Wikipedia:Oracolo
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"La tigre di.." ??
C'era un autore almeno 70 anni fa, forse di narrativa pulp o di fumetti, italiano, che aveva l'abitudine nelle sue opere di piazzare una tigre per creare un cliffhanger: il fatto ha creato un modo di dire nel campo ma non mi ricordo com'è il nome, chi può aiutarmi?
--93.55.54.9 (msg) 23:57, 4 mag 2016 (CEST)
- Ma non era Salgari? Mi pare di aver letto che quando non aveva idee e non sapeva più cosa scrivere, prendeva una tigre e la buttava nell'accampamento, in modo da tirare avanti due o tre pagine. Ma potrei sbagliarmi... --Lepido (msg) 00:24, 5 mag 2016 (CEST)
Il Rapporto Sessuale è un bisogno relegato alla sola specie?
I bisogni primari dell'uomo, ovvero quelli relegati alla sua sopravvivenza personale, sono il mangiare, il bere e il dormire. Spesso si includono anche i bisogni sessuali, ma quest'ultimi non sono relegati alle strette necessità personale dell'individuo, paradossalmente. Cioè, l'individuo, senza rapporto sessuale, sopravvive comunque. Quindi dovrebbe essere un bisogno relegato alla specie, oppure no?--Freebird73 (msg) 15:30, 5 mag 2016 (CEST)
- Probabilmente si definisce bisogno primario, perchè è un bisogno psicologico fondamentale--Pierpao.lo (listening) 15:40, 5 mag 2016 (CEST)
- Non in tutti gli uomini, naturalmente. Un esempio, gli asessuali.--Freebird73 (msg) 15:46, 5 mag 2016 (CEST)
- [× Conflitto di modifiche] Non vorrei che fosse soltanto un problema linguistico. Dal momento che con "bisogni primari dell'uomo" si intende anche "bisogni primari della donna", molto probabilmente quell'"uomo" va da intendersi come "specie umana". In questo senso quindi, mangiare, bere, dormire e procreare sarebbero i bisogni primari degli appartenenti alla specie uomo, per garantire la sopravvivenza della specie stessa. --Lepido (msg) 15:49, 5 mag 2016 (CEST)
- In realtà non saprei... Diversi libri di psicologia inseriscono il rapporto sessuale come un bisogno primario della persona. Ma evidentemente così non puo' essere! Senza rapporto sessuale si sopravvive, individualmente parlando. Inoltre, ammesso che sia un bisogno psicologico fondamentale, non implica automaticamente che esso sia un bisogno primario. Anche drogarsi, nei tossicodipendenti, è un bisogno psicologico fondamentale, cio' non lo rende un bisogno primario dell'individuo, anzi!--Freebird73 (msg) 15:53, 5 mag 2016 (CEST)
- Si ma scusa in un libro di psicologia ovviamente i bisogni primari sono i bisogni piscologici intesi quelli naturali. Drogarsi lo definiscono dipendenza. Che poi ci sia confusione di termini è evidente, d'altro canto la fisiologia e la piscologia sono andate per lungo tempo distaccate, pensa a tutta la diatriba sulle cure della depressione--Pierpao.lo (listening) 16:36, 5 mag 2016 (CEST)
- Si, ma sino a che punto? Definire il rapporto sessuale come "un bisogno psicologico e quindi naturalmente fondamentale" per la specie umana non è esatto, a meno che non si vogliano definire categorie come gli asessuali come delle persone malate. Credo sia un dubbio legittimo, non è solo una questione di linguistica. I bisogni possono essere personali o di specie, biologici o fisiologici, in questo senso il rapporto sessuale credo non sia facile da definire. A prescindere dall'appagamento psicologico che potrebbe portare, il rapporto sessuale non è un bisogno di tutti e meno ancora un bisogno relegato alla sopravvivenza personale.--Freebird73 (msg) 17:52, 5 mag 2016 (CEST)
- Difficile dirlo se guardi la voce sessualità, vedrai che sono più le domande che le risposte.--Pierpao.lo (listening) 18:26, 5 mag 2016 (CEST)
- [× Conflitto di modifiche] Non vorrei che fosse soltanto un problema linguistico. Dal momento che con "bisogni primari dell'uomo" si intende anche "bisogni primari della donna", molto probabilmente quell'"uomo" va da intendersi come "specie umana". In questo senso quindi, mangiare, bere, dormire e procreare sarebbero i bisogni primari degli appartenenti alla specie uomo, per garantire la sopravvivenza della specie stessa. --Lepido (msg) 15:49, 5 mag 2016 (CEST)
- Non in tutti gli uomini, naturalmente. Un esempio, gli asessuali.--Freebird73 (msg) 15:46, 5 mag 2016 (CEST)
- Credo la domanda in realtà non si ponga in questi termini. Perché uno è il bisogno, inteso come necessità ai fini dell'evoluzione, l'altro è il meccanismo fisiologico che ci fa sentire il bisogno.
- Da un punto di vista dell'evoluzione la vita umana serve a trasmettere la nostra specie. Quindi serve proteggersi da pericoli, serve mangiare e bere a sufficienza, serve fare i figli e serve stare bene non solo fino al concepimento (per lui) e fino al parto (per lei), ma fino a quando il figlio è autosufficiente (nel neolitico a 14 anni, oggi verso i 45), dato che siamo una specie complessa e dalla maturazione lenta. Ma l'uomo (e la donna) del neolitico non sapevano nulla di tutto questo (e anche oggi non ne sanno nulla i bambini piccoli e chi non è stato attento nelle ore di scienze). Tuttavia avevano sete, sensazione che anche senza conoscere le conseguenze di una insufficiente introduzione di acqua induce a cercare l'acqua, accettando anche fatiche (come una lunga camminata) e relativi pericoli, come l'avvicinamento al torrente anche in presenza di animali pericolosi. Idem per la fame, la protezione dal freddo o da predatori et c. E anche oggi ogni sano bambino piccolo si nutre per fame e per sete, senza sapere che lo fa al fine di tramandare il DNA di Homo sapiens.
- Chiaro che oggi abbiamo un'idea chiara del valore di ogni vita umana individuale, cominciando dalla propria, ma da un punto di vista meramente evoluzionistico ciò vale fino al momento di indipendenza dei figli.
- Idem per la voglia di sesso, sviluppata dall'evoluzione al fine di invogliare gli umani adulti a fare quella strana cosa che serve a fare i figli. Se l'evoluzione non fosse un meccanismo biologico, ma il governo M.R., al posto di quella ben nota voglia avremmo avuto un decreto con l'obbligo per i cittadini di fare et c. Ma essendo l'evoluzione quel vecchio meccanismo che gli amici chiamano anche "vita", si sono riprodotti di più quegli adulti che avevano una maggiore voglia, mentre gli altri non hanno avuto discendenti.
- Quindi ogni "bisogno primario", se inteso come meccanismo fisiologico che ci costringe a fare certe cose (a mangiare, a bere, ma non solo...) è sempre individuale; se inteso come finalità (di trasmettere il DNA della specie), è sempre collettivo. --NfdA (msg) 02:11, 8 mag 2016 (CEST)
Ma gli archaea che fanno nella vita?
Interagiscono con gli altri esseri, portano malattie, hanno rapporti simbiotici o si limitano saggiamente a fare tutto da soli e a divertirsi a fare impazzire i biologi? Ho letto la pagina ma parla molto in generale senza esempi.--Pierpao.lo (listening) 13:16, 6 mag 2016 (CEST)
- A quanto pare non è stata osservata alcuna forma di parassitismo o patologia legata ad archaea, mentre vi sono casi di simbiosi/mutualismo o di semplice commensalismo. La voce inglese offre, al riguardo, alcuni esempi. -- Rojelio (dimmi tutto) 13:49, 6 mag 2016 (CEST)
Universo ed entropia
Avevo sentito in un documentario in tv che il motivo per cui l'universo sta svolgendo un espansione è dovuto al fatto che l'entropia sta aumentando: infatti si è passati da un entità puntiforme ed ordinata che col big bang ha avviato un espansione con un continuo aumento del grado di disordine, ed in ogni reazione spontanea il grado di disordine aumenta. E fino a qui tutto bene, solo che mi è sorto un dubbio: Poiché l'universo è un sistema isolato, non scambia calore con l'esterno (anche perché quasi sicuramente non esiste un esterno, ma questo è un altro discorso che non voglio toccare), e di fatto questa espansione è adiabatica. ma allora, visto che in un processo adiabatico la ΔS=0, perché si dice che l'entalpia entropia dell'universo stia aumentando?
--79.40.129.221 (msg) 20:25, 6 mag 2016 (CEST)
- Occhio che entalpia ed entropia sono roba diversa. Comunque il problema nel tuo ragionamento è proprio nell'ultima parte: la variazione di entropia è nulla solo se la trasformazione è reversibile... che tipicamente non è. -- Rojelio (dimmi tutto) 21:58, 6 mag 2016 (CEST)
Si, no, scusa, volevo scrivere entropia, non entalpia
La teoria dei buchi neri viola le leggi della fisica?
Dimentichiamo la domanda mia precedente.
Tenendo come premessa che l'espansione dell'universo porti ad un aumento dell'entropia, e quindi è un processo spontaneo:
- Il fatto che nei buchi neri si passi da uno stato espanso e disordinato ad uno puntiforme ed ordinato, non indicherebbe che l'entalpia diminuisca, e che quindi sia un processo che non dovrebbe avvenire spontaneamente?
- Ci sono diverse teorie secondo le quali in un futuro remoto assai l'universo ri-assumerà una conformazione puntiforme: Anche questo non risulta entropicamente non spontaneo (nota a parte: oltretutto l'espansione universale sta accelerando...)?
Grazie per la pazienza. --79.40.129.221 (msg) 20:31, 6 mag 2016 (CEST)
- Premesso che in sé e per sé una concentrazione della materia non implica da sola una riduzione di entropia (va considerata anche la temperatura, che aumenta nel mentre):
- Quella che descrivi si chiama termodinamica dei buchi neri. Il problema, anche se non esattamente nei termini in cui lo poni, è comunque la possibilità, potenzialmente in contraddizione con tutto ciò che sappiamo, che un buco nero possa fare "magicamente" sparire pezzi di informazione (parente stretta dell'entropia) dell'universo. L'attuale linea di pensiero è che un buco nero conservi, per propria stessa natura, una propria entropia "complessiva". Sono comunque "lavori in corso", una risposta che possa dirsi definitiva ancora non c'è.
- Come osservi alla fine, per quel che possiamo osservare non si direbbe che l'universo tornerà mai indietro. Se però lo facesse, si porrebbe in effetti il problema dell'entropia (e della cosiddetta "freccia del tempo" che essa sembra determinare). L'ipotesi che sembra essere più accreditata attualmente (e direi in strettissima connessione con il punto precedente) è che mentre l'espansione iniziale partiva da un universo estremamente "liscio" e ordinato, molto uniforme, il viaggio di ritorno produrrebbe conglomerati di materia che si concentrano producendo una collezione di buchi neri, che non fanno affatto diminuire l'entropia complessiva. Trovi qualcosa al riguardo in questa voce della wiki inglese.
- - Rojelio (dimmi tutto) 22:50, 6 mag 2016 (CEST)
Nomi delle pagine Azienda, forma abbreviata
Sto cercando la convenzione Wikipedia, ci sono aziende registrate al Registro Imprese che hanno nomi lunghi a cui segue la forma abbreviata, ad esempio: "TERNA - RETE ELETTRICA NAZIONALE SOCIETA' PER AZIONI" (IN FORMA ABBREVIATA "TERNA S.P.A.") da infoimprese.it.
In questo caso il titolo della pagina sarà 'Terna - rete elettrica nazionale' o 'Terna (Azienda)'?
PS: nelle convenzioni non è specificato.
--Devbug (msg) 11:03, 9 mag 2016 (CEST)
- (Sarebbe da WP:Sportello informazioni, l'Oracolo c'entra poco).
- Secondo l'usuale prassi del "nome più comune", a occhiometro andrebbe sotto "Terna (azienda)" (non con la maiuscola). L'incipit dovrebbe comunque iniziare con il nome completo per esteso, specificando la più comune forma abbreviata (in pratica proprio come la frase che hai riportato); può essere utile anche un redirect dal nome per esteso, ma quello dipende anche da quanto si ritiene probabile che qualcuno lo userà mai. -- Rojelio (dimmi tutto) 12:39, 9 mag 2016 (CEST)
- Grazie Rojelio, faccio tesoro della tua risposta e ripropongo la domanda anche su WP:Sportello informazioni per sicurezza. --Devbug (msg) 12:47, 9 mag 2016 (CEST)
Citazione in greco antico
Per favore qualcuno mi può dire che cosa significa e da dove è tratta la seguente citazione in greco antico ? Grazie . " Aiai , épathon tlamon épathon megalon. " --79.60.148.177 (msg) 16:51, 9 mag 2016 (CEST)
- Intanto ti posso dire che la trovo scritta qui, che è un passo di The Rib of the Man (1916), di en:Charles Rann Kennedy (playwright). Ora indago meglio. --Syrio posso aiutare? 17:17, 9 mag 2016 (CEST)
- Ok, è ripreso dalla Medea di Euripide (cfr), adesso vediamo se riesco a capire cosa vuol dire (non mi pare essere una traduzione del testo immediatamente precedente).— Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Syrio (discussioni · contributi) 17:27, 9 mag 2016 (CEST).
- ..αἰαῖ͵ ἔπαθον τλάμων ἔπαθον μεγάλων, ἄξι΄ ὀδυρμῶν. Medea di Euripide 111 ss che è impazzita e maledice i suoi figli. (sempre esagerate 'ste donne greche antiche)--Pierpao.lo (listening) 17:29, 9 mag 2016 (CEST)
- Ok, è ripreso dalla Medea di Euripide (cfr), adesso vediamo se riesco a capire cosa vuol dire (non mi pare essere una traduzione del testo immediatamente precedente).— Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Syrio (discussioni · contributi) 17:27, 9 mag 2016 (CEST).
- Infatti era proprio l'originale di quella parte lì. La frase completa è:
- αἰαῖ͵ ἔπαθον τλάμων ἔπαθον μεγάλων ἄξι΄ ὀδυρμῶν· ὦ κατάρατοι παῖδες ὄλοισθε στυγερᾶς ματρὸς σὺν πατρί͵ καὶ πᾶς δόμος ἔρροι.
- aiai, epathon tlamon epathon megalon axi odurmon o kataratoi paides oloisthe stugeras patros sun patri, kai mas domos eppoi
- Che nelle traduzioni diventa una cosa tipo:
- "Soffro, lo capite che soffro, patimenti che strappano le urla. Maledetti figli di una madre detestabile, possiate crepare, voi e vostro padre, e che questa casa precipiti in rovina. "
- o anche:
- "Ahimè! Ho patite, ho patite sciagure d'alti gemiti degne. O figliuoli maledetti di madre odïosa, deh, possiate morire col padre, tutta vada la casa in rovina!" --Syrio posso aiutare? 17:37, 9 mag 2016 (CEST)
Vi ringrazio di cuore , sapevo che non mi avreste delusa ! — Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 79.60.148.177 (discussioni · contributi) 18:20, 9 mag 2016 (CEST).
Differenza tra trasduttore primario e secondario
Cercando su internet la definizione di trasduttore primario e secondario, quella più comune afferma che un trasduttore primario è un trasduttore che trasforma una grandezza fisica da misurare in un segnale di uscita di natura meccanica, mentre un trasduttore secondario prende in ingresso il segnale di uscita di un trasduttore primario e lo trasforma in un segnale elettrico.[1][2] In queste definizioni, però, ci sono varie cose che mi creano dubbi:
- un trasduttore primario ha bisogno che sia seguito da un trasduttore secondario oppure qualsiasi trasduttore che ha in ingresso un misurando è primario?
- se la risposta alla domanda precedente è la seconda opzione, un trasduttore primario dovrebbe equivalere ad un sensore, no?
- possono esserci più trasduttori secondari in sequenza?
- l'output di un trasduttore secondario è sempre elettrico oppure ci sono casi in cui è meccanico? Se si, quali?
--Malore (msg) 20:11, 13 mag 2016 (CEST)
- Sì, ma probabilmente non per il motivo che pensi tu: molto più banalmente, "primario" e "secondario" vogliono davvero solo dire primo e secondo in una cascata di due trasduttori. Se riesci a fare la conversione desiderata con un unico trasduttore, quello non è né primario né secondario: è solo il trasduttore giusto. :-)
- Mischione, la risposta alla domanda precedente è irrilevante. La differenza tra sensore ed attuatore non dipende dalle grandezze in gioco, ma solo nel tuo ruolo nei confronti dell'input e dell'output: in un sensore, la grandezza in ingresso non è sotto il tuo controllo, e l'output della trasduzione serve solo a renderti più semplice la vita perché lo sai osservare/manipolare meglio dell'originale. In un attuatore, l'ingresso è sotto il tuo controllo e lo manipoli allo scopo di indurre variazioni dell'output. Nulla di tutto ciò ha a che fare con primari, secondari, o se è per questo con il fatto che l'operazione richieda un'unica trasduzione oppure una sequenza di trasduzioni in catena.
Il fatto che la grandezza che sappiamo più efficacemente misurare e/o manipolare sia quella elettrica è ciò che la rende l'output più usuale di un sensore e l'input più usuale di un attuatore, ma è un mero dettaglio incidentale. - Certo: si chiamerebbero terziari, quaternari... In pratica è difficile che serva andare sopra al due (non saprei dire se proprio non esista caso che non possa essere implementato con max 2 passaggi). Se ti va di giocare puoi metterne in cascata quanti vuoi... ma allora non sei più un ingegnere, bensì un ideatore di macchine di Rube Goldberg. XD
- L'output del secondario è meccanico ogniqualvolta sia ciò che desideri dal tuo trasduttore. Stai tralasciando una premessa fondamentale: quel libro sta parlando di trasduttori verso l'elettrico, quindi non sorprende che, in quel contesto, il secondario abbia sempre output elettrico. Ma non perché "secondario" voglia dire chissà che cosa, bensì molto più banalmente perché è il problema che sta cercando di risolvere.
Un esempio: il controllo delle superfici aerodinamiche di un velivolo. Il trasduttore primario converte la differenza tra la posizione della barra di controllo e l'attuale posizione delle superfici controllate in pressione nel circuito idraulico; il secondario converte tale pressione in alterazione della posizione delle superfici controllate. In tempi recenti l'input iniziale può essere elettrico (cosiddetto fly by wire), ma classicamente l'intera catena di trasduzione era puramente pneumo-meccanica. Solo che questo non lo trovi in un libro di elettronica. ;-)
- -- Rojelio (dimmi tutto) 21:28, 13 mag 2016 (CEST)
- [@ Rojelio] Grazie mille della risposte, molto più precise di quanto mi sarei mai aspettato.
- Ok, perfetto (checché tu ne dica era quello che pensavo xD)
- La differenza tra sensore ed attuatore la conoscevo. Ho dei dubbi, invece, su quella tra trasduttore primario e sensore perché sapevo che un sensore non è altro che un trasduttore che, come hai detto tu, ha per input una grandezza che non è sotto il mio controllo e lo stesso dovrebbe essere un trasduttore primario. La differenza potrebbe essere che un trasduttore primario "esiste" solo ci sono due o più trasduttori in serie, quindi un trasduttore primario è un sensore ma un sensore non è un trasduttore primario?
- Chiarissimo
- Perfetto, nell'esempio non ci speravo neanche.
- Un'ultima cosa: dato che pensavo di migliorare la voce sui trasduttori che mi sembra pasticciata, ce l'hai qualche link o anche solo i libri dove posso trovare queste cose?
- --Malore (msg) 02:04, 18 mag 2016 (CEST)
- [@ Malore]
- Stai di nuovo mischiando i due concetti: "primario" e "secondario" sono completamente indipendenti da "sensore" e "attuatore". Il fatto è che il trasduttore primario di un sensore (quali sono quelli trattati da quel libro) è a sua volta un sensore... e se è per questo lo è anche il secondario. Nell'esempio originale pressione->spostamento->elettrico, il primario è un sensore di pressione con output meccanico, e il secondario è un sensore di posizione con output elettrico: complessivamente, la loro cascata è un sensore di pressione con output elettrico.
- Nulla cambia se parliamo di un attuatore in due stadi, sia il suo primario che il suo secondario sono attuatori: il primario converte il tuo input in una qualche grandezza fisica, che il secondario prende come input per convertirla in un'altra ancora. Complessivamente, la loro cascata è un attuatore che converte il tuo input originale nella grandezza finale.
- No, non ho sotto mano nulla: non è il mio campo, e non farei che sostituirmi al tuo amichevole motore di ricerca di quartiere. ^_^ -- Rojelio (dimmi tutto) 03:03, 18 mag 2016 (CEST)
- [@ Rojelio] Grazie mille della risposte, molto più precise di quanto mi sarei mai aspettato.
"Mille e uno" — singolare o plurale?
Il titolo della celebra opera arabica, in italiano, e` Le mille e una notte. E` un'usanza arcaica o poetica, o in generale 1001 concorda grammaticamente con nomi singolari? --Trovatore (msg) 21:30, 13 mag 2016 (CEST)
- Qui dice "uno » aggettivo numerale cardinale. Nei numerali composti da uno, come ventuno, trentuno, quarantuno, ecc., il nome che li accompagna resta al singolare quando sia posposto al numerale e non sia unito all'articolo o ad un aggettivo: ventun cavallo, mille e una notte; i ventun cavalli, ventun bei cavalli, cavalli ventuno." A me personalmente "ventun cavallo" fa un po' specie e non credo che in un tema la passerebbe liscia, però "venti e un cavallo" non lo vedrei male. Sarebbe una domanda interessante da fare alla Crusca. --Syrio posso aiutare? 21:54, 13 mag 2016 (CEST)
- Grazie. Ma, nel titolo che ho citato, c'e` pure l'articolo, quindi secondo questa regola dovrebbe prendere il plurale, o sbaglio? Chi e` la Crusca? --Trovatore (msg) 22:01, 13 mag 2016 (CEST)
- Accademia della Crusca. Parecchi anni fa sentii in un giornale radio lo speaker riferire notizie in merito a un giovane di ventun anno. Questione di tempi e di gusti mutevoli. --Pracchia 78 (scrivimi) 22:28, 13 mag 2016 (CEST)
- «Oggi il sostantivo di riferimento si accorda al plurale, ma fino a non molto tempo fa era comune una concordanza al singolare.» (treccani.it) -- Rojelio (dimmi tutto) 00:46, 14 mag 2016 (CEST)
- Accademia della Crusca. Parecchi anni fa sentii in un giornale radio lo speaker riferire notizie in merito a un giovane di ventun anno. Questione di tempi e di gusti mutevoli. --Pracchia 78 (scrivimi) 22:28, 13 mag 2016 (CEST)
- Grazie. Ma, nel titolo che ho citato, c'e` pure l'articolo, quindi secondo questa regola dovrebbe prendere il plurale, o sbaglio? Chi e` la Crusca? --Trovatore (msg) 22:01, 13 mag 2016 (CEST)
La telecamera insultata
Credo il caso non sia raro. Ma essendo giunto a conoscenza di un episodio (veramente) avvenuto in Italia chiedo informazioni sulla relativa valutazione legale.
Il futuro imputato (ma me lo direte voi se lo sarà) si trova in un esercizio pubblico, allo scopo di acquistare un prodotto. Il titolare (che, essendo cliente abituale, conosce) non è presente. Presente è, oltre al futuro imputato (ma da ottimista per ora lo chiamo "cliente") solo un impiegato. Parlando tra di loro i due presenti, per una infausta coincidenza l'impiegato dice al cliente che nel locale sarebbero presenti delle telecamere. Il cliente che non aveva mai visto né le telecamere né l'apposito cartello di avviso, è piuttosto spaventato (quante volte era entrato spettinato, quante volte senza cravatta, in estate talvolta anche senza giacca, nel negozio, sito a pochi passi dal proprio ufficio!), guarda in giro e vede una delle telecamere, integrata nella parte alta della parete, in modo da non dare nell'occhio. Disapprovando tali sistemi (fuori da contesti come gli aeroporti in epoca di terrorismo), si volge verso la telecamera, eseguendo il ben noto gesto usato tra i sordomuti giapponesi per "grande fratello". Il riferimento letterario è chiaramente "1984" di George Orwell con il dittatore "Big Brother (is watching you)". Tecnicamente si usa il dito medio di una sola mano, alzato con un piccolo scatto, il gesto somiglia quindi al digitus impudicus di classica memoria. L'impiegato presente non solo non disapprova il gesto, ma scoppia anche a ridere. Risulta che anch'egli non è contento della presenza di questo impianto.
Fine del primo atto (osceno?).
Purtroppo l'impiegato è semifurbo e poche ore dopo fa cenno al titolare che un cliente avrebbe criticato la mancanza dei cartelli. Il titolare (paranoico?) ha un sospetto e guarda le registrazioni del giorno. Scopre il cliente (ben noto) e il suo gesto. Alla successiva visita del cliente lo accusa e lo insulta e gli "proibisce" di parlare con gli impiegati di qualsivoglia aspetto non gradito del negozio o comunque non strettamente inerente al prodotto da acquistare (sic). Qui si capisce la rabbia del (paranoico) titolare. In realtà il problema è che l'impiegato ha fatto conoscere al cliente la presenza dell'impianto; più in generale il titolare (p.?) teme sempre ogni solidarietà tra i suoi dipendenti e dei clienti, nonché tra gli stessi dipendenti (come sappiamo da altre fonti).
Presumo una telecamera, anche di alta tecnologia, difficilmente possa sentirsi insultata.
Un gesto fatto nei confronti dell'apparecchio può comunque costituire un reato? In quanto il titolare lo riferisce a se stesso?
Oppure in quanto la questura segue le riprese della telecamera? (Credevo la questura guardasse le registrazioni solo dopo un eventuale reato, rapina o simile).
Oppure il tutto segue la bambinesca logica del famigerato "Scemo chi legge" (e chi, caro vicino di banco o cara maestra, ti ha detto di aprire quella carta?).
Ringrazio a priori il forum del Sommo Oracolo per ogni delucidazione che vorrà fornire. --NfdA (msg) 17:56, 14 mag 2016 (CEST)
- Secondo le regole di Wikipedia, l'Oracolo non può dare pareri legali. Tuttavia può raccomandare la lettura di questa pagina, e in particolare della sezione (3). Ad essere in grave difetto di fronte alla legge, infatti, è chi effettua riprese video in un esercizio pubblico senza segnalarlo alle persone che vi accedono, e poi ne fa un utilizzo non giustificato dalle esigenze di sicurezza. --93.35.204.183 (msg) 19:03, 14 mag 2016 (CEST)
- Ammesso anche che il negoziante riferisca l'offesa (alias "ingiuria") a se stesso, segnalo che da 3 mesi e mezzo l'ordinamento italiano non qualifica più l'ingiuria come reato, ma come semplice violazione civile punita solo con sanzione pecuniaria. --Holapaco77 (msg) 14:45, 17 mag 2016 (CEST)
conservazione del succo di limone
Il succo di limone dopo che è stato spremuto si fa cattivo? Se si, dopo quanto? Se è stato messo su qualche cibo questo si conserva di meno? C'è differenza se viene conservato in frigo o a temperatura ambiente?
--Malore (msg) 02:29, 18 mag 2016 (CEST)
mi vida por capitulos
Es posible recuperarla? --2.34.46.235 (msg) 18:49, 18 mag 2016 (CEST)
Come Pagazio così Pittazio
Chi sono Pagazio e Pittazio e in che senso come l'uno anche l'altro?--Mice, al vostro servizio! 21:31, 19 mag 2016 (CEST)
- Hai letto su in alto, a cosa serve questa pagina? --Euphydryas (msg) 22:18, 19 mag 2016 (CEST)
- Il precedente commento di Euphydryas fa riferimento ad Aiuto:Sportello informazioni. --Umberto NURS (msg) 23:27, 19 mag 2016 (CEST)
- "Pagazio" e "Pittazio" sono due personaggi fittizi, così chiamati per il loro nome che ricorda il senso del proverbio. Il proverbio "Come Pagazio così Pittazio" significa semplicemente: come sarò pagato (Pagazio) io dipingerò (Pittazio). Cioè: il lavoro sarà fatto più o meno bene a seconda di quanto verrò pagato. Come ho fatto a saperlo? Semplice, ho letto la voce Proverbio :-) --Lepido (msg) 23:41, 19 mag 2016 (CEST)
- Infatti, ma bastava una semplice ricerca per risolvere il dilemma. --Euphydryas (msg) 23:50, 19 mag 2016 (CEST)
- "Pagazio" e "Pittazio" sono due personaggi fittizi, così chiamati per il loro nome che ricorda il senso del proverbio. Il proverbio "Come Pagazio così Pittazio" significa semplicemente: come sarò pagato (Pagazio) io dipingerò (Pittazio). Cioè: il lavoro sarà fatto più o meno bene a seconda di quanto verrò pagato. Come ho fatto a saperlo? Semplice, ho letto la voce Proverbio :-) --Lepido (msg) 23:41, 19 mag 2016 (CEST)
- Il precedente commento di Euphydryas fa riferimento ad Aiuto:Sportello informazioni. --Umberto NURS (msg) 23:27, 19 mag 2016 (CEST)