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Seconda lettera di Giovanni

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Seconda lettera di Giovanni
Frammento del Onciale 0232, contenente anche la Seconda lettera di Giovanni
Datazione100 circa
AttribuzioneGiovanni (evangelista)
Giovanni (presbitero)
Luogo d'origineAsia Minore
ManoscrittiCodex Vaticanus; 74

La Seconda lettera di Giovanni è una lettera tradizionalmente attribuita a Giovanni apostolo ed evangelista o a Giovanni il Presbitero, è inclusa tra i libri del Nuovo Testamento; è considerata la quinta delle cosiddette «lettere cattoliche». È stata scritta attorno al 100[1].

La Seconda e la Terza lettera di Giovanni sono, tra le lettere del Nuovo Testamento, quelle più simili alle lettere private ellenistiche.[2] Inoltre, «usano lo stesso linguaggio, concordano in lunghezza e nella forma epistolare (indirizzo, introduzione, conclusione)» e anche per questo motivo si ritiene che furono scritte dallo stesso autore.[3] La lingua è quella popolare della Koinè, come avviene per il quarto vangelo[4].

All'inizio della lettera (1[5]) l'autore si identifica semplicemente come "ο πρεσβυτερος", «il presbitero». Secondo gli studiosi, o questo è un titolo generico, che indica l'appartenenza al presbiterio, oppure è un riferimento ai "presbiteri" che, secondo Ireneo di Lione, Papia di Ierapoli e Clemente di Roma, erano guardiani della tradizione apostolica.[6] La lettera è datata attorno al 100, come risulta anche dai temi dagli insegnamenti in essa contenuti.

Nel V secolo nacque la tradizione che l'autore della Seconda lettera di Giovanni fosse Giovanni apostolo ed evangelista. Gli studiosi moderni ritengono tuttavia che l'autore non sia lui[7]; infatti, nell'attuale mondo accademico - in merito alla relazione tra le tre lettere e il Vangelo attribuiti all'apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo - "la maggioranza ritiene che non si tratti della stessa persona, ma di qualcuno che conosceva molto bene gli insegnamenti contenuti in quel Vangelo e che intendeva affrontare alcuni problemi sorti nella comunità in cui si leggeva quel Vangelo"[8] e, concordemente, gli esegeti del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico"[9] ritengono che in tali lettere "espressioni parallele in apertura delle lettere («che io amo nella verità», 2Gv1; 3Gv1; «Mi sono rallegrato molto di aver trovato... camminando nella verità», 2Gv4; 3Gv3), e in chiusura (2Gv12; 3Gv13) mostrano che le lettere sono della medesima persona" ma "un confronto tra 1Gv e il quarto vangelo indica che 1Gv (e di conseguenza 2 e 3Gv) non è opera dell'autore del vangelo".

I destinatari della lettera sono cristiani provenienti dal paganesimo, membri di una comunità, definita "signora eletta". Come per le altre lettere giovannee, anche questa si prefigge il fine di sostenere la purezza della fede, di invitare alla pratica dell'amore e della carità fraterna, e di mettere in guardia verso i falsi maestri gnostici ed eretici, che insidiano la fede dei cristiani.

Struttura e contenuto

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La lettera è formata da un unico capitolo, per un totale di 245 termini, suddivisi in 13 versetti[4]. Il testo può essere suddiviso in quattro parti.

Saluto iniziale

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L'indirizzo iniziale presenta l'autore (il "Presbitero") e la comunità cui lo scritto è destinato, che viene indicata con il termine di "Signora eletta"(1[10]), di cui non è oggi possibile una sicura identificazione.

Esortazione alla carità

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L'autore si rallegra quindi per i progressi della comunità e la invita a continuare nell'obbedienza ai comandamenti e nella pratica dell'amore: "E in questo sta l'amore: nel camminare secondo i suoi comandamenti. Questo è il comandamento che avete appreso fin dal principio; camminate in esso." (6[11]).

Falsi dottori

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La lettera prosegue quindi con un invito a guardarsi dai falsi dottori. Ritorna anche il termine di Anticristo, riferito a quello che per Giovanni era un falso insegnamento sulla vera natura di Gesù.

Lo scritto si conclude quindi con una formula di congedo e con l'auspicio di potersi vedere di persona.

  1. ^ Rinaldo Fabris colloca le lettere giovannee, in particolare, nell'ultimo decennio del primo secolo (Rinaldo Fabris, Lettere di Giovanni, Città nuova, 2007).
  2. ^ Kummel, p. 446.
  3. ^ Kummel, p. 449.
  4. ^ a b Rinaldo Fabris, Lettere di Giovanni, Città nuova, 2007
  5. ^ 2Gv 1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  6. ^ Kummel, p. 451.
  7. ^ In tale linea si pone anche papa Benedetto XVI (Jesus von Nazareth. Von der Taufe im Jordan bis zur Verklärung, Herder, 16 aprile 2007, ISBN 978-3-451-29861-5, pag. 268: «Dieser Presbyter Johannes erscheint im Zweiten und Dritten Johannes-Brief als Absender und Verfasser des Briefes schlicht unter dem Titel "der Presbyter"...Er ist offensichtlich mit dem Apostel nicht identisch»; Gesù di Nazaret, Milano, Rizzoli, 2007, ISBN 978-88-17-01659-9), che distingue l'identità dell'apostolo da quella di Giovanni il presbitero.
  8. ^ Come osserva lo storico e biblista Bart Ehrman, che aggiunge come "lo stile è, tuttavia, differente, così come lo sono i problemi trattati". (Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, pp. 482-491, ISBN 978-88-430-7821-9.).
  9. ^ Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 1292-1293, ISBN 88-399-0054-3. (Cfr anche: Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2514, ISBN 978-88-10-82031-5.).
  10. ^ 2Gv 1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  11. ^ 2Gv 6, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

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