Stapelia gigantea

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Stapelia gigantea
Stapelia gigantea
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Lamiidi
OrdineGentianales
FamigliaApocynaceae
SottofamigliaAsclepiadoideae
TribùCeropegieae
SottotribùStapeliinae
GenereStapelia
SpecieS. gigantea
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineGentianales
FamigliaAsclepiadaceae
GenereStapelia
SpecieS. gigantea
Nomenclatura binomiale
Stapelia gigantea
N.E.Br.

Stapelia gigantea è una pianta appartenente alla famiglia delle Apocynaceae.[1] La specie è originaria delle regioni desertiche del Sud Africa fino alla Tanzania.[2]

Fusti di S. gigantea

S. gigantea cresce fino a 20 centimetri in altezza ed è una pianta succulenta che forma gruppi di steli verdi eretti di circa 3 cm di spessore. I fiori sono grandi (fino a 25 centimetri di diametro) a forma di stella con cinque petali. I fiori sono rossi e gialli, rugosi, dalla consistenza setosa e bordati di peli, che possono essere lunghi fino a 8 mm. La loro fioritura avviene in autunno, quando le ore di luce si accorciano.[2]

I fiori hanno l'odore della carne in putrefazione,[3] per attirare le mosche che li impollinano. I composti odorosi responsabili dell'odore includono diammine (putrescina e cadaverina), composti di zolfo e varie molecole fenoliche.[4] A causa del cattivo odore dei suoi fiori, S. gigantea può agire come un soppressore dell'appetito negli esseri umani.[5]

Sono state proposte diverse spiegazioni per le dimensioni dei fiori di S. gigantea . In primo luogo, è possibile che siano grandi per attrarre le mosche che le impollinano.[6] Le grandi dimensioni e il colore dei fiori, uniti all'odore di putrefazione, possono far sì che le mosche si comportino come se si trattasse di una carcassa morta e siano più propense a visitarla.[6][7]

Poiché non tollera temperature inferiori 10 °C per lunghi periodi, questa pianta deve essere coltivata in serra nelle zone temperate.[8]

S. gigantea può diventare una pianta invasiva quando viene introdotta in ambienti aridi e semi-aridi, sebbene sia stato scoperto che la specie facilita il reclutamento di taxa nativi che richiedono un microhabitat adatto creato da un'altra pianta per la germinazione, la crescita e/o una sopravvivenza dall'erbivoria.[9]

  1. ^ (EN) Stapelia gigantea N.E.Br., su Plants of the World Online, Kew Science. URL consultato il 22 agosto 2024.
  2. ^ a b Stapelia gigantea - Plant Finder, su missouribotanicalgarden.org. URL consultato il 22 agosto 2024.
  3. ^ A-Z encyclopedia of garden plants, First edition, reprinted (with corrections), Dorling Kindersley, 1998, ISBN 978-0-7513-0303-2.
  4. ^ Carrion ecology, evolution, and their applications, First issued in paperback, CRC Press, 2018, ISBN 978-1-138-89384-9.
  5. ^ (EN) David Gregory Corley e James Miller, Plant derived or derivable material with appetite suppressing activity, US7008648B2, 7 marzo 2006. URL consultato il 22 agosto 2024.
  6. ^ a b S. D. Johnson e A. Jürgens, Convergent evolution of carrion and faecal scent mimicry in fly-pollinated angiosperm flowers and a stinkhorn fungus, in South African Journal of Botany, vol. 76, n. 4, 1º ottobre 2010, pp. 796–807, DOI:10.1016/j.sajb.2010.07.012. URL consultato il 22 agosto 2024.
  7. ^ vol. 11, 2008, DOI:10.1016/j.pbi.2007.11.003, PMID 18207449, https://oadoi.org/10.1016/j.pbi.2007.11.003.
  8. ^ (EN) Stapelia gigantea | giant stapelia Cactus Succulent/RHS, su rhs.org.uk. URL consultato il 22 agosto 2024.
  9. ^ Ileana Herrera, José R. Ferrer-Paris e José I. Hernández-Rosas, Impact of two invasive succulents on native-seedling recruitment in Neotropical arid environments, in Journal of Arid Environments, vol. 132, 1º settembre 2016, pp. 15–25, DOI:10.1016/j.jaridenv.2016.04.007. URL consultato il 22 agosto 2024.

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