Aldo Urbani

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Aldo Urbani
NascitaViterbo, 28 settembre 1896
MorteRoma, 5 aprile 1973
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Italia (bandiera) Repubblica Italiana
Forza armata Regio Esercito
Regia Aeronautica
Italia (bandiera) Aeronautica Militare
ArmaArma aeronautica, ruolo navigante (Aarn)
CorpoAlpini (1916-1923)
Specialità
UnitàCorpo Aeronautico
RepartoGruppo aerostieri
Gradogenerale di squadra aerea
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
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Aldo Urbani (Viterbo, 28 settembre 1896Roma, 5 aprile 1973) è stato un generale italiano che, all’apice della sua carriera, giunse a ricoprire l’incarico di capo di stato maggiore dell'Aeronautica, incarico di vertice della forza armata.

Nato a Viterbo il 28 settembre 1896 da un valoroso Ufficiale superiore del Regio Esercito, Aldo Urbani ha frequentato la Scuola militare di Modena (poi Accademia militare di Modena), diventando sottotenente di carriera degli Alpini dal 30 novembre 1916. Inviato al fronte e, dopo aver frequentato un breve corso presso un Gruppo Aerostieri, prese parte alle operazioni come Tenente Osservatore dal Drachen.

Viene nominato ufficiale di bordo di dirigibile nell'agosto 1920, transitando nella Regia Aeronautica dal 1923, dal 28 maggio 1924 osservatore di aeroplano, consegue il brevetto di pilota di idrovolante il 9 febbraio 1928 e quello di pilota militare il 15 maggio successivo conseguendo il grado di Maggiore. Dopo aver prestato servizio all'Accademia Aeronautica dal 1931 con il grado di Tenente Colonnello come Comandante in seconda ed in seguito Comandante, dal 1935 con il grado di Colonnello al 19º Stormo ed al 10º Stormo, viene nominato capo di stato maggiore dell'Aeronautica della Libia fra il 1936 ed il luglio 1937, sottocapo di stato maggiore dell'Africa Settentrionale Italiana, Generale di Brigata Aerea dal 1938 ed infine comandante dell'Aeronautica della Libia - Ovest nel 1939.

Dal dicembre 1939 fino all'8 settembre 1943 ha ricoperto l'incarico di capo di Gabinetto del Ministero dell'aeronautica arrivando al grado di Generale di Divisione Aerea nel 1941, con una pausa tra il gennaio 1942 e l'aprile 1943, quando ha comandato l'Aeronautica della Sardegna - ASAR.

Dopo l'Armistizio di Cassibile si sottrae alla cattura da parte dei tedeschi. Nel 1946 diventa Generale di Squadra Aerea, dal giugno 1948 viene assegnato al Segretario generale del Ministro e nel mese di ottobre va al Consiglio superiore delle forze armate.

Dal 15 febbraio del 1949 è Segretario generale dell'Aeronautica, dal 5 febbraio 1951 diventa il Capo di stato maggiore dell'Aeronautica fino al 10 novembre 1954. Decorato di una medaglia d'argento al valor militare, è morto il 5 aprile 1973 a Roma.

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In commutazione della medaglia di bronzo concessagli con decreto luogotenenziale 23 febbraio 1919.
Ottimo osservatore del drachen, attaccato violentemente da quattro caccia nemici con nutrite scariche di mitragliatrici e lancio di razzi incendiari, mentre dava preziose notizie sullo svolgersi della battaglia, veniva ferito in navicella da una pallottola. Sprezzante del dolore, bell'esempio di alte virtù militari, non dichiaravasi ferito che al momento della discesa resasi necessaria per le forti perdite di gas causati da numerosi fori all'involucro
— Cielo di Vascon, 16 giugno 1918.[1]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ottimo osservatore del drachen, attaccato violentemente da quattro caccia nemici con nutrite scariche di mitragliatrici e lancio di razzi incendiari, mentre dava preziose notizie sullo svolgersi della battaglia, veniva ferito in navicella da una pallottola. Sprezzante del dolore, bell'esempio di alte virtù militari, non dichiaravasi ferito che al momento della discesa resasi necessaria per le forti perdite di gas causati da numerosi fori all'involucro
— Cielo di Vascon, 16 giugno 1918.[2]

Collegamenti esterni

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Predecessore Capo di stato maggiore dell'Aeronautica Successore
gen. s.a. Mario Ajmone Cat 25 febbraio 1951 – 10 novembre 1954 gen. s.a. Ferdinando Raffaelli