«Il primo anno stravinse, il secondo arrivò con lo stesso margine di distacco, anche se la prima volta la sicurezza matematica era giunta con quattro o cinque domeniche d'anticipo provocando una certa rilassatezza e quindi un minor bottino rispetto ai punti possibili. [...] Grazie a un magnifico e impreveduto avvio della Fiorentina venne a rompersi la monotona egemonia degli squadroni del Nord e la lotta per il primato si mantenne incerta fino alle ultime giornate, anche se in definitiva l'Internazionale riuscì a conservare il titolo. Quasi per scommessa, Foni era giunto alla grande meta rinunciando al catenaccio, parte per timore delle critiche di stampa, parte per il declino di due pedine essenziali nel gioco dell'anno precedente: il terzino Blason e il centromediano Giovannini. I rincalzi, più giovani e scattanti, consentirono il ritorno al sistema puro: buon perno distruttivo si rivelò nel cuore della stagione Giacomazzi, mentre il giovanissimo Vincenzi saltò con disinvoltura dalla IV Serie alla Serie A, tanto da meritare addirittura la convocazione in Nazionale, dopo aver disputato appena una decina di partite tra i titolari nerazzurri. L'istruttore ambrosiano mostrò notevole acume anche nel fronteggiare i problemi che, sul fronte dell'attacco, gli furono suggeriti dalla decadenza atletica e morale di Nyers: lo spostamento di Skoglund all'ala, la felice riesumazione dell'anziano Fattori nel ruolo di interno, le buone prove di giovani come Buzzin e Brighenti II conservarono al quintetto nerazzurro le sue prerogative migliori. La grande annata del portiere completò a meraviglia il quadro; il primato fu mantenuto dalla compagine milanese con maggiore autorità di quanto non dica l'esiguo punto di vantaggio conservato all'ultima giornata sulla Juventus. La formazione più felice dei nerazzurri, campioni d'Italia per la settima volta, fu quella composta da: Ghezzi, Vincenzi, Padulazzi; Neri, Giacomazzi, Nesti; Armano, Mazza, Lorenzi, Fattori, Skoglund.»
(Ricostruzione di Antonio Ghirelli, tratta dal libro Storia del calcio in Italia, sulla vittoria interista nel campionato 1953-54.[4])
Forte di un tricolore cucito sul petto e da difendere[5], l'allenatore Foni rivedeva schemi e tattiche del gioco per rispondere all'accusa di difensivismo mossa dalla stampa[6][4]: alcune tensioni sorsero frattanto in spogliatoio[7], quando i mancati accordi tra Nyers e il presidente Masseroni circa la retribuzione economica del primo ne causarono l'esclusione dalla rosa.[8][9]
Lo schieramento virò su caratteristiche affini al sistema[4], con Giacomazzi abile nel rompere le trame avversarie[10]: riuscita la sperimentazione di Skoglund all'ala e Fattori in spinta[4][11], la manovra d'attacco era imperniata sul veloce Armano e su un Lorenzi pienamente ristabilito dall'infortunio.[12][13] Con Padulazzi e Brighenti chiamati maggiormente in causa[14][15], l'apolide veniva reintegrato a furor di popolo in occasione del derby milanese svoltosi il 1º novembre 1953[16][17]: una sua tripletta decideva l'incontro[18], col temporaneo vantaggio sul campo della Juventus sprecato facendosi imporre il 2-2.[19][20]
Tra i nuovi nomi in organico anche Guido Vincenzi[21], scoperto nelle categorie amatoriali e debuttante in Serie A il 3 gennaio 1954[4][22]: risultata protagonista del primo servizio a sfondo calcistico trasmesso dalla neonata Domenica Sportiva — con immagini riferite nello specifico alla partita contro la Fiorentina —[23] l'Inter archiviò il girone d'andata del campionato coabitando la vetta assieme ai succitati toscani e sabaudi[24][25], perdendo qualche colpo nel ritorno.[26][27]
I nerazzurri cadevano tra l'altro nella stracittadina del 21 marzo 1954[28], ponendovi tuttavia rimedio con un cappotto inflitto ai piemontesi[29][30]: il duello al vertice era riproposto dallo scorcio finale del torneo[31], indicando un cruciale spartiacque nella terzultima domenica.[24][32] Il sofferto pareggio in Sicilia consegnava un punto di margine a Lorenzi e soci nei confronti dell'opponente[24], sconfitta da par suo a Bergamo[33]: regolando granata e giuliani nelle ultime domeniche[24][34], il tecnico friulano riusciva nella difesa del titolo piazzandosi a quota 51 in classifica.[35]
Filippo Grassia e Gianpiero Lotito, INTER - Dalla nascita allo scudetto del centenario, Antonio Vallardi Editore, 2008, pp. 239, ISBN978-88-95684-11-6.
Almanacco Illustrato del Calcio - La storia 1898-2004, Modena, Panini Editore, 2005, pp. 544, ISBN9771120506666.