Arletty

attrice francese

Arletty, nome d'arte di Léonie Bathiat (Courbevoie, 15 maggio 1898Parigi, 23 luglio 1992), è stata un'attrice francese, di cinema e di teatro, fra le più celebri e rappresentative del suo tempo.

Arletty

Biografia e percorso artistico

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Gli inizi

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Era la figlia di Michel Bathiat, montatore tornitore dei tram, e di Marie Marguerite Philomène Dautreix, lavandaia. Aveva un fratello di nome Pierre.[1]

Rimasta orfana di padre a diciotto anni, Léonie Bathiat fu segretaria e indossatrice prima di fare il suo ingresso nel mondo teatrale come attrice di varietà e di prosa, all'inizio degli anni venti. Il suo nome d'arte deriva da Arlette, titolo di una novella di Guy de Maupassant. Per circa un decennio interpretò soprattutto commedie musicali e pièces brillanti e nel 1930 debuttò nel cinema, nel film La Douceur d'aimer, diretto da René Hervil, in un ruolo di secondaria importanza. Fu notata da Jean Choux che le affidò una parte da co-protagonista in Un chien qui rapporte accanto a Jean Coquelin.

Il successo

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Nel 1934 riuscì a imporsi all'attenzione del grande pubblico con Pensione Mimosa, diretto dal belga Jacques Feyder, interpretato accanto a Françoise Rosay, moglie del grande regista, e a Paul Bernard. Durante la lavorazione di quest'ultimo film, Arletty conobbe il ventottenne Marcel Carné, all'epoca assistente alla regia di Feyder che, alcuni anni più tardi, la chiamò ad interpretare, insieme a Louis Jouvet, Albergo Nord (1938) e Alba tragica (1939), a fianco di Jean Gabin. Questi film, coronati da un grande successo di critica e di pubblico, consacrarono la fama di Arletty, divenuta una delle attrici più apprezzate e pagate di Francia.

La maturità artistica

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Nella prima metà degli anni '40, durante il secondo conflitto mondiale e nell'immediato dopoguerra, Arletty raggiunse la sua piena maturità espressiva con due film diretti ancora da Marcel Carné durante l'occupazione tedesca: L'amore e il diavolo (1942), in cui aveva come partner Alain Cuny, e Amanti perduti, girato nel 1943-1944 ma presentato al pubblico nel 1945, a fianco di uno straordinario Jean-Louis Barrault. Entrambi i lungometraggi, frutto della collaborazione di Carné con il poeta Jacques Prévert che ne scrisse i soggetti e la sceneggiature, sono oggi considerati fra i capolavori assoluti del realismo poetico francese. Quando Carné le offrì la parte di Garance in Amanti perduti, Arletty aveva già 45 anni, ma apparve subito l'interprete ideale. Garance è ironica, tenera, spregiudicata, fatale, capace di dar vita, insieme al trasognato Baptiste Debureau (Jean-Louis Barrault) e ad altri grandi interpreti (María Casarès e Pierre Brasseur in particolare), a una vicenda toccante e vagamente crepuscolare che fa di questo film una delle più affascinanti creazioni della cinematografia francese di tutti i tempi.

I difficili anni del dopoguerra

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Subito dopo la liberazione di Parigi, avvenuta nell'estate del 1944, Arletty fu imprigionata con l'accusa infamante e ingiusta di collaborazionismo con le forze di occupazione naziste della città. La sua unica colpa era stata quella di essersi innamorata di un ufficiale tedesco di stanza nella capitale. Le testimonianze di amici ed estimatori indussero le autorità francesi a scarcerarla dopo pochi mesi di detenzione. Nel 1948 tornò a lavorare con Marcel Carné in La Fleur de l'âge, che però non venne portato mai a termine a causa del fallimento della casa che lo produceva. Uguale sorte toccò a un altro film che l'attrice aveva iniziato a interpretare sotto la direzione di Serge T. de Laroche: Mme et ses peaux-rouges (conosciuto anche come Buffalo Bill et la bergère).

Gli anni cinquanta e sessanta

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Negli anni cinquanta Arletty si impose nuovamente all'attenzione del grande pubblico e della critica con alcune pregevoli interpretazioni, come quella di M.me Blanche ne Il grande giuoco (1954), a fianco di una giovanissima Gina Lollobrigida e con la direzione del regista tedesco Robert Siodmak, e quella di Blanche le Garrec in Aria di Parigi (1954) di Carné, interpretato a fianco di Jean Gabin. Nel 1958 fu scelta da Marc Allégret per il ruolo di Juliette Harmier in Una strana domenica, film interpretato a fianco di Bourvil e di un giovane attore alle prime armi, Jean-Paul Belmondo.

Nel 1962 le fu affidato un ruolo non di primo piano nel kolossal americano Il giorno più lungo, film cui prese parte anche Jean Louis Barrault, con cui aveva lavorato una ventina d'anni prima in Amanti perduti. In quello stesso anno l'attrice girò il suo ultimo lungometraggio a soggetto: Viaggio a Biarritz, diretto da Gilles Grangier.

La cecità e gli ultimi anni

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All'inizio degli anni sessanta Arletty fu colpita da una grave infermità agli occhi che le fece perdere progressivamente la vista. Quasi completamente cieca, l'attrice preferì abbandonare il cinema, continuando a lavorare, ancora per qualche anno, in teatro. Negli anni settanta e ottanta partecipò ad alcuni programmi televisivi, documentari e interviste, raccontandosi al suo pubblico (Arletty racconta Arletty del 1988), o commemorando gli amici scomparsi (Prévert del 1977, Non mi dimenticate: omaggio a Bernard Blier del 1990). In tali partecipazioni l'attrice si limitava generalmente a prestare la propria voce, apparendo solo eccezionalmente sullo schermo.

Morì a Parigi il 23 luglio 1992, a 94 anni.

Filmografia parziale

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Doppiatrici italiane

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  1. ^ (FR) Michel Souvais, Arletty, confidences à son secrétaire, Éditions Publibook, ISBN 978-2-7483-8735-3. URL consultato il 16 luglio 2018..

Bibliografia

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  • Arletty, La défense (Autobiografia), Parigi 1971
  • Pierre Monier Arletty, ParĤigi 1984
  • Georges Sadoul, Histoire général du cinéma Tome VI, Le cinéma pendant la guerre (1939-1945), Parigi 1954

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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