«Ai miei giovani cuochi suggerisco di osservare, assaggiare, tenere gli occhi aperti, partire, andarsene da casa per tornare più ricchi.»
Alain Ducasse, con i suoi ristoranti il detentore del maggior numero di stelle Michelin al mondo, è sopravvissuto a tutto: alle mode, ai critici gastronomici, a un incidente aereo, all’ossessione della cucina sul web e in TV. A sessantasei anni, parla con grande sincerità di se stesso e della sua vita, dall’infanzia in una fattoria al primo stage in una tavola calda per camionisti, dal duro e avventuroso apprendistato fino ai maestri che lo hanno influenzato di più: la lunga strada che lo ha portato all’emancipazione e al successo.
Una vita di gusto e di passioni non è un libro di ricette, e nemmeno un memoir nel senso proprio del termine. È piuttosto il messaggio che uno chef di fama mondiale desidera tramandare alle generazioni future: il gusto che discende dal lavoro, dalla ricerca della perfezione, e si traduce in «un modo diverso di fissare l’intangibile, di raccontare una storia, di comporre felicità effimere facendo in modo che rimangano impresse nella nostra mente».
Con un felice radicamento nelle proprie origini, e una curiosità inesauribile per l’esperienza del mondo, Ducasse continua a mettersi alla prova e a trasmettere la sua conoscenza: in un nuovo posto, con nuovo sapore, di fronte a una sfida da affrontare con gli strumenti del rigore e della creatività. Dopo aver visto la morte in faccia alcune volte, si è rifiutato di cedere alla paura e ha messo in pratica il proprio motto, «la resistenza continua», cercando sempre e non fermandosi mai. Ne sono prova, da ultimo, imprese come la Maison du Peuple di Clichy, che sarà il tempio della cucina francese e un centro culinario mondiale rivolto verso l’universo vegetale e sostenibile.