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Grosseto

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Grosseto

Citazioni su Grosseto e i grossetani.

Citazioni

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  • Città forte. Non grande, ben murata e difesa da sei bastioni e da una rocca, con due sole porte, una che guarda la terraferma, l'altra, dalla quale si esce verso il mare. (Emanuele Repetti)[1]
  • Grosseto è una città di pianura. La luce marina, chiara e parlacea, non trova ostacoli d'ombra, spazia nel cielo aperto sino ai confini dell'orizzonte. Il cupo "tino" di Moscona vigila alle sue spalle come una sentinella chiusa nel pastrano ferrigno, a guardia della pianura. E verso il mare i monti dell'Uccellina sfumano nell'orizzonte di altri cieli lontani. (Geno Pampaloni)[2]
  • Sebbene fosse maggio inoltrato, non avevo per nulla l'impressione di stare sfidando il destino venendo qui a Grosseto. Né mi avevano scoraggiato le fosche previsioni dei miei compagni di viaggio e i loro consigli affinché predisponessi le mie ultime volontà. Bisogna riconoscere che l'epiteto Regina della Maremma, di cui Grosseto va fiera, non è molto allegro. Esso sembra suggerire un reame di miasmi come quello di Proserpina o le spettrali regioni del Dis. [...] Eppure la città e il suo circondario sono veramente pieni di vita. (Frederick Seymour)[3]

A Classical Tour through Italy and Sicily (1818)

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  • Sabato, 9 maggio [1790]. In mattinata ho lasciato Castiglione e pranzato a Grosseto, dove ho trovato una locanda davvero dignitosa; tuttavia ciò che si considera buono in Maremma sarebbe ritenuto pessimo altrove. (Richard Colt-Hoare)[4]
  • Un grandioso ospedale è stato costruito di recente a Grosseto, ma la sua utilizzazione deve essere ostacolata in gran parte dalla mancanza di assistenti che, per contribuire alla cura degli altri, cadono vittime essi stessi della malattia causata dall'aria micidiale. (Richard Colt-Hoare)[4]
  • Venerdì, 15 maggio [1790]. Stamattina di buon'ora sono partito da Grosseto in compagnia del signor Bondoni, un abitante del luogo, per rintracciare le rovine di Rusellae, che non ero riuscito a trovare prima per mancanza di una guida esperta. [...] Al presente il luogo è assolutamente disabitato; vi è solo un ricetto per gli armamenti e per gli animali selvatici. È così soffocato dalla vegetazione che a stento è possibile avvicinarsi o scoprirlo. (Richard Colt-Hoare)[4]
  • La strada da Grosseto a Siena è la migliore fra quelle che ho percorso in Toscana. Come la maggior parte della Maremma, la campagna è, in genere, selvaggia e disabitata fino a poche miglia da Siena, dove termina il deserto e aumentano le abitazioni. Sulla strada si scorgono numerose fortezze in rovina, una delle quali, Paganico, un tempo era poderosa, anche se ora ospita soltanto poche persone.(Richard Colt-Hoare)[4]

Cities and Cemeteries of Etruria (1870)

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  • Grosseto, la capitale della Maremma toscana, si trova proprio al centro della pianura. Ha 5 000 abitanti e una popolazione quasi doppia d'inverno. Al confronto con le città e i villaggi dei dintorni sembra un'oasi di civiltà: infatti possiede un aspetto lindo e pulito, giardini sui bastioni, una piccola e graziosa cattedrale, [...] un teatro e una locanda, la Stella d'Italia, i cui pregi non posso esprimere meglio che col dire che è una delle migliori tra Pisa e Roma. (George Dennis)[5]
  • Grosseto, sebbene protetta dagli assalti dell'uomo da poderose fortificazioni, non ha difesa contro i subdoli attacchi delle febbri palustri che l'affliggono d'estate, e il detto Grosseto ingrossa non è un semplice gioco di parole [...] ma è un riferimento preciso all'effetto idropico e al gonfiore causato dalle febbri ricorrenti. (George Dennis)[5]

Bilder Italienischen Landes und Lebens (1859)

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  • Ci avvicinavamo ora alla città [di Grosseto], e il paesaggio assumeva a poco a poco un aspetto più gradevole e, se mi è permesso dirlo, più civilizzato. [...] il suolo è verde e fiorito, la strada costeggiata da entrambi i lati da alberi, che splendono nel pieno rigoglio del primo fogliame primaverile. Presto emergono dalla pianura i bastioni della città, coperti di viali trasformati in passeggiate. Costava fatica immaginarsi che questo luogo ameno, come adagiato in un verde fresco, fosse uno dei più malfamati della penisola. Quasi tutti i forestieri si fanno un'idea sbagliata dei bassipiani paludosi e malsani delle coste mediterranee. Abitualmente si aspettano di trovare un deserto interrotto dalle plumbee acque delle paludi, e si stupiscono non poco dei prati ridenti e fioriti che si alternano a bosco e sottobosco, sui quali l'occhio si riposa così volentieri. (Otto Speyer)[6]
  • Grosseto, capoluogo e centro della Maremma, situato tra l'Ombrone e la palude di Castiglione, è una città accogliente e ben costruita, con strade diritte e mura regolari simili a fortificazioni, sovrastata da un castello poco difendibile. (Otto Speyer)[6]
  • Quando il calore soave della primavera comincia a lasciare il posto all'opprimente calura estiva, e il sole del meriggio cova le velenose esalazioni delle paludi e delle salmastraie, tutti coloro che non sono legati alla terra o alla scrivania, fuggono sui monti vicini, e delle migliaia non rimangono che poche centinaia: la città giace muta e deserta e l'erba cresce nelle strade. Dei rimasti quasi nessuno viene risparmiato dalle febbri, nonostante che tutti, durante le pericolose ore mattutine e serali, si ritirino nelle case chiuse ermeticamente. Un forestiero che in questa stagione si trovasse per le strade dopo il tramonto, potrebbe credere di essere capitato in una città incantata, poiché potrebbe percorrerla da porta a porta senza incontrare anima viva o percepire altro suono che il riecheggiare dei propri passi nei vicoli deserti. (Otto Speyer)[6]

Italian Journeys (1867)

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  • Grosseto non è una città molto nota ai viaggiatori, infatti non l'ho trovata in nessuna delle guide che ho consultato. Eppure è il capoluogo della Maremma, dove la dolce Pia de' Tolomei esalò l'ultimo respiro [...] e dove secoli prima erano fiorite le città etrusche. (William Dean Howells)[7]
  • Nel cuore della città c'è una bella palma, una delle poche, se non l'unica, a una simile latitudine. La palma spunta da un cortiletto grigio, ben riparato, lontano da qualsiasi percorso e piega teneramente verso la parete che la ripara dal vento del nord. Ha come unica compagnia una bella ragazza che s'affaccia ad una finestra sopra la sua chioma, senza dubbio per conversare con lei. Quando scorgemmo per la prima volta queste amiche, la fanciulla volgeva un triste sguardo verso il settentrione, mentre la palma s'allungava piano piano e dischiudeva il proprio piumaggio, simile ad un uccello che abbia finito di cantare. (William Dean Howells)[7]
  • Grosseto [...] si dava arie di città mondana e si sforzava in ogni modo di tenerci nei dintorni della cattedrale dove ci sono il caffè e i negozi e dove, la sera, quattro o cinque ufficiali della guarnigione facevano tintinnare le sciabole sul selciato, passeggiando avanti e indietro; dove diverse signore acquistavano i guanti e molti signori sedevano a sorbire il caffè. Era una scena abbastanza vivace e da parte nostra sapevamo che i cittadini stavano chiacchierando delle novità della settimana e della questione romana, che le signore più che guanti cercavano amanti, che in assenza di tresche locali, gli ufficiali morivano di noia e non vedevano l'ora di essere trasferiti a Firenze, a Milano o a Torino. (William Dean Howells)[7]
  • Esclusi gli ufficiali incontrati in piazza, gli unici armati in cui ci imbattemmo furono i tanti cacciatori venuti a Grosseto per la stagione venatoria, particolarmente ricca da queste parti. (William Dean Howells)[7]
  • La nostra locanda di Grosseto traboccava di selvaggina. Sul piantito della cucina c'erano mucchi di allodole, fagiani, quaglie, beccafichi che passavano per le mani di sguatteri intenti a pelarli, per finire in quelle del grande e nobile cuoco dal panuccione bianco che li friggeva, li faceva in gratella, in stufato e arrosto. [...] quando cercammo di variare il menù, ci accorgemmo che il cameriere aveva le idee alquanto confuse al di là della cacciagione. [...] Si sforzava di dare un certo lustro fiorentino alla ruvida scorza maremmana e ci sembrava che dovesse conoscere il senso della parola «Breakfast». Quando l'ordinammo, mostrò di capire, partì per procurarsela, si fermò, tornò indietro e, con grande sacrificio della dignità personale, chiese: «Bistecche di manzo o di montone?». È tutto quello che ricordo di Grosseto vera e propria, eccetto un ragazzo che udii cantare per strada, al buio: Camicia rossa, camicia ardente. (William Dean Howells)[7]
  • La prima volta che ci passammo, non fummo in grado di dire come fosse Grosseto. [...] Pranzammo a Grosseto in una locanda antidiluviana, una stamberga umida e fredda che sembrava non essere mai stata pulita dal dì in cui la scopa era caduta di mano all'ultima cameriera etrusca, e pranzammo con una forchetta a due punte appartenuta ad una civiltà scomparsa. (William Dean Howells)[7]

The Road in Tuscany: a Commentary (1904)

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  • È una città che gode di benessere; ha numerose industrie, un aspetto vivace ed indaffarato, una taverna di prima qualità – la Stella d'Italia, una delle migliori dell'intera Toscana – ma ha irrimediabilmente smarrito il pittoresco. (Maurice Hewlett)[8]
  • Al locandiere della Stella d'Italia, a Grosseto, devo molte cose: camere fresche e riparate dal sole, vino e pastasciutta di ottima qualità, una bella vasca da bagno di marmo con acqua senza limiti, la vista del suo cane dal pelo raso e la cura servizievole delle sue belle cameriere. Eppure c'è una cosa della quale non posso elogiarlo. Per quanto concerne le indicazioni delle strade della sua zona è un assoluto incompetente, con l'aggravante di credersi un esperto. (Maurice Hewlett)[8]
  • Grosseto ingrossa, Batignano fa la fossa, Paganico sotterra l'ossa.

Note

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  1. Emanuele Repetti, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, 1835.
  2. Antonio Valentino Simoncelli, Bonifiche nel Grossetano: percorso storico dal 1200 a oggi, Roccastrada (GR), 2008, p. 31.
  3. Frederick Seymour, Sosta a Grosseto e proseguimento per Roselle (1910), in Attilio Brilli (a cura di), Grosseto e la Maremma. Viaggi e viggiatori 1790-1910, Città di Castello, Edimond, 1997, traduzione di Attilio Brilli.
  4. a b c d Richard Colt-Hoare, Viaggio attraverso la Maremma (1790), in A. Brilli, op. cit., traduzione di Irene Loffredo.
  5. a b George Dennis, La Maremma toscana (1848), in A. Brilli, op. cit., traduzione di Domenico Mantovani.
  6. a b c Otto Speyer, Da Grosseto a Follonica e a Piombino (1848), in A. Brilli, op. cit., traduzione di Maria Piotti Tutsch.
  7. a b c d e f William Dean Howells, Sosta a Grosseto per forza maggiore (1864), in A. Brilli, op. cit., traduzione di Attilio Brilli.
  8. a b Maurice Hewlett, Grosseto, la strada costiera e quella per Siena (1904), in A. Brilli, op. cit., traduzione di Mariateresa Chieli.

Altri progetti

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