Dal Parlamento Ue arriva il via libera alla direttiva sul suolo. Ora si aspetta il traguardo di giugno
di Giorgia Bollati
Secondo il team di ricerca dell’Università di Milano Bicocca, la loro capacità di stare in gruppo permette di rintracciare sostanze inquinanti nel suolo
«Tanti piccoli porcellini» è il nome del progetto con cui l’Università Milano Bicocca intende migliorare l’analisi del suolo. Dal dipartimento di Ecologia, un dottorando dovrà monitorare il modo in cui i porcellini si aggregano o si disperdono sul terreno per capire se è inquinato. Il team ha ricevuto i fondi del Pnrr destinati alla ricerca, che copriranno l’incarico triennale del dottorando, ma è in cerca di finanziatori per acquistare i materiali e ha lanciato un crowdfunding a cui tutti possono contribuire.
Questi animali sono «crostacei terrestri», cioè crostacei che si sono adattati a vivere in un ambiente in cui la scarsità di acqua può essere un problema. La loro strategia di sopravvivenza è aggregarsi: mettendosi uno sopra l’altro, creando degli scudi di corpi, hanno capito che potevano evitare l’evaporazione dell’acqua o quantomeno mantenere un grado di umidità idoneo alla sopravvivenza. Per questo gli scienziati li considerano da sempre degli «organismi sentinella» ma nei test finora sono usati uno alla volta, perché si considerava che la loro «gregarietà» - come è chiamata la loro tendenza ad aggregarsi - fosse un ostacolo negli esami tossicologici.
A differenza di quanto riportato finora in letteratura e a differenza degli studi condotti finora, i ricercatori del dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano Bicocca hanno dimostrato che proprio il fatto di aggregarsi è un elemento sensibile per misurare la qualità dei suoli urbani o agricoli. Per mantenere la gregarietà questi animali devono comunicare tra di loro, e lo fanno con segnali chimici. Ma le sostanze eventualmente presenti nel suolo possono alterare i loro chemiotrasmettitori, quindi comprometterne la comunicazione e farli disperdere. Da qui l’idea di studiare i loro comportamenti per comprendere la misura degli elementi inquinanti nel suolo.
di Giorgia Bollati
Il progetto sarà condotto da un dottorando di ricerca, Lorenzo Federico, che lavorerà in team con la professoressa di Ecologia Sara Villa, la professoressa di Informatica Elisabetta Fersini. Federico sarà stipendiato grazie ai fondi ricevuti dal Pnrr, ma per acquistare e mantenere i materiali utili al progetto è stato lanciato un crowdfunding, metodo che da anni l’Università Milano Bicocca usa per cofinanziare i piccoli progetti. Per avere un suolo molto potente servono circa 2 mila anni, quindi la strategia è quella di mantenerli in buona salute anche sulla base della Nature restoration law approvata lo scorso febbraio dalla Commissione europea, che pone gli obiettivi per proteggere gli ecosistemi e recuperare comparti di suoli degradati.