Dalida
Dalida | |
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Dalida nel 1975 | |
Nazionalità | Francia Italia |
Genere | Musica leggera Musica d'autore Disco |
Periodo di attività musicale | 1955 – 1987 |
Dalida, pseudonimo di Iolanda Cristina Gigliotti (Il Cairo, 17 gennaio 1933 – Parigi, 3 maggio 1987), è stata una cantante e attrice italiana naturalizzata francese che ha avuto il suo maggior successo dalla fine degli anni cinquanta fino alla sua morte.
A causa della depressione che da lungo tempo l'accompagnava[1], la cantante si è tolta la vita il 3 maggio 1987 con un'overdose di barbiturici[1], a distanza di vent'anni da un primo tentativo di suicidio avvenuto dopo la morte del cantante italiano Luigi Tenco col quale, secondo la stampa dell'epoca, aveva avuto un legame sentimentale[1].
Dalida ha venduto oltre 170 milioni di dischi in tutto il mondo guadagnando, oltre a 55 dischi d’oro, anche il primo disco di diamante della storia, nel 1981. Fu creato appositamente per lei[2].
Biografia
Dalida nacque presso l’Ospedale Italiano del Cairo e crebbe a Choubrah, un quartiere popolare del Cairo[3], in una grande comunità italiana, da genitori calabresi originari di Serrastretta, in provincia di Catanzaro, mediana fra due fratelli, Orlando e Bruno. Suo padre, Pietro Gigliotti, era primo violino all'Opera del Cairo[4], mentre sua madre, Filomena Giuseppina d’Alba, era una sarta.
Fu affetta da strabismo fin dall'età di 4 anni, quando, a causa di una grave infezione agli occhi, venne sottoposta a diverse operazioni chirurgiche. Quando nel 1940 scoppiò la seconda guerra mondiale, suo padre, come tutti gli immigrati italiani, fu internato dalle truppe del Regno Unito nel campo di Fayed, vicino al Cairo. Suo padre tornò dal campo di prigionia nel 1944 con forti emicranie e l'amarezza della sua carriera finita. Morì solo un anno dopo a causa di un ictus, trauma che sarà alla base del "male di vivere" che afflisse l'artista per gran parte della sua vita.
A diciassette anni vinse il concorso di bellezza Miss Ondine e, nel 1954, Miss Egitto, che le aprì le porte del mondo del cinema[4]. In La regina delle piramidi, girato nel 1954, fu controfigura di Joan Collins[5]. Dalida in un'intervista dichiara di essere stata la controfigura di Joan Collins, ma sbaglia film nominando Joseph et ses frères (Giuseppe e i suoi fratelli). Sempre nella stessa intervista, Dalida afferma che Omar Sharif[6] fu la controfigura del primo ruolo maschile nello stesso film; nel 1954 entrò a far parte del cast di Le Masque de Toutankhamon (La maschera di Tutankhamon) e di Sigarah wa kas (Un bicchiere, una sigaretta).
Carriera
Inizio di carriera
Per affermarsi nel mondo dello spettacolo, Iolanda Gigliotti decise di lasciare l'Egitto e tentare la fortuna come attrice in Europa. Il 26 dicembre 1954 si trasferì a Parigi dove prese dimora in un appartamento di Rue Ponthieu, vicino agli Champs Elysées[4].
Nel 1954, ispirandosi al film del 1949 Sansone e Dalila, adottò il nome d'arte Dalila, che nel 1956 cambiò in Dalida, su consiglio dello scrittore Albert Machard ("d come Dio Padre", dirà lui)[7] e registrò il suo primo disco su vinile con Madona, versione francese di Barco negro di Amália Rodrigues, cui seguì Bambino (traduzione della famosissima canzone napoletana Guaglione, portata al successo da Aurelio Fierro ), che ebbe grande successo arrivando prima in Francia per 39 settimane nel 1957, tant'è che Dalida fu soprannominata mademoiselle Bambino. Con Bambino Dalida vince il suo primo disco d'oro[8].
Recitò in Rapt au deuxième bureau (Rapimento al secondo ufficio) di Jean Stelli, con Frank Villarde e cominciò a esibirsi in un recital al Cairo; interpretò Come prima (prima posizione nelle Fiandre in Belgio), Piove di Domenico Modugno e Gli zingari (Les gitans), canzone creata da Hubert Giraud per il Coq d'Or de la chanson française del 1958 e che cantò in Italia nella trasmissione Il Musichiere, condotta da Mario Riva; seguirono La canzone di Orfeo e Milord, cantata poi in italiano anche da Milva, le incisioni di Les enfants du Pirée (di Melina Mercouri) seconda nei Paesi Bassi e nelle Fiandre, incisa in italiano come I ragazzi del Pireo (Uno a te, uno a me), 'O sole mio, L'arlecchino gitano, T'aimer follement (T'amerò dolcemente), Garde-moi la dernière danse (Chiudi il ballo con me), Dans le bleu du ciel bleu (Nel blu dipinto di blu di Modugno) che arriva quinta nelle Fiandre, Du moment qu'on s'aime (Piccolissima serenata di Teddy Reno) nona nelle Fiandre e Romantica (di Renato Rascel) decima nelle Fiandre nel 1960[9].
Successo internazionale e la morte di Tenco
Nel 1964 Dalida fu la prima donna a vincere il disco di platino per aver venduto oltre 10 milioni di dischi; sempre nel 1964, seguì il Tour de France (vinto da Jacques Anquetil), cantando più di duemila canzoni lungo i 2900 km percorsi.
Nel 1965 recitò in Ménage all'italiana (con Ugo Tognazzi, Paola Borboni), e incise La danse de Zorba (La danza di Zorba), su una base di sirtaki, Amore scusami, Cominciamo ad amarci e La Vie en rose, cavallo di battaglia di Piaf, scomparsa due anni prima. Pubblicò anche il singolo Un grosso scandalo che sul lato B presenta una sua interpretazione di Il Silenzio brano portato al successo da Nini Rosso.
La danza di Zorba diventa un grosso successo anche in Italia[10]. Partecipa a Scala Reale (ex Canzonissima), incontra Luigi Tenco. Con il cantante, dopo aver inciso Bang Bang (al primo posto nella prima hit parade radiofonica condotta da Lelio Luttazzi), decide di tentare Sanremo con Ciao amore, ciao . Sanremo non sarà un successo né dal punto di vista professionale né personale. La tragedia della morte di Tenco[11] –sulla quale Dalida stessa dirà molto poco– ha numerose versioni che, con il tempo, si vanno mischiando alla leggenda. Dalida, dopo aver deposto davanti agli inquirenti, ritorna a Parigi, dove canta Ciao amore, ciao. Il 26 febbraio 1967, Dalida tenta di togliersi la vita in un albergo a Parigi, dove aveva soggiornato con lo stesso Tenco prima di Sanremo; fu salvata dall'intervento di una cameriera[12].
Ritorna, dopo la convalescenza, alla fine del 1967 al Palmares, in Francia, e in Italia incide Mama e partecipa alla nuova Canzonissima (che si chiamerà Partitissima) con Alberto Lupo. Il singolo Mama in italiano arriva primo in classifica. Partitissima (Canzonissima) la vince con la canzone Dan, dan, dan il 6 gennaio del 1968, al secondo posto Claudio Villa, al terzo Rita Pavone. È un periodo di grande successo (ha ben tre canzoni alla hit parade: Mama, L'ultimo valzer e Dan, dan, dan)[10]. Sempre nel 1968 recita sul set del film italiano Io ti amo di Antonio Margheriti con Alberto Lupo.
Il 18 giugno le viene conferito il titolo di Commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere dal presidente francese Charles de Gaulle, e il 5 dicembre, in Italia, riceve, prima donna, la medaglia della Presidenza. Spesso è ospite d'onore nelle trasmissioni più importanti (Studio uno, Doppia Coppia, Io Agata e tu..). Registra a Napoli due spettacoli Live con Little Tony nel '70 e, nel '71, con Morandi per la storica Senza rete.
Gli anni neri
Per quanto riguarda il repertorio in lingua italiana, Dalida è arrivata in prima posizione per due settimane nel 1967 con Bang Bang, ha interpretato brani firmati da Paolo Conte (La speranza è una stanza, 1968), Herbert Pagani, Bruno Lauzi (Uomo di sabbia, traduzione di Salma ya salama), Gino Paoli (Un uomo vivo, 1960), Umberto Bindi (Non mi dire chi sei, 1960), Piero Ciampi (La colpa è tua, 1970), Luigi Tenco (Vedrai Vedrai, 1979, Ciao amore ciao, 1967). Suoi successi, in hit parade: Gli zingari, Ascoltami, I ragazzi del Pireo, La danza di Zorba, Mama, L'ultimo valzer, Dan dan dan, Quelli erano giorni, Un po' d'amore, Oh lady Mary e Darla dirladada sono stati buoni successi italiani. L'ultima presenza di Dalida nella hit risale al 1974 con il brano Diciotto anni.
Fra gli altri autori italiani che Dalida ha interpretato in francese: Lucio Dalla (Jésus Bambino, 1970), Ivano Fossati (Dédié à toi, 1980), Pino Donaggio (Comme symphonie, 1960), oltre ai già citati Paoli (Je me sens vivre, 1961), Bindi, Tenco (Loin dans le temps, ovvero Lontano lontano, 1967) e le reinterpretazioni dei brani di Mina, (Tintarella di luna, in Francia con titolo Le petit clair de lune, Un anno d'amore in versione francese col titolo C'est irréparable e il brano Paroles... paroles... con testo in francese, in coppia con l'amico Alain Delon, quest'ultimo pezzo nel 1973[13]. Tutte le reinterpretazioni sono contemporanee ai successi di Mina in Italia.
Tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta intraprese una serie di viaggi in Nepal come percorso di ricerca interiore.
Gli anni settanta la vedranno impegnata in recital all'Olympia di Parigi, il primo, nel 1971, segnerà il cambiamento della cantante che passa gradualmente a testi più impegnati (come Col tempo di Léo Ferré). Ritornerà all'Olympia nel 1974 e nel 1977. Sono anni in cui Dalida sarà ai vertici delle classifiche francesi con Darla dirladada, Il venait d'avoir 18 ans e Gigi l'amoroso[14].
Svolta disco e nuovi successi
In Italia gli anni settanta iniziano con buoni successi e presenze che via via andranno diradando. 18 anni e Gigi l'amoroso la porteranno spesso in televisione (18 anni sarà l'ultima sua presenza nella classifica dei dischi più venduti). Inciderà Tornerai (in Francia J'attendrai, al primo posto in hit parade), Ciao come stai (in Francia Ne lui dis pas), Tua moglie (in Francia Ta femme) e l'LP Sempre più Dalida[9].
Ritornerà alla televisione italiana per presentare un nuovo 45 giri (Mediterraneo) nel 1984 ospite di Maurizio Costanzo.
Sono gli anni dei grandi successi francesi e internazionali. Con J'attendrai inizia a ballare. Monday Tuesday sarà un successo che la porterà a una serie di recital al Palais des sports, nel 1980[4] e anche negli Stati Uniti al Carnegie Hall[15]. Nel marzo 1981 ritornerà all'Olympia di Parigi.
In un sondaggio di Paris Match (1982) Dalida risulta fra i personaggi più amati subito dopo Simone Weil, in un altro sondaggio (del 1985) di Télé 7 jours risulta la seconda cantante più amata dai francesi (al primo posto Mireille Mathieu). Dirada progressivamente gli impegni dopo aver compiuto i 50 anni.
Nel 1983 incide Femme (Smile) e Danza (in italiano) che raggiunge anche il mercato italiano (prodotta nuovamente da Paolo Dossena, l'artefice dei suoi maggiori successi italiani).
Nel 1984, per la televisione francese, con la regia di Jean-Christophe Averty registra un programma dal titolo Dalida idéale. Nel 1985 un nuovo LP, il penultimo, intitolato semplicemente Dali.
Kalimba de Luna di Esposito è il nuovo 45 giri del 1984. Buona visibilità e parecchie apparizioni in televisione[10]. Per l'estate arriva L'innamorata e Soleil, nuovo 45 giri. Inciderà Soleil anche in italiano (Mediterraneo) e sarà la penultima incisione in italiano con due relative apparizioni alla televisione italiana, una al Maurizio Costanzo Show ed una al varietà Fascination.
A cavallo fra gli anni settanta e ottanta, Dalida è accusata di essere politicizzata a causa della sua vicinanza a François Mitterrand, del quale era amica da una decina di anni e che in effetti sostiene apertamente durante le elezioni presidenziali del 1981. I socialisti di Mitterrand vincono le elezioni e Dalida, per evitare di fomentare altre voci e che la stampa affermi che la sua apparizione sui media è frutto di favoritismi politici, decide di intraprendere una lunga tournée all'estero[16].
Inizio della depressione
Nel 1985 accetta l'invito di Patrick Sabatier per partecipare al programma Le jeu de la Vérité ("Il gioco della Verità"), il più celebre del momento in Francia. È un programma in diretta e si risponde a domande poste dal pubblico e dai telespettatori. Canta la prima canzone, Le temps d’aimer, e le viene posta una domanda sul suo strabismo; rilassata, apparentemente, racconta della sua infanzia e degli ultimi interventi agli occhi. Parla di omosessualità, che accetta ("non è una tara, non è una malattia, ciascuno è libero di fare ciò che vuole del proprio corpo")[17]; sulla sua vita privata dice semplicemente: "oggi sono sola". Sul suicidio dei suoi tre compagni dice "non ne sono responsabile" e ricorda che Lucien Morisse si suicidò 10 anni dopo la fine della loro relazione, come pure Richard Chanfray (che si suicidò tre anni dopo e stava già con un'altra donna). Non mancano domande sulla politica e su Mitterrand. Dichiara di essere amica di Mitterrand e di essere stata accusata a torto di essersi schierata politicamente, perché aveva sostenuto Mitterrand come uomo e non come partito[16]. La trasmissione si rivelerà un successo.
Altri due 45 giri (oltre agli album): Reviens-moi e Le temps d'aimer. Il progetto adesso è quello che arriva da Youssef Chaine, un film in Egitto[18].
Registra un nuovo album Le visage de l'amour, titolo di una canzone scritta da Charles Trenet e già pensa al film che girerà al Cairo.
Nel 1986, in Egitto, recitò nel film Le Sixième Jour (Il sesto giorno), di Youssef Chahine) per la prima volta in un ruolo drammatico e come protagonista . Per la prima internazionale del film si sceglie un cinema a Choubra, il quartiere dove la cantante ha vissuto da bambina. Il giorno della prima è un trionfo. A Parigi il film viene accolto positivamente dalla critica ma non dal pubblico; in seguito viene commercializzato un LP con una canzone omonima ispirata al film[18].
A Los Angeles Liz Taylor, insieme a molti altri artisti, inizia una crociata contro l'AIDS. Vengono coinvolti anche altri paesi, compresa la Francia. Dalida con Nana Mouskouri, Thierry Le Luron, Line Renaud e altri parteciperà alla campagna.
Dal gennaio 1987 non risultano appuntamenti nell'agenda della cantante. Esce pochissimo. La sua ultima uscita ufficiale risale al 7 marzo 1987 per la serata dei César, gli Oscar del cinema francese. La sua ultima apparizione televisiva, avvenuta in data postuma la morte, fu nel novembre 1987 in Germania nel programma musicale Melodien für Millionen, registrato nell'aprile dello stesso anno.
Il suo ultimo concerto fu ad Antalya, in Turchia, il 29 aprile 1987, alla presenza del presidente della repubblica[8].
La morte
Il 28 febbraio 1967, in seguito a quanto accaduto a Tenco, Dalida tentò di togliersi la vita in un albergo a Parigi, dove aveva soggiornato con lo stesso Tenco prima di Sanremo; fu salvata dall'intervento di una cameriera.
Nel 1986 un viaggio al Cairo, nei luoghi della sua infanzia, per l'interpretazione del personaggio di Saddika nel film Le Sixième Jour, mina ulteriormente il suo equilibrio; Dalida si immedesima nella disperazione della protagonista al punto da non poter più uscire dal personaggio[18].
Il 2 maggio 1987[19], Dalida chiamò il fratello minore e manager Bruno (più noto sotto il nome d'arte Orlando, in origine nome del fratello più grande), annunciandogli il rinvio di un previsto servizio fotografico a causa del freddo. In seguito diede la serata libera alla propria cameriera dicendole che sarebbe andata a teatro; uscì poi con la vettura, fece il giro dell'isolato, imbucò una lettera per il fratello e tornò nella sua casa di rue d'Orchampt 11bis sulla Butte di Montmartre e, ormai sola in casa, ingerì una massiccia dose di barbiturici, accompagnati da un bicchiere di whisky. Morì nella notte tra il 2 ed il 3 maggio 1987, a vent'anni dal primo tentativo di suicidio; sul suo comodino fu trovato un biglietto vergato a mano: La vie m'est insupportable. Pardonnez moi (La vita mi è insopportabile. Perdonatemi)[20].
Dalida è sepolta nel cimitero di Montmartre a Parigi; sulla sua tomba si trova una statua commemorativa che la mostra con gli occhi chiusi rivolti allo spettatore. Il fratello maggiore Orlando, morto il 5 settembre 1992, è stato sepolto nella stessa tomba, assieme alla loro madre Filomena d’Alba, deceduta nel 1971, e alla zia Giorgia Gigliotti, deceduta nel 1968[21].
Vita privata
Lucien Morisse
Nel 1961 Dalida sposò Lucien Morisse, direttore di Radio Europe 1, conosciuto qualche anno prima ai tempi di Bambino; tuttavia questo matrimonio durò pochissimo, appena un mese, perché Dalida decise di divorziare dopo aver incontrato a Cannes Jean Sobieski, giovane pittore e attore alle prime armi, di cui si innamorò e con cui convisse a Neuilly per qualche mese. Secondo Dalida, il matrimonio era arrivato troppo tardi (Lucien era già sposato quando la conobbe e, fra le altre cose, necessitò del tempo per decidere di separarsi dalla prima moglie), quando ormai l'amore verso Lucien, dopo sei anni, si era esaurito; dopo il divorzio il rapporto fra Dalida e Lucien non si guastò e rimasero buoni amici. Con il matrimonio lei fu naturalizzata francese con il nome di Yolande Gigliotti, mantenendo comunque la cittadinanza italiana. Questo per Dalida è un periodo difficile da un punto di vista professionale perché decide di non avvalersi più del sostegno di Lucien, il quale l'aveva fino ad allora aiutata a farsi strada nello spettacolo; superato un periodo di incertezze, Iolanda dimostra di essere ormai autosufficiente e ottiene l'approvazione di Lucien. Nel 1962 acquista la villa in rue d'Orchampt, sulla collinetta di Montmartre, dove vivrà fino alla morte[22].
Luigi Tenco
Dopo una storia di tre anni con Christian de la Mazière, nel 1966 instaurò una relazione con Luigi Tenco, anche se per alcuni si trattò invece di una trovata pubblicitaria della casa discografica. In coppia con Tenco, Dalida partecipò al Festival di Sanremo del 1967 con la canzone Ciao amore ciao, scritta dallo stesso Tenco. La giuria eliminò dalla finale la canzone, sconfortando Tenco che alla notizia decise di ritirarsi in albergo; Dalida, preoccupata, decise poco dopo di raggiungerlo, ma entrando nella stanza scoprì che Tenco era morto[12].
Tornata subito in Francia, organizza il suicidio: dicendo ai parenti di avere intenzione di partire da sola per l'Italia per far visita alla famiglia di Tenco, si reca invece all'hotel Prince de Galles di Parigi dove prende una stanza (la stessa dove Tenco soggiornava quando veniva a Parigi) e ingerisce una dose letale di barbiturici. Trovata per caso da una cameriera insospettita dal fatto che la stanza fosse sempre occupata, viene portata in ospedale, dove si risveglia sei giorni dopo[23].
Lucio ed Arnaud Desjardins
Qualche mese dopo il tentativo di suicidio, inizia una relazione con uno studente ventiduenne italiano di nome Lucio e resta incinta. Dalida decide di abortire, ma dal momento che l'aborto non è ancora legale si sottopone a un intervento clandestino in Italia; l'aborto riesce, ma, a causa di complicazioni, Dalida non potrà mai più avere figli. Il cambiamento nella sua vita causato dalla morte di Tenco, dal tentativo di suicidio e dalle conseguenze dell'aborto clandestino la spingono verso l'introspezione e la psicoanalisi (inizia a studiare Teilhard de Chardin e Sigmund Freud) e fra il 1969 e il 1971 ha una relazione col filosofo Arnaud Desjardins, che viene poi chiusa perché lui è sposato. Nel 1970 Lucien Morisse, suo ex marito e protettore quando entrò nel mondo della canzone, si suicida sparandosi un colpo in testa, provocando nuovo dolore alla cantante[23].
Richard Chanfray: il "Conte di Saint Germain"
Nel 1972 incontra Richard Chanfray, noto sotto il nome d'arte di Comte de Saint-Germain, con il quale inizia la relazione, seppur burrascosa a causa del carattere di lui, più lunga della sua vita, 9 anni; nel 1981 la relazione termina e nel 1983 Chanfray si suicida insieme alla sua nuova compagna.
François Naudy
L'ultima relazione, iniziata alla fine del 1985 con uno sfuggente medico di nome François Naudy, e terminata all’inizio del 1987, sarà ancora una delusione per Dalida, tanto da aumentare quella depressione che la porterà alla morte nel maggio dello stesso anno.[24]
Autori di canzoni scritte per Dalida
Il repertorio di Dalida include le opere di importanti esponenti della musica internazionale: Mikīs Theodōrakīs, Manos Hadjidakis (Grecia), Pete Seeger, Woody Goothrie (U.S.A.), Joaquin Rodrigo (Spagna), Michel Legrand, Georges Delerue (Francia), Kurt Weill, Kurt Tukolsky (Germania), Nino Rota, Ennio Morricone (Italia). Molte canzoni interpretate da Dalida sono state scritte da autori che già all'epoca erano, o sarebbero in seguito divenuti, poeti, scrittori o giornalisti di chiara fama: Salah Jahine (Egitto), Abdel Chamass (Libano), Bertolt Brecht (Germania), Jacques Prévert, André Hardellet, Louis Amade, Giani Esposito, Boris Bergman, Gérard Manset, Gilbert Sinoué, Marc Fabien-Bonnard, Pascal Sevran, Leila Chellabi, Marie-France Touraille, Jean-Loup Dabadie, Françoise Dorin, Françoise Sagan (Francia), Felix Leclerc (Canada). Del repertorio in lingua francese della cantante fanno parte autori riconducibili al filone della "chanson à texte", o "chanson poétique", come Guy Béart, Charles Aznavour, Gilbert Bécaud, Charles Trenet, Serge Lama, Michel Sardou, Léo Ferré, Jacques Brel. Da segnalare la collaborazione di Dalida con tre importanti registi: Michel Dumoulin (noto per i suoi lavori su Nathalie Sarraute e Jean Genet: con Dumoulin Dalida gira il film Dalida pour toujours)), Jean-Christophe Averty (considerato un precursore della video-arte: con lui Dalida gira Dalida idéale), Youssef Chahine (considerato da molti il "Fellini del mondo arabo": con lui Dalida gira il film Le sixième jour).
Dopo la sua morte, grazie a Paolo Limiti che la ripropone spesso nei suoi programmi revival Ci vediamo in TV, la televisione italiana propone uno special, presentato da Limiti, a lei dedicato, Dalida amore mio, e un suo doppio cd, Dalida collection (con brani originali e remixati), ritorna nella classifica dei dischi più venduti (vedi sorrisi e canzoni) nel 2007.
In Francia i suoi CD e i vari DVD continuano ad avere un ottimo mercato.
Premi e riconoscimenti
Insieme a Édith Piaf, Dalida è la cantante che ha maggiormente contrassegnato la musica leggera transalpina del XX secolo. È stata tête d'affiche (nome di maggior richiamo) all'Olympia, tempio della musica leggera parigina, negli anni 1961, 1964, 1967, 1971, 1974, 1977 e 1981 (si prospettava un ritorno per il 1987, anno della sua morte).
Vinse due Oscar mondiali della canzone nel 1963 e nel 1974 per Gigi l'amoroso prima in Svizzera per due settimane e nelle Fiandre e seconda nei Paesi Bassi; nel 1975 vinse il Premio dell'Académie du Disque français per il brano Il venait d'avoir 18 ans (ispirato al romanzo di Colette Il grano in erba, è stato uno fra i suoi brani più conosciuti in Italia con il titolo 18 anni). Nel 1975 il Québec l'ha indicata come "personaggio più popolare", dopo Elvis Presley, e "donna dell'anno" insieme a Jackie Kennedy (cfr. bibliografia).
Inoltre nel 1981 le fu consegnato il primo disco di diamante della storia, grazie agli 85 milioni di album venduti in tutto il mondo[4].
Onorificenze
Citazioni e omaggi
Monumenti e commemorazioni
- Nel 1997 è stata inaugurata a Montmartre una piazza in suo onore, Place Dalida[25], dove è stato posto un busto di bronzo dello scultore-disegnatore Aslan che la raffigura. Quest'ultimo scolpì anche la statua posta sulla tomba della cantante nel cimitero di Montmartre.
- In occasione del ventennale della morte di Dalida nel 2007, il sindaco di Parigi Bertrand Delanoë ha predisposto una mostra commemorativa della figura di Dalida nei locali del Comune di Parigi (Mairie de Paris). Il ciclo di manifestazioni commemorative ha compreso la realizzazione di un cofanetto di otto DVD con alcuni tra i filmati televisivi e documentaristici riguardanti l'artista, una compilation di cinque CD con le "cento più belle canzoni di Dalida", il DVD dal titolo Le sixième jour, e una versione per collezionisti del film di Joyce Bunuel Dalida, oltre a una versione rimasterizzata del film Io ti amo, mai pubblicato per il mercato dell'home video.
- In Italia, a Serrastretta, paese delle radici italiane di Iolanda Cristina Gigliotti, a cura dell'Associazione Dalida l'artista viene ricordata con l'apertura della Casa Museo Dalida, la posa di un'opera bronzea "Dalida vista da Inis", l'intitolazione di un anfiteatro, la pubblicazione di un opuscolo intitolato "Da Serrastretta a Dalida 1962/2007", e l'uscita di un DVD frutto di un progetto didattico della locale scuola media in collaborazione con la stessa Associazione Dalida. Nell'agosto del 2019 la regione Calabria, ha istituito il "Premio Dalida", consegnato a Carla Bruni il 21 agosto a Serrastretta.
Musica
- A ricordo di Dalida, Patty Pravo ha inciso l'album Spero che ti piaccia...Pour toi..., in cui interpreta alcuni successi di Dalida.
- Il 17 novembre 2008 è uscito l'album Fleurs 2 di Franco Battiato che contiene, in omaggio a Dalida, la reinterpretazione di Il venait d'avoir 18 ans, interpretata con la partecipazione di Sepideh Raissadat.
- Nel maggio 2009 esce l'album, Toutes les femmes en moi di Lara Fabian, contenente un omaggio a Dalida: la reinterpretazione del brano Il venait d'avoir 18 ans.
- Nel mese di febbraio 2017, dopo la programmazione su Rai 1 della fiction dedicata a Dalida, realizzata da Lisa Azuelos, vengono pubblicate alcune raccolte discografiche per il mercato italiano. La Saar Records ristampa il primo 33 giri italiano della cantante che comprende 12 canzoni in italiano (Gli zingari, Milord, Uno a te uno a me, Pezzettini di bikini). Il vinile, di colore rosso, è a tiratura limitata. Viene inoltre pubblicato un cofanetto della serie Original Recordings dal titolo Retrospective 1956-1961, composto da cinque CD. Infine l'etichetta Barclay-Orlando-Universal, pubblica un doppio CD dal titolo L'Originale, con una selezione di brani cantati in italiano (Bang bang, Darla dirladada, 18 anni, Non andare via), in francese (Parole parole con Alain Delon) e in arabo (Salma ya salama).
- Nel 2018 il cantante algerino Soolking pubblica il singolo Dalida, un omaggio all'artista franco-italiana. Il brano è stato certificato disco di platino in Francia.
Cinema e televisione
- Sulla vita della cantante, nel 2006 è stata prodotta la miniserie italo-francese Dalida con Sabrina Ferilli nel ruolo di Dalida e andato in onda in Italia su Canale 5. La mini serie è distribuita anche in altri paesi come Svizzera, Francia e Belgio.[26]
- Dalida, diretto da Lisa Azuelos, è un film biografico sulla cantante uscito in Francia a gennaio 2017. Interpreti Sveva Alviti (Dalida), Riccardo Scamarcio (Orlando, il fratello della cantante) e Alessandro Borghi (Luigi Tenco). In Italia è stato trasmesso in TV su Rai 1 il 15 febbraio 2017 in prima visione assoluta.
Teatro
- Nel 1999 è stato allestito lo spettacolo teatrale Solitudini - Luigi Tenco e Dalida, presso il Teatro Greco di Roma, scritto e diretto da Maurizio Valtieri, è stato il primo spettacolo italiano a ricordarla[27].
- Nel 2003 Avec le temps Dalida, scritto e diretto da Pino Ammendola e interpretato da Maria Letizia Gorga. La pièce, che ha superato le 600 repliche, è stata rappresentata, oltre che in Italia, in Francia, in Svizzera, in Serbia e Tunisia.
- Nel 2008 è stato realizzato un home video life dell'opera, distribuito in tutto il mondo dalla Compagnia Nuove Indye.
Discografia
Album in studio
- 1957 - Son nom est Dalida
- 1957 - Miguel
- 1958 - Gondolier
- 1958 - Les Gitans
- 1959 - Le disque d'or de Dalida
- 1959 - Love in Portofino
- 1960 - Les enfants du Pirée
- 1961 - Garde-moi la dernière danse
- 1962 - Loin de moi
- 1962 - Le petit Gonzales
- 1963 - Eux
- 1964 - Amore scusami
- 1965 - Il silenzio
- 1966 - Pensiamoci ogni sera
- 1968 - Un po' d'amore
- 1968 - Le temps des fleurs
- 1969 - Canta in italiano
- 1969 - Ma mère me disait
- 1970 - Ils ont changé ma chanson
- 1971 - Une vie
- 1972 - Il faut du temps
- 1973 - Sings in Italian for You
- 1973 - Julien
- 1974 - Manuel
- 1975 - Sempre più
- 1975 - J'attendrai
- 1976 - Coup de chapeau au passé
- 1977 - Femme est la nuit
- 1977 - Salma ya salama
- 1979 - Dédié à toi
- 1980 - Gigi in Paradisco
- 1982 - Spécial Dalida
- 1982 - Mondialement vôtre
- 1983 - Les p'tits mots
- 1984 - Dali
- 1986 - Le visage de l'amour
Album dal vivo
- 1972 - Olympia 71
- 1974 - Olympia 74
- 1977 - Olympia 77
- 1980 - Dalida au Palais des Sports 1980
- 1981 - Olympia 81 (album non effettivamente live)
Album postumi
- 1999 - Dalida chante en arabe - Dalida tuġannī bi-l-‘arabī (داليدا تغني بالعربي) [28][29]
Colonne sonore
- 1977 - Dalida Pour toujours
Filmografia
Cinema
- El Zolm Haram (الظلم حرام), regia di Hassan El-Seify, Fouad Salah Eldin e Abdulrahman Sheriff (1954)
- Sigarah wa kas (سيجارة و كاس), regia di Niazi Mostafa (1955)
- Le masque de Toutankhamon, regia di Marco de Gastyne (1955)
- Rapt au deuxième bureau, regia di Jean Stelli (1958)
- Brigade des mœurs, regia di Maurice Boutel (1959)
- La gang del Mambo-Bar (Mädchen für die Mambo-Bar), regia di Wolfgang Glück (1959)
- Che femmina!! e... che dollari!, regia di Giorgio Simonelli (1961)
- L'inconnue de Hong Kong, regia di Jacques Poitrenaud (1963)
- Ménage all'italiana, regia di Franco Indovina (1965)
- Io ti amo, regia di Antonio Margheriti (1968)
- American Secret Service, regia di Enzo Di Gianni (1968)
- Comme sur des roulettes, regia di Nina Companeez (1977)
- Le Sixième Jour (اليوم السادس), regia di Youssef Chahine (1986), nel ruolo di protagonista
Televisione
- Komm mit auf den Rummelplatz - film TV (1963)
- Teuf-teuf - film TV (1963)
- Ni figue ni raisin - serie TV, 1 episodio (1965)
- La morale de l'histoire - film TV (1966)
- Tête de bois et tendres années - serie TV, 1 episodio (1968)
Note
- ^ a b c Maria Pia Fusco, Un addio a Dalida con tanto rispetto, in la Repubblica, 5 maggio 1987. URL consultato il 21 giugno 2014.
- ^ (FR) Biographie de Dalida, su Universal Music France. URL consultato il 1º luglio 2019.
- ^ (FR) Dalida Forever, La carte d'identité de Dalida faite en 1961 (photo de l'expo) - Dalida, Eternelle..., in Dalida, Eternelle.... URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ a b c d e (FR) Dalida - Biographie, discographie et fiche artiste, su RFI Musique. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ in Catherine Rihoit, Dalida, Plon, 2005. La Rihoit nel libro sbaglia però l'attrice e nomina Rita Hayworth (che in origine avrebbe dovuto avere il ruolo di Joan Collins), ma il film è Terre des pharaons, cioè La regina delle piramidi
- ^ (FR) Omar Sharif & "Dalida, extraits du numéro "Un Spécial Dalida", su youtube.com, 17/01/1981.
- ^ Catherine Rihoit, Dalida, Plon, 2005
- ^ a b Biografia di Dalida sul sito ufficiale
- ^ a b (FR) Dalida site Officiel - Son histoire||du Caire à Paris, su dalida.com. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ a b c DALIDA, su artisteschartsventes.blogspot.fr. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ Tenco: confermata l'ipotesi del suicidio, in Il Corriere, 16 febbraio 2006. URL consultato il 12 maggio 2017.
- ^ a b (FR) Dans les archives - Dalida, ses confidences après sa tentative de suicide. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ (FR) Alain Delon met en lumière son histoire d'amour avec... Dalida !. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ (FR) Dylan Voutat, Concert de légende: Dalida à l'Olympia 1971 - Dalida, L'Histoire d'un amour, in Dalida, L'Histoire d'un amour. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ (FR) Dylan Voutat, Chronique: Dalida à New York (1958 et Carnegie Hall 1978) - Dalida, L'Histoire d'un amour, in Dalida, L'Histoire d'un amour. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ a b (FR) Marc Fourny, Dalida et François Mitterrand : une passion secrète, in Le Point, 11 gennaio 2017. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ Estratto del Jeu de la verité su YouTube
- ^ a b c (FR) [Critique] "Le Sixième Jour" (1986) de Youssef Chahine : Dalida, fête ses 30 ans - Bulles de Culture, su bullesdeculture.com. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ Dalida: quando la gloria e la fama non bastano, su it.amolamusica.com. URL consultato il 4 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2015).
- ^ (FR) 3 mai 1987, Dalida se donne la mort à son domicile parisien, in La Croix, 3 maggio 2017. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ (FR) Sur les pas de Dalida à Montmartre - Histoires de Montmartre Montmartre-Guide.com, in Montmartre-Guide.com. URL consultato il 13 novembre 2018.
- ^ (FR) Dalida site Officiel - Maison de Dalida, su dalida.com. URL consultato il 27 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2018).
- ^ a b (FR) Biographie de Dalida - Universal Music France, su Universal Music France. URL consultato il 13 novembre 2018.
- ^ (FR) Dalida : 25 ans après son suicide, sa lettre d'adieu et sa facette intime. URL consultato il 27 gennaio 2018.
- ^ Dalida:: Voci Divine:: Index
- ^ Dalida - film 2005 - Movieplayer.it
- ^ La Stampa, La Repubblica, Il Tempo
- ^ Ossia "Dalida canta in arabo". Contiene le canzoni داليدا داليدا Dalida Dalida, حلوة يا بلدي Ḥelwa yā baladī (in egiziano), أحسن ناس ’Aḥsan nās (in egiziano), سالمة يا سلامة Sālma yā salāma (in egiziano), لبنان Lebnān (in libanese), أغاني أغاني ’Aġānī ’Aġānī (in egiziano), جميل الصورة Gamīl eṣ-ṣūra (in egiziano).
- ^ https://dalida.com/discographie-internationale/algerie/item/cd-dalida-chante-en-arabe.html
Bibliografia
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- (FR) Catherine Rihoit, Dalida, Plon, 1995-1998-2005 (biografia autorizzata da Orlando).
- Henry-Jean Servat, Dalida, Albin Michel, 2003, 2007.
- (FR) Daniel Lesueur, Hit-Parades, 1950-1998, Editions Alternatives et Parallèles, 1999
- (FR) Daniel Lesueur, L'argus Dalida: Discographie mondiale et cotations, Editions Alternatives, 2004.
- (FR) David Lelait, Dalida, d'une rive à l'autre, Payot, 2004.
- (FR) Bernard Pascuito, Dalida, une vie brûlée, L'Archipel, 2007.
- (FR) Jacques Pessis, Dalida: une vie…, Dargaud, 2007.
- Colette Fellous, Dalida, Flammarion
- (FR) Isaline, Dalida, entre violon et amour, Editions Publibook, 2002.
- (FR) A. Gallimard, Orlando, Dalida, mon amour, Edition NRJ, 1989
- (FR) M. Rheault, Dalida, une œuvre en soi, Editions Va bene, 2002.
- C. Daccache, I. Salmon, Dalida, Editions Vade Retro
- (FR) E. Bonini, La véritable Dalida, Editions Pygmalion, 2004
- (FR) J. Barnel, Dalida, la femme de cœur, Editions du Rocher, 2005.
- (FR) A. Ravier, Dalida passionnément, Editions Favre, 2006
- (FR) J. Pitchal, Dalida, tu m'appelais petite soeur..., Editions Carpentier, 2007
- (FR) L. Rioux, 50 ans de chanson française, de Trenet à Bruel, Editions L'Archipel, 1992.
- (FR) P. Saka, Y. Plougastel, La Chanson française et francophone, Editions Larousse, 1999.
- (FR) M. Gilbert Carpentier, Merci les artistes, Editions Anne Carrère, 2001.
- (FR) J. Peigné, Salut les Sixties, Editions de Fallois, 2003.
- (FR) J.-M. Boris, J.-F. Brieu - E. Didi, Olympia. Bruno Coquatrix, 50 ans de Music-Hall, Editions Hors Collection, 2003.
- (FR) G. Verlant, L'odyssée de la chanson française, Editions Hors Collection, 2006.
- Mario Luzzatto Fegiz, Morte di un cantautore. Biografia di Luigi Tenco, Gammalibri, 1977.
- Gianni Borgna, L'Italia di Sanremo, Milano, Mondadori, 1998, ISBN 978-88-04-43638-6, LCCN 98164344, OCLC 38746423, OL 24966009M.
- A. Fegatelli Colonna, Luigi Tenco. Vita breve e morte di un genio musicale, A. Mondadori, 2002.
- A. Montellanico, Quasi sera: una storia di Tenco, Stampa Alternativa/NuoviEquilibri, 2005.
- R. Tortarolo, G. Carozzi, Luigi Tenco: ed ora avrei mille cose da fare, Arcana, 2007.
- (FR) C. Nérac, C. Naïmi, Dalida. Ses fans, ses amis ont la parole, Éditions du Rocher, 2008.
- S. Julienne, L. Gigliotti, Mia zia, ma tante Dalida, Ramsay, 2009.
- (FR) F. Quinonero, Les années 60. Rêves et Révolutions, Carpentier, 2010 (libro in cui Dalida è molto presente).
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dalida
Collegamenti esterni
- Dalida (canale), su YouTube.
- Dalida, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Dalida, su Discografia nazionale della canzone italiana, Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi.
- (EN) Dalida, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) Dalida, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Dalida, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- (EN) Dalida, su Billboard.
- Dalida, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- (EN) Dalida, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Dalida, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Dalida, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC.
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