Vulpes corsac

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Corsac[1]
Volpe corsac in cattività a Baden-Württemberg, in Germania
Stato di conservazione
Rischio minimo[2]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineCarnivora
SottordineCaniformia
FamigliaCanidae
GenereVulpes
SpecieV. corsac
Nomenclatura binomiale
Vulpes corsac
(Linnaeus, 1768)
Sinonimi

"Canis corsac", "Alopex corsac"

Areale

Il corsac (Vulpes corsac Linnaeus, 1768), noto anche come volpe delle steppe, è una volpe asiatica di medie dimensioni diffusa nelle steppe centrali del continente. Talvolta viene chiamato anche «volpe delle sabbie», ma questo nome può trarre in inganno, dal momento che così vengono chiamate anche altre due specie, la volpe delle sabbie tibetana e la volpe di Rüppell. È minacciato dalla caccia datagli per la pelliccia.

Il corsac appartiene a un clade olartico di volpi, comprendente anche la volpe rossa, la volpe veloce e la volpe artica, tutte somiglianti nell'aspetto[3]. Tuttavia, il parente più stretto del corsac è probabilmente la volpe delle sabbie tibetana[4]. La sua diretta antenata si ritiene essere l'estinta Vulpes praecorsac, che viveva nell'Europa centrale agli inizi del Pleistocene[5]. I fossili di corsac più antichi risalgono al Pleistocene medio e indicano che un tempo la specie si spingeva a ovest fino alla Svizzera[6] e a sud fino alla Crimea[7].

Attualmente vengono riconosciute tre sottospecie di corsac[6]:

  • V c. corsac Linnaeus, 1768 (Kazakistan settentrionale e Siberia meridionale);
  • V. c. kalmykorum Ognev, 1935 (Uzbekistan settentrionale e regione del Caucaso);
  • V. c. turkmenica Ognev, 1935 (Uzbekistan meridionale, Turkmenistan, Cina, Mongolia e regioni vicine).

Il corsac è una volpe di medie dimensioni, con una lunghezza testa-corpo di 45–65 cm e una coda di 19–35 cm. Gli adulti pesano 1,6-3,2 kg. La pelliccia è di colore variabile dal grigio al giallastro, con le regioni inferiori più chiare e disegni più chiari su bocca, mento e gola. Durante l'inverno, il manto diviene più folto e sericeo, e assume una tinta grigio-paglia, con una linea più scura lungo il dorso[6].

Per essere una volpe, ha denti piccoli e cranio largo. È munito di artigli uncinati ed è in grado di arrampicarsi sugli alberi. Ha vista e udito ben sviluppati e un acuto senso dell'olfatto. Possiede un certo numero di ghiandole odorifere, alcune delle quali secernenti un odore pungente[8], sebbene non così tanto quanto quello prodotto da altre specie del genere Vulpes. Queste ghiandole sono situate nella regione anale, sopra la base della coda, nonché su zampe e guance[6].

È stato riportato che i corsac abbaino durante la caccia o quando cercano di intimorire i rivali, ed emettano guaiti o cinguettii più elevati come richiami d'allarme o per salutare i membri del proprio gruppo[6].

Distribuzione e habitat

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I corsac vivono nelle steppe e nei semideserti dell'Asia centrale e nord-orientale. Sono presenti in tutto il Kazakistan, l'Uzbekistan e il Turkmenistan, nonché nelle regioni vicine, tranne che nelle zone più settentrionali della Mongolia. A sud, il loro areale si estende fino alle propaggini settentrionali di Iran, Tagikistan, Kirghizistan, Afghanistan e Cina; si incontrano, inoltre, nelle zone viciniori della Russia[2].

Queste volpi abitano le steppe erbose aperte e i semideserti, ed evitano la fitta vegetazione e le regioni montuose[2]. Non si spingono mai nei deserti veri e propri e nelle zone ove la copertura di neve supera i 15 cm di profondità[5]. Generalmente si tengono lontane dagli insediamenti umani.

Corsac nel suo manto estivo.

Ben adattatosi al clima arido delle regioni in cui vive, il corsac riesce a sopravvivere anche con poca acqua, dal momento che ricava la maggior parte dei liquidi necessari dalle prede di cui si nutre. La sua dieta comprende per la maggior parte insetti e piccoli roditori, come arvicole, gerbilli, gerboa, criceti e scoiattoli di terra. Di tanto in tanto cattura anche animali più grandi, come lepri e pika, e si nutre di carogne e rifiuti umani. Sebbene sia prevalentemente carnivoro, occasionalmente mangia anche frutta e altri vegetali, specialmente quando le prede animali sono scarse. Tra i suoi predatori naturali ricordiamo lupi, aquile, poiane e gufi reali[6].

I corsac sono cacciatori notturni che conducono vita nomade attraverso le steppe. Non difendono un proprio territorio e, diversamente da altre volpi, talvolta si riuniscono in branchi. Dal momento che non riescono a cacciare quando la neve è troppo alta, trascorrono la stagione rigida all'interno delle tane o, nelle zone più settentrionali dell'areale, migrano verso sud anche per 600 km. A volte sono stati visti seguire le mandrie di antilopi locali, approfittando dello strato di neve calpestato dai loro zoccoli[6].

Talvolta le prede catturate vengono immagazzinate in appositi depositi sotterranei.

I corsac si rifugiano all'interno delle tane per ripararsi dal clima rigido e dai predatori più grandi. Sebbene siano in grado di scavarsi da soli i propri rifugi, questi sono generalmente poco profondi, e i corsac si impossessano piuttosto delle tane scavate da altri animali, come marmotte, scoiattoli di terra o tassi. Le tane possono avere più entrate, ma generalmente sono profonde meno di un metro[6]. Esse sono condivise da tutti i membri del gruppo e possono comprendere più camere collegate da gallerie.

I corsac sono eccellenti arrampicatori, ma corrono piuttosto lentamente e possono essere catturati con facilità dai cani. Sebbene venga riportato che in natura abbiano abitudini prevalentemente notturne, in cattività sono molto attivi durante il giorno. Si ritiene che la causa di questo cambiamento sia da ricercarsi nell'avanzata degli insediamenti umani, che ha spinto le volpi a divenire attive di notte per evitare l'uomo.

La stagione degli amori inizia in gennaio e termina a marzo. Inizialmente i maschi combattono tra loro per avere accesso alle femmine, ma al termine di queste lotte si formano coppie monogame e tutti i membri del gruppo collaborano insieme all'allevamento dei piccoli. Prima di partorire la madre allestisce un'apposita tana, che talvolta condivide con altre femmine gravide, ma, dopo la loro nascita, sposta più volte i piccoli in nuove tane[6].

Generalmente, dopo un periodo di gestazione di 52-60 giorni, nascono da due a sei piccoli, sebbene siano stati riportati anche casi di cucciolate composte da dieci volpacchiotti. Alla nascita i piccoli pesano circa 60 g e sono ricoperti da una morbida pelliccia di colore marrone chiaro che diviene giallastra man mano che crescono. Inizialmente ciechi, aprono gli occhi verso le due settimane di vita; iniziano a mangiare carne a quattro settimane ed escono per la prima volta dalla tana poco tempo dopo. I corsac raggiungono la maturità sessuale tra i nove e i dieci mesi e si riproducono per la prima volta nel corso del secondo anno di vita[5]. In natura possono vivere fino a nove anni[6].

Conservazione

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La minaccia maggiore per il corsac è costituita dal bracconaggio. Corre piuttosto lentamente e può quindi essere catturato con facilità dai cacciatori; nelle aree dove gli effetti della caccia si sono maggiormente fatti sentire, le popolazioni di questo animale si sono notevolmente ridotte di numero. Alla fine del XIX secolo, ogni anno venivano abbattuti per la loro pelliccia fino a 10.000 esemplari. La popolazione attuale, tuttavia, è ancora numerosa, sia perché la specie riesce a contrastare con successo l'elevata pressione venatoria, sia perché il suo habitat naturale è rimasto in gran parte intatto, data la bassa densità di popolazione umana. Tra le altre minacce ricordiamo i disastri naturali, che possono decimare un gran numero di esemplari in alcune aree, sebbene le popolazioni riescano a riprendersi e ad aumentare velocemente. Attualmente, sulla Lista Rossa della IUCN, il corsac viene classificato tra le specie a rischio minimo.

  1. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Vulpes corsac, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ a b c (EN) Poyarkov, A. & Ovsyanikov, N. 2008, Vulpes corsac, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  3. ^ Zrzavý, J. & Řicánková, R., Phylogeny of Recent Canidae (Mammalia, Carnivora): relative reliability and utility of morphological and molecular datasets., in Zoologica Scripta, vol. 33, n. 4, 1999, pp. 311–333, DOI:10.1111/j.0300-3256.2004.00152.x.
  4. ^ Bininda-Emonds, O.R.P. et al., Building large trees by combining phylogenetic information: a complete phylogeny of the extant Carnivora (Mammalia), in Biological Review, vol. 74, n. 2, 1999, pp. 143–175, DOI:10.1111/j.1469-185X.1999.tb00184.x.
  5. ^ a b c Poyarkov, A. e Ovsyanikov, N., Canids: foxes, wolves, jackals and dogs. Status survey and conservation action plan, a cura di Sillero-Zubiri, C., M. Hoffmann, & D. W. Macdonald, International Union for Conservation of Nature and Natural Resources/Species Survival Commission Canid Specialist Group, 2004, pp. 142–148.
  6. ^ a b c d e f g h i j Clark, H.O. et al., Vulpes corsac (Carnivora: Canidae), in Mammalian Species, vol. 832, 2009, pp. 1–8, DOI:10.1644/832.1.
  7. ^ Sommer, R. & Benecke, N., Late-Pleistocene and early Holocene history of the canid fauna of Europe (Canidae), in Mammalian Biology, vol. 70, n. 4, 2005, pp. 227–241, DOI:10.1016/j.mambio.2004.12.001.
  8. ^ Shabadash, S.A. & Zelikina, T.I., Detection of hepatoid glands and distinctive features of the hepatoid acinus, in Biology Bulletin, vol. 29, n. 6, 2002, pp. 559–567, DOI:10.1023/A:1021768025707.

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