La Coppa Italia 1958 fu l'11ª edizione della manifestazione calcistica, la prima dopo la lunga pausa del dopoguerra. Iniziò il 7 giugno e si concluse il 4 novembre 1958. Il trofeo fu vinto dalla Lazio, il primo titolo della sua storia.
La manifestazione fu riproposta dalla Lega Nazionale, sotto l'egida della FIGC, dopo una lunghissima pausa di quindici anni. La Federazione voleva farsi trovare pronta, date le voci dell'imminente creazione di una nuova coppa europea ricalcata esattamente sulla formula della lanciatissima Coppa dei Campioni, ma riservata ai vincitori delle coppe nazionali anziché dei campionati. In realtà però, la disputa dell'edizione del 1958 fu decisa a stagione iniziata[1] per un caso imprevisto:[2] in vista del campionato mondiale 1958, il campionato italiano era stato anticipato sia come inizio, sia come conclusione di tre settimane rispetto agli anni precedenti; l'Italia però non si era nel frattempo qualificata, eliminata a sorpresa dall'Irlanda del Nord nel disastro di Belfast. Dunque, per impegnare le squadre e i giocatori, ma soprattutto per sostenere il Totocalcio e distrarre gli sportivi italiani dal Mondiale di Svezia,[3] fu anticipato di qualche mese il progetto già avviato per il 1958-59, edizione che iniziò quindi quando ancora non erano state terminate le finali di questa edizione.
Al torneo, che ebbe il via immediatamente dopo la conclusione dei campionati, vennero invitate tutte le squadre di Serie A eccetto l'Atalanta, coinvolta in un processo per presunta corruzione, e il Verona, impegnato in uno spareggio contro il Bari; vi era poi l'idea di iscrivere le migliori otto squadre di Serie B - escluso il succitato Bari - e le analoghe di Serie C, se non che l'ex aequo all'ottavo posto della C fra due società, a cui non vi era tempo di porre rimedio con uno spareggio, consigliò in alternativa l'iscrizione del Prato, decimo in B.
Ubicazione delle squadre partecipanti alla Coppa Italia 1958.
Onde prorogare la prima fase della coppa durante tutta la durata del Mondiale, abbandonata la formula dell'eliminazione diretta, le trentadue squadre furono raggruppate in otto gironi all'italiana da quattro squadre su criteri di prossimità geografica, con sfide di andata e ritorno: i numerosi derby che ne risultarono, appositamente voluti dalla Lega, avrebbero dovuto essere il miglior viatico per ridare subito interesse e pubblico alla competizione. Nonostante ciò però, neanche la regola speciale che permise tesseramenti provvisori durante la fase a gironi sortì il risultato sperato: gli incassi furono molto deludenti, col primato negativo del derby di Milano che raccolse solo ottomila appassionati.[4]
Le otto vincitrici andarono quindi in vacanza e dopo l'estate si ritrovarono per la fase finale disputata in gare secche, con la Lazio che sfruttò al meglio il vantaggio casalingo derivato dal regolamento della Lega che, nell'intento di risollevare l'interesse del pubblico, disponeva che le gare si svolgessero negli impianti più capienti e quindi capaci di generare maggiori incassi. Fu quindi allo Stadio Olimpico di Roma che i biancocelesti, il 24 settembre, riuscirono ad aggiudicarsi la coppa contro la Fiorentina, ponendo il loro primo trofeo ufficiale in bacheca.
Quest'edizione della manifestazione segnò anche il debutto della coccarda tricolore, segno distintivo che – similmente a quanto già accadeva con lo scudetto – da allora identifica la formazione vincitrice della Coppa Italia. Col loro primo successo, i biancocelesti diventarono così anche la prima squadra a potersi fregiare sulle proprie maglie di tale distintivo. Si noti infine come, curiosamente, anche le società eliminate continuavano in quest'edizione a disputare turni di consolazione, venendo così a creare una classifica alternativa a quella del campionato. Nelle gare della fase finale, in cui si potevano schierare solo propri tesserati, fu introdotta sperimentalmente una regola di cui si stava largamente dibattendo a livello internazionale: quella dei tiri di rigore dopo i supplementari.[5]
La fase a gironi, disputata in coda alla stagione sportiva 1957-1958, sostituì i sedicesimi e gli ottavi di finale.[6] Le vincitrici dei gironi si qualificavano sia ai quarti di finale di questa edizione, sia agli ottavi di finale della successiva.
Il regolamento della fase finale approvato dalla Lega, prevedeva tre turni ad eliminazione secca, con gare di consolazione per le eliminate. Venne confermato l'esperimento dei calci di rigore dopo i tempi supplementari, e ancor più innovativa fu la possibilità di procedere ai cambi: illimitata per i portieri, per quanto riguarda i giocatori di movimento fu permessa per un solo calciatore entro l'intervallo. Il parco giocatori fu quello della stagione sportiva 1958-1959, senza più possibilità di deroghe, mentre venne deliberato l'uso dello stadio più capiente per la disputa delle gare.
Milano 6 settembre 1958, ore 21:30 CET Quarti di finale
La finale fu disputata, di comune accordo fra le società interessate, nel giorno di mercoledì 24 settembre 1958. Il campo designato fu lo Stadio Olimpico di Roma, impianto di casa della Lazio, sempre in ossequio alla regola dei più grandi impianti in funzione dei maggiori incassi.
^I dirigenti federali, già nell'occhio del ciclone per la mancata qualificazione mondiale, speravano che la disputa di una competizione nazionale potesse distrarre il pubblico dalle polemiche che sarebbero state inevitabilmente rinfocolate durante la disputa della manifestazione iridata. In realtà però, la FIGC non riuscì poi ad evitare il commissariamento da parte del CONI.
^A fini statistici, dunque, le squadre giunte seconde nei gironi ottennero un risultato equivalente ad un'uscita agli ottavi di un'eliminazione diretta.
^Partita assegnata (0-2) a tavolino dalla Commissione giudicante di Lega a favore dell'Udinese (sul campo i friulani erano in vantaggio per 1-2 al momento della sospensione avvenuta all'82') poiché i dirigenti del Marzotto hanno invitato i propri giocatori ad abbandonare il campo, per protesta contro l'operato dell'arbitro Adami. cfr. Il Marzotto per protesta ritira la squadra a Udine, in Stampa Sera, 9 giugno 1958, p. 6. e cfr. Grossa multa al Marzotto con riserva di altre sanzioni, in La Stampa, 12 giugno 1958, p. 8.