Faenza: città delle ceramiche e d'arte


BENVENUTI A FAENZA

città manfrediana ricca di storia ed arte.

Questa pagina raccoglie i link alle voci sul territorio, sulla storia, sulle tradizioni e molto altro di Faenza e della Romagna faentina.

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La città

«Le città di Lamone e di Santerno
conduce il lïoncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno.»

Faenza (IPA: [faˈɛnʦa], Fênza o Fënza in romagnolo) è un comune italiano di 58 863 abitanti della provincia di Ravenna in Emilia-Romagna.

Posta sulla via Emilia tra Imola e Forlì, poco a ovest del centro della Romagna, si trova ai piedi dei primi rilievi dell'Appennino faentino ed è sede vescovile della diocesi di Faenza-Modigliana nonché storicamente nota per la produzione di ceramica.

Oltre che faentini, un nome classico con il quale sono raggruppati gli abitanti di Faenza è "manfredi", dal nome della famiglia che governò la città.

La storia

Le origini della città si perdono nella mitologia.
Pare, infatti che i coloni attici che, risalendo l'Adriatico, fondarono Ravenna, si fossero spinti nell'entroterra fondando l'insediamento di Foentia.
La città crebbe come centro commerciale sotto etruschi e celti grazie alla posizione favorevole offertale dall'incrocio fra il fiume Lamone, la via salaria che attraverso gli Appennini portava il sale in Etruria e Campania, e la strada che poi i romani avrebbero lastricato e chiamato Aemilia.
In seguito alla conquista romana nel II secolo a.C. fu colonia d'insediamento e le venne assegnato il nome benaugurante di Faventia, che significa "la favorita degli dei".

Gli Istituti Culturali

Biblioteca: Biblioteca Comunale Manfrediana.

Musei: Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza · Museo Nazionale dell'Età Neoclassica in Romagna · Pinacoteca Comunale di Faenza · Museo Diocesano d'Arte Sacra · Museo Carlo Zauli · Museo del Risorgimento e dell'Età Contemporanea; Museo Civico di Scienze Naturalistiche Malmerendi; Casa Bendandi; Museo all'aperto e Museo del settore Territorio: Arte Contemporanea.

Sport

Faenza è città di sport sia per le numerose associazioni sia per l'alta qualità degli impianti.

L'esperienza sportiva faentina più nota nel mondo è quella del team di formula uno Minardi, che ha corso dal 1979 al 2005, ora Toro Rosso.

Tanti sono stati anche i campioni faentini nello sport: calcio, ciclismo, lotta libera e greco-romana, tennis e altri sport olimpici.

Unione della Romagna faentina

L’Unione della Romagna Faentina è costituita tra i Comuni di Faenza, Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Riolo Terme e Solarolo. Essa costituisce ambito ottimale per la gestione associata di funzioni e servizi. L’Unione della Romagna Faentina si è costituita con effetto da 1º gennaio 2012, a seguito dell’adesione dei Comuni di Faenza, Castel Bolognese e Solarolo all’Unione dei Comuni di Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme (già costituita tra i Comuni di Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme per subentrare alla disciolta Comunità Montana dell'Appennino Faentino), che in sede di allargamento e di conseguente modifica dell'atto costitutivo è stata ridenominata “Unione della Romagna Faentina”.

L'immagine


Notturno della Fontana Monumentale e Basilica Cattedrale di Faenza

Per altre foto, vedi i file multimediali su Commons

Il verde pubblico
Il Parco Bucci di Faenza
Il Parco Bucci di Faenza

13 sono i parchi urbani faentini a cui è da aggiungere, sempre stando dentro l'area della città anche il percorso lungo l'argine del fiume Lamone.
Ampie e qualificate sono queste aree verdi dentro la città a cui si devono aggiungere quelle di aree vicino come la zona dell'Olmatello, di Oriolo dei Fichi fino al vicino parco regionale della Vena del Gesso Romagnola.

Biografia in evidenza
Silvio Corbari (Faenza, 10 gennaio, 1923 - Castrocaro Terme, 18 agosto, 1944). è stato partigiano italiano.

Corbari, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, aderì immediatamente alla Resistenza armata contro le forze di occupazione tedesche e le milizie fasciste che le appoggiavano, entrando a far parte prima della banda partigiana detta "del Samoggia" e successivamente del gruppo detto "del camion fantasma" di cui faceva parte Marx Emiliani. Dopo lo scioglimento del gruppo, causato dal ferimento e dalla cattura di Emiliani e Amerigo Donatini, poi fucilati, decise di continuare la lotta nell'Appennino faentino insieme ad altri compagni, di diverse correnti politiche, creando una propria unità partigiana indipendente di circa una cinquantina di uomini, della quale divenne il comandante con il nome di battaglia di Silvio.
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