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Uttùviru 2014

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SCRITTURA

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Domus Studiorum: Casa degli Studi. Sede centrale della Biblioteca Siciliana «Alberto Bombace».

27 novembre 1586, fondazione dell'istituzione, posa della prima pietra del Collegio Massimo della Compagnia di Gesù, patrocinata dal viceré di Sicilia, conte di Albedelista.

Fernando Selma

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Fernando Selma (1752, Valencia - 8 gennaio 1810, Madrid) è stato un incisore e illustratore spagnolo.

Ha iniziato i suoi studi artistici con Ignacio Vergara presso la Real Academia de Bellas Artes de San Carlos de Valencia. Nel 1768, gli fu concessa una pensione dal re Carlo IV per continuare i suoi studi presso la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, dove frequentò i corsi di disegno di Francisco Bayeu e imparò l'incisione da Manuel Salvador Carmona. Solo un anno dopo, è stato premiato dall'Accademia in entrambe le categorie. Fu nominato Accademico al merito dall'Accademia di Valencia nel 1780 e dall'Accademia di Madrid nel 1783.

Suo suocero, Jerónimo Antonio Gil [es], fondatore dell'Accademia di San Carlos a Città del Messico, lo nominò responsabile dei corsi di incisione presso quell'istituto ma, nel 1786, poco prima della sua partenza, scelse rimanere a Madrid per partecipare a vari progetti presso il Royal Printing Office.

Esperto di calcografia ed intaglio, ha partecipato a diversi ambiziosi progetti editoriali; in particolare l'edizione di Don Chisciotte, pubblicata da Joaquín Ibarra nel 1780, con il patrocinio dell'Accademia Reale Spagnola. Ha fornito sette illustrazioni, il frontespizio per la parte I, e alcuni dei titoli dei capitoli e dei paragrafi, dopo i disegni di José del Castillo e Antonio Carnicero, tra gli altri. Ha anche realizzato illustrazioni per The Conspiracy of Catiline di Sallustio (Ibarra, 1772).

Per i Ritratti di illustri spagnoli ha fornito i ritratti di Lope de Vega (su disegno di Rafael Ximeno y Planes), Miguel de Cervantes e Diego de Saavedra Fajardo. Ha anche lavorato alla Storia della conquista del Messico di Antonio de Solís, nell'edizione deluxe in due volumi pubblicata da Antonio de Sancha [sp] (1783-1784); fornendo il ritratto di Hernán Cortés, da un disegno attribuito a Tiziano. Dopo il 1786, ha contribuito all'Atlante marittimo di Spagna. Ciò ha portato a essere criticato per aver abbandonato le opere storiche a favore di quelle tecniche, a cui ha risposto che avrebbe preferito fornire immagini di uso pratico piuttosto che quelle per "deliziare i frivoli".

Per conto della "Compagnia per l'incisione dei dipinti del re", fondata nel 1789, ha riprodotto opere di Anthony van Dyck, Bartolomé Esteban Murillo e Guido Reni, tra gli altri. Nel 1799 fu nominato incisore di corte dal re Carlo.

Nicosia - Novelli

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Giuseppe Sirena

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Nato a Milano il 5 aprile 1526 e morto a Milano l'11 luglio 1593.

Fu attivo fra Palermo ed Alcamo. Fu definito da Gioacchino Di Marzo "il più bravo discepolo" di Vincenzo da Pavia. La sua attività documentata si colloca fra il 1579 e il 1585.

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Giuseppe Meli

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Nacque a Palermo il 18 nov. 1807 da Andrea e da Maria Giuseppa Clemente. Morì a Palermo il 29 marzo 1893 in ristrettezze economiche.

Formazione palermitana presso Giuseppe Patania.

Nel 1834 a 26 anni viaggio Napoli, Roma e Firenze, con rientro a Palermo nel 1840.

A Roma frequenta Camuccini

Agrigento e provincia

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  • ?, Ciclo di affreschi raffiguranti decorò la cappella maggiore con L'Eterno, La Vergine e cinque Profeti.
  • 1855 - 1856, Ciclo raffiguranti episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, anche nella chiesa madre andato perduto quasi interamente col terremoto del gennaio 1968.

Caltanissetta e provincia

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  • ?, Madonna delle Grazie, opera custodita nella chiesa di Mussomeli.

Messina e provincia

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  • 1852 Entrata di Pietro d'Aragona a Messina sulla volta della galleria di casa Errera.

Palermo e provincia

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  • ?, Re Ruggero col figlio dinnanzi al papa, Gregorio VII assolve dalla scomunica Enrico IV, Re Ruggero che accoglie un'ambasceria del papa e Guido Novello nelle prigioni, affreschi eseguiti con la collaborazione Giuseppe Carta, decorò a tempera Palazzo Tasca.
  • 1864 - 1869, Ciclo di affreschi incentrati sulla figura del San Francesco di Paola e sulla vita di Cristo, opere realizzate nella chiesa di San Francesco di Paola.
  • 1865, Fra Bonaventura da Sambuca, ritratto, sacrestia della chiesa di Sant'Antonio da Padova.
  • 1871, Prosperità, Sala del Consiglio del Palazzo Comunale.
  • 1875, Ciclo, affreschi di stile pompeiano, opere realizzate nei quattro emicicli di Villa Giulia.
  • 1838c., Madonna di Foligno di Raffaello, copia fedele, opera di proprietà della Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis conservata presso la prefettura di Palermo.
  • ?, Galleria civica di Palermo si conservano un affresco in cornice ** San Benedetto,
    • Testa di vecchio,
    • Discesa dello Spirito Santo,
    • Madonna col Bambino.
  • 1838c., Comunione di San Girolamo del Domenichino, copia fedele,
  • 1838c., Ritratto di Andrea D'Antoni,
  • XIX secolo, Madonna, dipinto, opera custodita nella Galleria d'Arte Moderna Empedocle Restivo.
  • XIX secolo, Madonna con Bambino, dipinto, opera custodita nella Galleria d'Arte Moderna Empedocle Restivo.


  • Nel 1858, come membro della Commissione di antichità e belle arti, effettuò un’accurata relazione ispettiva sui restauri musivi del duomo di Cefalù, mostrandosi entusiasta per l'abilità del restauratore di mimetizzare i suoi interventi con l'antico.
  • 1856, Quattro Evangelisti, affreschi realizzati nelle vele della cupola del duomo di San Nicola di Bari.
  • 1874, Ciclo raffigurante episodi dell'Antico Testamento e della Vita di Gesù.
  • 1872 Ciclo raffigurante la Gloria di Santa Fara, Assunzione, Eterno padre e due Profeti, affreschi, opera autografa realizzata nella volta della chiesa madre di Cinisi.

Nicolò Mirabella

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Nicolò Mirabella (1577-1625), pittore di grande valenza, allievo dello Zoppo di Gangi ed emulo dei grandi maestri toscani,

  • l’Ultima Cena di Nostro Signore Gesù Cristo,
  • la Deposizione dalla Croce,
  • Morte di S. Francesco (le tre tele sono conservate nella chiesa di S. Maria degli Angeli, nel Convento dei Cappuccini);
  • la Morte di S. Giuseppe (1612) nell’omonima chiesa;
  • Circoncisione di Gesù (1612), grande tela collocata nella chiesa di S. Antonio Abate.

Li Volsi

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Accardi Carla

Albanese Leonardo

Alberti Antonio (detto il Barbalonga)

Alibrando Girolamo

Alvaro (Occhipinti)

Aniemolo Vincenzo

Antonello da Messina

Ardonio Anna

Armato Vincenzo

Avellino Giulio

Aveni Peppe

Baglieri Palomba Miranda

Balestriero Giuseppe

Ballato Vittorio

Barbalonga Antonio

Bardi Mario

Basile Giuseppe

Bazan Alessandro

Bertolino Giuseppe

Bisagno fra D.Francesco

Bonanno Pippo

Bonanno Totò

Borghese Giovanni

Bova Antonio

Brancato Tano

Brancato Antonino

Bruno Giuseppe

Bruno Giuseppe (Messina 1620- 1682)

Burgio Giuseppe

Calabrese Tonno

Calamech Lorenzo

Calamech Lazzaro

Caldara Polidoro

Calos Nino

Camarda Gaspare

Campagna Placido

Campisi Marinella

Campolo Placido

Cannistraci Nino Tricomi

Canonico Felice

Canzonieri Michele

Cappotto Mauro

Caputo Salvatore

Paolo Caracò

Caracozzo Carmelo

Caracozzo Sebastiano

Cardillo Messinese

Cardillo Stefano

Carli Lorenzo

Carnicelli Oscar

Carpintieri Giorgio

Carpintieri Pasquale

Carta Natale (Messina 1800 - 1888 Montagnano Arezzo)

Cartissani Niccolò

Caruso Bruno

Caruso Ugo

Casembrot Abramo

Casilli Giuseppe

Castro Leo

Catalano Antonino

Catalano Antonio

Catalano Eustachio

Catalano Giuseppe

Catalano Maurilio

Catania Mimmo

Celi Placido

Cesare Da Sesto

Ciaccheri Paolo Francesco

Cirino Pietro

Citti Maurizio

Coci Giuseppe

Coletta Pino

Collura Renzo

Comandè Francesco

Comandè Gio.Simone

Comandè Stefano

Contino Salvatore

Consagra Pietro

Consoli Pippo

Conti Giacomo (Messina 1813 - Firenze 1888)

Cordici Pietro

Cordio Nino

Corona Vittorio

Corrao Calogero

Crestadoro Giuseppe (Palermo 1745 - 1808 Messina)

Crisci Giovanni

Crucitta Giovanni

Cumbo Ettore (Messina 1833 - Firenze 1899)

Cutaia Michele

D’Agostino Giovanni

Dalliotta B.

D’Anna Alessandro

D'Anna Stefano Santo

D’Anna Vito

De Grandi Francesco

D'Emanuele Orazio

De Maria Bergler Ettore

Denaro Angelo

Di Antonio Antonio

Di Antonio Jacopello

D'Antonio Salvadore

Di Antonio Salvo

Di Arzo Tommaso

Di bella Placido

Di Carpinello Francesca

Di Giovanni Francesco

Di Napoli Cesare

Di Paola Giuseppe

Dipani Basilio

Dixit Michele

Durand Flavia

Durand Giovan Battista

Fava Clemente

Fazio Giuseppe

Ferrante Francesco

Filocamo Antonio, Paolo e Gaetano

Fiume Salvatore

Foti Luciano

Fra Emanuello da Como

Franceschini Edoardo

Franchina Vittorio

Franco Alfonso

Freiles Antonio

Fulco Giovanni

Funduli Giovanni Paolo

Gabrielio Onofrio

Gaetano Antonio

Galvan Loretta

Gambino Giuseppe

Gardillo Francesco

Gemelli Piera

Genovese Rosario

Germanà Mimmo

Giambanco Salvatore

Gianbecchina

Giannetto Filippo

Giannotto Biaggio

Giordano Stefano

Giordano Stefano 2

Giorgianni Carlo

Gotti Vincenzo

Greco Giuseppe

Guardì Silvio

Guargena Domenico

Guinaccia Deodato

Guccione Piero

Guttuso Renato

Imperatrice Jacopo

Indaco Enzo

Iraci Alfredo

Isgrò Iris

Isgrò Emilio

Iaconissa Francesco

Iocino Antonino

Jean Calogero

Joppolo Beniamino

La Falce Antonio

Lazaro Alfonso

Leone Rossella

Leotti Nino

Leto Giovanni

Licata Antonio

Liparoto Stefania

Lo Cascio Franco

Lo Giudice Marcello

Lojacono Francesco

Lombardo Ernesto

Lo Monaco Pino

Lo Monaco Cristoforo

Madiona Antonio

Maffei Michele

Maffei Niccolò Francesco

Maggio Matteo

Maio Alessandro

Maiorana Angelo

Mancuso Fuoco Antonio

Mangione Rosalba

Marchegiani Elio

Marino Santo

Marolì Domenico

Marquet fra D.Francesco

Marsala Serenella

Martorelli Gigi

Matera Emilio

Menniti Mario

Merlino Ettore Maria

Merlino Marcello

Messina Benedetto

Messina Damiano

Messina Lillo

Micalizzi Carmelo

Michelangelo da Caravaggio

Migneco Giuseppe

Milluzzo Sebastiano

Minaldi Carlo Maria (1763 - 1847)

Mirabella Saro

Mittica Salvadore

Modica Giuseppe

Moncada Ignazio

Monosilio Salvadore

Mirelli Antonino

Morici Gino

Murrione

Napoli Enzo

Navetta Angelo

Nocera Franco

Noto Lia Pasqualina

Novelli Pietro

Novelli Pietro senior

Nucci Vincenzo

Oliva Pietro

Palladino Filippo

Paladino Giuseppe

Paladino Litterio

Panebianco Gregorio

Panebianco Michele (1806 - 1873)

Panseca Filippo

Paolini Pio Fabio

Papadia Daniela

Parisi Paolo

Parla Aldo

Paternò Michele

Patti Enzo

Pecoraino Aldo

Pecoraino Mario

Pedone Nino

Perricone Antonino G.

Picking Jhon

Pinelli Pino

Pino da Messina

Piraino Raffaele

Pizzo Pia

Polizzi Franco

Porcelli Giuseppe

Provino Salvatore

Puglisi Giuseppe

Puglisi Giovanni

Pulegio Antonio

Pulvirenti Salvatore

Pupillo Lela

Quagliata Andrea

Quagliata Giovan Battista

Querci Dario ( Messina 1831 - 1918 Roma)

Raffa Pietro

Raffa Pippo

Reale Franco

Resaliba Antonello

Restifo Angelo

Riccio Antonello

Riccio Mariano

Rifici Patrizia

Ripa Francesco

Rizzo Pippo

Rodriquez Alfonso

Rodriquez Giovanni Bernardino

Rodriquez Luigi

Romano Elio

Romeo Mercurio

Russo Nunzio

Russo Salvo

Sacco Ninni

Saltamacchia Placido

Salvo (Salvatore Mangione)

Samonà Mario

Samperi Bruno

Santomarco Nino

Santoro Alfredo

Santoro Tano

Scandurra Placido

Schiavocampo Paolo

Sciacca Augusto

Sciacca Nino

Scilla Agostino

Scilla Saverio

Silvestri Vittorio

Simeti Turi

Solima Pietro

Sozzi Olivio

Spadaro Michele

Spinoccia Pippo

Subba Letterio (Messina 1787 - 1868)

Sucato Giusto

Suppa Andrea

Tancredi Filippo

Terruso Saverio

Togo (Enzo Migneco)

Tornello Mario

Torres La Torre Giovanni

Tricomi Bartolomeo

Tripi Adriana

Tripodi Sergio

Trombadori Francesco

Trombetta Luca Placido

Tuccari Antonio

Tuccari Giovanni

Van houbracken Ettore

Van houbracken Giovanni

Van houbracken Niccolino

Varvaro giovanni

Verderosa Stefania

Viaggio Salvatore

Vignerio Jacopo

Villamaci Luca

Vizzini Andrea

Volanti Turi

Volo Andrea

Zona Giuseppe

Zuccaro Piero

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Spettacoli e feste popolari siciliane descritte da Giuseppe Pitrè: Volume unico Di Giuseppe Pitrè

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Vara riproducente l'Ultima Cena o Cenacolo, realizzata con tredici manichini abbigliati con tuniche e manti di raso, raffiguranti Gesù e gli Apostoli. Il gruppo ritrae l'evento del giorno degli azzimi, festa della Pasqua ebraica, presso l'abitazione di Maria, madre di Marco evangelista. Apre il convivio il rito della lavanda dei piedi. La scenografia della composizione richiama alla mente l'ambientazione e la disposizione dei personaggi raffigurata nel Cenacolo di Leonardo, spesso l'intera prospettiva addobbata con richiami dell'epoca, ricalca nel complesso l'opera del genio di Vinci. Il personaggio di Giuda è riconoscibile per il volto corrucciato e dalla sacca di denari pendente al suo fianco, ogni commensale è individuabile in base agli elementi desumibili dall'iconografia classica. Da sinistra a destra: Bartolomeo, Giacomo, Andrea, Giuda (col capo reclinato), Pietro, Giovanni, Gesù (al centro con l'aureola), Giacomo maggiore, Tommaso (col dito che indica il cielo), Filippo, Matteo (con le braccia aperta), Giuda Taddeo, Simone.

Sulla mensa apparecchiata con fasto ed opulenza fanno bella mostra le stoviglie, le primizie ortofrutticole, il pane e il vino (elementi dell'eucarestia), le ciambelle con le uova e l'agnello pasquale, quest'ultimo elemento premonitore dell'imminente supremo sacrificio. La vara è patrocinata dalle corporazioni dei carpentieri e falegnami. La particolare conformazione della scenografia comporta uno sviluppo nel senso della larghezza, la vara occupa quasi sempre per intero la careggiata dell'itinerario processionale.

Gruppo di manichini abbigliati raffiguranti Gesù e gli Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni inizialmente chiamati a vegliare nell'attesa di Giuda. Caduti in un sonno profondo mentre Gesù è in preghiera, sono in seguito richiamati all'ordine dal Maestro. La scena rappresenta l'Orazione presso il Monte degli Ulivi di Getsemani (letteralmente il "torchio d'olio lungo" il corso del Cedron), evento immediatamente precedente alla cattura di Gesù e al rinnegamento di Pietro. Nella particolare rappresentazione dell'agonia di Gesù, appare un angelo dal cielo per rincuorarlo, ambientazione ricca di ulivi, fiori e palme. La vara è patrocinata dalle corporazioni dei villici e sodalizi cattolici.

Gruppo scultoreo di due personaggi raffigurante la Flagellazione di Gesù. L'evento segue la cattura di Gesù e precede quella della condanna a morte da parte di Pilato per accontentare il popolo giudaico. La figura del Cristo, statua lignea amovibile d'antica realizzazione, al di fuori dei riti pasquali è custodita nell'Oratorio delle Anime Purganti presso la chiesa di San Vito. Durante i riti penitenziali e processionali la statua indossa una preziosa cintola ricamata con fili d'oro e trapunta di gemme, tra i decori è presente la riproduzione del Mandylion, altrimenti nota come l'immagine acheropita del Volto di Cristo ottenuta dall'intervento della Veronica durante una caduta della Salita al Calvario. L'impronta è assomigliante a quella post mortem della Sacra Sindone.

Sul piedistallo è collocata l'antica statua lignea amovibile, drammatica figura dalla sofferente espressione raffigurante l'Ecce Homo dopo il processo caratterizzata da escoriazioni, lacerazioni, ecchimosi, lividi. L'evento si inquadra dopo la sentenza di Pilato nel sinedrio, giudizio ad opera di Anna, Caifa ed Erode Antipa, immediatamente prima la flagellazione alla colonna.

L'opera scultorea è abitualmente custodita nell'altare del transetto destro della chiesa di Gesù e Maria. Durante i riti devozionali è abbigliata con preziosi abiti costituiti da cintola e manto regale ricamati in oro e trapunti di gemme, i fianchi sostengono una fascia carica d'antichi gioielli ex-voto, sul capo cinge un'impressionante corona argentea di spine, nelle mani legate regge uno scettro in argento forgiato con sembianze di canna. La vara generalmente addobbata con sfere di garofani poste agli angoli, rose, anthurium, presenta un catino parato a fiori di colore rigorosamente rosso, con rare contaminazioni di iris viola e palme intrecciate, rami gemmati. Il basamento scolpito con grandi volute angolari, presenta dipinti i simboli della Passione

Il simulacro è patrocinato dalla Confraternita di Sant'Eusenzio sotto il titolo di «Gesù e Maria» che lo accompagna in uniforme intonando il canto della Visilla.

Cristo porta croce

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Statua lignea abbigliata con tunica in tessuto raffigurante Gesù che porta la croce durante la Salita al Calvario. Le usanze romane prevedevano il solo trasporto del braccio orizzontale, in quanto l'asse verticale era già piantato sul luogo della crocifissione. Per completare le operazioni bastava solo issare con corde il braccio al quale stava appeso il condannato.

Gruppo scultoreo raffigurante l'Incontro di Gesù con le Pie Donne durante la salita al Calvario, rispettivamente Maria, Maria di Cleofa, Maria Maddalena, altrimenti note come le Tre Marie secondo il Vangelo di Giovanni.

La vara è patrocinata dai circoli ricreativi.

Il soggetto della vara è la statua opera di Giuseppe Fiorello del 1911, raffigurante una delle numerose cadute avvenute durante la salita al Calvario, alcune fonti ne enumerano sette. La figura solitaria di Gesù, schiacciata sotto il peso della croce su uno spuntone roccioso, richiama il soggetto principale dell'opera Spasimo di Sicilia o Andata al Calvario di Raffaello Sanzio, dipinto legato alle vicende della chiesa di Santa Maria dello Spasimo e del monastero della Congregazione olivetana, capolavoro oggi custodito nel museo del Prado di Madrid. La scultura si aggiudicò il primo premio e la medaglia d'oro alla Esposizione nazionale del 1911 a Roma per l'intensità espressiva del volto di Cristo, per la commovente e drammatica esposizione scenica dell'evento. Ai vertici del catino sono presenti angeli che recano in mano gli strumenti della Passione. L'opera statuaria è custodita nella chiesa di San Francesco d'Assisi sotto il titolo dell'«Immacolata Concezione».

Spoliazione

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Gruppo scultoreo raffigurante il Denudamento di Cristo o Spoliazione delle vesti, evento preludio alla contesa della Sacra Tunica col gioco dei dadi da parte dei Centurioni Romani.

Crocifissione

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Gruppo scultoreo in legno di cipresso realizzato da Giuseppe Rossitto del 1870, raffigurante la Crocifissione di Gesù. La figura di Gesù indossa una cintola preziosamente intessuta in fili d'oro e trapunta di gemme, recante la riproduzione del Mandylion e i Simboli della Passione. Ai piedi del Crocifisso dei putti reggono gli Strumenti della Passione, intorno ruotano le figure Maria, Maria Maddalena e l'apostolo Giovanni destinatario dell'investitura da parte di Gesù. Il gruppo è frutto dell'assemblaggio di manufatti cronologicamente diversi tra loro. Le figure in cartapesta ai piedi della croce sono in realtà aggiunte postume operate da Giuseppe Emma di San Cataldo nel 1978 e già sottoposte a un primo intervento di restauro per il valente impegno di Nino Bauro e Vito Arrico nel 2003. La vara è patrocinata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento.

Gruppo scultoreo del 1921 ispirato alla Pietà di Michelangelo Buonarroti raffigurante il Pianto di Maria nei momenti successivi la Deposizione di Gesù dalla Croce.

Gruppo scultoreo del 1981 raffigurante l'Angelo che indica gli Strumenti della Passione: la Croce, la Scala, i Chiodi, la Corona di spine, la Lancia, l'Iscrizione, il Martello, le Tenaglie, il Flagello, il Calice, la Canna e la Spugna, la Colonna, il Sudario, le fasce di lino per la deposizione. Alla vara si associano le figure delle Veroniche e numerose riproduzioni della Sacra Sindone e del Mandylion. Dal nome è l'unico carro allegorico dell'intera manifestazione, infatti non identifica alcuna delle stazioni della via Crucis se non idealmente il Golgota con la Croce. Raffigura il grandioso Mistero della Vita e della Risurrezione attraverso la rappresentazione degli strumenti del Martirio.

Vara raffigurante la ricomposizione e l'ideale esposizione del corpo di Gesù Cristo nel Santo Sepolcro, rappresentata da un'urna di legno scolpito con cristalli donata da Rosario Basilico recante la data del 4 aprile 1895. Fra decorazioni, fregi e angeli dorati è esposto il Cristo amovibile. L'urna è sormontata da una maestosa palma intrecciata. La conduzione del simulacro è affidata ai Giudei: la scorta dei Centurioni Romani a guisa di Guardia Pretoriana, chiamati impropriamente "Giudei". Al manipolo delle guardie romane è affidato il compito della custodia del Santo Sepolcro, vestono divise rosse sgargianti, indossano corazze metalliche variamente decorate, portano agli avambracci un fitto numero di nastri colorati pendenti, esibiscono un candido fazzoletto plissettato al dito, sono coperti da mantello e armati di lancia. L'abbigliamento comprende un monumentale copricapo in penne di pavone, piume di pennuti e volatili. La guarnigione risponde agli ordini di un comandante che si distingue per l'aspetto truce e marziale, indossa un ampio mantello con gorgiera bianca su una tunica gialla, calza in testa un elmo ornato di piume di gallo cedrone, impartisce gli ordini brandendo la spada, è l'unico a portare lo scutum rotondo. Tutti i copricapi dei soldati sono ornati con lungo codino intrecciato e fiocco rosso terminale. I sedici componenti della formazione rispondono agli ordini del comandante, sono suddivisi in due squadre composte da otto elementi ciascuna. Una guarnigione effettua la scorta, l'altra suddivisa in gruppi da quattro, trascina il simulacro conducendo e direzionando i prolungamenti anteriori e posteriori delle assi della vara. Di forte impatto coreografico il cambio per effettuare la sostituzione delle squadre che si alternano alla guida e nelle postazioni. Un rituale di ordini concitati, il fragore delle pertiche delle lance che percuotono con veemenza il selciato, il passo di corsa, lo spostamento dell'aria, l'attrito e gli ondeggiamenti provocati dai pesanti, instabili e voluminosi copricapi. Gli eccessivi paramenti, il precario equilibrio nelle veloci fasi di avvicendamento comportano una particolare attenzione verso gli elmi piumati che impongono posture e aspetti prepotentemente solenni e ieratici sovente accompagnati da arrogante, civettuola irruenza e spavalderia. Tutto ciò concorre ad alimentare quell'aura di misticismo e di assorta contemplazione circa i personaggi più discussi che ruotano attorno l'ultima stazione dei misteri della Via Crucis. Nella tradizione cristiana il pavone è simbolo di immortalità in quanto era credenza popolare che le carni dell'animale, dopo la morte, non si deteriorassero, fossero quindi incorruttibili.[1] In base alla credenza, il pavone perde ogni anno in autunno le penne che rinascono in primavera, pertanto l'animale è considerato simbolo della rinascita spirituale e quindi della resurrezione, in senso traslato, di consacrazione alla chiesa. Inoltre i suoi mille occhi sul piumaggio iridescente erano considerati emblema dell'onniscienza di Dio.[2]

La statua in cartapesta opera di Michele Grangeri del 1875 raffigura la Madonna Addolorata, il simulacro al di fuori dei riti pasquali è custodito nell'Oratorio delle Anime Purganti presso la chiesa di San Vito. Per i riti devozionali la Mater Dolorosa è ammantata con un ampio drappo di moirè broccato di seta nero bordato, trapunto e ricamato con fili d'oro che pone in risalto l'aureola - stellario d'oro, la mano destra al petto, lo spadino che le trafigge il cuore, sul corsetto un cuscinetto ricoperto di antichi gioielli ex-voto, il candido fazzoletto di trine pendente dalla mano sinistra. È consuetudine che il colore dell'addobbo floreale in segno di lutto sia rigorosamente bianco. La vara è patrocinata dalla Confraternita delle Anime del Purgatorio.

Biblioteche, collezioni d'arti, strumenti scientifici, raccolte naturalistiche. Museo Salnitriano (archeologia, anatomia, pittura, botanica).

Sede per rappresentazioni teatrali e musicali.

Commissione di opere a Pietro Novelli, alla bottega dei Serpotta, Angelo Italia, Francesco Calamoneri

Maggio 1547 Girolamo Domenech spagnol, è condotto a a Palermo da Giovanni de Vega, viceré di Sicilia per volere dell'imperatore Carlo V. Casa del medico Chiaramonte.

A Messina s'insediano nella chiesa di San Nicolò dei Gentiluomini supportati dalla viceregina, donna Eleonora Osorio, per gettare le basi di un Collegio Massimo peloritano

16 aprile 1549, martedì santo, si discute sulla necessità di formare in loco. I primi docenti giunsero 19 settembre ospiti di Sigismondo Platamone. preso la chiesa di Nostra Signora della Misericordia. (Sant'Anna la Misericordia).

  • Noviziato: destinato alla prima formazione di Fratelli e Padri, generalmente istituzione dedicata a San Luigi Gonzaga.
  • Domus Studiorum o Collegio Massimo. Autonomo economicamente per garantire il percorso di studi di docenti e discenti. Tutte le altre entità potevano vivere poveramente di carità.
  • Domus Propagationis, atta a formare i gesuiti per la divulgazione e la propagazione della fede, istituzione generalmente dedicata a San Francesco Saverio.
  • Casa Professa: residenza dei Padri e centro dell'attività spirituale, denominata il Gesù.
  • Domus exercitiorum spiritualium dove ogni gesuita doveva recarsi per praticare e meditare gli esercizi spirituali (exercitia spiritualia) dettati da fondatore, istituzione generalmente dedicata a Santa Maria.

23 novembre 1549

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23 novembre 1549 con bando del vicerè si reclutarono i primi studenti

il giorno di Santa Caterina con lezioni di grammatica, umanità, retorica, logica e teologia. la cerimonia si svolse presso la chiesa di San Francesco d'Assisi.

Da Sant'Anna si spostarono presso case ereditate adiacenti alla chiesa di Sant'Antonio al Cassero, mantenendo alla Misericordia l'attività delle scuole.


Il 16 agosto 1550 il Sant'Ignazio di Loyola scrisse al Domenech per la possibilità di aprire a Palermo un’Università, e il 22 aprile dell'anno successivo il Viceré chiese al Senato che si perpetuassero le duecento onze, richiesta approvata attenta la opera bona e pia chi produci lu ditto Collegio di li patrj di li scoli.

Prima dell'arrivo dei gesuiti, ad eccezione delle scuole per religiosi, l’unica istituzione che si occupava di pubblico insegnamento era lo Studio pubblico delle scienze presso il convento di San Domenico, con insegnanti nominati dal Viceré e pagati dal Senato;

altra struttura dedita all'istruzione sarà, dal 1569, il Convitto del Santo Rocco, gratuito per gli orfani di padre palermitano e a pagamento per gli altri studenti.

Nel 1551 furono portate presso Sant'Antonio anche le scuole, sistemandole in una casa prossima alla chiesa e con separato ingresso, per interessamento dell'arcivescovo Pietro Tagliavia d'Aragona.

Carlo V a concedere ai Padri palermitani l'antichissima Abbazia di Santa Maria della Grotta. fu comunicata da Innsbruck il 30 gennaio 1552

i titoli dell’Abbazia ai Gesuiti veniva riconosciuto anche il diritto a sedere (al ventunesimo posto) nel braccio ecclesiastico del Parlamento del Regno, anche se gli antichi rettori si astennero dal partecipare in persona ai comizi del regno, costumarono di mandarvi un procuratore.

Nel 1564 si avviò la costruzione della nuova chiesa negli spazi già dell'abbazia «per la troppa angustia dell'antica inglobando anche quella dei Santi Filippo e Giacomo»

prima pietra del Collegio Massimo fu posta il 27 novembre 1586, alla presenza del Viceré, Diego Enriquez de Guzman, e la benedizione fu impartita da Don Luigi Amato Vicario Generale

il portone del Collegio si aprì, per la prima volta, il 15 agosto 1588, per la Festa dell’Assunzione.63 Il 18 ottobre (Festa di San Luca, come sempre sarà nei Collegi della Compagnia) s’inaugurò solennemente l’anno scolastico, con la rappresentazione di Salomone e la felicità del suo regno


Chiesa di san Pantaleone Pagina 21 collegamenti con Mozia e Naxos

  • tutti i prelati, di grande e di piccola entrata, la cui assemblea prende il nome di braccio ecclesiastico; Questo braccio [ecclesiastico] è potente di per sé: per la consistenza numerica, per la ricchezza, per la reputazione di bontà e per il rispetto dovuto ai prelati»
  • tutti i baroni, che danno luogo al braccio militare;
  • tutte le città regie, ciascuna delle quali manda un procuratore, che compongono il braccio demaniale…

Biblioteca Comunale di Casa Professa

Antonino Vescosi, (? 1744 - ? 1824), sacerdote, pittore.

Melchisedech che spezza i pani per Abramo.

Figlio di Filippo Vescosi, probabilmente si formò a Roma, il suo stile è improntato alla pittura romana del Settecento. Attivo nell'ambito della pittura religiosa e nel contesto sacro.

Sue opere si trovano nella chiesa madre di Saponara, a Gualtieri Sicaminò, a Barcellona nella chiesa di Gesù e Maria e affreschi a San Vito, tele a San Sebastiano, nella chiesa dell’Idria, a Novara e Basicò.

Barette 5 gruppi statuari di Pozzo di Gotto

del Vescosi:

  • * , Madonna del Rosario e quadretti raffiguranti i Misteri, opera custodita nel duomo di San Nicola di Saponara.
  • Gualtieri Sicaminò,
  • Opere nella chiesa di Gesù e Maria di Barcellona Pozzo di Gotto.
  • Affreschi raffiguranti Melchisedech che spezza i pani per Abramo e Mose che istituisce i Sacrifici, opere presenti nella Cappella del Santissimo Sacramento del primitivo duomo di San Vito di Barcellona Pozzo di Gotto.
Mmàggini pâ seri di l'artìculi circa la pittura
Artìculu dâ seria
Pittura
Argumenti

Pittura · Pittura taliani
Quatri · Musei

Catigurìi

Arti · Pittura (artisti) ·

nelle cui chiese sono numerose le opere che portano l'impronta stilistica del pittore.


Dipinti di Giuseppe Crestadoro Saponara

[2]

Nta Commons s'attròvanu àutri mmàggini rilativi a Effems/Sandbox.

Padre del sacerdote e pittore Antonino Vescosi.

  • S. Antonio, il cui simulacro nel 1749 subì un restauro eseguito dal pittore pozzogottese Filippo Vescosi Castroreaale.
  • Autore di restauri pitture in oratorio, altare dell'Immacolata frontale a quello del Crocifisso.

Susinno [3]

Altri dipinti nella chiesa sono attribuiti ad alcuni pittori locali quali Antonino, Filippo e Vito Vescosi, Giuseppe Russo, Antonino Buongiorno, Sebastiano, Francesco, Michele e Gaetano Bonsignore, qualcuno attivo fino al secolo XIX.

Giuseppe Russo, (Barcellona Pozzo di Gotto 1744 circa - 1824), pittore.

Antonio Manno [4]

Accascina [5]

Giuseppe Russo, documentato tra il 1770 e il 1805.

dopo Roma

  • 1744, Madonna delle Rosario, raffigurta con San Domenico di Guzmàn e Santa Rosa da Lima Lipari nella chiesa della madonna delle Grazie di Lipari, Pag 136 [6]
  • , Assunzione di Maria, affresco con 18 figure nella cupola, 137
  • , Vergine Maria ritratta nell'atto di pergere il Bambino a San Felice da Cantalice chiesa dei Cappuccini di Lipari Pag 82 [7] Pag 169 e 170 [8]
  • attivo a Milazzo (Chiesa del Rosario, Chiesa del Carmine),
  • Barcellona Pozzo di Gotto (Chiesa di S. Giovanni, forse Chiesa di S. M. Assunta), affreschi nell’abside della chiesa di San Giovanni a Barcellona.
  • S. Maria del Piliere, nella frazione di Acquaficara.
  • Castroreale,
  • , Privilegio della Porziuncola con raffigurato il Cristo, la Madonna, S. Francesco, S. Chiara, S. Giuseppe da Leonessa e S. Fedele da Sigmaringa (1776), Madonna col Bambino, Madonna che dà il Bambino Gesù a S. Felice da Cantalice. chiesa del convento dell'Ordine dei frati minori cappuccini di San Marco d'Alunzio,
  • Novara di Sicilia, Assunta, opera di Giuseppe Russo (1805).
  • Palermo, quadro dello Stedera copiato nel 1795 per la Galleria di Palermo. (Archivio di Storia Patri Messinese)
  • Frazzanò.

Tele di Mercurio in Cattedrale di Lipari 135 e 136 [9] Pag 82 [10]

la Sacra Famiglia con S. Elisabetta e S. Giovannino (1647 ca.) è attribuita a Giuseppe Tomasi da Tortorici (San Marco d'Alunzio)

Nato secondo alcune fonti a Lipari, e secondo altre, più sicure, a Barcellona. Studiò per sette anni a Roma, poi visse a Milazzo, dove si trovano molte sue opere.

Punto di partenza per la conoscenza di questo pittore è stato il ritrovamento, nel 1991, dopo un furto, della Sacra Famiglia e Trinità.

Pittore dal linguaggio pittorico popolareggiante, prolifico e non sempre di grandi capacità espressive.

Antonino Buongiorno

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Antonino Buongiorno, Sebastiano, Francesco, Michele e Gaetano Bonsignore,

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I tried to follow the procedure for communicating with the Italian bar.

I'll summarize quickly. In yesterday's text I report and list 4 different massive photographic shortages discovered in the last month alone.

It is true that over time about ten photos have been removed and deleted because the content is still subject to copyright.

In this context I want to instead denounce the disappearance of dozens of free photos without any restrictions.

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Salve, ho partecipato a numerose iniziative fotografiche. A tal proposito ho preparato un itinerario per domenica 14 07 2024 a Palermo e Monreale in occasione del 400° Festino di Santa Rosalia per poi partecipare al Wikipedia Pages Wanting Photos 2024. Peccato che nel pomeriggio 11 07 2024 nel verificare e continuare a categorizzare centinaia di nuove foto, ho constatato che legate al mio account personale, per la Cattedrale di Monreale la:

- ) scomparsa di numerose foto del chiostro fotografato effettuate dal tetto;
- ) scomparsa di numerose foto panoramiche di Monreale, di Palermo, della Conca d'Oro effettuate dal tetto;
- ) scomparsa di foto della piazza Guglielmo e dell'entrata laterale dx con statue bronzee;
- ) scomparsa di numerose foto panoramiche scattate dai tetti di San Giorgio in Kemonia e della categoria che ingloba entrambi i monumenti Palermo-Monreale e Monreale-Palermo;
- ) Scompaginamento, smembramento, mal revisione, manomissione, eventuale cancellazione e scomparsa foto e relative categorie che raggruppavano Palazzo Arcivescovile (ex Palazzo Reale), Seminario;
- ) Museo Diocesano, Monastero benedettino sono diventate categorie a se stanti pur facendo parte dello stesso aggregato ecclesiale e impianto monastico.

Sempre nell'ambito della pianificazione del tour ho ritrovato l'originale fotografico del Giovanetto di Mozia, la verifica delle pagine relative (Isola di Mozia e Stagnone di Marsala) ha riservato la constatazione della:

- ) scomparsa di numerose foto del Palazzo e museo Whitaker - sale e contenuti, Giovanetto di Mozia;
- ) scomparsa di numerose foto Casa dei mosaici, Kothon, Tofhet, Mura e isola di Mozia;
- ) scomparsa di numerose foto San Pantaleo, Porto e imbarcadero, Panorami, Particolari e Coltivazioni.

Di questi massivi dissolvimenti avevo avuto già contezza il 01 11 2023 pianificando una nuova escursione nel Parco archeologico di Selinunte. In definitiva foto di 2 tour nella costa trapanese, effettuati nel 2012 e 2014, sono scomparse nel nulla senza motivazione e/o preavviso:

- ) tutte le foto scattate nel Parco di Selinunte (3 templi, il baglio, la bellissima campagna con le pecore);
- ) tutte le foto scattate a Eraclea Minoa;
- ) la foto panoramica della Valle dei Templi di Agrigento.

Nell'ambito della stessa data e per località differenti sono state soppresse tutte le foto inerenti siti archeologici. Sono state risparmiate altre località turistiche famose per il Barocco siciliano.

07 10 2017 Mozia - Marsala. (Monte Erice visto da Mozia, Erice vista dall'imbarcadero di Mozia sono scampate alla strage perché diversamente categorizzate (Criterio di ricerca DATA e Mozia)).

1) L'epuratore non immaginava che nello stesso luogo avrei categorizzato per località diverse.
2) Nella stessa giornata avrei effettuato foto in 2 località differenti: Mozia e Marsala. La decina di foto scattate a Marsala sono state risparmiate.
Da un'accurato esame si deduce che sono state rimosse tutte le foto dell'Efebo e del Museo degli ultimi 10 anni a questa parte e di qualsiasi autore.
Qualcuno si è ritrovato vecchi archivi di foto nel cassetto e non ha trovato meglio da fare che segare le foto degli ultimi 10/12 anni e rimpiazzarle con le sue. Altrimenti non si spiegherebbe di un posto così frequentato, a parte le mie foto, quelle presenti risalgano a più di 10 anni fa.

01 10 2012 Selinunte - Eraclea Minoa - Agrigento Valle dei Templi - Ragusa. Anche in questo caso l'epuratore del circondario trapanese non immaginava che nella stessa giornata avrei effettuato foto in 2 località differenti: Selinunte e Ragusa. Una trentina di fotografie scattate a Ragusa sono state quindi risparmiate. Pertanto scomparse tutte quelle di Selinunte, Eraclea Minoa, una panoramica dei Templi di Agrigento.

50 o 100 o 200 o 500 le foto soppresse per svariati altri soggetti. Categorie soppresse. Legami soppressi. Categorie svuotate e ripopolate con foto personali, a piacimento, per favoritismi. Tutto molto strano, arbitrario (altro che Enciclopedia Libera, di Libero sembra esserci solo l'operato assoluto e capriccioso) e discutibile. Specie dove ci sono utenti che urlano, sbraitano perché trovano il loro unico scatto fotografico con categoria variata o categorizzato per la prima volta (nel caso di Napoli, Piazza del Plebiscito e monumenti adiacenti - caso recentissimo - dove tutto il materiale partenopeo - moltissimi i miei scatti - era immutato, intonso ed intoccato da almeno 6 anni a questa parte).

Nelle ultime settimane per Sicilia, Napoli, Cattedrale di Palermo e Cattedrale di Monreale ho eseguito una consistente revisione e definizione di nuove categorie. Alcune sottocategorie sono popolatissime. Non sempre le foto sono di ottima qualità, utili, perfette. La maggioranza è sfocata, sgranata, o troppo chiare, scure, inclinate, storte, sghembe, insensate, ripetitive, monotematiche, controluce, con ombre e piedi mozzi, decapitate o decentrate. Senza esclusione alcuna e nell'ambito delle categorie esistenti (quasi sempre definite grossolanamente, un universo scriteriato senza capo ne coda, disorganico e non sistematico), tutto è stato regolarmente categorizzato.


Mentre chiedo lumi a Dario Crespi di WIKIMEDIA che sponsorizza Wikipedia Pages Wanting Photos 2024, carico le foto relative la gita a Palermo del 14 07 2024.

Il 27 luglio una serie di foto sono scategorizzate in seguito al maldestro tentativo da parte di ignoto d'inserire un inutile commento.

Festino di Santa Rosalia - Edizione 400 - Anno 2024

Vorrei poter credere che l'utente volesse aggiungere solo il testo che si evince dal confronto delle versioni (a mio giudizio comunque infantile, cacofonico, ridondante, ortograficamente e tipograficamente scombinato). Questa aggiunta ha comportato la scomparsa di una sottocategoria, che comprendeva nello specifico, le 7 foto di un carro trionfale. Scategorizzati, gli scatti sarebbero caduti nel dimenticatoio, nel limbo dell'oblio.

- ) Ha sbagliato erroneamente ?
- ) Lo ha fatto di proposito ?
- ) Ha voluto tutelare i diritti o le prerogative di qualcuno ?

La cosa è recentissima, fosse successa fra qualche mese me ne sarei accorto solo un altr'anno.

Utenti anonimi, IP strambi o correzioni improvvise da cellulari andrebbero rigettati, come i testi in questione dai discutibili redattori. Nel frattempo Dario Crespi o chi per lui, tempestivamente messo al corrente, ha ripristinato lo status ante. Era un'operazione che avrei potuto effettuare anch'io, ma avrei alterato la scena del misfatto. In seguito tenterò di esprimere con termini adeguati il contorto concetto inserito.

- Tutte le foto in questione fin qui elencate sembrerebbero cancellate, a meno che:

1 Siano state scategorizzate in blocco;
2 Sia stata variata loro la categoria in blocco;
3 Sia stata inserita una categoria nascosta in blocco. (In tutti questi casi non so dove andare a recuperare le foto mancanti confluite in chissà quale limbo).

In data 29 07 2024 verifico la scomparsa di una foto di una targa marmorea il cui dettaglio è la nuova foto:

San Vito (Barcellona Pozzo di Gotto) 05 06 2024 01.jpg

In pratica negli ultimi 2 mesi sono scomparsi i vecchi originali dell'iscrizione risalenti a qualche lustro fa, la foto della colonna recante la data dell'ultima riedificazione del tempio, le lastre tombali degli arcipreti del duomo. Dai ripetuti attacchi al testo wikipedia negli anni, in questo caso, avrei qualche vago sospetto circa l'autore dello sfregio. La scomparsa e/o cancellazione delle foto delle targhe, colonne, lastre potrebbe avvalorare la malsana tesi di presunte copiature di testi, nominativi, date, tutto materiale da sempre immediatamente disponibile ai visitatori del monumento. Una data di morte o un cognome su una pietra tombale restano una data e un cognome. Una data su un capitello la leggono tutti. Una targa marmorea murata su un prospetto possono leggerla e fotografarla tutti. Ma nonostante ciò c'è qualche detentore di turbe che deve recare fastidio.

Dario Crespi inizialmente disponibile alla soluzione di questi ultimi e recenti quattro casi, mi ha invitato a rivolgermi al seguente link:

https://commons.wikimedia.org/wiki/Commons:Administrators%27_noticeboard

Preferisco rivolgermi al Bar Italiano.

Attendo chiarimenti.

Saluti

Michele Sebastiano Ferullo (effems)

Gaetano Bonsignore

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Gaetano, nato nella seconda metà del Settecento, autore di parte degli affreschi della chiesa di San Giovanni (volta della navata, pareti laterali, controfacciata principale), e di due opere datate: la Madonna di Porto Salvo in gloria, del 1828, a Reggio Calabria, e Il martirio di San Bartolomeo, del 1834, a Novara di Sicilia. Ha poi illustrato la figura del figlio Michele, Tenente della Gendarmeria, nato nel 1788, ma non si conosce la data di morte, e di Gaetano, il nipote, sarto di professione, che attraverso la sua opera manoscritta finita di comporre nel 1922 e pubblicata postuma nel 2015 (La stirpa inicua), ci fornisce preziose informazioni sui suoi antenati e su alcuni momenti storici della città di Barcellona tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.

“La stirpa inicua” di Gaetano Bonsignore, il nipote omonimo. Nel documento l’autore riferisce che il padre Gaetano, professore di figura e d’ornato, in quel periodo eseguiva dei lavori, con gli altri due figli, Filippo e Giuseppe, nella chiesa di San Giovanni. I recenti restauri degli affreschi della chiesa di San Giovanni, curati dalla dottoressa Marianna Saporito, hanno fatto luce sugli autori. La volta e la fascia alta della due pareti laterali sarebbero attribuiti a G. Bonsignore, mentre per l’abside, datata 1786, sarebbe rintracciabile l’intervento di Giuseppe Russo (che potrebbe essere stato il cognato del Bonsignore).


Giuseppe Grosso Cacopardo "Guida per la Città di Messina" [11]

Gioacchino Vitagliano

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Gioacchino Vitagliano (* 1669 in Palermo; † 27. April 1739 ebenda) war ein italienischer Bildhauer des Barocks auf Sizilien.

Gioacchino creò non solo sculture in marmo, ma anche figure in stucco, probabilmente fu addestrato nel laboratorio di Giacomo Serpotta, suo cognato, di cui spesso progettava i disegni.

Gli scultori Nicolò Vitagliano e Vincenzo Vitagliano (Gioacchino Vitagliano junior) sono probabilmente figli di Gioacchino. Da quest'ultimo, la scultura in marmo Santa Rosalia (1744) si trova sul piazzale del Duomo di Palermo.

Bibliografia

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  • Gioacchino Vitagliano. In: Hans Vollmer (Hrsg.): Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart. Begründet von Ulrich Thieme und Felix Becker. Band 34: Urliens–Vzal. E. A. Seemann, Leipzig 1940, S. 424.
  • Alfonso Giannino S.J.: La Chiesa del Gesù a Casa Professa, Palermo. Ristampa riveduta della 3. edizione. Eigenverlag, Bagheria 2004, S. 28 und 36.

 chiesa di San Dumìnicu sorgi vicinu û quatteri Vuccirìa, mannamentu Loggia, a secunna chiesa ppî grandizza e Pantheon dî pirsunaggi Illustri di Sicilia.

Sipurtura di Giuvanni Farcuni.
Giuseppi Velascu, tunnu commemurativu.

.

 chiesa è Pantheon dei pirsunaggi Illustri di Sicilia, ntô 1840 Agostino Gallo principiò a sistimari tombi, lapidi e tagghi ppî cummemurari e cilibbrari granni pirsunalità dâ riliggioni, pulitica, studiusi, militari e rapprisintanti dill'arti.[3]

All'internu ci sunnu scurturi e munumenti di Binidittu Civiletti, Rosariu Bagnascu, Girolamu Bagnascu, Ignaziu Marabitti, Leonardu Penninu, Valeriu Villareale, Rosolinu La Barbera, Salvatore Valenti, Rosariu Anastasi, Domenicu De Lisi e Binidittu De Lisi, Vitu D'Anna, Antonellu Gagini, Gaspari Serpotta, Ernestu Basili, Gaspari Bazzano spissu, sprissioni artistichi priggiatissimi.


Ricenti inumazzioni:


Cenotafiu di Giuseppe de Spuches.
Targa a Gioacchino di Marzo.
Pietro Novelli.
Giacomo Serpotta, bustu cummemorativu.
Valerio Villareale.

Primitive sepolture documentate:

Gianfilippo Ingrassia, targa commemorativa.

Altre personalità sepolte o celebrate nel Chiostro:

Sepolture:

Quarta istituzzioni dell'Ordine dî frati predicaturi in terra di Sicilia funnata ntô 1300.

Piazza San Domenico

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Culonna d'Ammaculata Concizzioni

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Bibliografia

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  • (IT) Gaspare Palermo, "Guida istruttiva per potersi conoscere ... tutte le magnificenze ... della Città di Palermo", Volume primo, Palermo, Reale Stamperia, 1816,

Vuci currilati

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Nta Commons s'attròvanu àutri mmàggini rilativi a Effems/Sandbox.


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L'ambiente è contraddistinto da vani con altari addossati alla parete.

  • Prima campata: Fonte battesimale. Fusto e conca marmorei sormontati da cupolino ligneo. Ambiente delimitato da recinzione in ferro battuto. Varco di passaggio al museo.
    • Nella controfacciata in una arcata in prossimità del portale è presente un dipinto raffigurante la Pietà.
  • Seconda campata: Cappella di Sant'Eligio Vescovo. Nella nicchia della sopraelevazione è custodita la statua lignea raffigurante Sant'Eligio Vescovo opera di Filippo Quattrocchi.
  • Terza campata: Cappella di Sant'Antonio di Padova. Sulla sopraelevazione marmorea costituita da timpano ad arco spezzato poggiante su colonne ioniche con capitelli corinzi, nella nicchia fra tarsie è custodito la statua raffigurante Sant'Antonio di Padova opera di autore ignoto. Il Bambinello è scultura di Filippo Quattrocchi.
  • Quarta campata: Cappella dell'Assunta. Sulla sopraelevazione costituita da timpano ad arco spezzato poggiante su colonne ioniche con capitelli corinzi, è custodita la statua lignea raffigurante l<wiki>'</nowiki>Assunta opera di autore ignoto. Sul lato sinistro la statua raffigurante San Luigi Gonzaga.
  • Quinta campata: Cappella dell'Annunciazione. Sulla sopraelevazione costituita da timpano ad arco spezzato poggiante su colonne ioniche con capitelli corinzi, è custodito il dipinto raffigurante l<wiki>'</nowiki>Annunciazione opera di autore ignoto. Ai lati le statue raffiguranti Santa Rita di Cascia, e la Madonna di Fatima a destra.


Cappella dell'Annunciazione Cappella
dell'Assunta in Cielo
Cappella di Sant'Antonio da Padova Cappella di
Sant'Eligio Vescovo
Fonte Battesimale
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L'ambiente è contraddistinto da altari o nicchie parietali realizzate in arcate.

  • Prima campata. Varco laterale sinistro.
  • Seconda campata: Cappella di San Francesco d'Assisi. Nella nicchia sulla sopraelevazione costituita da timpano a triangolo sostenuta da colonne ioniche con capitelli corinzi, è custodita la statua lignea raffigurante San Francesco d'Assisi, opera di autore ignoto.
  • Terza campata: Cappella dell'Immacolata Concezione. Nella nicchia sulla sopraelevazione delimitata da cornici in stucco, è custodita la statua lignea raffigurante l<wiki>'</nowiki>Immacolata Concezione, opera di autore ignoto.
  • Quarta campata: Cappella delle Anime Purganti. Sulla sopraelevazione dell'altare è custodito il dipinto raffigurante Maria libera anime purganti, opera attribuita a Crispino Riggio, realizzata nel 1731.
    • Pulpito ligneo addossato alla colonna.
    • Quinta campata: Cappella di San Sebastiano. Nella nicchia sulla sopraelevazione costituita da timpano a triangolo sostenuta da colonne ioniche con capitelli corinzi, è custodita la statua lignea raffigurante San Sebastiano, opera di autore ignoto.


Varco laterale sinistro Cappella di San Francesco d'Assisi Cappella della Immacolata Concezione Cappella
delle Anime Purganti
Cappella
di San Sebastiano
  • Absidiola destra: Cappella della Madonna del Rosario. Ambiente delimitato da balaustra e sormontato da iscrizione sull'arco D. O. M. - QUASI PLANTATIO - ROSAE IN JERICO - ECC. XXIV. Al centro, nella nicchia delimitata da colonne marmoree, è custodita la statua di scuola gaginesca raffigurante la Madonna del Rosario. Nelle nicchie laterali, a sinistra San Domenico di Guzmán, a destra San Vincenzo Ferreri, statue lignee, opere di Filippo Quattrocchi, realizzate nel 1797.
    • Braccio destro. Cappella di San Gaetano di Thiene. Sull'altare delimitato da colonne tortili festonate in stucco, sormontato da timpano a riccioli con rilievi in oro zecchino, è custodita la statua lignea raffigurante San Gaetano di Thiene, opera di Filippo Quattrocchi.
  • Absidiola sinistra: Cappella del Santissimo Sacramento. Ambiente delimitato da balaustra e sormontato da grande composizione in stucco sormontata da aquila e raffigurante alcuni strumenti della Passione di Gesù. I manufatti marmorei sono attualmente celati da una riproduzione pittorica del Cenacolo, tutto l'ambiente presenta una delicato apparato decorativo in stucco dominato da una grande raggiera presente nella calotta absidale.
    • Braccio sinistro. Cappella del Santissimo Crocifisso. Il manufatto caratterizzato da prospettiva con architettura convessa, presenta colonne ioniche son fusto inferiore arabescato e sormontate da capitelli corinzi. Timpano spezzato con volute, stemma intermedio recante i Simboli della Passione e manufatto in stucco raffigurante putti alati con Calice, Crocifisso e cartiglio recante l'iscrizione PACIFICATIS PER SANGUINEM CRUCIS SEIUS. Il dipinto alla parete raffigura la Vergine Maria, San Giovanni Evangelista e Maria Maddalena, su di esso è collocato un Crocifisso ligneo.


Cappella del Santissimo Crocifisso Absidiola sinistra o Cappella del Santissimo Sacramento Altare maggiore Absidiola destra o Cappella del Rosario Cappella di San Gaetano di Thiene

Presbiterio

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Gradinata a due rampe con balaustra in marmo realizzata dal marmoraro catanese Lorenzo Viola, morto a Gangi e verosimilmente sepolto in duomo. Sulla parete destra del cappellone è collocata il Giudizio Universale, olio su tela, opera probabilmente commissionata dopo lo scoppio della peste del 1624, a perenne monito alla popolazione per il pericolo scampato - al pittore Giuseppe Salerno, uno dei due Zoppo di Gangi. Alle pareti dell'abside gli stalli del coro ligneo, opera di Filippo Quattrocchi.

La statua raffigurante San Nicola di Bari, fu realizzata da Scipione Li Volsi nel 1661.


Sacro Cuore Statua Altare maggiore Statua Vergine con Bambino

Munumenti e posti d'intiressi

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Duomu Anticu.

Architetturi militari

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Architetturi riliggiusi

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Joseph De Galbo

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  • Joseph De Galbo 1794, pittore Castelbuonese, olio su tela raffi­gurante la Trasfigurazione di Cristo ritratta tra Mosè ed Elia in presenza degli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Opera proveniente dalla Chiesa del Santissimo Salvatore oggi custodita nella Biblioteca "PADRE GIAMMARIA CARAPEZZA DA GERACI" del convento cappuccino della chiesa di San Bartolomeo.
  • Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

A nord-ovest del territorio, nella zona denominata San Cusimano, in un'oasi pianeggiante, sorge una piccola cappella dedicata ai santi Cosma e Damiano. La chiesetta è molto antica, come denota il portale goticheggiante. L'unica opera presente nella cappella era una tela del pittore De Galbo rappresentante i due Santi che purtroppo è stata trafugata nel 1983.


Leonardo Pennino (Palermo, 1765Roma, 1801) fu uno scultore italiano.

Fonte battesimale, cattedrale di Palermo.
Vergine con bambino, chiesa della Madonna di Monte Oliveto.

Ha vissuto e svolto la sua attività a Palermo. Fratello di Giacomo Pennino e allievo di Ignazio Marabitti. La maggior parte delle informazioni su tale artista sono ricavate dalle sue opere.

A lui si deve la realizzazione della Fontana con Tritone e Puttini di Villa Trabia a Bagheria e l'Angelo all'entrata dell'Oratorio di San Filippo Neri.[8]

Scolpì inoltre diversi monumenti funerari, tra cui uno dedicato a Mallia nel duomo di Santa Maria Assunta di Gela.

Nel 1801, poco prima di morire, realizzò un fonte battesimale ottagonale per la basilica cattedrale metropolitana primaziale della Santa Vergine Maria Assunta assieme a suo figlio Gaetano Pennino, che egli iniziò alla scultura.[8][9]

Agrigento e provincia

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Palermo e provincia

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Trapani e provincia

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  • 1776, Sant'Eligio, statua in marmo bianco di Carrara, opera realizzata su commissione dei confrati di Sant'Eligio custodita nella chiesa di Sant'Oliva.

Roma e provincia

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  • 1761, Monumento, statua in marmo bianco di Carrara dedicata al vescovo Pietro Gioeni, opera realizzata e custodita nella prima campata o Cappella di Santa Rosalia della chiesa di San Paolo alla Regola.
  1. Pagina 75, Silvio Paolucci, Giuseppina Signorini, "L'Ora di Storia", Edizione Rossa, Zanichelli, Bologna, 2004.
  2. Pagina 309, Dizionari dell'arte, "La natura e i suoi simboli", Edizioni Electa, 2011.
  3. Erruri ntâ citazzioni: Etichetta <ref> nun bona; nun vinni furnutu nuḍḍu testu pî ref cu nomu Touring Club Italiano, p. 154
  4. Erruri ntâ citazzioni: Etichetta <ref> nun bona; nun vinni furnutu nuḍḍu testu pî ref cu nomu ReferenceA
  5. (a cura di) Stephanie Schwandner-Sievers, Bernd Jürgen Fischer, Giuseppe Crispi (Zef Krispi) in Albanian Identities: Myth and History, su books.google.it. URL consultato il 23 agosto 2010. Template:Pdf
  6. Società Siciliana Storia Patria
  7. Gioacchino di Marzo, op. cit., pp. 459 .
  8. 8,0 8,1 Cultura Sicilia.it
  9. Pagina 285 e 286, Gaspare Palermo, "Guida istruttiva per potersi conoscere ... tutte le magnificenze ... della Città di Palermo" [1], Volume IV, Palermo, Reale Stamperia, 1816.

Galleria d'immagini

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