made in italy

Agroalimentare italiano, la filiera cresce e raggiunge i 586 miliardi di ricavi: lo studio

di Andrea Bonafede

È questo il fatturato, se si contano anche la distribuzione (quindi anche l’horeca) e l’intermediazione, secondo i dati di The European-House Ambrosetti. Rapporto con i fornitori, qualità, sostenibilità e innovazione sono la difesa contro l’inflazione

Filiera, qualità, innovazione, sostenibilità. Sono queste le parole chiave del presente e del futuro per l’agroalimentare italiano, che ha raggiunto un fatturato di 586,9 miliardi di euro se si considera il settore esteso (quindi coinvolgendo anche la distribuzione, l’horeca e l’intermediazione) e ricavi per 251 miliardi di euro se si fa riferimento solo ai prodotti food&beverage (176,7 miliardi) e al comparto agricolo (74,4 miliardi). A rivelarlo sono i dati di The European House-Ambrosetti snocciolati durante la conferenza stampa di presentazione dell’ottava edizione del Forum «La Roadmap del futuro per il Food&Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni», che si terrà a Bormio il 7 e 8 giugno. «In un contesto di crisi permamente che ci accompagna dal 2020 tra emergenza sanitaria e tensioni internazionali è la qualità della produzione agroalimentare Made in Italy il fattore che ha permesso al settore di continuare a crescere – ha detto Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House-Ambrosetti –. Un aspetto su cui però il Paese deve migliorare, e che sottolineeremo al Forum, è la capacità di fare rete. Avere tante Pmi vuol dire dinamicità del settore imprenditoriale, ma se non crescono nel tempo l’unico modo per favorire lo sviluppo è tramite un percorso aggregativo».

La forza delle esportazioni e i primati tricolori

Il settore agroalimentare esteso rappresenta il 19% del Pil italiano, generando quasi 335 miliardi di valore aggiunto nel nostro Paese. Cresce in particolare l’importanza del made in Italy all’estero, con le esportazioni che hanno raggiunto i 62,2 miliardi di euro di valore, una crescita del 6,4% all’anno dal 2010 a oggi. Il vino è il prodotto più esportato, con una quota del 12,5% sull’export totale e un valore di 7,8 miliardi di euro. Il nostro Paese detiene inoltre il primato mondiale in diverse categorie di prodotto: la pasta, con una quota di mercato del 45%, gli amari e i distillati (41,5%), passata di pomodoro (27%), castagne (23%) e verdure lavorate (20%). Un record che riguarda anche il numero di prodotti certificati: 890 in totale tra cibo e vino, per un valore di oltre 20 miliardi di euro. E la qualità gastronomica è anche il principale fattore che attira gli stranieri in Italia, davanti anche ad architettura e storia.

Lombardia e Valtellina

La Lombardia è la prima regione in Italia per fatturato nel settore agroalimentare, con 48 miliardi di euro, per esportazioni (10,4 miliardi) e per valore aggiunto (10 miliardi). E la Valtellina, dove si terrà il Forum di The European House-Ambrosetti, è un’eccellenza nazionale in alcuni prodotti, dalla carne certificata al vino, dalla Bresaola alle mele. «La Valtellina è una piccola Italia, un territorio dove si è dovuto lavorare tanto per farlo diventare efficiente a livello agroalimentare – ha spiegato Massimo Sertori, assessore Enti locali, montagna e piccoli comuni di Regione Lombardia –. I prodotti di qualità qui sono nati da esigenze dei cittadini del posto e oggi c’è una riscoperta da parte dei consumatori. La qualità del cibo è anche associata alla qualità della vita, e quindi allo sport, e in Valtellina si tengono tanti eventi importanti: da una tappa del Giro d’Italia, fino ai Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026».

I focus del 2024

Il settore agroalimentare, per quanto mostri un ottimo stato di salute evidenziato dai numeri di The European House-Ambrosetti, negli ultimi due anni è stato anche molto colpito dall’inflazione. Ancora oggi viaggia su tassi superiori a quello dell’indice dei prezzi al consumo, con i costi che sono cresciuti del 20% rispetto a marzo 2023. Secondo Michel Beneventi, amministratore delegato di Gruppo Sanpellegrino, malgrado ci sia un assestamento sui prezzi «sarà molto difficile tornare ai valori del 2021, perché ci sono ancora prodotti che aumentano così come i costi energetici non sono del tutto rientrati». Dello stesso avviso è Giovanni Pomella, general manager di Lactalis Italia, il quale però spiega che i buoni risultati del comparto derivano «dalla qualità dei singoli prodotti, sia dalla capacità dell’industria alimentare di trasformare gli stessi prodotto, mantenendo le proprietà nutrizionali e qualitative». Per Gianluca Giovannetti, direttore generale Corporate del Gruppo Amadori, il futuro dell’agroalimentare made in Italy passa dalla parola filiera: «È un concetto fondamentale per portare prodotti di alta qualità sugli scaffali e all’estero – dice –. Solo con un governo di filiera si possono mettere a terra investimenti importanti. Si tratta di un asset su cui il sistema Paese deve continuare a investire per fare la differenza».

Nuova app L'Economia. News, approfondimenti e l'assistente virtuale al tuo servizio.

9 maggio 2024