Pausania (re di Sparta)

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Pausania II, figlio di Plistonatte (in greco antico: Παυσανίας?, Pausanìas; Sparta, anni 460 a.C.Tegea, post 385 a.C), fu re di Sparta della dinastia degli Agiadi dal 444 a.C. al 426 a.C. e poi di nuovo dal 409 a.C. al 394 a.C.; i suoi periodi da re furono intervallati dai due regni del padre. Fu padre dei due re di Sparta che gli succedettero, Agesipoli I e Cleombroto I.

Biografia

Primo regno

Appartenente alla famiglia reale degli Agiadi, Pausania II era nipote del generale Pausania e figlio del re Plistonatte. Regnò congiuntamente ad Agide II e poi con il fratello di questi, Agesilao II.

Pausania salì al trono nel 444 a.C., quando gli efori, a quell'epoca molto potenti,[1] rovesciarono suo padre Plistonatte, colpevole della fallimentare invasione dell'Attica. Pausania, essendo molto giovane, fu sottoposto alla reggenza dello zio Cleomene, che lo accompagnò durante l'invasione dell'Attica (427 a.C.).[2]

Alla fine, però, Pausania stesso fu cacciato dagli efori (426 a.C.), che rimisero sul trono suo padre; questi vi restò fino alla sua morte, avvenuta nel 409 a.C., anno in cui ritornò Pausania.[3]

Secondo regno

La missione in Attica

Lo stesso argomento in dettaglio: Trenta tiranni.

Pausania ricompare all'inizio del 403 a.C., quando i Dieci, che avevano sostituito i Trenta tiranni dopo la sconfitta di Munichia, erano asserragliati in città, coi democratici di Trasibulo che li insidiavano dal Pireo: i Trenta e i Dieci avevano mandato un'ambasciata a Lisandro, chiedendogli di venire in loro aiuto, e lui era giunto di persona, cominciando ad assediare i democratici per terra con un esercito di mercenari e per mare colla flotta spartana, comandata da suo fratello.[4]

Pausania, gli efori e molte altre personalità spartane erano gelose della potenza di Lisandro, che si stava costruendo una sorta di impero personale, per cui decisero di rovinare i suoi piani: Pausania, con tre dei cinque efori, si avviò verso l'Attica coll'intero esercito peloponnesiaco, deciso a far fallire le operazioni di Lisandro (sebbene, formalmente, dovesse aiutarlo). Pausania, giunto in Attica, si accampò ad Alipedo, vicino al Pireo, in modo da poter essere più vicino a coloro che voleva veramente aiutare.[5]

Quelli del Pireo, però, non conoscevano le sue intenzioni, perciò lo attaccarono: ne seguì una grande battaglia, che si concluse con una vittoria Spartana.[6] Nonostante ciò, Pausania continuava a favorire i democratici: riuscì a convincerli, con dei dispacci segreti, a mandargli degli ambasciatori che chiedessero la fine della guerra, e, quando riuscì a trovare anche due rappresentanti del governo dei Dieci (in realtà, due privati di tendenze democratiche) favorevoli alla sua proposta, mandò tutti questi delegati a Sparta per dimostrare che tutti gli Ateniesi desideravano la pace.[7] Gli Spartani, in risposta, mandarono quindici delegati che, assieme a Pausania, decisero le clausole della pacificazione (settembre 403): sostanzialmente, si decise per la creazione di due stati separati, quello oligarchico di Eleusi (dove, oltre ai Trenta che già vi si erano insediati, dovettero recarsi anche i Dieci e gli Undici, gli incaricati delle esecuzioni capitali) e quello democratico in città.[8][9][10]

Il processo

Concluse le trattative, Pausania tornò subito in patria.[11] A Sparta, però, il partito a lui avverso lo fece processare davanti a un tribunale composto dai geronti, dagli efori e dall'altro re, Agide. Quattordici dei ventotto geronti, assieme al re Agide, votarono per la sua condanna, mentre gli efori e gli altri quattordici geronti per la sua assoluzione.[12]

Ruolo nella Guerra di Corinto e l'esilio

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra di Corinto.

Assolto dal procedimento, nel 395 a.C il re fu chiamato, insieme a Lisandro, a guidare parte dell'armata spartana che avrebbe dovuto invadere la Beozia che da tempo aveva assunto un atteggiamento ostile a Sparta[13].

Lisandro, irrefrenabile nell'ira, non aspettò l'esercito del re e procedette da Orcomeno fino alla città di Aliarto dove decise di porre il campo ed inviò un messo a Pausania affinché conducesse là il suo esercito. Il messaggero fu catturato e quindi Pausania non ricevette notizia alcuna dei piani di Lisandro; così i Tebani poterono compiere una sortita e sconfiggere le forze di Lisandro che cadde sul campo[14].

Ricevuta la notizia della sconfitta e della morte di Lisandro, Pausania mosse verso Aliarto con l'intenzione di recuperare i morti ma, rifiutando di dare battaglia, anche per l'arrivo di un contingente ateniese sotto il comando di Trasibulo, stipulò una tregua, atto con cui implicitamente riconosceva la sconfitta[15].

La sconfitta indignò gli Spartani i quali citarono in giudizio Pausania che, temendo una condanna a morte, si rifugiò presso presso il santuario di Atena Alea a Tegea[16]; gli successe il figlio Agesipoli.

Morte

Morì a Tegea dopo il 385 a.C in quanto le fonti dell'epoca ricordano che intercedette presso il figlio Agesipoli, impegnato nell'assedio di Mantinea, avvenuto in quell'anno, affinché risparmiasse la città con cui Pausania aveva intrattenuto numerosi rapporti di amicizia[17]

Note

  1. ^ Massimo Guidetti, Storia del Mediterraneo nell'Antichità: IX I Secolo a.C., Jaca Book Edizioni, 2004, p. 99..
  2. ^ Tucidide, Guerra del Peloponneso, III, 26.
  3. ^ Francois Chatelet, La nascita della storia: la formazione del pensiero storico in Grecia, Edizioni Dedalo, 1985, p. 129..
  4. ^ Senofonte, Elleniche, II, 4, 28-29.
  5. ^ Senofonte, Elleniche, II, 4, 29-30.
  6. ^ Senofonte, Elleniche, II, 4, 30-34.
  7. ^ Senofonte, Elleniche, II, 4, 35-37.
  8. ^ Senofonte, Elleniche, II, 4, 38.
  9. ^ Pausania, Periegesi della Grecia, III, 5, 1.
  10. ^ Plutarco, Lisandro, 21.
  11. ^ Senofonte, Elleniche, II, 4, 39.
  12. ^ Pausania, Periegesi della Grecia, III, 5, 2.
  13. ^ Plutarco, Vita di Lisandro, 27
  14. ^ Plutarco, Vita di Lisandro, 28
  15. ^ Plutarco, Vita di Lisandro, 29
  16. ^ Plutarco, Vita di Lisandro, 30
  17. ^ Senofonte, Elleniche, V, 25

Bibliografia

Fonti primarie
Fonti secondarie

Predecessore Re Agiade di Sparta Successore
Plistonatte 409-394 a.C. Agesipoli I