Camera dell'Olocausto
La Camera dell'Olocausto (in ebraico: מרתף השואה, Martef HaShoa) è un piccolo museo dell'Olocausto situato sul monte Sion a Gerusalemme. È stato il primo museo dell'Olocausto in Israele.[1][2][3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il memoriale fu inaugurato il 30 dicembre 1949 dal Ministero della Religione e dal suo Direttore Generale, il rabbino Samuel Zangvil Kahane, la cui competenza includeva il Monte Sion.[4] Nello stesso anno, Kahane supervisionò la sepoltura in loco delle ceneri delle vittime del campo di concentramento di Oranienburg[5] insieme ai rotoli della Torah recuperati, in precedenza profanati dai nazisti.[6]
In contrasto con Yad Vashem, il museo ufficiale del governo commemorativo dell'Olocausto istituito nel 1953 sul monte Herzl (il sito che simboleggia la rinascita dopo la distruzione), il rabbino capo scelse il monte Sion come luogo per l'istituzione della Camera dell'Olocausto a motivo della sua vicinanza alla tomba di David, tomba che simbolicamente connota l'antica storia ebraica e la promessa di redenzione messianica.[7][8]
L'atmosfera cupa del museo, le cui stanze sono umide e simili a caverne,[9] sono illuminate dalla luce di una candela,[10] per rappresentare l'Olocausto come una continuazione della "morte e distruzione" che affliggeva le comunità ebraiche in tutto il mondo.[11]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il museo dispone di un ampio cortile e di dieci sale espositive.[3] Le pareti del cortile, più diverse stanze e passaggi, sono ricoperte da targhe simili a lapidi,[12] scritte in lingua ebraica, yiddish e inglese, commemorano più di 2.000 comunità ebraiche distrutte durante l'Olocausto.[13][14] Queste targhe furono richieste dai sopravvissuti di quelle stesse comunità; i sopravvissuti celebrano qui la commemorazione dell'anniversario della distruzione della loro città.[13]
Di seguito un esempio, accompagnato da una traduzione del testo:
«In eterna memoria
In memoria delle anime dei nostri cari amici, i martiri della nostra città
Przedecz (Pshaytsh)
( distretto di Włocławek )
assassinati dai nazisti e dai loro collaboratori, possano i loro nomi essere cancellati
a Chełmno il 7° giorno di Iyar, [5]742 [Anno Mundi], 24 aprile 1942
e negli altri luoghi di sterminio, che Dio vendichi il loro sangue
Il giorno della memoria fu stabilito come 7° giorno di Iyar
Possano le loro vite essere legate nel fascio dei vivi
La loro santa memoria immortalata dal sopravvissuti della nostra città
in Israele e nella diaspora.»
Molte delle mostre del museo mostrano manufatti religiosi come il rotolo della Torah macchiato di sangue proveniente da Węgrów, in Polonia, e il libro di preghiere scritto a mano proveniente dal campo di concentramento di Buchenwald. Altre mostre includono "borse, suole di scarpe, tamburi e portafogli realizzati con le pergamene dei rotoli della Torah",[3] un cappotto cucito con pergamene della Torah indossato da un ufficiale nazista, un'uniforme da prigioniero del campo di concentramento di Auschwitz,[3] e una ricostruzione del forno utilizzato nei crematori dei campi di concentramento.[15] Il museo comprende anche le urne con le ceneri delle vittime dell'Olocausto provenienti da 36 diversi campi di sterminio nazisti[16] e il sapone "RIF" prodotto dai nazisti con il grasso umano.[15] C'è anche una mostra sul neonazismo con una selezione dedicata alla letteratura antisemita moderna.[17]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Martef HaShoah, su Martef HaShoah. URL consultato il 12 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2018).
- ^ Jean Arundale, Coline Covington, Jean Knox e Paul Williams, Terrorism and War: Unconscious dynamics of political violence, Karnac Books, 2002, p. 368, ISBN 978-1780496924.
- ^ a b c d (HE) מרתף השואה, su jerusalem.muni.il, Jerusalem Municipality, 2008. URL consultato l'11 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
- ^ Doron Bar, Holocaust Commemoration in Israel During the 1950s: The Holocaust Cellar on Mount Zion, in Jewish Social Studies, vol. 12, n. 1, Indiana University Press, fine 2005, p. 19, DOI:10.2979/JSS.2005.12.1.16.
- ^ Judith Tydor Baumel-Schwartz, Perfect Heroes: The World War II parachutists and the making of Israeli collective memory, University of Wisconsin Press, 2010, p. 99, ISBN 978-0299234843. URL consultato il 4 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
- ^ Orna Kenan, Between Memory and History: The evolution of Israeli historiography of the Holocaust, 1945–1961, Peter Lang, 2003, pp. 47–48, ISBN 978-0820458052. URL consultato il 4 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
- ^ Arye Edrei, Holocaust Memorial, in Doron Mendels (a cura di), On Memory: An Interdisciplinary Approach, 2007, p. 43, ISBN 978-3-03911-064-3. URL consultato il 4 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2014).
- ^ Yehudit Singer, 60 Years of Commemorating the Holocaust, in ShiurTimes, 6 maggio 2008, pp. 36–37. URL consultato il 20 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2013).
- ^ Mark Jacobson, The Lampshade: A Holocaust Detective story from Buchenwald to New Orleans, Simon & Schuster, 2010, pp. 274–275, ISBN 978-1416566274. URL consultato il 4 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
- ^ Robert Ullian, Frommer's Israel, John Wiley & Sons, 2010, p. 182, ISBN 978-0470618202. URL consultato il 4 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
- ^ Roni Stauber, The Holocaust in Israeli Public Debate in the 1950s: Ideology and memory, Vallentine Mitchell, 2007, p. 99, ISBN 978-0853037231. URL consultato il 4 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
- ^ (HE) Chamber of the Holocaust, su goisrael.gov.il, Ministry of Tourism, Government of Israel. URL consultato l'11 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2013).
- ^ a b Sallyann Amdur Sack, A guide to Jewish genealogical research in Israel, Avotaynu, 1995, p. 67, ISBN 978-0962637377. URL consultato il 4 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
- ^ Daniel Jacobs, Shirley Eber e Francesca Silvani, Israel and the Palestinian Territories: The Rough Guide, Rough Guides, 1998, p. 371, ISBN 978-1858282480. URL consultato il 4 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
- ^ a b Chamber of the Holocaust Exhibitions, su holocaustchamber.org, The Chamber of the Holocaust. URL consultato il 14 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2012).
- ^ Israel, Israel Merkaz Ha-Hasbarah e Israel Miśrad Ha-Ḥinukh Ṿeha-Tarbut, Israel government year-book, 1967, p. 331. URL consultato il 4 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
- ^ Daniel Jacobs, Jerusalem: The Mini Rough Guide, Rough Guides, 2000, p. 138, ISBN 978-1858285795. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2021).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Camera dell'Olocausto
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Chamber of the Holocaust Official Webpage, su diasporayeshiva.org.
- Chamber of the Holocaust, su facebook.com, Facebook.
- Overshadowed and overlooked, Shoah museum aims to carve niche, su timesofisrael.com, Times of Israel.
- Visiting the Little-Known Chamber of the Holocaust, su jpost.com, Jerusalem Post.
- Chamber of the Holocaust, su gojerusalem.com, Go Jerusalem.
Controllo di autorità | J9U (EN, HE) 987010857249005171 |
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