Coordinate: 47°05′28″N 12°10′50″E

Vetta d'Italia

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Vetta d'Italia
Klockerkarkopf
Vetta d'Italia
StatiItalia (bandiera) Italia
Austria (bandiera) Austria
Regione  Trentino-Alto Adige
Salisburghese (bandiera) Salisburghese
Provincia  Bolzano
Distretto di Zell am See
Altezza2 912 m s.l.m.
Isolamento0,3 km
CatenaAlpi
Coordinate47°05′28″N 12°10′50″E
Altri nomi e significatiKlockerkarkopf, Glockenkarkopf (tedesco)
Data prima ascensione10 luglio 1895
Autore/i prima ascensioneFritz Koegel e Franz Hofer
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Vetta d'Italia Klockerkarkopf
Vetta d'Italia
Klockerkarkopf
Mappa di localizzazione: Alpi
Vetta d'Italia
Dati SOIUSA
Grande ParteAlpi Orientali
Grande SettoreAlpi Centro-orientali
SezioneAlpi dei Tauri occidentali
SottosezioneAlpi della Zillertal
SupergruppoGruppo del Reichenspitze
GruppoCatena Reichenspitze-Vetta d'Italia
SottogruppoMassiccio della Vetta d'Italia
CodiceII/A-17.I-D.8.b

La Vetta d'Italia (Klockerkarkopf o anche Glockenkarkopf in tedesco; 2912 m), è una montagna delle Alpi Orientali situata al confine tra Austria e Italia. È stata tradizionalmente considerata il punto più a nord d'Italia, sebbene tale primato spetti in realtà alla cima della Testa Gemella Occidentale, situata circa 400 metri più a est e 100 metri più a nord[1].

Il crinale montuoso su cui si trova la Vetta d'Italia, conformato a ferro di cavallo, abbraccia la valle dell'Aurino (intorno al territorio del comune di Predoi), separando l'Alto Adige dal Salisburghese. La valle Aurina è collegata all'Austria dalla Forcella del Picco.[2]

La Vetta è una cima poco appariscente del crinale, poco distante dalla più alta Cima del Prete (Pfaffenschneidkopf) (2918 m). Ha un isolamento topografico di circa 300 metri e una prominenza topografica di neanche 40 metri.

Situata a nord del 47º parallelo, la zona supera per latitudine media anche la Svizzera. In realtà il punto più settentrionale dell'Italia non è comunque la Vetta d'Italia, ma la montagna situata a nord-est da essa sul crinale orientale del massiccio, la Testa Gemella Occidentale (Zwillingsköpfe, 2841 m) e distante alcune centinaia di metri[3].

Non lontano dalla vetta lungo il crinale italiano si trova il rifugio Vetta d'Italia (Krimmler-Tauern-Hütte o Neugersdorfer Hütte - 2 567 m)[4]. Quest'ultimo, assegnato alla Guardia di Finanza dal 1949, è passato in proprietà della provincia autonoma di Bolzano con la Guardia di Finanza abilitata al suo uso fino al 2022[5].

L'antico nome della montagna è attestato dalla fine dell'Ottocento come Glockenkaarkofl e si riconduce al nome della malga "Klocker" (spesso trascritto quale "Glocker") che a sua volta deriva dal verbo tedesco klocken, ovvero "picchiare in miniera" (attività attestata dal XV secolo in quella zona)[6]. In dialetto sudtirolese la montagna è chiamata Klöckenkorköpf o scherzosamente Wätta ("Vetta")[7].

"Vetta d'Italia" fu il nome creato da Ettore Tolomei nel 1904 per designare il punto più settentrionale dell'Italia geografica e comparve sulle cartine[senza fonte] e su alcuni bollettini alpinistici europei sin dai primi anni del Novecento[8][9][10].

Storia e rivendicazioni

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1918: prima guerra mondiale. Sulla cima, raggiunta dalle truppe italiane, è issato il tricolore

La prima ascensione documentata fu fatta della guida alpina di Krimml Franz Hofer e da Fritz Koegel (primo direttore del Nietzsche-Archiv di Naumburg, poi spostato a Weimar[11]) il 10 luglio 1895[12], quando essa si trovava ancora interamente nel territorio dell'Impero austro-ungarico[13][14].

Il 16 luglio 1904, la vetta venne raggiunta dall'irredentista trentino Ettore Tolomei, accompagnato dal fratello Ferruccio[15], da alcuni conoscenti[16] e da una guida alpina di Predoi[13]. Egli nella relazione che scrisse per il Bollettino del Club Alpino Italiano affermò di aver raggiunto il punto più a settentrione del territorio geografico italiano e di essere il primo scalatore a giungere in cima (solo in seguito venne appurato che così non era[17]), ritenendo di avere il diritto di poterla battezzare, e scegliendo quindi il nome di Vetta d'Italia:

«Lassù la mente si compiace di considerare che la Gran Catena dello Spartiacque, lunga mille e cento chilometri, inarcata dai geli alle palme, estesa da Nizza a Fiume, dal Mar Adriatico al Ligure, dalle foci del Varo alle onde del Quarnero "che Italia chiude e i suoi termini bagna" ha in questo sasso il suo punto culminante. (...) A noi, primi tra gli alpinisti a mettervi il piede, spetta di pien diritto darle un nome, e le diamo un nome che tutto dice: "Vetta d'Italia".»

In quegli anni Tolomei stava infatti elaborando il "Prontuario dei nomi locali dell'Alto Adige", opera in cui traduceva la toponomastica sudtirolese autoctona definenendone le forme italiane da adoperarsi per il territorio, una volta conquistato[19]. All'epoca della salita della Vetta d'Italia da parte di Tolomei, gli altri irredentisti trentini erano tuttavia contrari a portare i confini italiani fino al Brennero[20] ma negli anni successivi l'irredentismo trentino seguì in gran parte Tolomei in queste rivendicazioni territoriali massimaliste[21]. Tolomei scolpì nella roccia una grande "I", come auspicio per un futuro spostamento dei confini fra Italia e Austria[22].

Il nome Vetta d'Italia fu quindi usato già a partire dal 1905 da alcuni cartografi italiani e, dalla fine della prima guerra mondiale, la frontiera tra i due Stati passa proprio da qui. La montagna acquistò un notevole valore simbolico per l'Italia, mentre la popolazione germanofona continuò a usare il nome tedesco che si basa appunto sull'etimo Klockeralm[23].

Nel 2002 un gruppo di Schützen pose in vetta in segno di rivendicazione politica una placca in bronzo con l'aquila tirolese e la scritta in lingua tedesca «Klockerkarkopf – Mitten in Tirol» («Klockerkarkopf – In mezzo al Tirolo»)[24]. A nord della Vetta d'Italia, tuttavia, vi è il Salisburghese e non il Tirolo[10].

Il 26 febbraio 2011 i Verdi del Sudtirolo/Alto Adige hanno proposto ufficialmente di rinominare la cima con il toponimo "Vetta d'Europa" (Europagipfel), appoggiati in questo dall'ANPI, dal "Forum Trentino per la Pace" e dal "Punto Pax Christi di Bolzano", auspicando che si ponesse «rimedio alla volontà sopraffattrice della dannosa dottrina del fascista Tolomei»[25]. Già nel 1989 il leader locale dei Verdi Alexander Langer al termine dell'ascesa sulla Vetta d'Italia l'aveva ribattezzata simbolicamente Europagipfel - Vetta d'Europa[26].

  1. ^ Corriere della Sera, 5 gennaio 1997
  2. ^ Treccani, Forcella del Picco, su treccani.it. URL consultato il 4 febbraio 2021.
  3. ^ (EN) Mathias Zehring, Klockerkarkopf / Vetta d'Italia: Climbing, Hiking, Mountaineering, su SummitPost.org. URL consultato il 18 maggio 2020.
  4. ^ Relazione, dal sito www.inalto.it.
  5. ^ (DE) Neugersdorfer Hütte: Abkommen für dreijährige Nutzung durch Finanzwache, su suedtirolnews.it, 11 febbraio 2020. URL consultato il 22 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2021).
  6. ^ Egon Kühebacher, Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, vol. 3, Bolzano, Athesia, 2000, p. 144. ISBN 88-8266-018-4
  7. ^ Kühebacher, op. cit., p. 144: "scherzhaft [= ironicamente] auch Wätta".
  8. ^ La Montagne: revue mensuelle du Club Alpin Français, Volume 2, Club Alpin Français, 1905, pagina 139: «Sur la ligne de la séparation des eaux, mais en dehors du territoire italien, il y avait encore une cime vierge, et Monsieur Tolomei, de la Section de Rome, a eu l'heureuse fortune de faire la première ascension du sommet le plus septentrional de la Vetta d'Italia, dans les Alpes du Tirol.»
  9. ^ Bollettino del Club alpino italiano, Volume 36, Edizione 69; Volume 37, Edizione 70, Club Alpino Italiano, 1904.
  10. ^ a b VETTA D'ITALIA/Glockenkarkopf[collegamento interrotto], Club Alpino Italiano, sezione di Verona.
  11. ^ (DE) David Marc Hoffmann, Zur Geschichte des Nietzsche-Archivs: Chronik, Studien und Dokumente, New York-Berlino, de Gruyter, 1991, p. 183.
  12. ^ (DE) Norbert Burger, Südtirol wohin? Ein politisches Problem unserer Zeit und seine Lösung, Druffer Verlag, Leoni am Starnberger See 1966, p. 33.
  13. ^ a b Alpi Aurine: Brennero, Gran Pilastro, Vetta d'Italia, di Fabio Cammelli, pag. 316 (Werner Beikircher).
  14. ^ (DE) Fritz Koegel, Die Reichenspitzgruppe, in "Zeitschrift des Deutschen und Österreichischen Alpenvereins", 1897, pp. 192 ss.
  15. ^ Ferruccio Tolomei — insigne studioso di questioni di confine — condivideva col proprio fratello Ettore lo stesso sentimento irredentista.
  16. ^ Gli accompagnatori erano il nobile siciliano Enrico Alliata duca di Salaparuta e due donne trentine: Elvira e Ilda Tommasi.
  17. ^ (DE) Richard Hartner-Seberich, Glockenkarkopf = Vetta d'Italia - die Geschichte einer Fälschung, in «Der Schlern», 34, 1960, pagine 168-172.
  18. ^ Ettore Tolomei, Alla vetta d'Italia. Prima ascensione della vetta più settentrionale della grande Catena Alpina spartiacque, in "Bollettino del Club Alpino Italiano", anno 1905, vol. XXXVII, n. 70, pp. 421-423. La citazione virgolettata è da Dante, Divina Commedia - Inferno, IX, 114.
  19. ^ larchivio, su larchivio.com. URL consultato il 21 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  20. ^ Stefano Morosini, Sulle Vette della Patria. Politica, guerra e nazione nel Club alpino italiano (1863-1922), Franco Angeli Editore, 2009, p. 96.
  21. ^ Breve riassunto storico dal sito del Consiglio Provinciale di Trento Archiviato il 16 settembre 2007 in Internet Archive..
  22. ^ Ettore Tolomei, op. cit., p. 422.
  23. ^ infobitte[collegamento interrotto]
  24. ^ (DE) Dal sito del Südtiroler Schützbund, su schuetzen.com. URL consultato il 12 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2012).
  25. ^ Alto Adige del 26.02.2011[collegamento interrotto]
  26. ^ F. Kronbichler, Was gut war - Ein Alexander-Langer-Abc, Raetia, Bolzano 2005, p. 130 (con foto).
  • Ettore Tolomei, Alla vetta d'Italia. Prima ascensione della vetta più settentrionale della grande Catena Alpina spartiacque, in "Bollettino del Club Alpino Italiano", anno 1905, vol. XXXVII, n. 70, pp. 421–423.
  • (DE) Richard Hartner-Seberich, Glockenkarkopf = Vetta d'Italia - die Geschichte einer Fälschung, in «Der Schlern», 34, 1960, pp. 168–172.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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