Milano, 9 novembre 2016 - 22:46

Hillary dopo la sconfitta
�Lasciamo che governi�

Dopo ore di silenzio Hillary compare composta ma devastata. �� doloroso e lo sar� a lungo per� non fermativi

Bill e Hillary Clinton (Afp)
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NEW YORK Il crepuscolo di una dinastia si consuma poco prima di mezzogiorno in un albergo di Manhattan. Sono passate poche ore dalla sconfitta inattesa, brutale, che ha dipinto con le tinte fosche della tragedia una notte che si voleva trionfale. Raccontano che molte lacrime sono state versate nella suite dell’Hotel Peninsula, dove Hillary Clinton, il marito Bill, la figlia Chelsea con la sua bambina di due anni e il loro cerchio magico si erano rifugiati, in attesa dell’annuncio che avrebbe fatto la Storia.

Una veglia allegra e loquace poco a poco trasformatasi in via crucis dolorosa e silente, mentre Stato dopo Stato il ciclone Trump spazzava via ogni illusione. Cos� scioccati dall’esito del voto erano i Clinton, che nella notte era toccato a John Podesta, il capo della campagna, presentarsi davanti al popolo democratico, riunito e disperato al Javits Center, per consolarlo e congedarlo. Ora, nella Ball Room del New Yorker, Hillary appare composta ma devastata. Forse inconsapevolmente, ha indossato i paramenti del lutto: il tailleur pantalone � antracite con i revers e un top in raso di seta viola, secondo alcuni il colore che fonde il blu democratico con il rosso repubblicano. In realt�, la tinta di una messa da requiem. Anche la cravatta di Bill, pallidissimo e invecchiato, ha lo stesso, funereo colore violaceo.

� arrivata con una buona ora di ritardo. A lungo i network televisivi hanno inquadrato quel palco vuoto, colmo di bandiere, alternando interviste a donne e uomini con gli occhi lucidi. Anche Hillary si asciuga una furtiva lacrima mentre prende il podio. � chiaramente emozionata, la voce all’inizio sembra sul punto di incrinarsi: �Mi dispiace che non abbiamo vinto questa elezione, in nome dei valori e della visione che vogliamo per il nostro Paese. Ma l’America � pi� divisa di quanto pensassimo�. � un discorso gentile e forte, che per una volta non prova a nascondere emozioni, sentimenti, rimpianti: �� doloroso e lo sar� per lungo tempo�, ammette. Il dramma personale della predestinata fermatasi a un passo dalla vetta, la delusione bruciante di donna che con la sua biografia ha ridefinito il ruolo femminile nella societ� americana, emergono nel messaggio ai giovani militati che l’hanno sostenuta: �Per tutta la vita mi sono battuta per quello in cui credo, ho vinto e ho perso. Molti di voi sono all’inizio, avrete alti e bassi, ma non fermatevi mai, perch� vale sempre la pena lottare per ci� che � giusto�. Ma Hillary � anche generosa e leale verso l’avversario, rispettosa dei riti e della sostanza della democrazia americana. Sembra passato un secolo dagli insulti di una campagna volgare e contundente: �A Donald Trump dobbiamo un atteggiamento aperto e una opportunit� di guidare il Paese. Gli auguro di avere successo come presidente di tutti gli americani�. Con paletti ben fermi per�: �Il sogno americano � abbastanza grande per tutti, per le persone di ogni religione e razza, per gli immigrati, per le donne e gli uomini, per le persone in salute e per quelle disabili�. � un piccolo, elegante compendio di tutte le cose inaccettabili della campagna del presidente-eletto.

Ma il rammarico pi� grande di Hillary � per la Storia che non si � fatta, l’impossibilit� dell’America di diventare normale, eleggendo una donna a comandante in capo: �A tutte le donne, soprattutto alle ragazze che hanno posto la loro fiducia in questa campagna, voglio dire che nulla mi ha reso pi� orgogliosa di essere il vostro campione. So che non abbiamo ancora rotto quel tetto di cristallo, ma spero che un giorno accadr� e che questo succeda prima di quanto oggi riteniamo possibile�. Ci sar� tempo per analizzare in profondit� gli errori commessi da una campagna che era stata pensata per vincere, i fallimenti di una macchina da guerra perfetta e miliardaria. E se la sottovalutazione o la pessima gestione dello scandalo delle email non bastano da sole a spiegare il tracollo, sicuramente hanno fatto da catalizzatore dei dissensi e delle spaccature interne. Il contenuto dei messaggi di posta elettronica di John Podesta, rivelato da WikiLeaks, conferma infatti la vocazione alla segretezza del cerchio magico rispetto ai professionisti dello staff. Quando tutti le chiedevano di scusarsi pubblicamente per aver usato il server privato, eliminando alla radice il problema, Hillary, spalleggiata dai suoi fedelissimi, fece muro per settimane. �Le scuse sono il suo tallone d’Achille, i suoi istinti possono essere terribili�, commentava il consigliere Neera Tanden in un messaggio riservato a Podesta.

� la conferma dell’eterno tormento dei Clinton, sempre votati al segreto, alle mezze verit�, alle bugie verosimili, a chiudersi facendo quadrato contro la presunta congiura permanente ordita ai loro danni, che nell’immaginario dell’America conservatrice si traduce in un abisso di credibilit� e diffidenza, quando non di aperta ostilit�. Ora tutto questo appartiene al passato. Con la sconfitta di Hillary cala infatti il sipario non solo su una battaglia elettorale, ma su una vicenda personale e familiare che ha attraversato trent’anni di storia americana, lasciando anche eredit� positive, e che marted� notte � giunta al suo epilogo. Non ci saranno pi� Clinton nella politica attiva di Washington, come non ci saranno pi� Bush. Esce di scena una dinastia di baby boomers, i figli del miracolo economico, che ha reclamato il potere quasi come diritto e che ha sempre polarizzato il Paese, ispirando o fortissime lealt� o viscerali rifiuti. Si lascia dietro purtroppo un paesaggio di macerie nel campo progressista, con il partito democratico privo di leadership e di direzione e la concreta minaccia di una gigantesca restaurazione conserva- trice, orchestrata da Donald Trump e da un Congresso totalmente repubblicano, che rischia di smantellare buona parte delle riforme economiche e sociali di Barack Obama, travolto suo malgrado dalla disfatta della sua ex rivale e segretario di Stato.

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