Pallone col bracciale: differenze tra le versioni
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Versione delle 18:05, 13 set 2019
Pallone col bracciale | |
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Pallonisti in una foto del 1870 circa. Il primo da destra è il famoso mondolfese Antonio Agostinelli detto "il Bimbo" | |
Componenti di una squadra | 1-4 |
Contatto | No |
Genere | Maschile, Femminile |
Indoor/outdoor | Outdoor |
Campo di gioco | sferisterio |
Olimpico | no |
Il pallone col bracciale è uno sport di squadra sferistico e uno dei giochi nazionali italiani più antichi: fu lo spettacolo atletico più popolare in Italia sino circa il 1921. Ancora ai tempi dell'inaugurazione del Foro Italico, lo scultore Bernardino Boifava scelse di rappresentare un Pilibulus, ossia un giocatore col bracciale, come emblema della Provincia di Forlì. I pallonisti professionisti, dell'epoca erano tra gli atleti più ricchi nel mondo di allora: forse solo i toreri spagnoli e i lottatori giapponesi di sumo potevano rivaleggiare coi pallonisti riguardo popolarità e ricchezza. Il bracciale ebbe una certa diffusione pure in Francia, Germania, Austria, Inghilterra e Paesi Bassi. Dal pallone col bracciale nacque anche lo sport della palla tamburello, una disciplina oggi molto diffusa in Italia.
Storia
Il gioco del pallone col bracciale, derivato dalla pallacorda, cominciò ad affermarsi in Italia già a partire dal XVI secolo e per più di quattro secoli è stato il protagonista indiscusso degli sport sferistici nella penisola italiana, almeno per quanto riguarda l'Italia centro-settentrionale, fino a toccare nel XIX secolo i vertici massimi del consenso e della popolarità pure nel sud Italia divenendo quindi un elemento unificante e rappresentativo della nuova nazione italiana in qualità di sport nazionale.[1]
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Adriaen van de Venne, Pallone col bracciale davanti a un castello alla campagna
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Gioco del bracciale, XIX secolo
Notevole impulso a questo sport diede la Toscana, tanto che una specialità di gioco era chiamata anche bracciale grande o toscano. Un impressionante numero di giocatori professionisti erano toscani: basti pensare che nell'Ottocento un comune come Poggibonsi contava, come racconta De Amicis, ben diciassette pallonisti di professione; inoltre a questa regione si deve soprattutto il merito di aver dettato, agli inizi del XIX secolo, le nuove regole di gioco che contribuirono alla trasformazione del pallone da passatempo o gioco di piazza a vero e proprio spettacolo pubblico. Altra zona importante del bracciale è quella marchigiana: per esempio, nel XX secolo la cittadina di Mondolfo (PU) era la patria di tanti campioni, al punto che fu chiamata la capitale del gioco di pallone a bracciale da S.Iacomuzzi nella "Enciclopedia degli sport" edita nel 1965.
Altre terre fertili per il bracciale furono Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio: ad esempio, tra le statue del Foro Italico la provincia di Forlì è rappresentata appunto da questo sport. In queste regioni nacquero giocatori celeberrimi che per classe e personalità non furono inferiori ai toscani e si guadagnarono nella loro carriera onori, fama e soprattutto somme di denaro così considerevoli da fare invidia agli stessi fuoriclasse del tennis, golf e automobilismo attuali. Per fare un esempio, il mitico Carlo Didimi da Treia ossia il garzon bennato cantato da Leopardi, nel maggio 1830 richiedeva per una sua esibizione un compenso pari a non meno di 600 scudi romani mentre un maestro elementare dello Stato Pontificio intascava dai 25 ai 60 scudi all'anno. Difatti l'attività professionale di questa disciplina atletica, specialmente durante l'Ottocento e la prima metà del secolo scorso, fu organizzata da imprenditori capaci e appassionati che ingaggiavano gli atleti come fossero attori; praticamente diverse squadre dipendevano da una stessa società gestita da un'impresa che retribuiva i giocatori e programmava i loro tornei quindi un titolare d'impresa ossia impresario organizzava tornei nei quali si fronteggiavano le sue squadre concedendo poi un premio vittoria in denaro alla compagine vincente: con questo sistema, varie imprese allestirono tornei in molte nazioni, tra le quali Francia, Regno Unito, USA, Argentina, Egitto. Per fare un confronto con ingaggi attuali, si consideri che un bravo atleta come Silvio Bencini detto Braccioni guadagnava nel 1905 a 25 anni la favolosa somma di £ 42 (circa € 180 odierni) al giorno solo per il contratto, pure quando non giocava a causa d'infortunio e malattia, oltre i premi per vittorie e partite di esibizione: infatti i professionisti giocavano quotidianamente o quasi.[2]
Tra gli aneddoti, tramandati dalle testimonianze orali e dalle cronache del tempo, che contribuirono ad accrescere la popolarità dei cosiddetti assi del pallone, se ne ricorda uno riferito al giocatore Giuseppe Lotti (Poggibonsi, 1874-1945) che, dopo i trionfi conquistati a Firenze, Roma, Pisa, Torino, Arezzo, ecc. fu protagonista di un episodio boccaccesco legato alla sua passione per il gentil sesso. Donnaiolo impenitente amava farsi accompagnare, nelle lunghe stagioni agonistiche lontano dalla sua Poggibonsi e dalla famiglia, da donne di facili costumi. Una volta, in un noto e rinomato ristorante di Torino dove era solito pranzare si presentò con la sua bella ed elegante moglie e mentre stava a tavola con lei gli si avvicinò un amico che dandogli una pacca sulla spalla disse: «O Beppe, che puttana di gran classe ti sei scelto questa volta!». Di conseguenza a tale imbarazzante intervento, Beppe da allora ebbe sempre al suo fianco un attento angelo custode, la sua dolce metà.
Venivano costruiti appositi impianti di gioco, detti sferisteri, che potevano ospitare migliaia di persone. Verso la fine dell'Ottocento, con la vulcanizzazione della gomma, furono fabbricati i primi palloni in questo materiale, che permisero di sostituire il bracciale con una protezione più leggera di strisce in stoffa e cuoio. Fu così che il bracciale si divise nelle due specialità: quella del pallone piccolo o piemontese, diventata in seguito "pallone elastico" poi pallapugno, oltre quella del pallone grosso o toscano che per tre secoli fu il gioco più praticato in tutta la Penisola destando l'interesse di Wolfgang Goethe (che ne parla in Viaggio in Italia), Karl Philipp Moritz, Christian Joseph Jagemann, Richard Colt Hoare, Jacob Burckhardt, William Wetmore Story, Giacomo Leopardi (A un vincitore nel pallone), Edmondo De Amicis (Gli azzurri e i rossi), Giuseppe Baretti, Alessandro Verri, Antonio Canova, Corrado Ricci, Anton Francesco Grazzini, Ottavio Rinuccini, Gabriello Chiabrera, Jacopo Taruffi, Tommaso Grossi, Gioachino Belli, Michele Romano, Michelangelo Mariani, Aleardo Aleardi, Angelo Brofferio, Ettore Nunzi, Beniamino Gigli.
Nella seconda metà del XX secolo però arrivò l'inesorabile declino e il gioco del bracciale si avviò sul viale del tramonto. I nuovi sport britannici, esportati dai marinai inglesi in tutto il mondo, arrivarono anche in Italia, travolgendo tutti gli sport sferistici di origine latina che sino ad allora l'avevano fatta da padrone. Nonostante tutto, il bracciale e altre discipline sferistiche sono state sempre praticate nel secolo scorso in tutta Europa e gran parte del mondo; dall'inizio di questo secolo le tante federazioni internazionali hanno deciso di rinnovare e unificare i regolamenti conseguendo un favore popolare notevole: il pubblico è tornato ad affollare gli sferisteri nel mondo attuale.
Regole
Il bracciale è una sorta di manicotto, generalmente di noce, ricavato sempre da un unico pezzo di legno scavato in modo tale da adattarsi quanto più possibile alla mano e al polso del giocatore, munito di sette cerchi contornati di denti o punte di sorbo o corniolo, a piramide smussata, per un totale di 105 punte; il peso è di circa 1 kg nella versione piemontese, di 2 kg in quella toscana, ma si usa anche un tipo di bracciale senza punte in una disciplina detta pillotta. La palla, formata da otto spicchi in pelle di manzo opportunamente conciata, ha una circonferenza di 39 cm circa e un peso di tre etti, mentre nella classica versione toscana il pallone ha diametro 31 cm e peso 750 g. Il campo di gioco misura mediamente 80 m in lunghezza e 16 m in larghezza e può essere affiancato dal muro di ribattuta, alto intorno ai 16–18 m.
In un campo con muro di appoggio giocano tre giocatori per ciascuna squadra, denominati battitore, spalla e terzino, mentre nei campi senza muro di appoggio, definiti campi alla lizza, quattro atleti formano ciascuna squadra, essendoci 2 terzini. Al battitore spetta il compito d'iniziare il gioco con la battuta della palla che gli viene lanciata con perfetto tempismo dal mandarino: quest'ultimo, in passato, veniva spesso reclutato tra i migliori giocatori di bocce della città; la sua abilità consiste infatti, oltreché nella suddetta scelta di tempo, anche nella precisione con la quale deve lanciare la palla nel supposto punto d'impatto con il bracciale. Il battitore normalmente, ma non sempre, prende la rincorsa su una tavola in legno che sta inclinata grazie a un supporto sul terreno: tale tavola, lunga quasi 2 m, si chiama trampolino o trappolino e serve per dare slancio all'azione del battitore. Quanto alla spalla e al terzino il loro compito è quello di rimandare la palla.
Altre modalità di gioco dei professionisti sono:
- 2 contro 2 con cordino o rete in aria
- 1 contro 1 con cordino o rete in aria.
L'incontro si svolge nel modo seguente: battuta la palla e commesso il primo errore, la squadra che si aggiudica il primo scambio conquista i primi 15 punti ai quali si aggiungono, sempre nel caso di vittoria, altri 15 punti, poi 10 e infine 10. Il punteggio viene, pertanto, così conteggiato: 15 - 30 - 40 - 50 ma in origine era 15 - 30 - 45 - 60. Aggiudicandosi il cinquantesimo punto la squadra vittoriosa conquista un gioco.
Nonostante la similitudine di questo punteggio con quello del tennis, le squadre, una volta giunte sul 40 pari, non proseguono con il metodo dei vantaggi, bensì vince quella che per prima si aggiudica il cinquantesimo punto. Il gioco ammette, oltreché la risposta a volo, anche quella dopo un solo rimbalzo.
I punti si fanno:
- se il pallone oltrepassa di volo il limite del campo avversario ma entro certi limiti segnalati da paletti: in tal caso si realizza la volata;
- se il pallone, sorpassata la metà del campo, non è raccolto dall'avversario;
- se l'avversario manda il pallone fuori dai lati maggiori;
- se l'avversario non manda il pallone oltre la propria metà campo.
Per due giochi consecutivi la battuta spetta alla stessa squadra. Quattro giochi formano un trampolino. L'intero incontro è costituito attualmente da tre trampolini per un totale di 12 giochi. La vittoria spetta alla squadra che totalizza il maggior numero di giochi nei tre trampolini.
Le scommesse
Le partite di bracciale sono tradizionalmente oggetto di scommesse, come già avveniva per lo sport della pallacorda.
Il 21 maggio 1893 negli sferisteri furono introdotti i totalizzatori, già utilizzati per l'ippica, dunque il volume di denaro scommesso aumentò ulteriormente. Prima e dopo l'adozione del totalizzatore, si verificarono casi di sospetta corruzione dei pallonisti che causarono il divieto delle scommesse in vari periodi, poi le pubbliche autorità revocavano comunque tali divieti poiché chi voleva comunque scommetteva clandestinamente. Un caso significativo per valutare l'entità del denaro scommesso si verificò nel settembre 1784 quando a Finale Ligure si svolse una sfida ai 25 giochi, con premio di 100 zecchini per i vincitori, tra una squadra di Savona e un'altra composta da due atleti di Oneglia con altri due di Porto Maurizio: su quest'ultima squadra tanto puntarono i tifosi da presentarsi con una cassetta piena d'oro per un valore di circa £ 60.000; pure i sostenitori dei savonesi portarono altrettanto denaro custodito in sacchetti. Dunque si calcola che circa l'equivalente di € 500.000 fosse la posta in palio. La sfida si disputò in tre giorni giocando una partita al giorno. I savonesi vinsero la prima partita, ma persero la seconda poiché un pallonista giocò malissimo: poi si seppe che era stato corrotto con 50 écu e fu salvato dall'ira dei savonesi per la presenza dei soldati; ma fu ovviamente cacciato. Quindi i savonesi giocarono nel terzo giorno in 3 contro 4, riuscendo a pareggiare sui 22 giochi, poiché i pallonisti concordarono di non proseguire sino ai 25, precedentemente stabiliti. Comunque, furono molti gli scommettitori a rimetterci, poiché avevano puntato pure sulle singole partite e sui singoli giochi, considerando che le puntate sul risultato finale furono annullate.[3]
I campioni
Alla popolarità di questo sport contribuirono certamente i suoi giocatori, veri e propri personaggi dell'epoca, le figure dei quali erano accompagnate da storie che spesso finivano per diventare vere e proprie leggende. L'esperto di bracciale Leone Cungi, nel suo libro Artisti degli sferisteri pubblicato nel 2007, racconta: la celebrità degli assi del pallone non conobbe frontiere né ebbe limiti. Personaggi di ceto e di condizione diversi furono i protagonisti delle vicende di un gioco che fu per secoli lo sport italico per eccellenza; artisti di uno spettacolo che divenne espressione, per molti aspetti, della cultura della società italiana. Attori principali dell'evento agonistico che furono paragonati ai poeti da De Amicis. Caratteristici erano poi i soprannomi e gli pseudonimi affibbiati dai tifosi ai giocatori; si calcola che nei secoli scorsi abbiano giocato migliaia di professionisti: qui ricordiamo alcuni tra i più famosi e celebrati, osannati al pari degli odierni campioni olimpici e mondiali.
Campioni attivi prevalentemente nei secoli XVI e XVII
- Francesco Armentini di Ancona
- Antonio Maria
- Cintio Venanzio di Cagli
- Ercole Sansoni di Bologna
- Antonio Cocchini
Campioni attivi prevalentemente nel XVIII secolo
- Matteo Romani
- Giuseppe Morticino
- Agostino Marinelli
- Giuliano Carbonelli
- Carlo Gragnani
- Vincenzo Rigoli
- Carlo Martini
- Giacomo Agnese di Oneglia
- Pietro Marinoni di Bassano del Grappa
- Gran Diavolo, Antonio Malucelli di Bassano del Grappa
- Giovanni Bastianelli di Volterra
- Domenico Berruti di Portacomaro
- Tremoto, Giuseppe Barni di Peccioli;
Campioni attivi prevalentemente nel XIX secolo
- Carlo Didimi di Treia
- Moschino Giovanni Bastianello di Firenze
- Galinot, Filippo Gallina di Santo Stefano Belbo
- Diavolone, Angelo Donati (pallonista) di Faenza
- Diavoletto, Luigi Donati (pallonista) (fratello del precedente)
- Veneziano, Angelo Martini
- Il Moro, Giuseppe Raspollini di Poggibonsi
- Belloni, Gianni Foscaro di Poggibonsi
- Il Bimbo, Antonio Agostinelli di Mondolfo
- Rosina, Vincenzo Mantellini
- Napoleone, Lorenzo Nidiaci di Poggibonsi
- Piombo, Francesco Zappi di Faenza
- Antonio Denti
- Battista, Giuseppe Cerrato di Portacomaro
- Eugenio Cerrato
- Morfeo Bazzanti di Montevarchi
- Polifonte Puccianti
- Massimo, Domenico Marini di Sacile
- Antonio Maestrelli
- Giovanni Ziotti di Firenze
- Giovanni Domenico Bossotto di Scurzolengo
- Il Toro, Antonio Dirani di Bagnacavallo
- Omero Carroli di Faenza
- Alessandro Banchini
- Bruno Banchini di Prato
- Giulio Mazzoni
- Dante Ulivi di Monte San Savino
- Augusto Frullani di Monte San Savino
- Giovanni Gabri
- Enrico Sconfienza
Campioni attivi prevalentemente nel XX secolo
- Ghindo Giuseppe Filippa di Cravanzana
- El Cin, Lorenzo Amati di Santarcangelo di Romagna
- Giuseppe Lotti
- Silvio Bencini
- Balilla Magri di Roma
- Paolo Gai
- Filippo Sardi
- Gennaro Banchini
- Annibale Sassone
- Pulentina, Rodolfo Sorcinelli di Mondolfo
- Augusto Manzo
- Tullio Rotatori di Mondolfo
- Orlando Rondini di Mondolfo
- Walter Pierfederici
- Edo Cibini
- Lanfranco Silimbani di Faenza
- Gino Brachetti di Firenze
Il bracciale oggi
Completamente dimenticato e allontanato dalle grandi città che ne avevano fatto la storia, il bracciale continuò a essere giocato in pochi comuni toscani ossia Monte San Savino, Chiusi e Barga, delle Marche come Treia e Mondolfo, nonché Ravenna e Faenza in Romagna. In queste zone, grazie alla passione degli abitanti questo sport è sempre stato praticato, pure negli anni recenti, in tornei di manifestazioni folcloristiche e rievocative. A Mondolfo il torneo denominato "La Cacciata" si svolge alla fine di luglio ed è caratterizzato da imponenti sfilate in costume cinquecentesco delle 4 contrade che si disputano il trofeo dinnanzi al Duca D'Urbino: il Castello, la Piana, il Fosso e la Barriera.
Questa specialità atletica durante i secoli ha sempre avuto nei tornei il sistema per classificare squadre e giocatori: comunque dal 1936 al 1963 si svolsero i campionati italiani divisi in 2 categorie: una per atleti professionisti e l'altra per dilettanti; dal 1956 vi fu un'unica categoria ma alle squadre prive di professionisti erano dati vantaggi iniziali di punteggio ossia, per esempio, la partita iniziava da 3 giochi a 0 in favore dei dilettanti. Dal 1992, dopo la costituzione di un Comitato Nazionale, con sede a Treia, il bracciale è tornato sulla scena agonistica con la disputa, a distanza di quasi trent'anni dall'ultima edizione, del rinnovato campionato italiano.
Attualmente il pallone col bracciale è governato da un Comitato Interregionale affiliato alla F.I.P.A.P. ossia Federazione Italiana Pallapugno, disciplina associata del CONI dal 1981, che oltre pallapugno e bracciale amministra una serie di sport sferistici, tra i quali alcuni noti a livello internazionale ma poco praticati in Italia, come la palla basca, altri caratterizzati invece da una forte vocazione localistica come la palla eh! praticata nell'alta Maremma, tra le province di Siena e Grosseto, con modalità e attrezzi di gioco in tutto simili al llargues valenciano.
Dal 1981, il gioco del pallone col bracciale viene praticato anche a Chiusi Scalo in provincia di Siena nella versione denominata pillotta che, a differenza del bracciale classico, si gioca con un manicotto di superficie piatta che semplifica notevolmente l'approccio al pallone. A Chiusi Scalo annualmente, tra fine agosto e i primi di settembre, cinque squadre - Biffe (dai colori verde e arancione), Fornace (giallo e rosso), Granocchiaio (verde e bianco), Sotto Grottone (giallo e nero) e Mar Nero (blu e nero) - rappresentanti delle cinque contrade in cui è diviso il paese si contendono un apposito trofeo a forma di conca: proprio per questo, la manifestazione prende il nome di Ruzzi della Conca.[4] Il tipo di gioco adottato si caratterizza per l'uso di una palla in gomma (materiale) del peso di circa due etti e per un bracciale sagomato all'interno, onde permettervi l'inserimento della mano, del peso di 1 chilogrammo: si gioca senza l'ausilio del muro d'appoggio, in gergo tecnico "alla lizza", ma con le regole del pallone col bracciale classico. Sempre dal 1981, il gioco del pallone col bracciale a Chiusi Scalo è diffuso anche tra i ragazzi sotto 15 anni, i quali si sfidano in un'unica giornata per l'assegnazione di uno specifico trofeo: tale competizione è detta braccialino. Dal 2006 viene praticato anche un torneo di pallone col bracciale per donne.
Il gioco del bracciale in opere artistiche
Il Pallone col bracciale viene nominato nell'opera lirica del 1817 La Cenerentola di Gioachino Rossini, libretto di Jacopo Ferretti: nel secondo atto, durante il sestetto, il servo Dandini, riferendosi al ritorno al potere del proprio padrone, il Principe Ramiro, canta: "Alfine sul bracciale ecco il pallon tornò; e il giocatore maestro in aria il ribalzò".
Anche Giacomo Leopardi nei Canti dedicò una poesia al gioco del Pallone col bracciale e al campione Carlo Didimi, intitolata:
A un vincitore nel Pallone, dopo avere assistito a una partita nello Sferisterio di Macerata, costruito appositamente come stadio per il gioco del Pallone col bracciale. [5]
Una statua imponente di tre metri in altezza e pesante sette tonnellate, che rappresenta due pallonisti, è ubicata sulla principale strada conducente a Treia: l'opera è frutto del lavoro dello scultore maceratese Sandro Piermarini e fu sistemata sulla rotatoria stradale nel 2016.[6]
Nel film Il giovane favoloso del 2014 si vede Giacomo Leopardi che elogia Carlo Didimi dialogando con degli avventori in un'osteria di Napoli e per qualche minuto si vedono ragazzi che giocano coi bracciali a pallone nei vicoli napoletani per dimostrare come questo sport è radicato nella cultura popolare così come nella cultura dei grandi artisti italiani.
Glossario
Ogni tipo di sport ha un suo gergo ossia una serie di termini specifici per una determinata specialità; a seguire se ne riportano alcuni in ordine alfabetico:
- abbracciare- mettersi avanti un pallone in modo da poterlo colpire a braccio quasi disteso quindi si spiega il grido d'avviso a un giocatore abbraccialo appunto
- affondare- chi trovandosi vicino al cordino rimanda, senza forza, il pallone così da farlo appena passare affinché i rivali non possano rinviarlo, dicesi che lo affonda ossia che lo brucia
- alè- dal verbo francese aller ossia vai, su presto
- allegri- invito del battitore al mandarino
- al muro- dicesi del pallone che cade vicino al muro in modo da non poterlo colpire
- appoggiare- rimandare il pallone verso il muro per accertarsi di non far fallo
- arresto(colpo di)- quando un pallone viene veloce, basta che il giocatore gli opponga il bracciale, fermo, stringendo il pugno, con un colpo d'arresto appunto
- a te- grido al collega per avvisarlo che deve colpire il pallone; opposto di mio
- attaccato- dicesi del pallone che compie la sua parabola vicino al muro
- azzurro- un giocatore della squadra nell'usuale divisa azzurra; i rivali sono in rosso
- balzare- il rialzarsi del pallone dopo aver toccato il suolo
- battere- iniziare a giocare un punto colpendo il pallone inviato dal mandarino
- battitore- il pallonista cui spetta battere
- battuta- la parte di campo dove sta il battitore o di questi l'azione di gioco
- brillo- il girare del pallone su sé stesso con movimento diverso dalla sua parabola ossia effetto; dicesi pure frullo quando è accentuato
- bruciare- come affondare
- buono- il pallone che non è in fallo
- calare- quando il pallone cade velocemente accorciando la parabola all'improvviso; è l'opposto di crescere
- cattivo- un pallone giocato a proprio svantaggio
- ciambella o corona- l'imboccatura e il primo giro del bracciale
- cordino- linea retta che divide in due campi uguali il suolo sul quale si gioca
- cordino in aria- spesso si disputano partite con una rete, tesa all'altezza di circa 4 metri, sopra la quale deve passare il pallone; tali partite si giocano individualmente o con 2 atleti per parte ossia battitore e spalla
- costola- cucitura sporgente del pallone
- crescere- quando il pallone allunga la sua traiettoria; è l'opposto di calare
- dare- respingere il pallone col bracciale
- data- l'impostazione di gioco
- dente- è ciascuna punta del bracciale; dicesi pure bischero
- di prima- colpire il pallone prima che tocchi il suolo ossia a volo; dicesi pure di posta
- dividendo- la quota ripartita dal totalizzatore su ogni puntata scommessa sul vincitore
- entrare- quando un atleta si porta davanti il pallone durante un suo lungo volo quindi rincorrendolo velocemente
- fallo- quando il pallone finisce fuori dalle linee laterali o non supera il cordino
- frullo- è un brillo potente
- guardare- fare attenzione a un pallone che risulta insidioso con un particolare effetto
- gioco- frazione di partita composta di 4 punti realizzati, nel regolamento classico, ma di 12 battute col totalizzatore; un trappolino comprende 2 o 4 giochi
- impostarsi- piazzarsi saldamente sulle gambe in modo da poter bene colpire un pallone
- lasciare- non colpire un pallone per farlo giocare a un collega o perché destinato in fallo
- libero- avviso che un atleta grida a un collega affinché giochi senza indugio
- mandarino- colui che invia il pallone al battitore non entrando nel campo di gioco
- marcio- è il gioco nel quale i rivali restano a zero
- mio- opposto di a te, quando un atleta avvisa che sta per colpire il pallone
- muro- è il muro laterale d'appoggio
- musetto- parte del bracciale opposta alla ciambella
- onore- gioco supplementare disputato dopo la partita ufficiale
- palleggiare- giocare amichevolmente senza punteggio; dicesi pure di partita disputata con gioco molto falloso
- palleggio- giocata del palleggiare o scambio di colpi
- pallonata- colpo potente
- passare- quando gli atleti devono cambiare campo dopo un trappolino o il lento procedere del pallone dopo la giocata dell'affondare o bruciare
- punta(dare di)- colpire il pallone muovendo il braccio con una curva verticale, da sotto in su
- quindici- equivalente a un punto realizzato, dicesi un quindici
- rimessa o ribattuta- campo opposto a quello del battitore
- rientrare- quando il pallone sembra destinato in fallo ma poi gira restando in gioco
- rimbalzare- come balzare
- ripostare- respingere il pallone a volo
- riserva- atleta non titolare pronto a sostituire un collega infortunato
- risposta- rimandare il pallone al battitore
- rosso- atleta nell'usuale divisa rossa; i rivali sono in azzurro
- sbraccio(dare di)- colpire il pallone con largo movimento del braccio in linea quasi orizzontale come dando un violento pugno, tenendo fermo il dorso
- se mai- avviso che un atleta, pronto a colpire, grida a un collega che lo precede affinché questi si regoli sulla necessità di entrare sul pallone
- sotto- avvicinarsi al pallone; dicesi avanzare sotto il pallone
- sopracapo o sopramano(dare di)- modo di colpire il pallone con braccio alzato quando viene molto in alto
- sottobecco- colpire il pallone da giù in su e da destra a sinistra facendo descrivere una esse [S] al bracciale; è utile in risposta quando il pallone viene attaccato al muro
- spalla- ruolo di gioco
- spalla(dare di)- giocare di sbraccio muovendo però dorso e spalla
- spuntatura- quando il pallone è colpito con uno o due denti del bracciale anziché tre quindi schizza di fianco o contro lo stesso atleta in modo pericoloso
- tempo- colpire bene il pallone significa colpirlo in tempo ossia non presto né tardi
- terzino- ruolo di gioco
- trappolino o trampolino- frazione di partita composta di 2 o 4 giochi ma è pure la tavola inclinata sul suolo dove prende la rincorsa il battitore
- vieni- avviso che un atleta grida a un collega per fargli colpire il pallone
- volare- realizzare un punto spingendo il pallone oltre il campo ma entro certi limiti, segnalati da asticelle
- volata- indica il punto realizzato con la giocata del volare; è uno dei colpi più spettacolari quindi si conservano statistiche riguardo ai primati dei vari campioni considerando appunto le volate[7]
Bibliografia
In ordine cronologico:
- Antonio Scaino, Trattato del giuoco della palla, Venezia, 1555
- Giacomo Leopardi, Ode a un vincitore nel pallone, 1823
- Francesco Gabrielli, Il giuoco del Pallone, in Giuochi ginnastici raccolti e descritti per le scuole e il popolo, Milano, Ulrico Hoepli, 1895
- Edmondo De Amicis, Gli azzurri e i rossi, Torino, 1897
- G. Franceschi, Il giuoco del pallone e gli altri affini, Milano, 1903
- A. Modena, I giuochi italiani del Pallone e della Palla, Pianezza, 1934
- L. Mussi-R. Gianuzzi–A. Manzo, Storia del Gioco del Pallone e similari, Alba, 1952
- A. Zecchini, Il più classico dei giochi, Faenza, 1955
- A. Meriggi, Il Gioco del pallone col bracciale a Treia. Lo sport come cultura, Macerata, 1984
- A. Meriggi, Decima edizione della Disfida del bracciale, Treia, 1988
- G. Capici, Sphaeristerium, Roma, 1989
- F. Battisti-O. Cestari-G. Micheli, I giochi della palla, Aldeno, 1990
- S. Pivato, I terzini della borghesia, Milano, 1991
- A. Scaino, Trattato del giuoco della palla, a cura di Giorgio Nonni, Urbino, Quattroventi, 2000
- A. Meriggi, Carlo Didimi e i suoi rapporti con Giacomo Leopardi, Treia, 2007
- L. Cungi, Artisti degli sferisteri, 2007
- A. Meriggi, La biografia di Carlo Didimi nella lettera di Augusto Pettarelli a Giovanni Mestica, Treia 2008
- A. Meriggi, Giacomo Leopardi e Carlo Didimi. Due campioni dell'Ottocento marchigiano, in “Treia e le piccole patrie dell'Ottocento marchigiano”, Treia, 2008
- A. Meriggi, La questione della dedica della canzone leopardiana a Carlo Didimi, Treia, 2008
- L. Sorcinelli, Un trampolino...verso la gloria, 2009
- L. Cungi, Dal gioco della palla al pallone col braccio, 2011
- A. Meriggi, Giacomo Leopardi e Carlo Didimi: due precursori del Risorgimento italiano, Treia, 2011
- A. Meriggi, Anche Treia ha fatto l'Italia, Treia, 2011
Note
- ^ articolo[collegamento interrotto]
- ^ breve storia del bracciale con alcuni aneddoti attenzione: l'articolo è ricco di dati corretti ma il campione Bencini si chiamava Silvio ed era nato nel 1880 quindi nel 1905 aveva 25 anni non 50; potrebbe essersi sbagliato il redattore o il tipografo
- ^ fonte ricavata dal libro di Leone Cungi Artisti degli sferisteri pubblicato nel 2007: pagine 54 e 55
- ^ sito della contrada del Granocchiaio sui Ruzzi della Conca, su granocchiaio.altervista.org.
- ^ Leopardi e il vincitore nel Pallone [1]
- ^ foto e articolo
- ^ fonte riadattata e ricavata dal libro di Giulio Franceschi Il giuoco del pallone e gli altri affini pubblicato nel 1903: capitolo Il gergo
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- il sito della Disfida del Bracciale di Treia, su disfidadelbracciale.it.
- Un sito del pallone col bracciale, su pallonecolbracciale.it.
- Il Pallone col Bracciale a Mondolfo PU, su pallonecolbracciale.com.
- Foto di antichi bracciale e pallone (JPG), su turismo.treia.sinp.net. URL consultato il 1º febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2011).
- Un sito sui Ruzzi della Conca: la contrada del Granocchiaio, su contradadelgranocchiaio.it.