Abatur
Abatur (o Abathur, detto anche B'haq-Ziwa) è una delle tre emanazioni della suprema e inconoscibile divinità del mandeismo, assieme a Yoshamin e Ptahil[1].
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il nome Abatur è generalmente indicato come un composto mandaico di aba (una voce di origine semitica che vuol dire "padre") e uthra (un tipo di creatura divina simile a un angelo), avente quindi il significato di "padre degli uthra", idea supportata anche da un passaggio nel Ginza Raba dove Abatur stesso si autodefinisce "padre degli uthra"[2].
Altri studiosi propongono però un'etimologia iranica, da aba ("colui che ha") e tura ("bilancia", "piatto della bilancia")[2]; tale spiegazione è però avversata dal fatto che la parola tura non è attestata in iranico (venne formata da Andreas sulla base dei termini sanscriti tula, "leva", e tulayati, "pesare"), mentre aba è attestata solo in neo-persiano, il che porterebbe il nome di Abatur a risalire solo al IX secolo, un'eventualità estremamente improbabile[2].
Mitologia
[modifica | modifica wikitesto]Nel Mandeismo, la divinità (detta "Vita", "Grande Vita", "Prima Vita" e via dicendo) è una creatura di luce, mentre le sue emanazioni sono gradualmente sempre più "degenerate"; Yoshamin (la "Seconda Vita") si gira verso il Mondo dell'Oscurità (un mondo parallelo a quello della Luce, dove il dio risiede); come narrato nel Ginza Raba, Abatur (la "Terza Vita") degenera ulteriormente, guardando verso il basso, dove vi sono delle acque "nere" o "torbide" che formano i confini del Mondo della Luce[1]. Con tale atto di ribellione (compito delle emanazioni era infatti quello di guardare verso l'alto, dove si trova il dio) Abatur crea la "Quarta Vita", Ptahil, a cui dà ordine di creare il mondo in cui vivono gli uomini[1][3]. Ptahil però viene corrotto dagli abitanti del Mondo dell'Oscurità, e finisce per creare un mondo "inquinato", in cui deve scendere un redentore (Manda d-Haiyê, o Hibil Ziwa, o Jawar)[3].
Per questo motivo, Abatur è detto colui "dal quale le imperfezioni sono originate" e che "ha seminato cattivo seme", e pertanto viene detronizzato ed esiliato dal Mondo della Luce: conseguentemente, dopo una discussione con Hibil Ziwa, Abatur viene posto ai cancelli del Mondo della Luce, dove funge da giudice delle anime dei morti[1][4]. Per questo ruolo gli viene dato l'appellativo di "Abatur della Bilancia"[1][5].
Si noti che Abatur viene detto anche Abatur Muzania, per distinguerlo da Abatur Rama (ossia Hibil Ziwa, che viene a volte identificato con lo stesso Abatur, per evitare confusione nei testi in cui i due parlano l'uno con l'altro)[4].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Maria Vittoria Cerutti, Dualismo e ambiguità: creatori e creazione nella dottrina mandea sul cosmo, Edizioni dell'Ateneo, 1981.
- Nathaniel Deutsch, Guardians of the Gate: Angelic Vice-regency in the Late Antiquity, BRILL, 1999, ISBN 90-04-10909-9.
- Nathaniel Deutsch, Abathur: A New Etymology, in Death, Ecstasy, and Other Worldly Journeys: Essays by Men and Women, SUNY Press, 1995.
- Ethel Stefana Drower e Jorunn Jacobsen Buckley, The Mandaeans of Iraq and Iran, Gorgias Press LLC, 2002 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
- Adolfo Omodeo, Scritti Storici, Politici E Civili: Una Diuturna Polemica, Soc. Ed. Il Mulino, 1998.
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