30 settembre 2018.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ per R.D. 11/01/1863, nº 1126 (G.U. 6/02/1863, nº 32)
  5. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.

Bibliografia

  • Silvestro Baglioni:

"La necropoli di Belmonte Piceno" Fabriano, 1927

  • Gaetano Sbaffoni:

"... guardo questo mondo, è tanto bello." Belmonte Piceno 1979

  • Isabella Cappella:

"Ritorno a un Bel Monte incantato" Fermo, 2004

  • Gabriele Mancini:

"La vita è'na commedia" Montecosaro, 2014

  • Franco Giampieri

"E' cambiato lo munno" (viaggio a ritroso nella valle dell'Ete Vivo) Fermo, 2015

  • Isabella Cappella:

"Silvestro Baglioni gloria picena tra scienza e arte" Macerata, 2015

  • Joachim Weidig:

"Il ritorno dei tesori piceni a Belmonte. La riscoperta a un secolo dalla scoperta." Spoleto, 2017

  • Adolfo Leoni:

"Terre Farfensi. Terre Felici." Grottazzolina, 2018

  • AA. VV.:

"BC Belmonte Comics" Belmonte Piceno, 2018

  • Joachim Weidig:

"Racconti di scavo, restauro e ricerca" Belmonte Piceno, 2018

  • AA. VV.:

"Piceno da Vivere". (Progetto per la valorizzazione dell'Alleanza Museale Belmonte Piceno - Grottazzolina) Belmonte Piceno, 2019

Altri progetti

Collegamenti esterni

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