le audizioni sulla manovra

Scuola, l’allarme della Corte dei Conti: «Ottomila insegnanti in meno nel 2025, attenti all’impatto sulle classi»

di Redazione Economia

Il presidente Inps Fava promuove la manovra per gli effetti sul sistema previdenziale. I dati: sono 2,4 milioni in più i lavoratori che nel 2025 beneficeranno del nuovo taglio del cuneo

Roma, proteste al ministero dell'Istruzione: 

Una recente protesta dei lavoratori della scuola

Il personale scolastico «subirà una flessione per l’anno 2025 di quasi 8.000 unità complessive. Sarà fondamentale, a tale riguardo, che vengano valutati attentamente e con largo anticipo gli effetti di questa riduzione nell’ambito del complesso iter di formazione delle classi per il prossimo anno scolastico e ciò al fine di non pregiudicare il corretto avvio delle lezioni», riferisce la Corte dei Conti nel corso dell'audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla manovra di Bilancio.

Il nuovo taglio del cuneo

Sulle pensioni il disegno di legge di Bilancio invece «prevede interventi che potrebbero determinare effetti positivi in termini macroeconomici, con risvolti anche favorevoli sulla tenuta del sistema previdenziale», dice il presidente dell'Inps Gabriele Fava in audizione. Mentre sono 2,4 milioni in più i lavoratori che nel 2025 beneficeranno del nuovo taglio del cuneo nella forma di bonus fino a 20.000 euro e di detrazione da 20.000 a 40.000 euro, portando il totale dei beneficiari a 17,4 milioni.  Nel dettaglio, i nuovi beneficiari saranno 2,9 milioni e riceveranno un beneficio medio di 576 euro l'anno. D'altro canto, circa 500 mila individui lo perderanno: si tratta, spiega l'Istituto, di coloro che hanno un reddito di riferimento per i contributi sociali inferiore a 35mila euro e un reddito complessivo superiore a 40 mila e che usufruivano della decontribuzione in vigore nel 2024.

La continuità

Secondo il presidente dell'Inps, il disegno di legge «segna una soluzione di continuità rispetto agli interventi transitori di contemperamento delle tensioni inflazionistiche degli anni 2022-2023, peraltro con la ulteriore previsione di misure temporanee a sostegno delle categorie di pensionati che versano in condizione di maggiore fragilità». Sotto questo profilo, «assume rilevanza - prosegue Fava - il ritorno al regime di perequazione
ordinario delle pensioni rispetto all'inflazione, il quale non può essere eccessivamente disatteso se non per far fronte a situazioni connotate da temporaneità come accaduto soprattutto negli anni del Covid.

L’inflazione

Il recupero pieno dell'inflazione, che «si stima attestarsi allo 0,8% per l'anno 2024, permette di superare il raffreddamento attuato per il biennio 2023-2024 per i redditi pensionistici più elevati. Mentre per il biennio 2025-2026 la proroga degli interventi a favore dei pensionati con reddito
pensionistico inferiore al trattamento minimo Inps (articolo 25) permette di rientrare gradualmente dal sostegno per i pensionati in maggiore difficoltà. C'è da tener presente in ogni caso che il livello di inflazione registrato, se da un lato mette meno sotto pressione le finanze pubbliche, fa registrare incrementi delle prestazioni contenuti». 

Il mercato del lavoro

Secondo Fava con le misure di trattenimento in servizio (articolo 23) e flessibilità in uscita (articolo 24) «il Ddl predispone un impianto allo stato coerente, attraverso interventi che riguardano tanto la permanenza nel mercato del lavoro quanto una maggiore gradualità nel passaggio alla pensione. L'effetto congiunto con il risparmio nell'erogazione dei trattamenti pensionistici loro spettanti dovrebbe sostenere il perseguimento di quel nuovo equilibrio necessario alla tenuta del sistema previdenziale». 

Il passaggio intergenerazionale

Fava specifica: «Si risponde anche alla più recente esigenza di assicurare il passaggio intergenerazionale delle competenze acquisite e alla valorizzazione delle competenze dei lavoratori più anziani con la possibilità di continuare a beneficiare del loro apporto nel mercato pensionistico con politiche di invecchiamento attivo. Laddove non è possibile attuare questa operazione di passaggio intergenerazionale per la carenza di un numero sufficiente di nuovi lavoratori, come accade, per esempio, in alcune regioni del Nord Italia, il trattenimento in servizio prolungherà il mantenimento del livello di produttività verso il momento in cui vi sarà un riequilibrio attraverso nuovi ingressi nel mercato del lavoro». 

Il controllo della spesa 

Nel complesso tali interventi, per il vertice Inps, «dovrebbero consentire di ottenere risultati positivi sul lato delle uscite del sistema previdenziale, considerando che attualmente è difficile implementare ulteriori misure di controllo della spesa, rispetto a quanto già attuato negli ultimi trenta anni di riforme del sistema previdenziale (raffreddamento del sistema di perequazione, incremento dei requisiti pensionistici di età e di contribuzione e modifica al calcolo dell'importo pensionistico)».

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5 novembre 2024