Paenitemini
Paenitemini Costituzione apostolica di Paolo VI CCXXI di CCCLIV di questo papa | |
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Data | 17 febbraio 1966 (III di pontificato) |
Traduzione del titolo | Convertitevi |
Argomenti trattati | La penitenza cristiana |
Costituzione apostolica precedente | Mirificus Eventus |
Costituzione apostolica successiva | Indulgentiarum Doctrina |
(IT) Testo integrale sul sito della Santa Sede. | |
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Paenitemini (latino, "Convertitevi") è una Costituzione Apostolica di Paolo VI, pubblicata il 17 febbraio 1966, ed ha come argomento la penitenza cristiana, la sua autentica comprensione, e l'adeguamento di essa ai tempi recenti, alla luce degli orientamenti del Concilio Vaticano II.
Schema
- parte I (aspetti biblici e teologici)
- parte II (aspetti pratici)
- parte III (aspetti normativi)
- Volontario esercizio di azioni esteriori
- Alcuni giorni e tempi penitenziali
Insegnamento
Il documento viene introdotto ricordando l'insegnamento conciliare sul fatto che nella Chiesa tutti sono chiamati a partecipare all'opera di Cristo, e a partecipare quindi anche alla sua espiazione[1]; essa poi, "pur essendo, per vocazione divina, santa e irreprensibile (Ef 5,27 ), (..) è, nelle sue membra, defettibile e continuamente bisognosa di conversione e di rinnovamento[2], rinnovamento che deve essere effettuato non solo interiormente ed individualmente, ma anche esteriormente e socialmente". La Chiesa, infine, ha come "suo compito [quello] di spingere i propri figli a quella salutare astinenza che li premunisce dal pericolo di lasciarsi trattenere, nel loro pellegrinaggio verso la patria celeste, dalle cose di questo mondo"[3].
Prima parte
La Chiesa rileva con gioia che la penitenza è tenuta in grande stima quasi ovunque e in ogni tempo.
Nell'Antico Testamento l'uomo ricorre alla penitenza; esso avviene dopo il peccato, per placare l'ira divina, in occasione di calamità, nell'imminenza di pericoli, o per ottenere benefici; tuttavia l'opera esterna viene accompagnata dal pentimento interiore, e ciò è richiamato con forza dai profeti. La penitenza ha un aspetto sociale, che si esprime nelle liturgie penitenziali. Essa poi è presentata come un cammino di perfezione e di santità; tra i giusti dell'Antico Testamento c'è chi si offre a soddisfare, con la propria penitenza personale, per i peccati della comunità, principalmente Mosè e il Servo del Signore.
Nel Nuovo Testamento Cristo è modello di penitenza nei quaranta giorni di preghiera e digiuno nel deserto; dopo di essi iniziò il suo ministero pubblico con l'annuncio della vicinanza del Regno di Dio e l'invito alla conversione; e in effetti "al Regno annunciato da Cristo si può accedere soltanto mediante la metánoia, cioè attraverso quell'intimo e totale cambiamento e rinnovamento di tutto l'uomo, di tutto il suo sentire, giudicare e disporre, che si attua in lui alla luce della santità e della carità di Dio". Cristo è modello dei penitenti anche perché "ha voluto subire la pena per i peccati non suoi, ma degli altri".
L'uomo, raggiunto dalla parola di Cristo, consegue il perdono dei peccati attraverso il Battesimo; seguendo Gesù il cristiano rinnega se stesso e partecipa alla passione di Cristo; nel Sacramento della Sacramento riceve poi nuovamente il perdono delle offese fatte a Dio.
Seconda parte
La penitenza interiore non esclude, ma anzi richiama la necessità la pratica esterna di essa. Ciò perché l'uomo è unità di anima e corpo, e anche per la sua fragilità.
La mortificazione mira alla liberazione dell'uomo, spesso schiavo della concupiscenza.
Gli Apostoli, i Padri, i papi hanno apertamente condannato ogni forma di penitenza che sia puramente esteriore.
Terza parte
La Chiesa invita tutti ad accompagnare la conversione interiore con azioni esteriori volontarie di penitenza:
- nella fedeltà ai propri doveri e nell'accettazione delle difficoltà e delle prove della vita;
- i malati e i perseguitati, unendo i propri dolori alla sofferenza di Cristo;
- i sacerdoti e i consacrati devono soddisfare in modo più perfetto il precetto della penitenza.
La Sede Apostolica intende "riordinare la disciplina penitenziale con modi più adatti al nostro tempo", lasciando alle conferenze episcopali la facoltà di adattare ulteriormente le indicazioni date.
La triade tradizionale "preghiera, digiuno, opere di carità" è il modo principale per ottemperare al precetto divino della penitenza, con un'insistenza sulla carità per i popoli ricchi, e sulla preghiera per quelli poveri.
L'astinenza dalle carni e il digiuno tradizionali rimangono validi, con facoltà di adattamenti locali.
Norme concrete
La Quaresima conserva il suo carattere penitenziale.
Sono giorni di penitenza tutti i venerdì dell'anno e il Mercoledì delle Ceneri; l'osservanza di essi è precetto grave.
- I venerdì in cui non cadono feste di precetto si osserva l'astinenza dalle carni.
- Il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo si osserva l'astinenza dalle carni e il digiuno.
L'obbligo di astinenza dalle carni vieta il consumo di carne, ma non di uova, latticini e grassi animali usati come ingredienti di altri alimenti.
La legge del digiuno obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera".
Sono tenuti all'astinenza tutti i cattolici che hanno uso di ragione e 14 anni di età; anche prima dei 14 anni può e deve essere insegnato il senso della penitenza. Al digiuno sono tenuti quanti hanno compiuto 21 anni e sono sotto i 60.
I Vescovi e gli altri pastori d'anime sono tenuti a promuovere il Sacramento della Penitenza nonché, soprattutto in Quaresima, "opere straordinarie di penitenza con finalità di espiazione o di impetrazione".
Le nuove norme entrano in vigore dal Mercoledì delle Ceneri (23 febbraio) dell'anno di promulgazione.
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