Diocesi di Forlì-Bertinoro

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Diocesi di Forlì-Bertinoro
Dioecesis Foroliviensis-Brittinoriensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia
Regione ecclesiasticaEmilia-Romagna
 
Mappa della diocesi
 
VescovoLivio Corazza
Vicario generaleEnrico Casadei Garofani
Vescovi emeritiVincenzo Zarri,
Lino Pizzi
Presbiteri104, di cui 90 secolari e 14 regolari
1.689 battezzati per presbitero
Religiosi17 uomini, 130 donne
Diaconi14 permanenti
 
Abitanti187.700
Battezzati175.700 (93,6% del totale)
StatoItalia
Superficie1.182 km²
Parrocchie128 (10 vicariati)
 
ErezioneII secolo (Forlì)
1360 (Bertinoro)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSanta Croce
ConcattedraleSanta Caterina
Santi patroniMadonna del Fuoco
Madonna del Lago
San Mercuriale
San Rufillo
IndirizzoPiazza Dante Alighieri 1, 47121 Forli, Italia
Sito webwww.diocesiforli.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di Bertinoro.
La basilica di San Rufillo a Forlimpopoli.

La diocesi di Forlì-Bertinoro (in latino: Dioecesis Foroliviensis-Brittinoriensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia appartenente alla regione ecclesiastica Emilia-Romagna. Nel 2021 contava 175.700 battezzati su 187.700 abitanti. È retta dal vescovo Livio Corazza.

La diocesi si estende su due province dell'Emilia-Romagna:

Sede vescovile è la città di Forlì, dove si trova la cattedrale di Santa Croce. A Bertinoro sorge la concattedrale di Santa Caterina. A Forlì si trovano pure due basiliche minori: San Pellegrino Laziosi e San Mercuriale. A Forlimpopoli sorge la basilica minore di San Rufillo.

Il territorio si estende su 1.182 km² ed è suddiviso in 128 parrocchie, raggruppate in 10 vicariati: Forlì centro storico, Forlì est, Forlì sud, Forlì sud-ovest, Forlì ovest, Forlì nord-ravennate, Bertinoro-Forlimpopoli, Valle del Bidente, Val di Rabbi e Acquacheta.

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Forlì-Bertinoro.

La diocesi di Forlì risale ad epoca antica. Tradizionalmente la sua nascita viene fissata al II secolo e viene indicato come protovescovo san Mercuriale, la cui moderna critica storica lo colloca nel IV secolo circa. Benché la tradizione e gli storici locali abbiano elencato una lunga serie di vescovi nei primi secoli, il primo prelato forlivese storicamente documentato e certo è Crescente, vissuto a metà del VII secolo. Fin dai suoi inizi la diocesi di Forlì era suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna.

La prima cattedrale vescovile sorse fuori delle mura urbane, come in quasi tutte le città di Romagna[2]. La pieve di Santo Stefano rimase cattedrale fino al 720, anno in cui la sede episcopale fu trasferita in Santa Croce[3]. Nel Medioevo il capitolo della cattedrale aveva il diritto di eleggere il vescovo, ma, con l'età moderna, questa prerogativa andò perduta. Ancora nel 1433, il capitolo della cattedrale, in accordo con i maggiorenti cittadini, volle decidere l'elezione del vescovo, Guglielmo Bevilacqua, in contrasto però con la volontà di papa Eugenio IV.

Nel 1428 un incendio distrusse completamente una scuola di Forlì, lasciando intatta solo un'effigie cartacea della Vergine, da allora venerata dai forlivesi con il titolo di Vergine del Fuoco. Nello stesso secolo è registrato a Forlì un altro fatto miracoloso riguardo ad un'altra immagine mariana, che colpita da un pugnale, avrebbe schizzato sangue dalla ferita, dando origine alla devozione della Madonna della ferita.

Verso la metà del XVII secolo fu istituito il seminario vescovile di Forlì, ad opera del vescovo Giacomo Teodolo.

Il 7 luglio 1850 cedette una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Modigliana (oggi diocesi di Faenza-Modigliana).

Il 7 ottobre 1972, in forza del decreto Quo aptius della Congregazione per i vescovi, la diocesi ampliò il proprio territorio a scapito della diocesi di Modigliana. Furono annessi alla sede forlivese i comuni di Castrocaro Terme e Terra del Sole, Dovadola, Portico di Romagna, Rocca San Casciano, San Benedetto in Alpe, il vicariato di Premilcuore-Fantella, le parrocchie di Santa Maria in Cuzzano e di San Biagio in Sarturano, entrambe nel comune di Tredozio, la parrocchia di San Pietro in Senzano e parte del territorio della parrocchia di Santa Maria in Limisano, nel comune di Modigliana.[4]

Il 7 ottobre 1975 con un altro decreto dal nome Quo aptius, alla diocesi di Forlì furono aggregate anche le parrocchie della Valle del Bidente nei comuni di Galeata, Santa Sofia e Bagno di Romagna, fino a quel momento comprese nella diocesi di Sansepolcro (oggi diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro).[5]

Al momento dell'unione definitiva con la diocesi di Bertinoro (1986), Forlì comprendeva 86 parrocchie nei comuni di Forlì (46), Bagno di Romagna (1), Castrocaro Terme e Terra del Sole (5), Dovadola (2), Galeata (4), Meldola (3), Portico e San Benedetto (3), Predappio (3), Premilcuore (2), Rocca San Casciano (2), Santa Sofia (4), Ravenna (8) e Russi (3).[6]

Forlimpopoli-Bertinoro

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La diocesi di Forlimpopoli fu eretta probabilmente nel V secolo ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna. Le origini della diocesi di Forum Popili sono legate al culto del patrono san Rufillo, ritenuto unanimemente protovescovo della città nel corso del V secolo.

Nella ricostruzione storica della cronotassi dei vescovi, nel corso dei secoli molti nomi spuri si sono aggiunti all'elenco, che solo a partire dagli studi di Lanzoni sono stati emendati. Dalla tradizionale cronotassi, riportata da Cappelletti, secondo il recente studio di Franco Zaghini sono da rimuovere i vescovi Grato, Sabino, Asello, Fortunato, Mailoco, Stefano, Magno, Anfriso e Agilulfo.

Le vicende della diocesi furono strettamente legate a quelle della città, coinvolta in diversi scontri, a partire dalle invasioni bizantine e longobarde del VII secolo e dall'invasione da parte di Federico Barbarossa nel XII secolo.

Nel 1360 Forlimpopoli fu distrutta dal cardinale Gil Álvarez Carrillo de Albornoz, e la sede della diocesi trasferita a Bertinoro. Il primo vescovo di Bertinoro fu il francese Roberto Boyssel, vescovo di Forlimpopoli dal 1359. Assumendo il titolo della nuova diocesi ereditò per sé e i suoi successori i diritti sulla diocesi forlimpopolese[7].

Il titolo di chiesa principale della nuova diocesi fu assegnato a un piccolo edificio sacro sito nella piazza centrale del paese, adiacente al palazzo comunale. La chiesetta, intitolata a Santa Caterina d'Alessandria, dovette essere ampliata. I lavori si svolsero nel Quattrocento. Nel 1393 le cronache registrarono un fatto portentoso: una croce azzurra sarebbe apparsa sopra il fonte battesimale per undici giorni di fronte a tutto il popolo. Sin dall'Alto Medioevo l'unico fonte del paese si trovava nella pieve di Santa Maria, sita sul monte Cesubeo non lontano dalla rocca.

Nella seconda metà del XVI secolo il vescovo Giovanni Andrea Caligari ricostruì la cattedrale di Bertinoro e lasciò l'originaria sede in borgo Carnevali per prendere residenza nella rocca, donatagli da papa Clemente VIII. Il fonte battesimale venne trasferito nella nuova cattedrale[7].

Durante il dominio napoleonico, nel 1803 fu stipulato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana un concordato che prevedeva la soppressione della diocesi di Bertinoro assieme a quella di Sarsina, «a condizione che le rispettive diocesi siano riunite di comune concerto ad altre diocesi vicine».[8] Di fatto però questa decisione non fu mai ratificata da un provvedimento canonico pontificio, e il vescovo Giacomo Boschi poté rimanere sulla sua sede fino al 1807, quando fu trasferito a Carpi. Seguirono diversi anni di sede vacante, durante i quali la diocesi fu affidata in amministrazione all'arcivescovo di Ravenna, in qualità di metropolita. Nel 1817 fu nominato un nuovo vescovo di Bertinoro, il cappuccino Federico Bencivenni, ma poiché molti dei beni ecclesiastici erano stati venduti, si trovava in una situazione economica miserevole.

Il 28 agosto 1824 in forza della bolla Dominici gregis di papa Leone XII la sede di Bertinoro fu unita a quella di Sarsina. L'unione con Sarsina, problematica soprattutto per la difficoltà di comunicazione tra le due sedi, fu revocata attorno al 1872, quando la diocesi di Sarsina tornò ad avere un proprio vescovo.

Il 7 luglio 1850 cedette una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Modigliana (oggi diocesi di Faenza-Modigliana).

Al momento dell'unione definitiva con la diocesi di Forlì, Bertinoro comprendeva 41 parrocchie nei comuni di Bertinoro (8), Cesena (5), Civitella di Romagna (4), Forlì (6), Forlimpopoli (5), Meldola (5), Predappio (7) e Santa Sofia (1).[9]

Il 9 giugno 1976 Giovanni Proni, vescovo di Bertinoro e coadiutore di Paolo Babini a Forlì, succedette al Babini sulla sede forlivese, unendo così in persona episcopi le due diocesi.

Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, fu stabilita la piena unione delle due diocesi e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Forlì

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Vescovi di Forlimpopoli

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  • San Rufillo † (V secolo)
  • Stefano † (menzionato nel 649)
  • Magno † (menzionato nel 680)
  • Giovanni I † (menzionato nel 731)
  • Anscauso † (menzionato nel 755)
  • Giovanni II † (prima dell'858 - dopo l'861)
  • Arnaldo † (prima del 955 - dopo il 967)
  • Sergio † (menzionato nel 983)
  • Giumegisto o Guinigiso † (X secolo)
  • Teuperto † (prima del 998 - dopo il 1014)
  • Onesto † (menzionato nel 1035)
  • Pietro † (prima del 1053 - dopo il 1077)
  • Guido † (menzionato nel 1119/1120)
  • Ansarico o Ausarico † (menzionato nel 1152)
  • Enrico † (menzionato nel 1165)
  • Gregorio † (menzionato nel 1177)
  • Lanfranco o Lanfredo † (prima di novembre 1179 - dopo il 1182)[20]
  • Guardo o Gualfo † (prima del 1195 - 1213 deceduto)
  • Ubertello † (1214 - marzo 1223 deceduto)
  • Egidio † (1224 - dopo il 1241)
  • Giovanni III † (prima del 1251 - circa 1262 deceduto)[21]
  • Aimerico † (8 febbraio 1262 - marzo 1270 deceduto)
  • Ravaldino † (prima di settembre 1270 - 1285 deceduto)
  • Taddeo † (26 agosto 1285 - 1303 deceduto)[22]
  • Pietro I, O.F.M. † (prima del 31 maggio 1304[23] - circa 1314 deceduto)
  • Pietro II Lancetti, O.S.B. † (circa 1314 - 15 febbraio 1321 deceduto)
  • Ubaldo Gabrielli, O.S.B. † (30 aprile 1321 - 6 giugno 1323 nominato vescovo di Treviso)
  • Ugolino, O.P. † (6 giugno 1323 - 1359 deceduto)
  • Roberto Boiselli (Boysel o Boyssel), O.F.M. † (15 novembre 1359 - 1360 trasferitosi a Bertinoro)[24]

Vescovi di Bertinoro

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Vescovi di Forlì-Bertinoro

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La diocesi nel 2021 su una popolazione di 187.700 persone contava 175.700 battezzati, corrispondenti al 93,6% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
diocesi di Forlì
1950 80.115 80.350 99,7 129 103 26 621 55 293 62
1970 121.666 122.022 99,7 123 92 31 989 39 320 67
1980 143.700 144.500 99,4 153 128 25 939 32 317 140
diocesi di Bertinoro
1950 43.000 43.000 100,0 93 89 4 462 - 60 64
1959 40.000 40.000 100,0 88 83 5 454 5 87 64
1969 38.444 38.542 99,7 74 71 3 519 6 99 62
1980 37.650 37.900 99,3 64 60 4 588 9 80 65
diocesi di Forlì-Bertinoro
1990 171.812 173.374 99,1 195 165 30 881 41 307 127
1999 169.369 171.603 98,7 171 141 30 990 5 36 222 128
2000 168.282 170.645 98,6 162 136 26 1.038 5 32 217 128
2001 170.035 172.570 98,5 164 135 29 1.036 6 34 224 128
2002 171.357 174.134 98,4 162 134 28 1.057 6 34 217 128
2003 172.829 175.779 98,3 156 126 30 1.107 8 34 209 128
2004 171.142 175.769 97,4 150 122 28 1.140 8 33 202 128
2006 169.700 177.425 95,6 146 119 27 1.162 8 30 205 128
2013 177.000 188.500 93,9 132 106 26 1.340 9 31 169 128
2016 178.000 189.400 94,0 112 93 19 1.589 11 24 151 128
2019 176.200 188.200 93,6 108 92 16 1.631 12 20 132 128
2021 175.700 187.700 93,6 104 90 14 1.689 14 17 130 128
  1. ^ Elenco tratto dal sito parrocchiemap.it.
  2. ^ Augusto Vasina, Romagna medievale, Ravenna, Longo, 1969. Gli esempi sono numerosi: Imola, Faenza e la stessa Ravenna, la cui prima sede vescovile fu Classe.
  3. ^ L'abbazia di San Mercuriale, su forlitoday.it. URL consultato il 19 giugno 2020.
  4. ^ (LA) Decreto Quo aptius, AAS 64 (1972) pp. 789-787.
  5. ^ (LA) Decreto Quo aptius, AAS 67 (1975) p. 679.
  6. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 285, 9 dicembre 1986, pp. 16-18. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 86 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 20 novembre 1986 su richiesta del vescovo di Forlì del 26 giugno precedente.
  7. ^ a b Leardo Mascanzoni, Territorio, insediamenti, popolamento e viabilità in Storia di Bertinoro, coordinamento di A. Vasina, Cesena, Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2006, pp. 113-144
  8. ^ Angelo Mercati, (a cura di) Raccolta di concordati su materie ecclesiastiche tra la Santa Sede e le autorità civili, Roma, 1919, p. 567, articolo 3.
  9. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 269, 19 novembre 1986, pp. 25-26. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 41 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 5 novembre 1986 su richiesta del vescovo di Bertinoro del 24 giugno precedente.
  10. ^ Secondo Lanzoni Teodoro non fu vescovo Foroliviensis ma Foroiuliensis, ossia di Fréjus.
  11. ^ Ludovico Antonio Muratori, Dissertazioni sopra le antichità italiane Archiviato il 25 settembre 2008 in Internet Archive., vol. II, Milano, 1837.
  12. ^ I vescovi Rainero, Teodorico e Ottone sono collocati da Cappelletti nella seconda metà del X secolo senza alcun riferimento cronologico più preciso; Gams invece li pone nella prima metà dell'XI secolo, poiché Uberto è, a suo avviso, ancora menzionato nel 997.
  13. ^ Per alcune vicende che coinvolsero i vescovi da Giovanni II a Richelmo, in opposizione agli abati di San Mercuriale, si veda: Papato e monachesimo "esente" nei secoli centrali del Medioevo Archiviato l'11 maggio 2021 in Internet Archive..
  14. ^ Questo vescovo è escluso da Eubel, che lo considera vescovo di Forlimpopoli.
  15. ^ Indicato anche come Giovanni Romano (o da Roma).
  16. ^ Nel 1500 fu governatore di Viterbo.
  17. ^ Dioecesanae synodi Forolivien. decreta sub illustriss. ac reuerendiss. D. D. Claudio Ciccolino, Dei et apostolicae sedis gratia episcopo Forolivii anno domini 1675, Forlì, Dandi & Saporetti, 1675; Dioecesanae synodi Forolivien. decreta sub illustriss. ac reuerendiss. D. D. Claudio Ciccolino, Dei & apostolicae sedis gratia episcopo Forolivii anno domini 1686, Forlì, apud I. Sylvam, 1686.
  18. ^ Prima dioecesana synodus quam d. Mercurialis Prati ordinis S. Benedicti congregationis Vallisumbrosae, Dei & apostolicae sedis gratia Foroliviensis ecclesiae episcopus ... in sua cathedrali ecclesia celebravit anno 1792, Faenza, Genestri, 1793.
  19. ^ Nominato arcivescovo titolare di Atene.
  20. ^ Secondo Eubel muore nel 1201 circa.
  21. ^ Vescovo electus o designatus fino al 1256, anno della sua consacrazione. Il secondo termine da alcuni autori è stato erroneamente interpretato come il nome di un vescovo di Forlimpopoli.
  22. ^ La sede risulta essere vacante il 21 marzo 1303.
  23. ^ Nel mese di gennaio 1304 la sede risulta essere ancora vacante.
  24. ^ Documentato per la prima volta come episcopus Bertenoriensis il 3 settembre 1362.
  25. ^ Eubel distingue due vescovi di nome Roberto, uno francescano e l'altro agostiniano; le cronotassi tradizionali invece menzionano un solo Roberto.
Per la sede di Forlì
Per la sede di Forlimpopoli
  • Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. II, Faenza, 1927, pp. 721–723
  • Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. II, Venezia, 1844, pp. 437–465
  • Franco Zaghini, Cronotassi dei vescovi di Forlimpopoli, in Forlimpopoli. Documenti e Studi, Vol. 7, pp. 113–128
  • (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig, 1931, p. 674
  • (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 1, pp. 253–254
  • Vittorio Bassetti, Il monastero di San Giovanni Battista in Forlimpopoli, in Pagine di cronaca e storia, Forlì, 1974, pp. 108–121.
  • Vittorio Bassetti, Confini parrocchiali settecenteschi nella città di Forlimpopoli, in Forum Popili, 2 (1975), pp. 197–198.
  • Vittorio Bassetti, La diocesi di Forlimpopoli ai tempi del primo Anno Santo (1300), Bologna, 1975
  • Vittorio Bassetti, La cattedrale di Forlimpopoli, in Ravennatensia, VI (1977), pp. 173-180.
  • Vittorio Bassetti, La diocesi di Forlimpopoli ai tempi del primo Anno Santo (1300), Supplemento, Bologna, 1980
  • Vittorio Bassetti, Le Suore Agostiniane di Forlimpopoli negli anni della bufera napoleonica, in Ravennatensia, XIV (1987), pp. 233–247.
  • Vittorio Bassetti, La chiesa di San Pietro in Forlimpopoli, in Forlimpopoli. Documenti e Studi, I (1990), pp. 25–61.
  • Vittorio Bassetti, Presenza francescana nella diocesi di Forlimpopoli (secoli XIII-XIV), in Ravennatensia, XVII (1993), pp. 197–206.
  • Vittorio Bassetti, Una fonte primaria del medioevo forlimpopolese: la "Donazione" del vescovo Ubertello, in Atti e Memorie, XLIX (1998), pp. 39–57.
  • Vittorio Bassetti, Memorie storiche del monastero forlimpopolese di San Giovanni Battista (secoli XVII-XVIII), in Forlimpopoli. Documenti e Studi, IX (1998), pp. 33–68.
Per la sede di Bertinoro

Voci correlate

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