Zazà (opera)

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Zazà è un'opera lirica in quattro atti di Ruggero Leoncavallo, musicata su libretto del compositore stesso e rappresentata la prima volta al Teatro Lirico di Milano il 10 novembre 1900.

Zazà
Lingua originaleitaliano
MusicaRuggero Leoncavallo
LibrettoRuggero Leoncavallo
Attiquattro
Epoca di composizione1899
Prima rappr.1900
TeatroTeatro Lirico di Milano


L'opera

Zazà è stata concepita da Leoncavallo durante la sua permanenza a Parigi. Durante questo soggiorno (1882-1886) l'autore si comportò tipicamente come quei Bohèmien che saranno magnificamente descritto dall'autore stesso nonchè da Puccini nelle rispettive Bohème. La vita parigina di Leoncavallo, specialmente quella dei primi anni, era caratterizzata dai mille espedienti con cui il pianista cercava di guadagnarsi da vivere, ingegnandosi al massimo per far fronte alle spese di un bohèmien parigino. Le strabilianti capacità di Leoncavallo lo portarono infretta dalle fiaschetterie periferiche (in cui l'autore accompagnava i cantanti al pianoforte), a contratti di maggior prestigio, primo fra tutti quello al celebre caffè "Eldorado", in Boulevard de Strasbourg. Zazà è un'opera caratterizata dai temi più tipicamente cari al caffè concerto francese, dalla vita bohèmien, all'equivoca e contraddittoria etica della piccola borghesia francese, ai temi melodici dell'operetta, tutti elementi che ricorrono anche nella Bohème e in Pagliacci.


Il personaggio

Zazà è indubbiamente il personaggio intorno a cui ruota il fulcro della trama nonchè il significato drammatico dell'opera intera. Il personaggio di Zazà è complesso e moderno, caratteristiche che la avvicinano significativamnete agli artisti maledetti del tempo. Il peronaggio di Zazà può essere cautamente paragonato a quello di Tosca, anche se le somiglianze si assottigliano non appena si riconosce la voluta assenza di comportamenti epici e ribelli nella Zazà di Leoncavallo. Zazà è una donna che pur avendo un'emotività notevole, che pur provando fortissime passioni, mette di continuo la propria vita sentimantale nonchè la sua carriera di cantante all'Alcazar a rischio. Le forti contraddizioni che caratterizzano i comportamenti e la psiche di Zazà sono la fonte della sua sconfitta di fronte alla lineare purezza di una famiglia perfetta, musicalmente espressa mediante un'Ave Maria e dal canto della piccola Totò. Probabilmente la complessità del personaggio di Zazà nonchè la difficoltà per una cantante nell'alternare vocalità tipiche dell'operetta e della tragedia lirica sono alla base del suo scarso successo di pubblico.

Successive registrazioni hanno restituito un po' di giustizia a questo capolavoro anche se Zazà, come d'altronde Leoncavallo stesso, rimangono al momento inspiegabilmente sottovalutati e ignorati dai più importanti teatri lirici internazionali che, fatta eccezione per i "Pagliacci", mostrano una sostanziale indifferenza per le altre opere di Leoncavallo.


La Trama

Il primo atto si apre nel retro del palco del caffè Alcazar di St. Etienne, in cui un vortice di artisti, giornalisti e camerieri corrono per gestre la locanda nella sua ora di massima frequentazione. Dopo che una delle cantanti, Floriana, esegue un'aria giocosa, è il turno della "star" dell'Alcazar: Zazà, cantante seducente dall'irresistibile fascino zingaresco-bohèmien. Col suo triste canto, Zazà informa il pubblico del caffè (nonchè il lettore del libretto) della sua difficile infanzia di bambina abbandonata dal padre che si deve prendere cura di una madre alcoholizzata. Zazà prova una grande attrazione per Milo che però mostra titubanza nel concedersi ad una donna così enigmatica e affascinante. Tentato con mille astuzzie da Zazà, Milo cede e le da un bacio appassionato prima che lei entri in scena.


Nel secondo atto Milo rattristato confessa a Zazà di doversi assentare per quattro mesi per un viaggio di lavoro a Parigi che proseguirà poi negli Stati Uniti d'America. Zazà è felice della sua relazione con Milo: dopo tre mesi l'amore fra i due non fa che infuocarsi e aumentare. L'idillio si interompe quando Cascart, il cantante che solitamente duetta con Zazà e che prova un grande affetto per lei, cerca di dimostrare che Milo ha un'altra donna a Parigi. Zazà confusa e nervosa parte alla volta di Parigi con la sua cameriera per spegnere l'atroce dubbio.


Il terzo atto si apre con Milo, che in un'aria disperata esprime tutto il suo dolore perchè una volta negli Stati Uniti lascerà Zazà per sempre. Mentre Milo è fuori, Zazà e la cameriera si fanno ricevere in casa sua. Mentre zazà attende di essere ricevuta trova una lettera in salotto che prova che Cascart aveva ragione: Milo è sposato. La tragicità della scoperta si fa acutissima quando Zazà conosce Totò, dolce figlia di Milo, che suona per lei un'Ave Maria al pianoforte. Zazà ricorda il dolore provato per l'allontanamento del padre e, distrutta, rifiuta la prospettiva di rubare all'angelica Totò il suo adorato papà Milo. Zazà abbraccia quindi Totò, riconoscendosi in quella pura creatura, e fugge di corsa mentre la moglie di Milo osserva la scena incredula.


Durante il quarto atto Zazà è tornata all'Alcazar e attende Milo che aveva promesso una veloce visita prima di imbarcarsi per gli Stati Uniti. Quando Milo giunge da Zazà lei gli dice di aver scoperto tutto della sua famiglia e di aver conosciuto la dolce Totò. Dilaniata dal dolore afferma di aver svelato alla moglie della sua relazione clandestina con Milo. Milo, furibondo e terrorizzato di aver perduto la sua famiglia, la getta a terra e la insulta. Pentita, Zazà svela a Milo la verità: può tornare a casa tranquillamente perchè la sua famiglia perfetta lo attende trepidante. La scena si chiude con Milo che si allontana verso la stazione per fare ritorno a Parigi e Zazà che piange la sua solitudine e il suo abbandono.



Fonti

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