Rigoletto: differenze tra le versioni

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* ''Maddalena'', sorella di Sparafucile ([[contralto]])
* ''Maddalena'', sorella di Sparafucile ([[contralto]])
* ''Giovanna'', custode di Gilda ([[mezzosoprano]])
* ''Giovanna'', custode di Gilda ([[mezzosoprano]])
* ''Il Conte di Monterone'' (baritono)<ref>Spesso interpretato da un [[basso (voce)|basso]]</ref>
* ''Il Conte di Monterone'' (baritono)<ref>Spesso interpretato da un [[basso (voce)|basso]].</ref>
* ''Marullo'', cavaliere (baritono)
* ''Marullo'', cavaliere (baritono)
* ''Matteo Borsa'', cortigiano (tenore)
* ''Matteo Borsa'', cortigiano (tenore)
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==Storia==
==Storia==
Incentrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, ''Rigoletto'' fu inizialmente oggetto della [[censura]] [[Impero austriaco|austriaca]]. La stessa sorte era toccata nel 1832 al dramma originario ''Le Roi s'amuse'', bloccato dalla censura e riproposto solo 50 anni dopo la prima. Nel dramma di Hugo, che non piacque né al pubblico né alla critica, erano infatti descritte senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese, con al centro il libertinaggio di [[Francesco I di Francia|Francesco I]], re di Francia. Nell'opera si arrivò al compromesso di far svolgere l'azione alla corte di [[Mantova]], a quel tempo non più esistente, trasformando il [[Sovrani di Francia|re di Francia]] nel [[Vincenzo I Gonzaga|duca di Mantova]]<ref>[http://books.google.it/books?id=dvquisjv3soC&pg=PA162&dq=rigoletto%2Bvincenzo+I+gonzaga&hl=it&sa=X&ei=jlQnUq2_N6S57AbcnIHAAg&ved=0CD4Q6AEwAg#v=onepage&q=rigoletto%2Bvincenzo%20I%20gonzaga&f=false Costantino Cipolla; Giancarlo Malacarne, ''El più soave et dolce et dilectevole et gratioso bochone: amore e sesso al tempo dei Gonzaga'', Milano, 2006.]</ref><ref>[http://books.google.it/books?id=O00eCIb9buIC&pg=PA525&dq=rigoletto%2Bvincenzo+I+gonzaga&hl=it&sa=X&ei=hlcnUuaPNvKh7Aae_YHQDg&ved=0CE0Q6AEwBA#v=onepage&q=rigoletto%2Bvincenzo%20I%20gonzaga&f=false Julian Budden, ''Le opere di Verdi'' Vol. I, 1985, Torino.]</ref>.
Incentrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, ''Rigoletto'' fu inizialmente oggetto della [[censura]] [[Impero austriaco|austriaca]]. La stessa sorte era toccata nel 1832 al dramma originario ''[[Il re si diverte (Hugo)|Il re si diverte]]'', bloccato dalla censura e riproposto solo 50 anni dopo la prima. Nel dramma di Hugo, che non piacque né al pubblico né alla critica, erano infatti descritte senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese, con al centro il libertinaggio di [[Francesco I di Francia|Francesco I]], re di Francia. Nell'opera si arrivò al compromesso di far svolgere l'azione alla corte di [[Mantova]], a quel tempo non più esistente, trasformando il [[Sovrani di Francia|re di Francia]] nel [[Vincenzo I Gonzaga|duca di Mantova]]<ref>[http://books.google.it/books?id=dvquisjv3soC&pg=PA162&dq=rigoletto%2Bvincenzo+I+gonzaga&hl=it&sa=X&ei=jlQnUq2_N6S57AbcnIHAAg&ved=0CD4Q6AEwAg#v=onepage&q=rigoletto%2Bvincenzo%20I%20gonzaga&f=false Costantino Cipolla; Giancarlo Malacarne, ''El più soave et dolce et dilectevole et gratioso bochone: amore e sesso al tempo dei Gonzaga'', Milano, 2006.]</ref><ref>[http://books.google.it/books?id=O00eCIb9buIC&pg=PA525&dq=rigoletto%2Bvincenzo+I+gonzaga&hl=it&sa=X&ei=hlcnUuaPNvKh7Aae_YHQDg&ved=0CE0Q6AEwBA#v=onepage&q=rigoletto%2Bvincenzo%20I%20gonzaga&f=false Julian Budden, ''Le opere di Verdi'' Vol. I, 1985, Torino.]</ref>.


Il 3 giugno 1850 Verdi scriveva a Piave: «''In quanto al titolo quando non si possa tenere Le roi s'amuse, che sarebbe bello… il titolo deve essere necessariamente La maledizione di Vallier, ossia per essere più corto La maledizione. Tutto il soggetto è in quella maledizione che diventa anche morale. Un infelice padre che piange l'onore tolto alla sua figlia, deriso da un buffone di corte che il padre maledice, e questa maledizione coglie in una maniera spaventosa il buffone, mi sembra morale e grande, al sommo grande''». La decisione finale sul titolo cadde sul nome del protagonista, cambiandolo da Triboletto, traslitterazione dell'originale Triboulet, a Rigoletto (dal francese ''rigoler'', che significa scherzare).
Il 3 giugno 1850 Verdi scriveva a Piave: «In quanto al titolo quando non si possa tenere ''Le roi s'amuse'', che sarebbe bello… il titolo deve essere necessariamente ''La maledizione di Vallier'', ossia per essere più corto ''La maledizione''. Tutto il soggetto è in quella maledizione che diventa anche morale. Un infelice padre che piange l'onore tolto alla sua figlia, deriso da un buffone di corte che il padre maledice, e questa maledizione coglie in una maniera spaventosa il buffone, mi sembra morale e grande, al sommo grande». La decisione finale sul titolo cadde sul nome del protagonista, cambiandolo da Triboletto, traslitterazione dell'originale Triboulet, a Rigoletto (dal francese ''rigoler'', che significa scherzare).


Intenso dramma di passione, tradimento, amore filiale e vendetta, ''Rigoletto'' offre una combinazione di ricchezza melodica e potenza drammatica. {{citazione necessaria|}} Dal punto di vista musicale abbiamo, fin dal preludio, il ripetersi costante del tema della maledizione, tramite la ripetizione della nota [[Do (nota)|Do]] in ritmo doppio puntato.
Intenso dramma di passione, tradimento, amore filiale e vendetta, ''Rigoletto'' offre una combinazione di ricchezza melodica e potenza drammatica. {{citazione necessaria|}} Dal punto di vista musicale abbiamo, fin dal preludio, il ripetersi costante del tema della maledizione, tramite la ripetizione della nota [[Do (nota)|Do]] in ritmo doppio puntato.
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{{citazione|Pari siamo: io la lingua, egli ha il pugnale!|Rigoletto, atto I, scena VIII}}
{{citazione|Pari siamo: io la lingua, egli ha il pugnale!|Rigoletto, atto I, scena VIII}}


Al [[Palazzo Ducale (Mantova)|Palazzo Ducale]], durante una festa, il Duca, che ha l'abitudine di confondersi tra il popolo in incognito, confida al fido Borsa di voler portare a compimento la conquista di una fanciulla (Gilda) che vede sempre all'uscita della discoteca. Borsa gli fa notare le beltà delle dame presenti, e il Duca, dopo aver dichiarato il suo spirito libertino (''Questa o quella per me pari sono''), corteggia la Contessa di [[Ceprano]] provocando la rabbia del marito, che viene schernito dal buffone di corte Rigoletto. Intanto, in disparte, Marullo racconta agli altri cortigiani che Rigoletto, sebbene gobbo e deforme, avrebbe un'amante; la notizia è lo spunto per i cortigiani e per il conte di Ceprano per vendicarsi dell'ironia offensiva del buffone con il rapimento della donna. In realtà la giovane che Rigoletto tiene ben nascosta in casa non è altri che la figlia Gilda.
Al [[Palazzo Ducale (Mantova)|Palazzo Ducale]], durante una festa, il Duca, che ha l'abitudine di confondersi tra il popolo in incognito, confida al fido Borsa di voler portare a compimento la conquista di una fanciulla (Gilda) che vede sempre all'uscita della chiesa. Borsa gli fa notare le beltà delle dame presenti, e il Duca, dopo aver dichiarato il suo spirito libertino (''Questa o quella per me pari sono''), corteggia la Contessa di [[Ceprano]] provocando la rabbia del marito, che viene schernito dal buffone di corte Rigoletto. Intanto, in disparte, Marullo racconta agli altri cortigiani che Rigoletto, sebbene gobbo e deforme, avrebbe un'amante; la notizia è lo spunto per i cortigiani e per il conte di Ceprano per vendicarsi dell'ironia offensiva del buffone con il rapimento della donna. In realtà la giovane che Rigoletto tiene ben nascosta in casa non è altri che la figlia Gilda.


[[File:Mantua2 BMK.jpg|thumb|upright=1.6|[[Palazzo Ducale (Mantova)|Palazzo Ducale]] di [[Mantova]].]]
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=== Atto III ===
=== Atto III ===
Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l'uomo che ella, dopo un mese trascorso, continua ad amare. La conduce perciò alla locanda di Sparafucile sulle rive del fiume [[Mincio]], dove si trova il Duca in incognito, adescato dalla sorella del sicario Maddalena. Gilda ha così modo di vedere di nascosto l'amato dichiarare la propria irrisione verso le donne e gli uomini che se ne innamorano (''[[La donna è mobile]]'') e poi corteggiare Maddalena, come già aveva fatto con lei (''[[Bella figlia dell'amore]]'').
Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l'uomo che ella, dopo un mese trascorso, continua ad amare. La conduce perciò alla locanda di Sparafucile sulle rive del fiume [[Mincio]], dove si trova il Duca in incognito. Gilda ha così modo di vedere di nascosto l'amato dichiarare la propria irrisione verso le donne e gli uomini che se ne innamorano (''[[La donna è mobile]]'') e poi corteggiare Maddalena, sorella del sicario, come già aveva fatto con lei (''[[Bella figlia dell'amore]]'').


Rigoletto dà ordine alla figlia di tornare a casa e partire immediatamente alla volta di [[Verona]], travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con Sparafucile, si allontana anch'egli dalla locanda. Mentre si avvicina un temporale, Gilda, già in abiti maschili, in preda ancora a un'attrazione irrefrenabile, torna presso la locanda e ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge: Maddalena, invaghitasi anch'essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto Rigoletto non appena giungerà con il denaro. Sparafucile, vantando una sorta di "rigore professionale", non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso: aspetterà fino a mezzanotte e, se arriverà, ucciderà il primo uomo che entrerà nell'osteria (''Se pria che abbia il mezzo la notte toccato''). Gilda decide immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, bussa alla porta della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario.
Rigoletto dà ordine alla figlia di tornare a casa e partire immediatamente alla volta di [[Verona]], travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con Sparafucile, si allontana anch'egli dalla locanda. Mentre si avvicina un temporale, Gilda, già in abiti maschili, in preda ancora a un'attrazione irrefrenabile, torna presso la locanda e ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge: Maddalena, invaghitasi anch'essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto Rigoletto non appena giungerà con il denaro. Sparafucile, vantando una sorta di "rigore professionale", non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso: aspetterà fino a mezzanotte e, se arriverà, ucciderà il primo uomo che entrerà nell'osteria (''Se pria che abbia il mezzo la notte toccato''). Gilda decide immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, bussa alla porta della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario.


A mezzanotte, come convenuto, Rigoletto ritorna alla locanda e Sparafucile gli consegna il corpo in un sacco. Il buffone, illudendosi con grande soddisfazione di aver portato a compimento la sua vendetta, si appresta a gettarlo nel fiume quando, in lontananza, ode la voce del Duca (ripresa de ''La donna è mobile''). Raggelato, si chiede di chi sia allora il corpo nel sacco, e quando lo apre scopre con orrore Gilda in fin di vita, che in un ultimo anelito gli chiede perdono e muore tra le sue braccia (''V'ho ingannato....Lassù in cielo''). Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione di Monterone si è avverata (''Ah, la maledizione!'').
A mezzanotte, come convenuto, Rigoletto ritorna alla locanda e Sparafucile gli consegna il corpo in un sacco. Il buffone, illudendosi con grande soddisfazione di aver compiuto la sua vendetta, si appresta a gettarlo nel fiume quando, in lontananza, ode la voce del Duca (ripresa de ''La donna è mobile''). Raggelato, si chiede di chi sia allora il corpo nel sacco, e quando lo apre scopre con orrore Gilda in fin di vita, che in un ultimo anelito gli chiede perdono e muore tra le sue braccia (''V'ho ingannato....Lassù in cielo''). Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione di Monterone si è avverata (''Ah, la maledizione!'').


== La prima ==
== La prima ==
La prima ebbe luogo con successo al [[Teatro La Fenice]] di [[Venezia]] l'11 marzo 1851. Questi gli artisti impegnati:<ref>Eduardo Rescigno, ''Dizionario verdiano'', BUR Dizionari, Rizzoli, Milano, 2001, ISBN 88-17-86628-8</ref><br />
La prima ebbe luogo con successo al [[Teatro La Fenice]] di [[Venezia]] l'11 marzo 1851. Questi gli artisti impegnati:<ref>{{cita libro|autore=Eduardo Rescigno|titolo=Dizionario verdiano|collana=BUR Dizionari|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2001|isbn=88-17-86628-8}}</ref><br />
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! Personaggio !! Interprete !! Registro vocale
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== Collegamenti esterni ==
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Versione delle 18:13, 22 apr 2024

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Rigoletto (disambigua).
Rigoletto
Il baritono Titta Ruffo nei panni di Rigoletto
Lingua originaleitaliano
MusicaGiuseppe Verdi
(spartito online )
LibrettoFrancesco Maria Piave
(libretto online)
Fonti letterarieVictor Hugo,
Le Roi s'amuse
Attitre
Prima rappr.11 marzo 1851
TeatroTeatro La Fenice, Venezia
Personaggi
  • Il Duca di Mantova (tenore)
  • Rigoletto, suo buffone di Corte (baritono)
  • Gilda, figlia di Rigoletto (soprano)
  • Sparafucile, sicario (basso)
  • Maddalena, sorella di Sparafucile (contralto)
  • Giovanna, custode di Gilda (mezzosoprano)
  • Il Conte di Monterone (baritono)[1]
  • Marullo, cavaliere (baritono)
  • Matteo Borsa, cortigiano (tenore)
  • Il conte di Ceprano (basso)
  • La contessa di Ceprano (mezzosoprano)
  • Un usciere di corte (basso)
  • Un paggio della Duchessa (soprano)
  • Cavalieri, dame, paggi, alabardieri (coro)
AutografoArchivio Storico Ricordi, Milano

Rigoletto (1851) è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Il re si diverte. Con Il trovatore (1853) e La traviata (1853) forma la cosiddetta "trilogia popolare" di Verdi.

Storia

Incentrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, Rigoletto fu inizialmente oggetto della censura austriaca. La stessa sorte era toccata nel 1832 al dramma originario Il re si diverte, bloccato dalla censura e riproposto solo 50 anni dopo la prima. Nel dramma di Hugo, che non piacque né al pubblico né alla critica, erano infatti descritte senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese, con al centro il libertinaggio di Francesco I, re di Francia. Nell'opera si arrivò al compromesso di far svolgere l'azione alla corte di Mantova, a quel tempo non più esistente, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova[2][3].

Il 3 giugno 1850 Verdi scriveva a Piave: «In quanto al titolo quando non si possa tenere Le roi s'amuse, che sarebbe bello… il titolo deve essere necessariamente La maledizione di Vallier, ossia per essere più corto La maledizione. Tutto il soggetto è in quella maledizione che diventa anche morale. Un infelice padre che piange l'onore tolto alla sua figlia, deriso da un buffone di corte che il padre maledice, e questa maledizione coglie in una maniera spaventosa il buffone, mi sembra morale e grande, al sommo grande». La decisione finale sul titolo cadde sul nome del protagonista, cambiandolo da Triboletto, traslitterazione dell'originale Triboulet, a Rigoletto (dal francese rigoler, che significa scherzare).

Intenso dramma di passione, tradimento, amore filiale e vendetta, Rigoletto offre una combinazione di ricchezza melodica e potenza drammatica. [senza fonte] Dal punto di vista musicale abbiamo, fin dal preludio, il ripetersi costante del tema della maledizione, tramite la ripetizione della nota Do in ritmo doppio puntato.

Trama

La scena è ambientata a Mantova e dintorni nel XVI secolo ai tempi del ducato.

Atto I

«Pari siamo: io la lingua, egli ha il pugnale!»

Al Palazzo Ducale, durante una festa, il Duca, che ha l'abitudine di confondersi tra il popolo in incognito, confida al fido Borsa di voler portare a compimento la conquista di una fanciulla (Gilda) che vede sempre all'uscita della chiesa. Borsa gli fa notare le beltà delle dame presenti, e il Duca, dopo aver dichiarato il suo spirito libertino (Questa o quella per me pari sono), corteggia la Contessa di Ceprano provocando la rabbia del marito, che viene schernito dal buffone di corte Rigoletto. Intanto, in disparte, Marullo racconta agli altri cortigiani che Rigoletto, sebbene gobbo e deforme, avrebbe un'amante; la notizia è lo spunto per i cortigiani e per il conte di Ceprano per vendicarsi dell'ironia offensiva del buffone con il rapimento della donna. In realtà la giovane che Rigoletto tiene ben nascosta in casa non è altri che la figlia Gilda.

Palazzo Ducale di Mantova.

Improvvisamente irrompe il Conte di Monterone, vecchio nemico del Duca, che lo accusa pubblicamente di avergli sedotto la figlia. Rigoletto lo irride e Monterone maledice lui e il Duca, che ordina di arrestarlo, mentre Rigoletto, spaventato dalle sue parole, fugge. Profondamente turbato dalla maledizione di Monterone (Quel vecchio maledivami), mentre è sulla strada di casa il buffone viene avvicinato da Sparafucile, un sicario prezzolato che gli offre i suoi servigi. Rigoletto lo allontana, paragonandosi poi in qualche modo a lui (Pari siamo), meditando sulla sua vita infelice e cercando di distogliere la mente dal pensiero ricorrente della maledizione.

Giunto a casa, riabbraccia Gilda, all'oscuro del lavoro di buffone di corte del padre, e raccomanda alla domestica Giovanna di vegliare su di lei, ossessionato dalla paura che la fanciulla possa essere insidiata (Veglia, o donna, questo fiore). Il Duca si è però già introdotto nella casa e osserva di nascosto la scena. Andatosene Rigoletto, egli avvicina la giovane e si dichiara innamorato (È il sol dell'anima) spacciandosi per uno studente povero, Gualtier Maldé, ma è costretto a desistere dalla sua opera di seduzione data la presenza di qualcuno nei pressi della casa. Gilda, rimasta sola, esprime il suo amore per il giovane (Gualtier Maldé... Caro nome...).

Nei dintorni si aggirano in effetti i cortigiani, con l'intenzione di attuare il rapimento di quella che è creduta l'amante del buffone. Essi coinvolgono lo stesso Rigoletto, che, colto da un presentimento, è tornato sui suoi passi e al quale fanno credere con un inganno di voler rapire la contessa di Ceprano. Sollevato dai propri timori, Rigoletto accetta di unirsi all'impresa. Con la scusa di fargli indossare come tutti una maschera, la vista, già scarsa per il buio notturno, e l'udito gli vengono impediti con una benda, mentre i cortigiani rapiscono Gilda (Zitti zitti, moviamo a vendetta). Solo quando tutti sono partiti, egli capisce la verità e ripensa alla maledizione ricevuta (Ah, la maledizione).

Atto II

L'estremità di una via cieca. Casa di Gilda, bozzetto per Rigoletto atto 2 (1903). Archivio Storico Ricordi
Statua di Rigoletto (Mantova, Casa di Rigoletto)

Rientrato a palazzo, il Duca, che era tornato a cercare Gilda poco dopo il loro incontro, si dispera per il rapimento della giovane, avvenuto nel breve tempo della sua assenza (Ella mi fu rapita). Quando però i cortigiani lo informano di aver rapito l'amante di Rigoletto, e che questa si trova nel Palazzo, realizza che la sorte lo ha in realtà favorito e si affretta a raggiungere l'amata (Possente amor mi chiama). Entra Rigoletto che, fingendo indifferenza, cerca la figlia, deriso dal crocchio di cortigiani; quando capisce che Gilda si trova nella camera del Duca, sfoga la sua ira imprecando contro i nobili, che apprendono con sorpresa che la giovane rapita è sua figlia, ma gli impediscono di raggiungerla (Cortigiani, vil razza dannata).

Esce Gilda, che rivela al padre di essere stata disonorata e, dopo che sono rimasti soli, gli racconta come ha conosciuto il giovane di cui ignorava la vera identità (Tutte le feste al tempio), mentre Rigoletto cerca di consolarla (Piangi, fanciulla). Passa frattanto Monterone, che sta per essere condotto in carcere. Il vecchio nobile si ferma e osserva il Duca ritratto in un quadro, constatando amaramente che la sua maledizione è stata vana. Udite le sue parole, Rigoletto replica che la vendetta arriverà invece per opera sua (No vecchio t'inganni...sì, vendetta): egli ha già deciso di rivolgersi al sicario Sparafucile per chiedergli di uccidere il Duca.

Atto III

Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l'uomo che ella, dopo un mese trascorso, continua ad amare. La conduce perciò alla locanda di Sparafucile sulle rive del fiume Mincio, dove si trova il Duca in incognito. Gilda ha così modo di vedere di nascosto l'amato dichiarare la propria irrisione verso le donne e gli uomini che se ne innamorano (La donna è mobile) e poi corteggiare Maddalena, sorella del sicario, come già aveva fatto con lei (Bella figlia dell'amore).

Rigoletto dà ordine alla figlia di tornare a casa e partire immediatamente alla volta di Verona, travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con Sparafucile, si allontana anch'egli dalla locanda. Mentre si avvicina un temporale, Gilda, già in abiti maschili, in preda ancora a un'attrazione irrefrenabile, torna presso la locanda e ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge: Maddalena, invaghitasi anch'essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto Rigoletto non appena giungerà con il denaro. Sparafucile, vantando una sorta di "rigore professionale", non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso: aspetterà fino a mezzanotte e, se arriverà, ucciderà il primo uomo che entrerà nell'osteria (Se pria che abbia il mezzo la notte toccato). Gilda decide immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, bussa alla porta della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario.

A mezzanotte, come convenuto, Rigoletto ritorna alla locanda e Sparafucile gli consegna il corpo in un sacco. Il buffone, illudendosi con grande soddisfazione di aver compiuto la sua vendetta, si appresta a gettarlo nel fiume quando, in lontananza, ode la voce del Duca (ripresa de La donna è mobile). Raggelato, si chiede di chi sia allora il corpo nel sacco, e quando lo apre scopre con orrore Gilda in fin di vita, che in un ultimo anelito gli chiede perdono e muore tra le sue braccia (V'ho ingannato....Lassù in cielo). Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione di Monterone si è avverata (Ah, la maledizione!).

La prima

La prima ebbe luogo con successo al Teatro La Fenice di Venezia l'11 marzo 1851. Questi gli artisti impegnati:[4]

Personaggio Interprete Registro vocale
Il Duca di Mantova Raffaele Mirate tenore
Rigoletto Felice Varesi baritono
Gilda Teresa Brambilla soprano
Sparafucile Paolo Damini basso
Maddalena Annetta Casaloni contralto
Giovanna Laura Saini mezzosoprano
Il Conte di Monterone Feliciano Ponz baritono
Marullo Francesco De Kunnerth baritono
Il Conte di Ceprano Andrea Bellini basso
Contessa di Ceprano Luigia Morselli mezzosoprano
Matteo Borsa Angelo Zuliani tenore
Usciere Giovanni Rizzi tenore
Paggio Annetta Modes Lovati mezzosoprano
Scene Giuseppe Bertoja
Direttore di scena Francesco Maria Piave
Maestro del coro Luigi Carcano
Maestro al cembalo Giuseppe Verdi (per tre recite)
Primo violino e Direttore d'orchestra Gaetano Mares

Organico orchestrale

La partitura di Verdi prevede l'utilizzo di:

Da suonare sul palco:

Dietro la scena:

Brani principali

Questa o quella (info file)
start=
Questa o quella, ballata dall'opera Rigoletto

Pari siamo (info file)
start=
Pari siamo, aria dall'opera Rigoletto

Caro nome (info file)
start=
Caro nome, aria dall'opera Rigoletto

Parmi veder le lacrime (info file)
start=
Parmi veder le lacrime, aria dall'opera Rigoletto

La-rà, la-rà, la-rà (info file)
start=
La-rà, la-rà, la-rà, dall'opera Rigoletto

Cortigiani, vil razza dannata (info file)
start=
Cortigiani, vil razza dannata, aria dall'opera Rigoletto

La donna è mobile (info file)
start=
La donna è mobile, canzone dall'opera lirica Rigoletto, cantata dal tenore Enrico Caruso (1908)

Un dì se ben rammentomi ...Bella figlia dell'amore (info file)
start=
Un dì se ben rammentomi ...Bella figlia dell'amore. Registrazione Victor Records del 1907, con protagonisti Enrico Caruso, Bessie Abott, Louise Homer, Antonio Scotti.

Bella figlia dell'amore (info file)
start=
Bella figlia dell'amore, quartetto dall'opera Rigoletto.

Atto I

  • Preludio
  • Questa o quella per me pari sono (ballata del Duca)
  • Pari siamo (monologo di Rigoletto)
  • Veglia, o donna, questo fiore (duetto Rigoletto Gilda)
  • È il sol dell'anima (duetto Duca Gilda)
  • Caro nome (aria di Gilda)

Atto II

  • Ella mi fu rapita!... Parmi veder le lagrime (recitativo ed aria del Duca)
  • Cortigiani, vil razza dannata (invettiva di Rigoletto)
  • Tutte le feste al tempio (aria di Gilda)
  • Piangi fanciulla.....Sì, vendetta, tremenda vendetta (duetto Rigoletto Gilda)

Atto III

Numeri musicali

(Numerazione secondo l'edizione Ricordi)

Atto I

  • 1 Preludio
  • 2 Introduzione
    • Introduzione Della mia bella incognita borghese (Duca, Borsa) Scena I
    • Ballata Questa o quella per me pari sono (Duca) Scena I
    • Minuetto e Perigordino Partite?... Crudele! (Duca, Contessa, Rigoletto, Coro, Borsa) Scena II-III
    • Coro Gran nuova! Gran nuova! (Marullo, Duca, Rigoletto, Ceprano, Coro) Scena IV-V
    • Seguito dell'Introduzione Ch'io gli parli (Monterone, Duca, Rigoletto, Coro) Scena VI
    • Stretta dell'Introduzione Oh tu che la festa audace hai turbato (Tutti meno Rigoletto) Scena VI
  • 3 Duetto di Rigoletto e Sparafucile
    • Duetto Quel vecchio maledivami! (Rigoletto, Sparafucile) Scena VII
  • 4 Scena e Duetto di Rigoletto e Gilda
    • Scena Pari siamo!... io la lingua, egli ha il pugnale (Rigoletto) Scena VIII
    • Scena Figlia!... - Mio padre! (Rigoletto, Gilda) Scena IX
    • Duetto Deh, non parlare al misero (Rigoletto, Gilda) Scena IX
    • Tempo di mezzo Già da tre lune son qui venuta (Gilda, Rigoletto, Giovanna) Scena IX-X
    • Cabaletta Veglia, o donna, questo fiore (Rigoletto, Gilda, Giovanna, Duca) Scena X-XI
  • 5 Scena e Duetto di Gilda e Duca
    • Scena Giovanna, ho dei rimorsi... (Gilda, Giovanna, Duca) Scena XII
    • Duetto È il sol dell'anima, la vita è amore (Duca, Gilda) Scena XII
    • Tempo di mezzo Che m'ami, deh, ripetimi... (Duca, Gilda, Ceprano, Borsa, Giovanna) Scena XII
    • Cabaletta Addio... speranza ed anima (Gilda, Duca) Scena XII
  • 6 Aria di Gilda
    • Scena Gualtier Maldè!... (Gilda) Scena XII
    • Aria Caro nome che il mio cor (Gilda) Scena XII
    • Scena È là... - Miratela (Borsa, Ceprano, Coro) Scena XIV
  • 7 Finale I
    • Scena Riedo!... perché? (Rigoletto, Borsa, Ceprano, Marullo) Scena XV
    • Coro Zitti, zitti, muoviamo a vendetta (Coro) Scena XV
    • Stretta del Finale I Soccorso, padre mio! (Gilda, Rigoletto, Coro) XVScena

Atto II

  • 8 Scena e Aria del Duca
    • Scena Ella mi fu rapita! (Duca) Scena I
    • Aria Parmi veder le lagrime (Duca) Scena I
    • Tempo di mezzo Duca, Duca! - Ebben? (Coro, Duca) Scena II
    • Coro Scorrendo uniti remota via (Coro) Scena II
    • Cabaletta Possente amor mi chiama (Duca, Coro) Scena II
  • 9 Scena e Aria di Rigoletto
    • Scena Povero Rigoletto! (Marullo, Ceprano, Rigoletto, Paggio, Borsa, Coro) Scena III-IV
    • Aria Cortigiani, vil razza dannata (Rigoletto) Scena IV
  • 10 Scena e Duetto di Rigoletto e Gilda
    • Scena Mio padre! - Dio! Mia Gilda! (Gilda, Rigoletto, Coro) Scena V-VI
    • Duetto Tutte le feste al tempio (Gilda, Rigoletto) Scena VI
    • Tempo di mezzo Compiuto pur quanto a fare mi resta (Rigoletto, Gilda, Usciere, Monterone) Scena VI-VII
    • Cabaletta Sì, vendetta, tremenda vendetta (Rigoletto, Gilda) Scena VIII

Atto III

  • 11 Scena e Canzone del Duca
    • Scena E l'ami? - Sempre (Rigoletto, Gilda, Duca, Sparafucile) Scena I-II
    • Canzone La donna è mobile (Duca) Scena II
    • Recitativo È là il vostr'uomo... (Sparafucile, Rigoletto) Scena II
  • 12 Quartetto
    • Scena Un dì, se ben rammentomi (Duca, Maddalena, Rigoletto, Gilda) Scena III
    • Quartetto Bella figlia dell'amore (Duca, Maddalena, Rigoletto, Gilda) Scena III
    • Recitativo M'odi, ritorna a casa... (Rigoletto, Gilda) Scena III
  • 13 Scena, Terzetto, Tempesta
    • Scena Venti scudi hai tu detto? (Rigoletto, Sparafucile, Duca, Gilda, Maddalena) Scena IV-V-VI
    • Terzetto Somiglia un Apollo quel giovine... (Maddalena, Gilda, Sparafucile) Scena VI
    • Tempesta Scena VI
  • 14 Scena e Duetto finale
    • Scena Della vendetta alfin giunge l'istante! (Rigoletto, Sparafucile, Gilda) Scena VII-VIII-IX-X
    • Duetto V'ho ingannato... colpevole fui... (Gilda, Rigoletto) Scena X

Note

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