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Carlo I di Borgogna

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Carlo I di Borgogna
detto "il Temerario"
Carlo intorno al 1460, con indosso l'Ordine del Toson d'Oro, dipinto da Rogier van der Weyden
Duca di Borgogna
Stemma
Stemma
In carica15 giugno 1467 –
5 gennaio 1477
PredecessoreFilippo il Buono
SuccessoreMaria di Borgogna
Duca di Gheldria
In carica23 febbraio 1473 –
5 gennaio 1477
PredecessoreArnoldo di Egmond
SuccessoreAdolfo di Egmond
Altri titoliDuca di Lorena e del Brabante
Duca di Lussemburgo
Conte Palatino di Borgogna
Conte d'Artois
Conte di Fiandra
Conte d'Olanda e Zelanda
Conte di Hainaut
Marchese di Namur
NascitaDigione, 10 novembre 1433
MorteNancy, 5 gennaio 1477 (43 anni)
Casa realeValois-Borgogna
PadreFilippo il Buono
MadreIsabella del Portogallo
ConiugiCaterina di Francia
Isabella di Borbone
Margherita di York
FigliMaria
ReligioneCattolicesimo

Carlo I di Borgogna, detto "il Temerario", in francese Charles le Téméraire o Charles le Hardi, in olandese Karel de Stoute, in tedesco Karl der Kühne (Digione, 10 novembre 1433Nancy, 5 gennaio 1477), battezzato Carlo Martino fu conte dello Charolais (dal 1433) e poi duca di Borgogna, conte di Borgogna (Franca Contea), Artesia e Fiandre, duca di Limburgo, Brabante e Lorena, conte di Annonia, Olanda e Zelanda, duca di Lussemburgo e marchese di Namur (dal 1467), e infine duca di Gheldria e conte di Zutfania dal 1473 fino alla sua morte.

Il soprannome di Temerario, di chiara influenza romantica, si accompagnò ad ulteriori appellativi attribuitigli dai suoi contemporanei, come Grande Leone, Guerriero, Terribile, ecc.

Uomo di eccezionale coraggio, molto istruito, intelligente, attivo e appassionato di musica e di tornei, dotato di un vero genio politico, fu tuttavia noto ai più per il suo carattere violento, impulsivo ed in genere propenso all'uso della forza.

Carlo era il quinto figlio maschio e l'unico sopravvissuto del duca di Borgogna Filippo il buono, e di Isabella del Portogallo (1397 - 17 dicembre 1471), figlia del re del Portogallo, Giovanni I e di Filippa di Lancaster, anch'ella capetingia[1]. Era membro, per ramo cadetto (conosciuto come terza dinastia di Borgogna), della dinastia capetingia dei Valois, allora regnante in Francia. Fu Governatore Generale dell'Ordine di S. Giorgio di Borgogna.

Carlo il Temerario

A Carlo, pur essendo il terzogenito, alla nascita (1433), fu conferito il titolo di conte di Charolais, per la morte, l'anno prima (1432), dei suoi due fratelli maggiori:

  • Antonio (14301432) conte di Charolais,
  • Giuseppe (14321432) conte di Charolais.

Carlo I sposò il 19 maggio 1440 a Blois, Caterina di Francia (1428-1446), figlia del re Carlo VII e di Maria d'Angiò: al momento delle nozze aveva solo sette anni, contro i dodici della consorte.

Nel 1452-1453, quando era soltanto il conte di Charolais (Saona e Loira in Borgogna), per conto del padre, represse duramente l'insurrezione fiamminga.

Il 30 ottobre 1454 sposò a Lilla Isabella di Borbone (1437-1465), figlia del duca Carlo I di Borbone. Tale matrimonio non era gradito al Temerario, che intendeva sposare Anna di York: suo padre gli rammentò i termini del trattato di Arras, che lo obbligavano a sposarsi con una principessa di sangue francese.

Nel 1457 ebbe uno scontro con il padre per il suo comportamento ostile verso la Francia. Nel 1463 Luigi XI, dopo la richiesta dei territori e delle città borgognone sulla Somme[2], prevista dal trattato di Arras, appoggiò dei disordini nella zona di Liegi ed avanzò pretese su Toul, Verdun e Metz. Il Duca Filippo ormai vecchio e stanco, dopo la riconciliazione col figlio Carlo, avvenuta nel 1464, si ritirò lasciandogli nel 1465 le redini del governo (prefettura generale). Carlo il Temerario, il 15 giugno 1465, approfittando della ribellione dell'alta nobiltà francese, a Montléry, si scontrò con l'esercito del re di Francia Luigi XI; lo scontro si chiuse senza vincitori né vinti, ma il re dovette rientrare a Parigi, per l'arrivo degli alleati del conte di Charolais, Carlo il Temerario, Carlo di Francia, il diciottenne duca di Berry, fratello del re e il duca di Bretagna, Francesco II.

Lo stesso argomento in dettaglio: Lega del bene pubblico.

Con la successiva pace di Saint-Maur-des-Fossés (1465) i territori e le città sulla Somme tornarono alla Borgogna, Liegi fu pacificata[3] e anche le contee di Guînes, Péronne, Montdidier, Roye ed altre, furono concesse a Carlo.

La rivalità con la Francia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra delle due rose.

Carlo, alla morte del padre, Filippo III il Buono, il (15 giugno 1467), divenne duca di Borgogna. I suoi rapporti con il re di Francia Luigi XI furono pessimi; Luigi voleva vendicarsi di Carlo per la sconfitta subita. Dopo aver vinto il duca di Bretagna, Luigi si rivolse contro Carlo, e prima di arrivare a un combattimento, gli propose di incontrarlo[4]. L'incontro avvenne in ottobre a Péronne, ma siccome vi erano presenti molti alleati di Carlo, nemici di Luigi, questi non ottenne nulla dal Temerario e, mentre si apprestava a lasciare la sede dell'incontro, arrivò la notizia che gli abitanti di Liegi avevano riaperto le ostilità e che, istigati dagli emissari di Luigi, avevano massacrato il vescovo e il governatore posto dal duca. In tal contesto, Luigi XI, bloccato nel castello in cui era ospitato, dovette accettare il trattato di Péronne (1468), in base al quale le Fiandre avrebbero avuto una giurisdizione indipendente da Parigi, e Luigi avrebbe aiutato Carlo a punire gli abitanti di Liegi.

L'eroina Jeanne Hachette, sulla piazza del municipio di Beauvais. Scultura di Gabriel-Vital Dubray (XIX sec.)

Carlo iI Temerario sconfisse i rivoltosi a Saint-Trond e, dopo il moto dei 600 di Franchimont, il 30 ottobre occupò Liegi, che fu distrutta e sottomessa in presenza del monarca francese[5], che ne aveva sostenuto gli abitanti nella prima rivolta ed in seguito anche fomentati. Rimasto vedovo di Isabella di Borbone (madre della sua unica figlia, Maria) nel 1465, il 3 luglio 1468, a Damme, Carlo passò a nuove nozze con Margherita di York (1446-1503), figlia del duca Riccardo di York e di Cecilia Neville e sorella del re d'Inghilterra, Edoardo IV e del futuro re, Riccardo III, con cui si alleò. Intanto Luigi si era alleato col detronizzato Enrico VI d'Inghilterra, che tornato sul trono, nel 1470, invase la Piccardia e la Borgogna, mentre Carlo inviò soldati e navi a Edoardo che, nel 1472, sconfisse definitivamente il cugino.

Carlo, nel (1472), cercò di estendere i propri domini in Francia, mettendo la città di Beauvais sotto assedio, ma inaspettatamente subì un rovescio che fu dovuto a Jeanne Hachette[6].

Il sogno di uno stato borgognone

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Dopo la violazione del trattato di Péronne, da parte di Luigi, Carlo non si riconobbe più vassallo del re di Francia, ed ebbe l'ambizione di creare un regno indipendente tra Francia e Germania, avere un esercito mercenario e conquistare la riva sinistra del Reno, in modo da congiungere le sue terre di Borgogna con le Fiandre e realizzare sotto il suo scettro un grande stato borgognone. Tutto il regno del Temerario fu contraddistinto dalle guerre contro Luigi XI, il sovrano di Francia, di cui era stato il vassallo più riottoso; egli cercò di inimicare il predetto con l'imperatore del Sacro Romano Impero Federico III e con Edoardo IV di Inghilterra. Si distinse inoltre per i tentativi espansionistici ai danni degli stati confinanti, in specie la Svizzera e la Lorena.

Purtroppo per Carlo, Luigi XI fece in modo che l'imperatore Federico III non gli riconoscesse mai il titolo di re. Al re d'Inghilterra Edoardo IV, dopo che quest'ultimo, nel 1475, era sbarcato a Calais, per invadere la Francia, Luigi versò 75.000 corone, più la promessa di altre 50.000 corone annue, nonché il fidanzamento della figlia di Edoardo, Elisabetta di York col delfino di Francia, Carlo. In questo modo ottenne la pace. Infine riuscì a convincere i cantoni svizzeri[7] a fare la pace col loro mortale nemico, Sigismondo del Tirolo e a concentrarsi contro Carlo di Borgogna, mentre Sigismondo fu convinto da Luigi ad accettare l'indipendenza dei cantoni offrendogli una pensione annua. Infine Luigi ad uno ad uno punì tutti quei vassalli che avevano sostenuto Carlo e fece loro giurare che non si sarebbero mai più alleati con lui.

I rapporti con il Sacro Romano Impero

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I domini di Carlo il Temerario.

Con il trattato di Saint-Omer stipulato il 9 maggio 1469, il duca d'Austria Sigismondo del Tirolo cedette[8] i territori dell'Alsazia e dell'Alto Reno. All'inizio del 1473, Carlo conquistò il ducato di Gheldria e la contea di Zutphen, poi, nell'autunno 1473, cercò di ottenere, attraverso un incontro, a Treviri, con l'imperatore, Federico III d'Asburgo (1415 - 1493), lo statuto di regno indipendente e anche il titolo di Re dei Romani, mentre a Federico III d'Asburgo interessava di dare in sposa a suo figlio Massimiliano d'Asburgo (1459 - 1519) la figlia di Carlo, Maria di Borgogna (1457 -1482).

Dato che non fu raggiunto alcun accordo, il Temerario, sentendosi raggirato e offeso, cercò di rafforzarsi territorialmente e pose l'assedio alla piccola città renana di Neuss. Federico III dovette intervenire con l'esercito imperiale costringendolo a togliere l'assedio dopo dieci mesi. Nel 1474 la situazione politica e strategica di Carlo divenne sempre più difficile. L'Alsazia si sollevò contro la sua decisione di non rivenderla per la stessa somma a Sigismondo d'Asburgo. Il malcontento nasceva anche dalla cattiva gestione operata dal balivo di Carlo, Pietro di Hagenbach.

In questo periodo combatté una guerra nel basso Reno a favore delle signorie di Colonia e per questo si attirò una temporanea ostilità da parte dell'imperatore. All'inizio della primavera del 1475 l'imperatore Federico III d'Asburgo si riappacificò con Carlo e così ripresero le trattative sul matrimonio tra i loro due primogeniti. Nel novembre dello stesso anno, rispondendo all'attacco del duca Renato II di Lorena, che contava sull'alleato francese, Carlo invase il ducato e, l'11 gennaio 1476, si impadronì della sua capitale, Nancy.

Gli scontri con gli svizzeri, il crepuscolo

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Il ritrovamento del corpo di Carlo il Temerario dopo la battaglia di Nancy
Tomba di Carlo il Temerario nella Chiesa di Notre-Dame a Bruges.

I cantoni confederati svizzeri si erano uniti con il duca Sigismondo e con le città dell'Alsazia per realizzare un'unione antiborgognona ed inoltre avevano stretto un'alleanza con il re di Francia, Luigi XI. A sud Berna era in fermento: appoggiata dalla confederazione svizzera, reagì contro la duchessa Iolanda di Savoia[9] conquistando delle piazzeforti nel Vaud. Rispondendo alle invocazioni degli alleati e dei vassalli, il Temerario si preparò a guerreggiare e rispose attaccando Berna e Friburgo. Per la precipitazione, il duca borgognone commise molti errori tattici, tra cui sottovalutare la coesione svizzera, e fu quindi battuto nella battaglia di Grandson (2 marzo 1476)[10] ed in quella di Morat, dove il suo esercito fu annientato (22 giugno 1476).

Raccolte in un nuovo esercito tutte le sue forze che si erano disperse, il Temerario si mise in marcia per i Paesi Bassi, ma attraversando la Lorena Renato II gli sbarrò la strada; allora Carlo cinse d'assedio Nancy. Ma, mentre stava disperatamente cercando di conquistare la città , il 5 gennaio 1477 fu attaccato dagli Svizzeri e durante la battaglia[11] il duca perì.

Tre giorni dopo lo scontro, il corpo del Temerario fu ritrovato al bordo dello stagno di Saint-Jean (sul luogo dell'odierna piazza della Croce di Borgogna, a Nancy), semi divorato dai lupi. Il suo cavallo era caduto al suo fianco. La salma fu esposta su un letto funebre nella casa di Giorgio Marqueix, al numero 30 della Gran Via. Al giorno d'oggi quella casa non esiste più, tuttavia il luogo in cui sorgeva è segnalato da una pavimentazione di granito nera e bianca, a forma di croce di Lorena, recante la data 1477. Le spoglie di Carlo I furono seppellite nella collegiale di Saint-Georges di Nancy (oggi sparita) e quindi trasferite a Bruges nel 1550.

Un adagio svizzero recita: «Herzog Karl von Burgund verlor bei Grandson das Gut, bei Murten den Mut, bei Nancy das Blut[12] In italiano: «Il conte Carlo di Borgogna perse a Grandson i suoi beni, a Murten il coraggio, a Nancy il sangue».

Alla notizia della morte di Carlo, Luigi XI ebbe una tale esplosione di gioia che «non sapeva più controllarsi». L'erede di Carlo, Maria di Borgogna, fece appello alla bontà e alla clemenza di Luigi che era suo padrino, ma il re non volle sentire ragioni; la sua volontà di annettere tutti i feudi francesi e non solo, portò ad una guerra contro l'impero.

Dall'unione con Caterina, non nacquero figli.

Da quella con Isabella nacque una sola figlia, Maria (1457-1482), futura duchessa di Borgogna, che avrà come consorte, nel 1477, l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo (1459-1519).

Dall'unione con Margherita non nacquero figli.

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Filippo II di Borgogna Giovanni II di Francia  
 
Bona di Lussemburgo  
Giovanni di Borgogna  
Margherita III di Fiandra Luigi II di Fiandra  
 
Margherita di Brabante  
Filippo III di Borgogna  
Alberto I di Baviera Ludovico il Bavaro  
 
Margherita II di Hainaut  
Margherita di Baviera  
Margherita di Brieg Ludovico I il Giusto  
 
Agnese di Głogów-Żagań  
Carlo I di Borgogna  
Pietro I del Portogallo Alfonso IV del Portogallo  
 
Beatrice di Castiglia  
Giovanni I del Portogallo  
Teresa Lourenço Lourenço Martins  
 
Sancha Martins  
Isabella del Portogallo  
Giovanni Plantageneto, I duca di Lancaster Edoardo III d'Inghilterra  
 
Filippa di Hainaut  
Filippa di Lancaster  
Bianca di Lancaster Enrico Plantageneto  
 
Isabella di Beaumont  
 

Il cronista fiammingo Georges Chastelain restituisce un'immagine del giovane Carlo come di un uomo dotato di qualità: retto, franco, pio, generoso nell'elemosina, fedele alla sposa, familiare e gioioso con i suoi, sempre attento a evitare di procurare la più piccola offesa a chiunque[13]. Era, nei fatti, un uomo dal coraggio eccezionale[14]. Nelle sue memorie, Philippe de Commynes testimonia come Carlo si cimentasse con coraggio nei combattimenti tanto da rimanere ferito nella battaglia di Montlhéry nel luglio 1465. Era anche un uomo molto istruito, dotato di una grande capacità operativa[15]. Suonava l'arpa e compose alcune canzoni e mottetti. Fu protettore della scuola musicale borgognona che raggruppava dei compositori che avrebbero poi costituito la famosa Scuola franco fiamminga.

Tuttavia, altri tratti caratteriali si sarebbero sviluppati nel corso del tempo, quando avrebbe dato prova di un carattere violento e impulsivo. Ricorse volentieri all'uso della forza e alla guerra pur di ottenere quello che voleva, ma egli l'amava di per sé. Per Luigi XI, la guerra non era altro che un'attività prosaica, sprovvista di valore intrinseco e destinata a servire le ambizioni politiche, alla quale preferiva piuttosto la via diplomatica. Per Carlo, la guerra andava oltre la caratteristica di semplice mezzo di conquista, per rivestire un valore quasi sacrale, che si arricchiva di tutti i miti rinvenibili nella tradizione pagana e cristiana: si conosce, ad esempio, la sua passione per il più grande dei conquistatori, Alessandro Magno[16].

A tale proposito, lo storico dell'arte Aby Warburg attribuisce a lui, o a qualcuno della sua cerchia, la commissione dei famosi Arazzi di Alessandro (seconda metà del XV secolo circa, conservati a Genova, nella Villa del Principe Andrea Doria), usciti da un atelier di Tournai, in Belgio. Si tratta di due capolavori dell'arazzeria fiamminga, nel primo dei quali si narrano le gesta giovanili del macedone, mentre nel secondo, invece, sono rappresentate le imprese della maturità in Oriente, ai confini dell'impero[17]. Il testo letterario d'ispirazione per gli arazzi è di area letteraria borgognona: per la precisione, la versione del Roman d'Alexandre presa a riferimento è quella realizzata, nel 1440, dallo scrittore e traduttore Jean Wauquelin, importante figura intellettuale della corte del Ducato di Borgogna.

Secondo l'ipotesi di Aby Warburg, perfino le fattezze di Alessandro riprodurrebbero quello di Carlo il Temerario[17]. L'iconografia degli arazzi riprende i temi fiabeschi e mitici dell'immaginario medievale su Alessandro, compresa la famosa ascensione al cielo su un carro trainato da grifoni, o l'immersione subacquea, ma con un rovesciamento di paradigma interpretativo del significato delle gesta temerarie del macedone, celebrate negli arazzi, laddove molta parte della tradizione artistica medievale occidentale le deprecava, additandole come exemplum superbiae[18].

Era noto, altresì, il suo entusiasmo per le Crociate e per la singolar tenzone[16]. Per Carlo, il campo di battaglia costituiva il perimetro privilegiato in cui poteva dispiegarsi la prodezza individuale, attraverso cui l'uomo poteva trascendere la propria natura, e, a prezzo di sofferenza fisica o morale, acquisire il controllo del proprio corpo e del proprio spirito[19]. Philippe de Commynes assicura che il duca di Borgogna, a partire dal 1472, diede prova di una ferocia che gli era stata sconosciuta fino ad allora[20].

Inoltre, divenuto duca di Borgogna, si lasciò sopraffare da quel grande orgoglio denunciato da Thomas Basin[21]: «Fu preso da un tale orgoglio che giunse a non risparmiare, stimare, o temere alcuno».

Il suo temperamento intraprendente e temerario traspariva anche dal suo motto: «Je l'ay emprins» (Je l'ai entrepris, in francese moderno)[22], vale a dire: «Ho osato». Adottò questo motto quando la moglie, Isabella di Borbone, lo supplicava di rinunciare ai suoi progetti bellici durante la Guerra del bene pubblico[23][24].

  1. ^ Filippa di Lancaster era la nipote di Edoardo III d'Inghilterra, che era figlio di Isabella di Francia, figlia di Filippo IV il Bello.
  2. ^ La restituzione dei territori e delle città sulla Somme era prevista nel trattato di Arras, mentre Luigi XI dovette pagare a Filippo 400.000 corone d'oro.
  3. ^ Le rivolte di Liegi e Dinant (che dipendeva dal Principato vescovile di Liegi) contro il principe-vescovo Luigi di Borbone, parente ed alleato di Carlo, erano state istigate da Luigi XI, ma dopo la vittoria su Luigi, Carlo poté affrontare i rivoltosi e, il 25 agosto 1466, il Temerario conquistò Dinant, che fu saccheggiata e distrutta, spegnendo così gli ardori dei rivoltosi.
  4. ^ Luigi XI era convinto di essere intellettivamente superiore a Carlo e quindi di poterlo facilmente guadagnare alla sua causa. Pare che di Carlo abbia detto: «È un uomo di scarso valore e di poco senno, arrogante e irascibile; è una bestia»
  5. ^ Si narra che Luigi entrasse in Liegi al grido: «Viva il duca di Borgogna»
  6. ^ Jeanne Laisné ou Fourquet, poi detta Hachette (1454-?), era un'abitante diciottenne di Beauvais, che, durante l'assedio di Carlo il Temerario, era difesa da pochi uomini. Jeanne, vedendo i borgognoni che stavano scalando le mura con le scale, armata di una scure si avventò contro la prima scala appoggiata alle mura, dando in questo modo l'esempio alle altre donne che la seguirono sugli spalti, per rifornire gli uomini di armi ed intervenire esse stesse con lanci di pietre e rovesci di olio bollente.
  7. ^ La trattativa di Luigi XI di Francia coi cantoni svizzeri fu lenta (nel 1470 ci fu un trattato di neutralità tra Luigi e i cantoni, poi, nel 1471 Luigi donò ad ogni cantone la somma di 3.000 libbre), ma, nel 1473, arrivò a soluzione con la pace dei cantoni con Sigismondo del Tirolo.
  8. ^ Sigismondo del Tirolo affidò a Carlo in ipoteca il territorio che aveva dato in pegno ai confederati (gli Svizzeri) e cioè le città di Laufenburg, Rheinfelden, Säckingen e Breisach, il langraviato dell'Alta Alsazia e la contea di Ferrette in cambio di 50.000 fiorini e la protezione contro i suoi nemici (i confederati).
  9. ^ Oltre alla duchessa Iolanda di Savoia, era alleato di Carlo il duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza
  10. ^ In seguito alla battaglia di Grandson, Renato II di Lorena riuscì a riprendersi il suo Ducato di Lorena e a rientrare nella sua capitale, Nancy.
  11. ^ Uno dei suoi generali, il condottiero napoletano Campobasso, che egli aveva insultato tempo addietro, lo tradì e passò al nemico. L'esercito borgognone in rotta si diresse verso il ponte di Bouxières-aux-Dames, attraverso il quale intendeva fuggire verso Metz. In quel luogo Campobasso si vendicò massacrando i fuggitivi. Una sortita della guarnigione di Nancy finì di polverizzare l'esercito di Carlo I.
  12. ^ Laut dem Aargauer historischen Taschenbuch erstmals bezeugt in einem „alten Holzschnitt“ in der Fassung Herzog Carolus verlor vor Elicurth den Muth (1474), vor Granson das Gut (1476), vor Murten den Hut (1476), vor Nancy das Blut. Karl Friedrich Wilhelm Wander, Deutsches Sprichwörter-Lexikon: Ein Hausschatz für das deutsche Volk, Brockhaus, 1870, 1143.
  13. ^ Le Cam, 1992
  14. ^ Le Cam, 1992
  15. ^ Le Cam, 1992
  16. ^ a b Le Cam, 1992
  17. ^ a b Monica Centanni, Il lungo volo di Alessandro, in La stella di Alessandro il Grande, Engramma, n. 76, dicembre 2009, ISBN 978-88-98260-21-8, ISSN 1826-901X (WC · ACNP). URL consultato il 18 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2017).
  18. ^ AA.VV., Alessandro Magno. Storia e mito (a cura di Antonino Di Vita e Carla Alfano), 1995, p. 320
  19. ^ Le Cam, 1992
  20. ^ Le Cam, 1992
  21. ^ Favier, 2001
  22. ^ Jean-Louis Kupper e Philippe George, Charles le Téméraire, de la violence et du sacré, Éditions du Perron, giugno 2007, p. 96.
  23. ^ Le Cam, 1992
  24. ^ Thomas Basin, Histoire de Louis XI, edita e tradotta da Charles Samaran, Parigi, 1963, tomo 1, p. 69.
  • Paul E. Martin, "La confederazione svizzera nel Medioevo", cap. XI, vol. VI (Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 423–459.
  • R.G.D. Laffan, "L'impero nel XV secolo", cap. VI, vol. VII (L'autunno del Medioevo e la nascita del mondo moderno) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 198–245.
  • Henri Pirenne, "I Paesi Bassi", cap. XII, vol. VII (L'autunno del Medioevo e la nascita del mondo moderno) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 411–444.
  • C.H. Williams, "Inghilterra: i re della casa di York, 1461-1485", cap. XIV, vol. VII (L'autunno del Medioevo e la nascita del mondo moderno) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 509–545.
  • Charles Petit-Dutaillis, "Francia: Luigi XI", cap. XVIII, vol. VII (L'autunno del Medioevo e la nascita del mondo moderno) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 657–695.

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