Isabella di Castiglia
Isabella I di Castiglia detta "la Cattolica" | |
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Isabella di Castiglia, detta "la Cattolica", in un ritratto anonimo del 1490 circa | |
Regina di Castiglia e León | |
In carica | 11 dicembre 1474 – 26 novembre 1504 (con il marito Ferdinando V dal 1475) |
Incoronazione | 13 dicembre 1474 |
Predecessore | Enrico IV |
Successore | Giovanna |
Regina consorte d'Aragona | |
In carica | 20 gennaio 1479 – 26 novembre 1504 |
Predecessore | Giovanna Enríquez |
Successore | Germana de Foix |
Altri titoli | Regina consorte di Valencia, Maiorca, Napoli, Sicilia, Sardegna e Corsica Contessa consorte di Barcellona |
Nascita | Madrigal de las Altas Torres, 22 aprile 1451 |
Morte | Medina del Campo, 26 novembre 1504 |
Sepoltura | Cappella Reale di Granada |
Casa reale | Trastámara |
Padre | Giovanni II di Castiglia |
Madre | Isabella del Portogallo |
Consorte | Ferdinando II d'Aragona |
Figli | Isabella Giovanni Giovanna Maria Caterina |
Religione | Cattolica romana |
Firma |
Isabella I di Castiglia, detta Isabella la Cattolica (in castigliano: Isabel I de Castilla e la Católica; Madrigal de las Altas Torres, 22 aprile 1451 – Medina del Campo, 26 novembre 1504), è stata regina di Castiglia e León dal 1474 al 1504, regina consorte di Aragona, Sicilia, Valencia, Sardegna, Maiorca e titolare di Corsica, contessa consorte di Barcellona e delle contee catalane dal 1479 al 1504. Isabella I di Castiglia e suo marito Ferdinando II di Aragona unirono le corone della Spagna in unione dinastica, passando alla storia come i primi re di Spagna.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Famiglia d'origine
[modifica | modifica wikitesto]Appartenente al casato di Trastámara, era figlia del re di Castiglia e Léon Giovanni II e di Isabella del Portogallo.
I suoi nonni paterni erano Enrico III di Castiglia e Caterina di Lancaster; quelli materni don Giovanni d'Aviz (figlio del re del Portogallo Giovanni I e di sua moglie Filippa di Lancaster), e Isabella di Braganza, figlia del duca di Braganza Alfonso e di Beatriz Pereira de Alvim (unica figlia di Nuno Álvares Pereira, conestabile del regno e conte di Arraiolos, Barcelos e Ourém).
Era sorellastra del re di Castiglia e Léon Enrico IV.
Infanzia
[modifica | modifica wikitesto]Quando i suoi genitori si unirono in matrimonio il 17 agosto del 1447 a Madrigal de las Altas Torres, suo padre Giovanni II era vedovo di Maria d'Aragona, figlia del re Ferdinando I e da lei aveva avuto un figlio, Enrico, nato nel 1425.
Nel 1454 Giovanni II morì lasciando orfani Isabella e suo fratello Alfonso, rispettivamente di tre anni e un anno. La morte del marito produsse in Isabella d'Aviz un profondo stato di malinconia, tanto da farle decidere di rinchiudersi nel castello di Arévalo[1], dove sarebbe rimasta per 42 anni, fino alla morte.[2]
Nella sua adolescenza aveva avuto una relazione con il giovanissimo amico d'infanzia Gonzalo Fernández de Córdoba, cugino di secondo grado del futuro consorte aragonese, che aveva due anni meno di lei.
Erede al trono
[modifica | modifica wikitesto]Al trono salì il fratellastro Enrico IV, mentre suo fratello Alfonso, sempre nel 1454, ricevette il titolo di principe delle Asturie, destinato all'erede al trono.
Nel 1455 Enrico IV si sposò (in seconde nozze) con Giovanna del Portogallo, figlia del re Edoardo e di Eleonora d'Aragona (figlia di Ferdinando I e di Eleonora d'Alburquerque). Da questa unione, nel 1462, nacque finalmente il legittimo erede al trono, una figlia: Giovanna.
Una parte di nobili della corte che già riveriva Alfonso quale principe delle Asturie, sfruttando molto abilmente la voce che Enrico IV fosse impotente, aveva diffuso la diceria, molto probabilmente inventata, che la figlia di Giovanna del Portogallo[3] fosse figlia non di Enrico IV, ma di uno dei suoi migliori amici, Beltrán de la Cueva, che in quegli anni aveva fatto una rapida carriera alla corte castigliana e, da allora, le fazioni contrarie al sovrano cominciarono a denominare la figlia Giovanna, a cui il padre aveva concesso il rango di principessa della Asturie, con il soprannome Beltraneja.
Quando suo fratello Alfonso morì improvvisamente il 5 luglio del 1468 per cause sconosciute, Isabella venne designata erede al trono di Castiglia da Enrico IV in un trattato (Tratado de los Toros de Guisando) nel quale la principessa aveva accettato la clausola che avrebbe sposato il re del Portogallo Alfonso V, mentre il re di fatto riconosceva l'illegittimità della figlia Giovanna.[4]
I pretendenti alla mano di Isabella erano due: oltre ad Alfonso V vi era il cugino di Isabella Ferdinando, unico maschio nato al duca di Peñafiel, re di Navarra e re di Aragona Giovanni II[5] dalla sua seconda moglie Giovanna Enríquez, figlia dell'ammiraglio di Castiglia, signore di Medina de Rioseco e conte di Melgar Federico Enriquez (?-1473).
Le preferenze di Isabella andarono al secondo, così il 19 ottobre 1469, senza l'approvazione del fratellastro Enrico IV, Isabella e Ferdinando si sposarono segretamente. Isabella era davvero innamorata di suo marito, tanto che in una lettera gli scrisse: «La discussione che si è suscitata circa il diritto al trono non ha meno disgustato me che voi. Che bisogno c'è mai di chiarire i diritti tra coloro i quali i corpi, le anime e i beni sono uniti dall'amore più puro e per il vincolo del santo matrimonio? [...] Sarei ben stolta se non vi amassi più di tutti i Regni»[6].
Irritato dal fatto che il matrimonio fosse stato celebrato senza il suo assenso, Enrico IV diseredò Isabella e dichiarò pubblicamente, assieme alla moglie, che Giovanna la Beltraneja era sua figlia legittima e la proclamò principessa ereditaria, con la cerimonia de la Val de Lozoya, un prato vicino a Buitrago.
Guerra di successione
[modifica | modifica wikitesto]Questa decisione diede origine a una serie di conflitti tra coloro che sostenevano Giovanna e quelli che appoggiavano Isabella. Alla morte improvvisa di Enrico IV si scatenò tra questi due partiti una vera e propria guerra di successione, finché Isabella il 13 dicembre 1474 fu proclamata regina di Castiglia e Ferdinando divenne re consorte con il nome di Ferdinando V, mentre la Beltraneja, che ugualmente reclamava la corona, era stata promessa ad Alfonso V del Portogallo.[7]
Immediatamente, il re del Portogallo, designato sovrano di Castiglia e León dai partigiani della moglie nonostante Isabella fosse già stata incoronata regina con il marito, invase la Castiglia (estate del 1475), per difendere i diritti della consorte; lo scontro decisivo avvenne nei pressi di Toro, la città in cui si era insediata e dove teneva la corte Giovanna la Beltraneja.
Ferdinando aveva a disposizione un modesto esercito che però Isabella riuscì ad accrescere, ottenendo aiuto dai nobili, dai conventi e dalle abbazie. Il 1º marzo 1476, nella battaglia di Toro, Ferdinando, comandante dell'esercito castigliano, mise in fuga Alfonso, che vedendo i propri sostenitori in Castiglia diminuire si ritirò in Portogallo con Giovanna, scortata dal figliastro Giovanni, erede al trono lusitano.[8]
La pace fu sottoscritta ad Alcáçovas (Viana do Alentejo), il 4 settembre del 1479[9], dal figlio Giovanni, in quanto Alfonso V si era da tempo ritirato nel convento di Varatojo a Torres Vedras dove morì nel 1481, e alla sua morte anche Giovanna si ritirò in monastero a Coimbra dove visse fino al 1530.
Il trattato venne controfirmato a Toledo nel marzo del 1480 da Isabella e Ferdinando.[10]
Sul trono di Castiglia e conquista del regno di Granada
[modifica | modifica wikitesto]L'insediamento sul trono di Isabella era avvenuto il 13 dicembre 1474 (due giorni dopo la morte del fratellastro Enrico) a Segovia; Ferdinando era assente, ma al suo ritorno reclamò i suoi diritti sulla corona di Castiglia e nel 1475, con il concordato di Segovia, veniva deciso che la sovrana poteva esercitare il suo potere regale in Castiglia ma non in Aragona[11] mentre Ferdinando, oltre a essere titolare della potestà regia in Aragona, per il contratto di matrimonio (capitulaciones), in Castiglia poteva amministrare la giustizia congiuntamente o separatamente[12]; le ordinanze reali venivano firmate da entrambi; le monete recavano insieme le due effigi e i sigilli reali portavano le armi delle due casate; infine Ferdinando si occupava della politica estera.[13]
Alla morte del suocero Giovanni II avvenuta il 20 gennaio 1479, il marito Ferdinando oltre che re di Sicilia divenne re di Aragona e, nello stesso anno, fu decretata l'unione de facto della Castiglia con la Corona d'Aragona, e fu applicato il contratto di matrimonio, per cui i due Stati, benché uniti, mantenevano governi separati.
A partire dal 1481 Ferdinando si occupò della conquista del regno dei Nasridi di Granada, dove mise in mostra le sue doti di diplomazia e di attitudini militari, già evidenziate nella guerra civile. L'assedio terminò nel 1492 con la capitolazione dell'ultimo sovrano musulmano della penisola iberica Boabdil (1459-1528); il 2 gennaio 1492 la città si arrese, dopo sei mesi di accerchiamento, e Isabella vi entrò vittoriosa con il crocifisso in mano (come spesso viene rappresentata), completando così la Reconquista.[14]
La conquista di Granada riuscì a eliminare le contestazioni interne e fece guadagnare prestigio ai monarchi di Castiglia e Aragona agli occhi degli Stati cristiani. Il territorio di Granada fu annesso al regno di Castiglia e, nel 1492, i governi vennero congiunti. Insieme alle regioni peninsulari i Re cattolici di Spagna possedevano le Baleari, la Sicilia e la Sardegna.
I Re Cattolici (Los reyes católicos)
[modifica | modifica wikitesto]Per sottrarre il nuovo regno al feudalesimo arcaico che ancora vi dominava e consolidare la monarchia nel senso assolutista per diritto divino, che già aveva mostrato la propria forza in Francia con Filippo il Bello e poi con i Valois, i nuovi sovrani provvidero a riformare i rapporti con la nobiltà e il clero; lo strumento principale e più innovativo a questo scopo furono le Cortes, sorta di parlamenti nei quali erano rappresentati i nobili, il clero e alcune città, che potevano proporre ai sovrani nuove leggi - la cui approvazione rimaneva comunque esclusivo diritto reale[15].
Ma lo strumento principale di consolidamento del nuovo regno assolutista fu la religione cattolica, di cui i nuovi re di Castiglia e Aragona ben conoscevano la forza di coesione e la potenza di instrumentum regni: nonostante le obiezioni del papato, l'Inquisizione e il clero furono posti dal 1478 sotto la giurisdizione reale da Sisto IV con sede a Toledo[16].
Nel 1480 l'ultra-cattolica Isabella introdusse in Castiglia l'Inquisizione[17] e quattro anni dopo Ferdinando ne consentì l'operato anche in Aragona[18].
Inoltre Ferdinando stabilì il principio della conformità religiosa, per cui fu attuata l'espulsione degli ebrei con decreto del 31 marzo del 1492,[19], cioè quelli che non accettavano di convertirsi al cristianesimo o salvo battesimo (salvo bautismo) e la conversione forzosa degli abitanti del regno di Granada, nel 1503, ai quali però la regina Isabella aveva garantito il diritto alla libertà religiosa al momento della capitolazione del reame musulmano.
L'azione della Santa Inquisizione era diretta in particolar modo contro i moriscos e i marrani, rispettivamente i musulmani e gli ebrei falsamente convertiti al cristianesimo. Ciò portò alla dispersione degli ebrei sefarditi soprattutto nel bacino del Mediterraneo, in particolare nei territori dell'Impero ottomano, dove trovarono una maggiore tolleranza religiosa. Molti continuavano a professare segretamente la loro religione, pur essendosi convertiti. Chi veniva scoperto era bruciato vivo sul rogo e i suoi beni erano confiscati dalla Corona, pratica che divenne piuttosto diffusa per finanziare le casse del regno.[20] Gli ebrei convertiti inoltre subivano in ogni caso discriminazioni sociali ed economiche: erano loro vietati particolari mestieri, venivano additati come marranos, in lingua spagnola maiali, e spesso si arrivò a segregarli in determinati quartieri-ghetto delle città, chiamati Juderias[21].
Alla caduta di Granada[22], il papa Innocenzo VIII conferì a Isabella e al marito Ferdinando il titolo di "Maestà cattolica". In cambio, la sovrana fece omaggio al successore spagnolo Alessandro VI Borgia del primo oro arrivato dalle Americhe, del quale fu rivestito il soffitto della basilica di Santa Maria Maggiore.
La disputa con il Portogallo e l'inizio dello sfruttamento delle colonie
[modifica | modifica wikitesto]Cristoforo Colombo aveva sottoposto il suo piano di circumnavigare la terra, per arrivare alle Indie al re del Portogallo Giovanni II, ma quest'ultimo aveva buoni motivi per ritenere che il progetto da lui seguito di doppiare l'Africa non avrebbe portato a risultati sicuri.
Colombo si rivolse così ai Re Cattolici, guadagnandosi le simpatie di Isabella che, dopo diversi anni di attesa, accettò il progetto del navigatore assieme al marito e ciò gli permise di partire in loro nome. I motivi dell'appoggio erano molti: in primo luogo il bisogno di consolidare le finanze del regno, unito alla speranza di trovare nuove ricchezze nelle lontane terre di cui si cominciava a favoleggiare; inoltre, il costo per l'impresa era relativamente contenuto, e non si poteva certo correre il rischio che Cristoforo si rivolgesse al re di Francia Carlo VIII, che avrebbe potuto aggiudicarsi un grosso affare ai danni dei reali coniugi spagnoli.
La spedizione di Colombo, come si sa, ebbe fortuna e dopo la scoperta dell'America Isabella si preoccupò di sfruttarne le risorse, non senza impegnarsi a cristianizzare gli indigeni.
Ma al ritorno di Colombo dopo il primo viaggio il re del Portogallo Giovanni II ebbe modo di incontrare l'ammiraglio, approdato prima a Madera e poi a Lisbona, dove era rimasto circa dieci giorni; il re ebbe il sospetto che, secondo il trattato di Toledo del 1480[23], le terre scoperte fossero nella zona di influenza del Portogallo, e quindi intendeva inviare in quelle terre, appena scoperte, delle caravelle.
Ferdinando II di Aragona propose di risolvere la questione con un negoziato, ma, prima di attuarlo, convinse papa Alessandro VI, spagnolo di nascita, a promulgare una bolla (4 maggio 1493), secondo la quale tutte le terre a ovest e a sud di una linea tracciata a cento leghe[24] dalle isole del Capo Verde alle Azzorre, sarebbero state della Spagna. Il 26 settembre, il pontefice sottoscrisse una nuova bolla ancora più penalizzante per il Portogallo.
Giovanni II alla guerra preferì la trattativa, che portò al trattato di Tordesillas (firmato a Tordesillas, in Castiglia, il 7 giugno 1494) che divise il mondo al di fuori dell'Europa in un duopolio esclusivo tra la Spagna e il Portogallo[25]. Il trattato venne ratificato dalla Spagna il 2 luglio, e dal Portogallo il 5 settembre 1494.
Nella sua convinzione di dovere cristianizzare le nuove terre Isabella si impegnò attivamente a difesa degli indios delle Antille che erano stati inviati come schiavi in Spagna nel 1496: diede ordine al suo inviato speciale, Francisco de Bobadilla, di riportarli in America e di destituire Colombo[26] per alcuni suoi supposti abusi; l'ammiraglio fu arrestato, ma poi liberato con le scuse dei Re Cattolici[27].
Politiche matrimoniali
[modifica | modifica wikitesto]Per aumentare la loro potenza e per isolare la Francia con le sue pericolose mire espansionistiche, Ferdinando e Isabella misero in atto una proficua politica matrimoniale, attraverso i cinque figli:
- Isabella (1470-1498) sposò Alfonso d'Aviz, erede al trono della corona portoghese e in seconde nozze Manuele I re del Portogallo;
- Giovanni (1478-1497) sposò Margherita d'Asburgo figlia dell'Imperatore Massimiliano I;
- Giovanna (1479-1555) divenne moglie di Filippo d'Asburgo detto il Bello, anch'egli figlio dell'imperatore Massimiliano I.
- Maria (1482-1517) sposò il vedovo della sorella Manuele I di Portogallo;
- Caterina (1485-1536) fu la sposa di Arturo d'Inghilterra e quando questo morì fu consorte, poi ripudiata, di suo fratello, Enrico VIII Tudor.
Morte
[modifica | modifica wikitesto]Ricoverata a Medina del Campo (Valladolid), per un cancro all'utero, Isabella morì il 26 novembre 1504 nel palazzo reale di Medina del Campo, privando molti della loro più ardente sostenitrice, soprattutto Colombo e Córdoba. Sul trono di Castiglia le successe la figlia terzogenita Giovanna detta la Pazza, mentre la reggenza venne rivendicata sia dal marito Filippo il Bello sia dal padre Ferdinando.
Isabella lasciò nel proprio testamento la raccomandazione di rispettare i nativi delle Indie:[28]
«raccomando e comando alla principessa, mia figlia, e al principe, suo marito, che così facciano e adempiano [...] che non consentano né causino che gli indiani, i residenti e gli abitanti delle Indie e Terraferma, raggiunte o da raggiungere, ricevano danno alcuno nelle loro persone o beni, ma al contrario che siano bene e giustamente trattati, e se hanno ricevuto qualche danno che lo rimedino e provvedano affinché non si oltrepassi in nessuna cosa ciò che nelle lettere apostoliche di detta concessione si comandava e stabiliva.»
Dapprima fu tumulata nella chiesa di San Francisco della Alhambra, il 18 dicembre del 1504, secondo il suo desiderio. Attualmente Isabella è sepolta nella Cappella reale di Granada, in un fastoso sepolcro (che fu profanato durante l'invasione francese del 1800), costruito dal nipote Carlo di Gand, re di Spagna con il nome di Carlo I, poi imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V.
Nel sepolcro si trovano anche il marito Ferdinando II di Aragona, la figlia Giovanna la Pazza con suo marito, Filippo il Bello, la figlia prediletta di Isabella, Isabella, regina del Portogallo con il figlioletto Michele della Pace d'Aviz. I sarcofagi si trovano nella cripta sottostante il monumentale cenotafio. Nel museo della Cappella Reale si possono vedere la corona e lo scettro della regina Isabella.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Ascendenza
[modifica | modifica wikitesto]Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Giovanni I di Castiglia | Enrico II di Castiglia | ||||||||||||
Giovanna Manuele | |||||||||||||
Enrico III di Castiglia | |||||||||||||
Eleonora d'Aragona | Pietro IV di Aragona | ||||||||||||
Eleonora di Sicilia | |||||||||||||
Giovanni II di Castiglia | |||||||||||||
Giovanni Plantageneto, I duca di Lancaster | Edoardo III d'Inghilterra | ||||||||||||
Filippa di Hainaut | |||||||||||||
Caterina di Lancaster | |||||||||||||
Costanza di Castiglia | Pietro I di Castiglia | ||||||||||||
Maria di Padilla | |||||||||||||
Isabella di Castiglia | |||||||||||||
Giovanni I del Portogallo | Pietro I del Portogallo | ||||||||||||
Teresa Lourenço | |||||||||||||
Giovanni d'Aviz | |||||||||||||
Filippa di Lancaster | Giovanni Plantageneto, I duca di Lancaster | ||||||||||||
Bianca di Lancaster | |||||||||||||
Isabella d'Aviz | |||||||||||||
Alfonso I di Braganza | Giovanni I del Portogallo | ||||||||||||
Inês Pires | |||||||||||||
Isabella di Braganza | |||||||||||||
Beatriz Pereira de Alvim | Nuno Álvares Pereira | ||||||||||||
Leonor de Alvim | |||||||||||||
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La regina vedova aveva la signoria sulla città di Cuenca e i paesi di Arévalo e Madrigal, e nel testamento Giovanni II gli confermò il possesso di Arévalo.
- ^ Pierotti-Cei, p. 27
- ^ La regina era screditata e si diceva che avesse alcune relazioni extraconiugali
- ^ Belenguer, p. 39
- ^ Giovanni II di Aragona era figlio terzogenito del re d'Aragona e di Sicilia, Ferdinando I, e di Eleonora d'Alburquerque (1374 - 1435). Questa era figlia dell'infante Sancho di Castiglia, conte di Alburquerque, e di Beatrice del Portogallo, figlia del re Pietro I il Giustiziere e della sua amante e poi moglie segreta, Inés de Castro
- ^ Luis de Mon y Velasco, Il diritto di Carlo VII al Trono di Spagna, a cura di Riccardo Pasqualin, collana Collana di Studi Carlisti, vol. 13, Chieti, Solfanelli, 2023 [1873], pp. 69-70.
- ^ Airaldi-Valera, p. 16
- ^ Pierotti-Cei, p. 48
- ^ Il re del Portogallo, Alfonso V e la moglie Giovanna rinunciarono a ogni pretesa sul trono di Castiglia, alle Baleari e le Canarie, mentre Isabella e Ferdinando abbandonarono le pretese su Madera, Azzorre e isole di Capo Verde: inoltre lasciarono al Portogallo tutte le terre a sud del Capo Bojador.
- ^ Airaldi-Varela, p. 24
- ^ Quando sarebbe divenuta regina consorte
- ^ Se i re Cattolici si trovavano in luoghi diversi, ognuno di loro aveva il diritto di sovrintendere al potere giurisdizionale separatamente dall'altro, se invece si trovavano nella medesima località lo gestivano insieme
- ^ Belenguer, p. 55
- ^ Pierotti-Cei, p. 72
- ^ (EN) How Did the Political and Economic Systems of the Spanish Reflect Their Worldview? (PDF), su schools.cbe.ab.ca. URL consultato il 10 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2017).
- ^ La capitale sarà trasferita a Madrid nella seconda metà del secolo XVI.
- ^ Una bolla che autorizzava la nomina di inquisitori nei domini spagnoli fu promulgata da papa Sisto IV, nel 1478.
- ^ Anche se in Aragona vigeva dal 1249, ma non era più praticata.
- ^ A seguito del bando dei giudei castigliani, il re del Portogallo Giovanni II permise a circa 90.000 di loro di entrare nel suo regno e, dietro il pagamento di una tassa di otto cruzados pro capite, avevano diritto di soggiornarvi otto mesi.
- ^ Ai marrani, una pietosa crudeltà, su mosaico-cem.it. URL consultato il 18 febbraio 2021.
- ^ Belenguer, p. 128,
- ^ Pierotti-Cei, p. 90.
- ^ Tutte le terre a sud del Capo Bojador appartenevano al Portogallo
- ^ La lega marina corrisponde a tre miglia, circa 5,555 chilometri
- ^ La divisione avveniva lungo il meridiano nord-sud, 370 leghe (1.770 km) a ovest delle Isole di Capo Verde (al largo della costa del Senegal, nell'Africa Occidentale), corrispondenti approssimativamente a 46° 37' O. Le terre a est di questa linea sarebbero appartenute al Portogallo e quelle a ovest alla Spagna. Per cui alla Spagna andarono tutte le nuove terre che Colombo aveva scoperto, mentre al Portogallo andò il Brasile e la via per l'India (tutta l'Africa).
- ^ Messori V. - Pensare la storia - Milano, Paoline, 1992.
- ^ Speciale Superquark di Piero Angela su Cristoforo Colombo, 1999.
- ^ Testamento e del codicillo di Isabella I di Castiglia, detta la Cattolica (23 novembre 1504, Medina del Campo, Valladolid), su www.ub.edu. URL consultato il 9 ottobre 2023.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gabriella Airaldi-Consuelo Varela, Isabella di Castiglia. Una ferrea vocazione al potere, Genova, Edizioni Costa & Nolan, 1992.
- Ernest Belenguer, Ferdinando e Isabella. I Re Cattolici, Salerno Editrice, Roma 1999.
- Jean Dumont, La regina diffamata. La verità su Isabella la Cattolica, a cura di V. Messori, SEI, Torino 2003.
- Lia Pierotti Cei, Isabella di Castiglia regina guerriera, Mursia, Milano 1985.
- Cecil Roth, Gli ebrei nel Medioevo, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 848–883.
- Rafael Altamira, Spagna, 1412-1516, in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 546–575.
- Charles Petit-Dutaillis, Francia: Luigi XI, in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 657–695.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Colonizzazione europea delle Americhe
- Ferdinando II di Aragona
- Giovanna di Castiglia
- Inquisizione spagnola
- Moriscos e Marranos
- Reconquista
- Sovrani dei regni di Sicilia e di Napoli
- Sovrani d'Aragona
- Tabella cronologica dei regni della penisola iberica
- Conti di Barcellona
- Sovrani di Castiglia
- Guerra civile catalana
- Re di Navarra
- Excelente
- Isabella (colore)
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Isabella di Castiglia
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Isabella di Castiglia
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Isabella la Cattolica, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) J.R.L. Highfield, Isabella I, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (ES) Isabella di Castiglia, in Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia.
- (EN) Opere di Isabella di Castiglia, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Opere riguardanti Isabella di Castiglia, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Isabella di Castiglia, su Goodreads.
- (EN) Isabella di Castiglia, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- (CA) Isabella di Castiglia (XML), in Gran Enciclopèdia Catalana on line, Enciclopèdia Catalana.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 88621705 · ISNI (EN) 0000 0001 1030 6327 · SBN VEAV521733 · BAV 495/1217 · CERL cnp01036714 · ULAN (EN) 500354989 · LCCN (EN) n50081472 · GND (DE) 11863982X · BNE (ES) XX1146476 (data) · BNF (FR) cb120034786 (data) · J9U (EN, HE) 987007263011905171 · NDL (EN, JA) 00620863 |
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