Dardanelli (posamine)
Il Dardanelli è stato un posamine della Regia Marina, poi cannoniera nell'Armada Nacional de Venezuela con il nome di General Soublette.
Dardanelli poi General Soublette | |
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Il Dardanelli fotografato in navigazione. | |
Descrizione generale | |
Tipo | posamine (1926-1938) cannoniera (1938-1950) |
Classe | Azio |
Proprietà | Regia Marina (1926-1938) ARV (1938-1951) |
Costruttori | Cantiere Navale Triestino, Monfalcone |
Impostazione | 14 maggio 1925 |
Varo | 29 settembre 1925 |
Entrata in servizio | 4 settembre 1926 |
Radiazione | 12 marzo 1938 |
Destino finale | ceduto alla Marina venezuelana nel 1938 come General Soublette, radiato nel 1951 e demolito |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | standard 615 t in carico normale 708 o 718 t a pieno carico 954 (per altre fonti 850) |
Lunghezza | tra le perpendicolari 58,79 m fuori tutto 62,50 (o 62,18) m |
Larghezza | 8,69-8,70 m |
Altezza | 4,8 m |
Pescaggio | 2,59 o 2,90 m |
Propulsione | 2 caldaie a tubi d’acqua Thornycroft 2 macchine verticali a triplice espansione potenza 1500 CV 2 eliche |
Velocità | 15 nodi (27,78 km/h) |
Autonomia | 4000 miglia ad 10 nodi |
Equipaggio | 5 ufficiali, 66 tra sottufficiali e marinai[1][2] |
Armamento | |
Artiglieria |
'Altre fonti:'
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Altro |
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Italiani a Shanghai, Museo della Cantieristica, Navypedia e Almanacco storico navale | |
voci di navi presenti su Wikipedia |
Costruzione e caratteristiche
modificaCostruito tra il maggio 1925 ed il settembre 1926 nello stabilimento di Monfalcone del Cantiere Navale Triestino (con numero di costruzione e di assemblaggio 147 e di completamento 114[3]), il Dardanelli faceva parte della classe Azio, progettata all'inizio degli anni '20 (ed ordinata nel 1924 per il servizio nelle colonie[4]) dal colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi[5]. Le unità di tale classe avrebbero dovuto servire sia come posamine che come navi coloniali: il loro principale compito sarebbe infatti consistito nella posa di campi minati difensivi nelle acque delle colonie e dei possedimenti italiani in Mediterraneo e Mar Rosso, a difesa delle relative coste[5]. Oltre che alla posa di sbarramenti difensivi sulle rotte d'accesso ai porti italiani, tali unità avrebbero provveduto alla posa di sbarramenti offensivi sulle rotte percorse dal naviglio avversario[6], ed erano inoltre in grado di essere impiegati come dragamine[4]. Grazie tuttavia alle loro ottime caratteristiche marine, le unità della classe Azio, nel corso degli anni '20 e '30 e poi in guerra, si rivelarono adatte a numerosi e svariati utilizzi, quali cannoniere, navi scuola, navi coloniali, navi idrografiche, navi comando o stazionarie in acque straniere, utilizzabili sia in Italia che nelle colonie od in località ancora più lontane[5].
Nel corso della costruzione le unità della classe vennero modificate con l'aggiunta di ulteriori pesi, che ridusse di un nodo (da 16 a 15) la velocità rispetto a quella di progetto, ma che non impedì comunque di utilizzare le unità anche come navi scorta[5]. Essendo state concepite anche per la rappresentanza presso nazioni estere e la permanenza in climi caldi[7], le unità della classe ebbero un allestimento particolarmente confortevole e curato, anche lussuoso, furono muniti di isolamenti termici (per poter stazionare a lungo in aree con clima tropicale, impedendo il raggiungimento di temperature elevate nei locali interni) e di stazioni radio di notevole potenza[5]. Vi erano inoltre alloggi in eccesso, per poter ospitare altro personale[7]. Grazie al ridotto pescaggio ed alla loro versatilità, le navi potevano anche essere impiegate, all'occorrenza, nella navigazione fluviale[8].
I posamine della classe Azio avevano tagliamare dritto, un alto bordo libero ed oltre un terzo dello scafo occupato dal castello di prua, a poppavia del quale vi era una grande tuga che raggiungeva la poppa[5]. In corrispondenza dell'estremità anteriore del ponte di castello vi erano plancia, timoniera (che formavano un blocco unico) e controplancia scoperta, su due ponti, a poppavia della quale vi era il fumaiolo, con una leggera inclinazione verso poppa, poi gli osteriggi della sala macchine ed il locale di governo secondario[5]. Vi erano due alberi verticali, a stilo e privi di montanti[5]. Nel sottocastello e nella parte prodiera del ponte di primo corridoio si trovavano i locali per l'equipaggio, mentre a poppavia della sala macchine, sul ponte di primo corridoio, erano sistemati i camerini degli ufficiali e dei sottufficiali di grado più elevato[5]. A centro nave, ai lati del ponte di coperta, vi erano le gru di diverse motobarche ed imbarcazioni utilizzate per servizi vari[5]. Lo scafo era in acciaio dolce Martin-Siemens[7].
L'apparato motore consisteva in due macchine a vapore verticali a triplice espansione[7], che, alimentate da altrettante caldaie a tubi d'acqua, sviluppavano la potenza totale di 1500 CV[5], consentendo una velocità di 15 nodi, alla quale l'autonomia era di 1500 miglia[6]. La suddivisione dell'apparato motore su due assi contribuì positivamente, insieme al disegno dello scafo, dalle caratteristiche molto marine, a conferire agli Azio eccellenti qualità di tenuta del mare e manovrabilità[5]. Mentre Dardanelli, Ostia e Milazzo avevano caldaie alimentate a carbone (85 tonnellate), Azio, Lepanto e Legnano le avevano a nafta (75 tonnellate)[4]. Secondo alcune fonti le unità erano in origine provviste anche di velatura ausiliaria[9]: un fiocco di 26 m², una trinchettina di 93 m², una randa di 98 m² ed velaccio di 98 m²[7]. Il timone non era compensato[7].
L'armamento principale consisteva in due cannoni Terni (od Ansaldo Schneider) da 102/35 Mod. 1914, uno situato sul ponte di castello, a proravia della plancia, e l'altro sul cielo della parte di estrema poppa della tuga[5]. Come armamento secondario cinque delle sei unità, compreso il Dardanelli (l'unica eccezione era il Lepanto) disponevano di un cannone contraereo Ansaldo da 76/40 Mod. 1917[5][7]. I cannoni da 102/35 e 76/40 erano provvisti anche di una canna minore, da 25 mm, per le esercitazioni[7]. Secondo alcune fonti l'armamento secondario, oltre al cannone da 76/40, comprendeva anche due mitragliere da 40/56 mm[9][10], mentre altre fonti parlando di due mitragliere Colt-Browning Mod. 1914 da 6,5 mm[7]. Le navi disponevano delle attrezzature per trasportare e posare 80 mine, per un peso complessivo di 86 tonnellate[11].
La riuscita degli Azio fu tale che se ne progettò la riproduzione in un maggior numero di unità, con alcune migliorie, ma ciò fu reso impossibile dalla mancanza di fondi[12]. Due unità tipo Azio migliorato, la classe Babr, vennero costruite per la Marina imperiale iraniana[12][13]. Le linee degli Azio vennero riprese nel 1941, quando vennero progettate le corvette della classe Gabbiano[12].
Storia
modificaNel 1929 il Dardanelli, unitamente al Milazzo, apparteneva al Gruppo posamine della Divisione Speciale della II Squadra Navale, avente base a Taranto[14]. Nel 1930 la nave prese parte ad una campagna idrografica nel Golfo della Sirte[15].
Il 22 aprile 1934 il Dardanelli, con altre unità, presenziò, a Venezia, alla cerimonia di consegna della bandiera di combattimento agli incrociatori leggeri Giovanni delle Bande Nere, Bartolomeo Colleoni, Alberico da Barbiano, Alberto di Giussano e Luigi Cadorna[16].
Nell'estate 1937, stante la carenza di fondi, si decise di vendere il Milazzo ed il Dardanelli alla Marina venezuelana in cambio di una grossa fornitura di nafta per caldaie[12][17][18]: la decisione era il risultato di trattative con le autorità venezuelane iniziate nel 1934[7]. Inizialmente le due unità vennero classificate dalla Marina venezuelana come incrociatori[7], ma quasi subito tale classificazione venne mutata in cannoniere[19]. I dettagli dell'accordo vennero definiti nell'agosto 1937 in occasione dell'apposito viaggio in Europa del capitano di vascello Felipe Larrazábal[7]. Il viaggio che portò gli equipaggi venezuelani destinati ad armare le due unità (due ufficiali superiori assegnati al comando delle due navi, 20 ufficiali subalterni, 14 sottufficiali e 38 marinai), che lasciarono il Venezuela il 25 gennaio 1938 sulla motonave Virgilio, fu il primo viaggio in Europa compiuto da marinai della Marina venezuelana[7]. La missione venezuelana, che comprendeva il comandante Larrazábal, s'incontrò con il capo del governo Benito Mussolini[19].
Posto in disarmo a La Spezia il 25 settembre 1937[3], il 12 marzo 1938 il Dardanelli venne pertanto radiato[15][20] e venduto all'Armada Nacional de Venezuela, assumendo il nuovo nome di General Soublette e la classificazione di cannoniera[3][11][21][22][23] (talvolta la nave viene citata come General Urdaneta, ma questo è il nome che venne assegnato al Milazzo[24]).
Nel 1937, prima del trasferimento, le due unità vennero portate nei cantieri del Muggiano e sottoposte a lavori di modifica per adattarle alle esigenze della Marina del Venezuela: le attrezzature per la posa delle mine vennero eliminate[23], ed i bruciatori delle caldaie vennero convertiti dal carbone alla nafta[7][25]. L'equipaggio risultò composto da 10 ufficiali e 75 tra sottufficiali e marinai[19].
Dopo la cessione alla Marina venezuelana le navi vennero impiegate come cannoniere[11][26]: la General Soublette entrò in servizio sotto bandiera venezuelana nel 1939[23][27]. Le due unità erano le uniche navi scorta relativamente moderne dell'Armada Nacional de Venezuela[25].
Durante la seconda guerra mondiale, dal 29 dicembre 1941 al 24 febbraio 1943, la General Soublette fu al comando del tenente di vascello Ricardo Sosa Ríos[28]. Successivamente fu comandante della nave il parigrado Wolfgang Larrazábal Ugueto.
Dal 22 settembre al 23 novembre 1943 la cannoniera venne sottoposta a lavori di rimodernamento, concordati con gli Stati Uniti, nei cantieri Todd di Galveston: vennero ammodernate le artiglierie, imbarcando due cannoni a doppia canna da 76,2/23 mm e due mitragliere contraeree Oerlikon da 20 mm, la nave fu provvista di armamento antisommergibile, costituito da due lanciabombe di profondità Mk 6 (detti K-guns), e vennero inoltre apportate migliorie alle macchine, agli impianti elettrici ed alla struttura in generale[29]. Dato che, in occasione degli analoghi lavori apportati precedentemente alla gemella General Urdaneta, il comandante ed il comandante in seconda di tale unità avevano commesso gravi infrazioni durante la permanenza a Galveston, oltre al comandante della General Soublette, il tenente di vascello Cervelión Fortoul Pineda, raggiunse Galveston anche l'ispettore generale della Marina venezuelana, il capitano di fregata José Joaquín Fuentes[29]. L'accoglienza riservata alla delegazione venezuelana fu molto amichevole, con diverse cerimonie e festeggiamenti, ed il 27 ottobre 1943 l'equipaggio della General Soublete partecipò ad una parata della Marina statunitense a Galveston[29].
Divenuta ormai anziana, la cannoniera venne infine radiata nel 1951[21] (per altre fonti nel 1948[3] o nel 1950[27][30]) e quindi demolita[31][32].
Note
modifica- ^ L’impresa del sommergibile Perla. Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive.
- ^ per altra fonte 66 uomini in tutto.
- ^ a b c d Museo della Cantieristica. Archiviato il 24 dicembre 2014 in Internet Archive.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n Achille Rastelli, Italiani a Shanghai. La Regia Marina in Estremo Oriente, pp. da 42 a 44.
- ^ a b Saluti dalla Regia Nave Lepanto.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n 1938 Misión Naval venezolana en Italia: La primera vez que clases y marineros venezolanos viajaron a Europa.
- ^ Alberto Kotlar e la cannoniera Lepanto
- ^ a b Il Corno d'Africa.
- ^ La Scapa Flow del Mar Rosso
- ^ a b c Associazione Navimodellisti Bolognesi[collegamento interrotto]
- ^ a b c d Betasom
- ^ Babr sloops.
- ^ La Regia Marina tra le due guerre mondiali[collegamento interrotto]
- ^ a b Navi idrografiche della Marina Militare Italiana Archiviato il 3 luglio 2014 in Internet Archive.
- ^ Vita operativa degli incrociatori leggeri classe “Di Giussano”.
- ^ Naviearmatori, su naviearmatori.net.
- ^ Un marinaio del Tigullio in Cina, su marenostrumrapallo.it.
- ^ a b c Mussolini en Roma con Felipe Larrazábal y otros viajeros del Virgilio
- ^ Trentoincina, su trentoincina.it.
- ^ Regiamarina, su regiamarina.net.
- ^ FriedrichFiles, su picpage7.tripod.com.
- ^ a b El cañonero Urdaneta, el centinela solitario
- ^ Gruppo di cultura navale, su culturanavale.it.
- ^ a b Proflot Archiviato il 3 marzo 2016 in Internet Archive.
- ^ Comandancia General de la Marina, su comandantesdelasfuerzasnavales.blogspot.it.
- ^ a b c Venezuela en la Segunda Guerra Mundial: La primera vez que Marinos Venezolanos desfilaron en Estados Unidos
- ^ Battleships.ru Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive.
- ^ Warships 1900-1950 Archiviato il 6 ottobre 2014 in Internet Archive.
- ^ Oceania, su oceania.pbworks.com.